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  • Grata dell’incrollabile sostegno di Geova
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1993
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  • Sei mesi sconvolgenti
  • Il giorno più felice della mia vita
  • Gioia nel ministero
  • Vado a vivere da sola
  • Grata del sostegno di Dio
  • Come Dio si è preso cura di me
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1990
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1993
w93 1/6 pp. 28-31

Grata dell’incrollabile sostegno di Geova

NARRATO DA SHARON GASKINS

IL PARADISO sulla terra! Mi vedevo correre spensierata sui prati, rincorrere le farfalle, giocare con i leoncini. Che meraviglia! Ma poi ero assalita da dubbi. Quante volte la mia speranza si era mutata in disperazione!

Infatti, fin dove posso ricordare, la sedia a rotelle è stata la mia inseparabile compagna. La paralisi cerebrale che mi ha colpita alla nascita mi ha privata delle gioie dell’infanzia. Gli altri bambini si divertivano con i pattini e la bicicletta, mentre io me ne stavo sola, incapace persino di camminare. Sperando in un miracolo, mia madre mi portava da un guaritore all’altro. Ogni volta, però, mi riportava a casa sulla sedia a rotelle. Per me era una delusione, per lei qualcosa che le spezzava il cuore!

Desiderando una vera speranza, agli inizi del 1964 mia madre cominciò a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova. All’epoca avevo circa sei anni e mezzo.

Fu meraviglioso apprendere che un tempo sulla terra c’era stato un bellissimo paradiso. Purtroppo per colpa del primo uomo, Adamo, era andato perduto, ma io desideravo l’intimità con Dio di cui un tempo egli aveva goduto. Che effetto doveva fare avere una relazione con Dio, oppure vivere ai tempi in cui il suo stesso Figlio era sulla terra? Sognando ad occhi aperti, immaginavo anche il futuro Paradiso. Benché piccola, mi rendevo chiaramente conto che avevamo trovato la verità.

Mia madre cominciò a portare la famiglia alla Sala del Regno dei Testimoni di Geova. Com’erano diverse le loro adunanze da ciò che avevamo visto nelle chiese! Le persone e il luogo ebbero un profondo effetto su di me.

Portarci alla Sala del Regno era una vera impresa per mia madre. Oltre a me c’erano tre bambini piccoli e non avevamo la macchina. Quando potevamo permettercelo prendevamo il taxi. Ricordo ancora la fatica che fece mia madre una domenica. Non si vedeva un taxi in giro. All’improvviso, da non si sa dove, spuntò un camion e l’autista ci diede un passaggio. Arrivammo in ritardo all’adunanza, ma ci arrivammo. Come fummo grati a Geova!

Non passò molto che i nostri cari fratelli spirituali che avevano l’automobile facevano amorevolmente a turno per darci un passaggio. L’incoraggiamento da parte di mia madre a non saltare mai le adunanze a meno che non fossimo veramente malati impresse nella mia giovane mente l’importanza di ‘non abbandonarle’. (Ebrei 10:24, 25) Spinta da ciò che aveva imparato, nel 1965 mia madre dedicò la sua vita a Geova e si battezzò.

Ormai ero abbastanza grande da apprezzare di più le adunanze. Nella congregazione di Cypress Hills a Brooklyn (New York) c’erano bianchi, neri, latino-americani e altri che adoravano Dio fianco a fianco. Comprendevo che era giusto che persone timorate di Dio vivessero in vera fratellanza. — Salmo 133:1.

Mia madre mi insegnò a prepararmi per le adunanze. A livello mentale questo non era un problema, ma a livello fisico sì. La paralisi cerebrale trasforma le cose più semplici in grandi imprese. Per me era ed è impossibile tracciare una riga diritta per sottolineare le risposte nelle pubblicazioni bibliche. Con la pratica però ho migliorato.

La mia mente era piena di cose da dire. Ma quando le parole cercavano di uscire dalla mia bocca si aggrovigliavano. Dovevo rilassarmi affinché i muscoli non divenissero tesi e concentrarmi per pronunciare ogni parola nella maniera più chiara possibile. Se il commento non veniva fuori come volevo o se mi rendevo conto che gli altri non avevano capito quanto avevo detto, mi sentivo frustrata. Man mano però che imparavano a conoscermi, i fratelli e le sorelle della congregazione comprendevano meglio il mio modo di parlare. Comunque certi giorni ho ancora questo problema.

Sei mesi sconvolgenti

All’età di otto anni feci un’esperienza della durata di sei mesi che influisce tuttora sulla mia vita. Nonostante tutte le terapie fisiche, occupazionali e di rieducazione del linguaggio cui mi avevano sottoposto, i medici mi mandarono in un centro di riabilitazione a West Haverstraw (New York). Per mia madre e per me fu un grande dolore. Anni prima, quando i medici mi avevano erroneamente diagnosticato un ritardo mentale, lei aveva detto loro che non mi avrebbe mai messa in un istituto. Perciò anche una separazione temporanea era dura per lei. Tuttavia si rendeva conto che per condurre una vita produttiva indipendente da lei e da mio padre avrei dovuto essere il più possibile autosufficiente dal punto di vista fisico.

L’ospedale era bello, ma mi sentivo abbandonata. I miei scoppi di pianto e accessi d’ira rendevano evidente quel che provavo in quel luogo. Di rado i miei genitori potevano fare il tragitto di tre ore in autobus per venirmi a trovare, anche perché la mamma aspettava il quinto figlio. Quando si preparavano a ripartire, mi agitavo a tal punto che il medico disse che le visite sarebbero dovute essere meno frequenti. Mi fu permesso di andare a casa solo due volte.

I terapisti mi insegnarono a camminare con l’aiuto di tutori ortopedici e di stampelle con pesi di piombo. Sembrava che pesassero una tonnellata. Tuttavia quel peso mi aiutava a mantenere l’equilibrio, impedendomi di cadere. Fu il primo passo per imparare a camminare da sola senza tutori.

Tagliare il cibo, cucire i bottoni — qualunque lavoro richiedesse l’uso delle dita — era difficile, o impossibile. Ma imparai fino a un certo punto a mangiare e a vestirmi da sola. Questo in seguito mi ha aiutata nel mio servizio a Dio.

Infine feci ritorno a casa. Mia madre mi mise al lavoro per farmi esercitare le capacità acquisite. Era una battaglia sul piano emotivo, perché sebbene volessi fare le cose da me, il compito era frustrante, estenuante e richiedeva un sacco di tempo. Per vestirmi per le adunanze, infatti, mi ci volevano due ore!

Quando ci trasferimmo di fronte alla Sala del Regno, riuscii ad andarci a piedi da sola. Una vittoria non da poco!

Il giorno più felice della mia vita

Mia madre faceva in modo che la famiglia fosse nutrita spiritualmente in maniera equilibrata. Studiava con me e si aspettava che leggessi ogni numero delle nostre riviste, La Torre di Guardia e Svegliatevi! C’erano adunanze da frequentare e per cui prepararsi. Benché con la mente e il cuore assimilassi volentieri queste informazioni, non prendevo troppo sul serio l’idea di dedicare la mia vita a Geova e di simboleggiare questa dedicazione col battesimo in acqua. Mia madre mi aiutò a capire che nonostante la mia invalidità Dio mi riteneva spiritualmente responsabile di me stessa. Non potevo aspettarmi di entrare nel nuovo mondo attaccata alla sua gonnella.

Amavo Dio, ma la mia condizione mi rendeva diversa dagli altri: una consapevolezza dolorosa per un’adolescente. Era difficile accettare i miei limiti. Spesso ero sopraffatta dall’ira, qualcosa che dovevo imparare a controllare prima del battesimo. (Galati 5:19, 20) E se poi non fossi riuscita a tener fede alla mia dedicazione a Geova?

Dietro richiesta di mia madre, un anziano di congregazione mi parlò. Citò la domanda che il profeta Elia rivolse agli israeliti: “Fino a quando zoppicherete su due differenti opinioni?” (1 Re 18:21) Chiaramente la mia indecisione non faceva piacere a Geova.

Mi svegliai spiritualmente e pregai Geova con fervore perché mi aiutasse rendendomi determinata a dedicare la mia vita a lui. Una sorella della congregazione studiò con me. Era più giovane di me e aveva perso la madre in tenera età. Nondimeno si era già dedicata a Dio.

Infine, all’età di 17 anni, mi decisi. Volevo servire Geova al meglio delle mie capacità. Il 9 agosto 1974, quando mi battezzai, fu il giorno più felice della mia vita.

Gioia nel ministero

Partecipare al ministero presentava alcuni ostacoli simili a montagne. La sfida più grande era quella di farmi capire. Cercavo di scandire il più possibile le parole. Quando era necessario, chi mi accompagnava nel ministero di campo ripeteva al padrone di casa quello che avevo detto. Alcuni reagivano negativamente, pensando che i Testimoni mi sfruttassero e che io fossi una vittima. Ma predicare è un mio diritto e provo il vivo desiderio di farlo.

Andare di porta in porta anche per un solo isolato può lasciarmi completamente esausta. Nel territorio in cui diamo testimonianza ci sono molte scale, che non posso salire. D’inverno le strade ghiacciate mi rendono praticamente impossibile svolgere l’opera di casa in casa. (Atti 20:20) Nonostante ciò, i fratelli spirituali sono davvero soccorrevoli, e ora Geova mi ha benedetta facendomi avere una carrozzella a motore che mi facilita molto il ministero.

Col tempo cominciai a dare testimonianza per corrispondenza. Non potevo scrivere a mano perché la mia calligrafia è quasi illeggibile. Perciò mi servo della macchina da scrivere elettrica. Scrivo molto lentamente perché coordino male le mani. Circa la metà delle volte batto un tasto per un altro. Per scrivere una sola pagina mi ci vuole un’ora o più.

Nonostante le poche energie, di tanto in tanto faccio la pioniera ausiliaria, dedicando 60 ore o più al ministero durante il mese. Questo richiede un buon programma, uno sforzo extra e il sostegno dei compagni di fede. Il loro spirito di pioniere mi incoraggia. Anche mia madre mi è stata d’esempio prestando servizio come pioniera regolare o ausiliaria nonostante i problemi, gli acciacchi e la sfida di allevare sette figli in una casa religiosamente divisa.

Vado a vivere da sola

All’età di 24 anni decisi di andare a vivere da sola. Il mio trasferimento nella zona di Bensonhurst a Brooklyn si rivelò una benedizione. La congregazione di Marlboro era come una famiglia molto unita. Quanto ha rafforzato la mia fede stare con loro! Benché ci fossero solo due o tre macchine in tutta la congregazione, i fratelli spirituali mi portavano a tutte le adunanze. Ma non abitai a lungo in quella zona.

Sentendomi una fallita, tornai a vivere con i miei e caddi in uno stato di profonda depressione, che durò tre anni. Ricomparvero gli accessi d’ira. Poi cominciai a pensare al suicidio e diverse volte lo tentai. L’idea della morte gravava su di me come una cappa oscura. Ma mi appoggiai a Dio e promisi di mostrare apprezzamento per il suo dono della vita. Gli anziani mi diedero conforto e consigli. Questo, insieme alla preghiera, allo studio personale, alla pazienza dei miei familiari e anche all’aiuto di specialisti, corresse il mio modo di pensare.

Attraverso La Torre di Guardia Geova ha provveduto teneramente aiuto per affrontare la depressione grave. Sì, egli ha cura dei suoi servitori e comprende i nostri sentimenti. (1 Pietro 5:6, 7) Col tempo la depressione si attenuò. Sono passati dieci anni e Geova continua ad aiutarmi a combattere la frustrazione e la depressione. A volte mi sento come inghiottita da un senso di inutilità. Tuttavia la preghiera, lo studio della Bibbia e la mia famiglia spirituale mi aiutano meravigliosamente ad andare avanti.

Dopo aver cercato invano un altro appartamento, avevo deciso a malincuore di vivere insieme alla mia famiglia per il resto dei miei giorni. Poi Geova esaudì le mie preghiere. Trovai un posto nella zona di Bedford-Stuyvesant, sempre a Brooklyn. Alla fine dell’estate 1984 mi trasferii, e da allora vivo lì.

La congregazione di Lafayette è molto amorevole e i fratelli mi portavano gentilmente alle adunanze. Ricordo ancora il primo studio di libro di congregazione a cui partecipai. Era al quarto piano, e non c’era l’ascensore! Solo con l’aiuto di Geova riuscii a salire e a scendere quelle scale. In seguito si trovò un luogo più accessibile. E ora Geova mi ha benedetta concedendomi il privilegio di avere uno studio di libro di congregazione in casa mia.

Questa congregazione è animata da uno splendido spirito di pioniere. Quando arrivai c’erano una trentina di pionieri, alcuni dei quali mi presero sotto le loro ali. L’atmosfera zelante è stata per me un incentivo a fare più spesso la pioniera ausiliaria.

Nell’aprile 1989 le congregazioni di Lafayette e di Pratt costruirono una nuova Sala del Regno nella stessa strada in cui abito io. Capitò proprio al momento giusto perché, essendo peggiorate le mie condizioni fisiche, camminare è di nuovo un problema. Ma con la mia carrozzella a motore e con l’aiuto dei fratelli e delle sorelle spirituali, è un piacere recarmi alle adunanze. Quanto apprezzo questa amorevole assistenza!

Grata del sostegno di Dio

Anche se ho le gambe malferme, il mio cuore è saldo. Una buona istruzione mi ha reso la vita un po’ più facile, ma è Dio che mi ha sostenuta. A volte non sapevo da dove sarebbe venuto il prossimo pasto, ma Geova mi ha sorretta ed è stato un fedele Provveditore. Mi sono molto care le parole di Davide: “Ero giovane, sono anche invecchiato, eppure non ho visto nessun giusto lasciato interamente, né la sua progenie cercare il pane”. — Salmo 37:23-25.

Diverse volte, quando ho dovuto subire interventi chirurgici, Geova mi ha reso possibile mantenere una posizione scritturale aiutandomi a rifiutare il sangue. (Atti 15:28, 29) Di recente mio padre è morto. Perdere un familiare così stretto è stato un duro colpo. Solo la forza che viene da Geova mi ha permesso di superare questa e altre prove.

La mia salute può continuare a peggiorare, ma la mia fiducia in Dio e la mia relazione con lui sono la mia ancora di salvezza. Come sono felice di far parte del popolo di Geova e di avere il Suo incrollabile sostegno!

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