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  • Felice di appartenere a un’autentica fratellanza mondiale

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  • Felice di appartenere a un’autentica fratellanza mondiale
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1994
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  • Entro a far parte di una fratellanza
  • Maggior impegno nel ministero a tempo pieno
  • Messa alla prova la nostra fratellanza
  • Fedeli fratelli in Etiopia
  • Sconfitto il tribalismo
  • Felice di appartenere alla nostra fratellanza
  • Una fratellanza mondiale è certa!
    Svegliatevi! 1990
  • Hanno trovato la soluzione del problema razziale
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  • C’è una razza superiore?
    Svegliatevi! 1978
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1994
w94 1/9 pp. 22-25

Felice di appartenere a un’autentica fratellanza mondiale

NARRATO DA WILLIE DAVIS

Nel 1934 il mondo era nella morsa della grande depressione e gli Stati Uniti erano in preda ad agitazioni economiche. A Cleveland, nell’Ohio, davanti a un centro di assistenza per disoccupati, ci fu una colluttazione fra un agente di polizia e un comunista sfegatato. Il poliziotto sparò e uccise il comunista e una passante, mia nonna Vinnie Williams.

I COMUNISTI cercarono di trasformare quel tragico episodio in un incidente razziale, dato che mia nonna era nera e l’agente era bianco. Distribuirono volantini intitolati “Polizia di Cleveland razzista” e “Vendichiamo questi morti”. Organizzarono il funerale di mia nonna e ne sostennero le spese. Ho una foto degli uomini che portarono la bara, tutti bianchi e membri del partito. Tenevano il braccio alzato col pugno chiuso, come fecero poi quelli di Potere Nero.

Quando morì mia nonna, sua figlia era incinta e quattro mesi dopo nacqui io. Crebbi con un disturbo del linguaggio. Non riuscivo a parlare senza balbettare, per cui fin dai primi anni di scuola feci delle terapie rieducative.

I miei genitori si separarono quando avevo cinque anni, e mia sorella ed io fummo allevati da nostra madre. All’età di dieci anni, per aiutare la famiglia, iniziai a lavorare dopo le ore di scuola come garzone di un droghiere. Due anni dopo cominciai a lavorare sia prima che dopo la scuola, diventando il principale sostegno della famiglia. Quando la mamma fu ricoverata in ospedale per una serie di interventi, lasciai la scuola e mi misi a lavorare a tempo pieno.

Entro a far parte di una fratellanza

Nel 1944 un testimone di Geova lasciò il libro “La verità vi farà liberi” alla moglie di mio cugino e iniziai a partecipare allo studio biblico che si teneva con lei. Quello stesso anno cominciai a frequentare la Scuola di Ministero Teocratico nella congregazione Eastside. Il sorvegliante della scuola, Albert Cradock, aveva lo stesso disturbo del linguaggio che avevo io, ma aveva imparato a controllarlo. Mi fu davvero di grande incoraggiamento.

Il nostro quartiere era popolato in gran parte da italiani, polacchi, ungheresi ed ebrei, e la congregazione era formata da persone di questi e di altri gruppi etnici. La moglie di mio cugino ed io eravamo tra i primi afroamericani a frequentare questa congregazione altrimenti bianca, ma i Testimoni non manifestarono mai pregiudizi razziali nei nostri confronti. Anzi, mi invitavano regolarmente a pranzo o a cena a casa loro.

Nel 1956 mi trasferii nel Sud degli Stati Uniti per servire dove c’era più bisogno di ministri. Quando un’estate tornai nel Nord per assistere all’assemblea di distretto, molti fratelli di Cleveland vennero a trovarmi e manifestarono caloroso interesse per le mie attività. La loro premura mi insegnò un’importante lezione: ‘Guardiamo sempre con interesse personale non solo alle cose nostre, ma anche con interesse personale a quelle degli altri’. — Filippesi 2:4.

Maggior impegno nel ministero a tempo pieno

Dopo aver svolto per tre anni l’opera di predicazione a tempo pieno come pioniere, nel novembre 1959 fui invitato a lavorare alla Betel di Brooklyn, la sede mondiale dei testimoni di Geova nella città di New York. Fui assegnato al Reparto Spedizioni. Il sorvegliante del mio reparto, Klaus Jensen, e il mio compagno di camera, William Hannan, entrambi bianchi, divennero i miei padri in senso spirituale. Quando arrivai, entrambi erano alla Betel da quasi 40 anni.

All’inizio degli anni ’60 la famiglia Betel contava circa 600 membri, una ventina dei quali afroamericani. All’epoca negli Stati Uniti erano già iniziate le lotte razziali e i rapporti fra le razze erano tesi. Tuttavia la Bibbia insegna che “Dio non è parziale”, e nemmeno noi dobbiamo esserlo. (Atti 10:34, 35) Le trattazioni spirituali che facevamo a tavola ogni mattina alla Betel servirono a rafforzare la nostra determinazione di accettare il punto di vista di Dio sulla questione. — Salmo 19:7.

Mentre prestavo servizio alla Betel di Brooklyn, conobbi Lois Ruffin, una pioniera di Richmond, in Virginia, e nel 1964 ci sposammo. Eravamo decisi a non lasciare il ministero a tempo pieno, così dopo le nozze tornammo nel Sud degli Stati Uniti. Inizialmente prestammo servizio come pionieri speciali, poi, nel 1965, fui invitato a servire nella circoscrizione. Nei successivi dieci anni visitammo le congregazioni negli stati del Kentucky, Texas, Louisiana, Alabama, Georgia, Carolina del Nord e Mississippi.

Messa alla prova la nostra fratellanza

Erano anni di profonde trasformazioni. Prima che ci trasferissimo nel Sud, vigeva la segregazione razziale. La legge vietava ai neri di frequentare le stesse scuole, mangiare negli stessi ristoranti, dormire negli stessi alberghi, fare acquisti negli stessi negozi e addirittura bere dalle stesse fontanelle dei bianchi. Ma nel 1964 il Congresso degli Stati Uniti approvò la legge sui diritti civili che vietava la discriminazione nei luoghi pubblici, inclusi i mezzi di trasporto. La segregazione razziale non aveva più alcuna giustificazione legale.

Perciò ci si chiedeva: I fratelli e le sorelle delle congregazioni composte interamente di neri o interamente di bianchi si sarebbero integrati e avrebbero mostrato amore e affetto gli uni per gli altri oppure le pressioni della comunità e i radicati sentimenti del passato li avrebbero indotti a opporsi all’integrazione? Era una sfida prendere a cuore il comando scritturale: “Con amore fraterno abbiate tenero affetto gli uni per gli altri. Nel mostrare onore gli uni agli altri prevenitevi”. — Romani 12:10.

Da secoli l’opinione prevalente, specie nel Sud, era che i neri fossero inferiori. Ogni settore della società, chiese incluse, aveva contribuito a imprimere questo concetto nella mente delle persone. Perciò per alcuni bianchi non era facile accettare il fatto che i neri erano uguali a loro. Fu veramente un tempo di prova per la nostra fratellanza, sia per i neri che per i bianchi.

È bello poter dire che nel complesso le nostre congregazioni risposero meravigliosamente all’integrazione. Certo, non si potevano cancellare in quattro e quattr’otto secoli di idee di superiorità razziale tenacemente inculcate. Ma quando cominciò l’integrazione, venne accolta molto bene dai nostri fratelli, la maggioranza dei quali furono ben felici di potersi radunare assieme.

È degno di nota che spesso perfino alcuni non Testimoni collaborarono all’integrazione delle nostre congregazioni. Per esempio, a Lanett, in Alabama, fu chiesto alla gente che abitava vicino alla Sala del Regno se era contraria al fatto che i neri venissero alle adunanze. Un’anziana signora bianca strinse la mano a un fratello nero e disse: “Venite pure tranquillamente nel nostro quartiere ad adorare il vostro Dio!”

Fedeli fratelli in Etiopia

Nel 1974 fummo felicissimi di ricevere addestramento per cinque mesi e mezzo alla Scuola missionaria di Galaad (Watchtower Bible School of Gilead) a New York. Fummo poi mandati in Africa, in Etiopia. L’imperatore Hailè Selassiè era appena stato deposto e messo agli arresti domiciliari. Dato che la nostra opera di predicazione era al bando, apprezzammo la calorosa intimità della fratellanza cristiana.

Vivemmo e prestammo servizio con molti di coloro che in seguito furono imprigionati per la loro fedeltà alla vera adorazione. Alcuni nostri cari amici vennero persino messi a morte. Adera Teshome era anziano insieme a me in una congregazione di Addis Abeba, la capitale dell’Etiopia.a Dopo tre anni di carcere fu messo a morte. Naturalmente la moglie era profondamente addolorata. Che piacere vederla anni dopo raggiante di gioia mentre presta servizio come pioniera!

Worku Abebe, un altro fratello fedele, fu condannato a morte otto volte.b Ma non si lasciò mai intimidire! L’ultima volta che lo vidi mi mostrò le orecchie che le guardie gli avevano maciullato col calcio del fucile. In tono di scherzo disse che aveva ricevuto colpi per colazione, pranzo e cena. In seguito morì, ma i fratelli lo ricordano ancora con affetto.

Hailu Yemiru è un altro fratello di cui conservo un caro ricordo.c Mostrò un amore esemplare per la moglie. Era stata arrestata, ma poiché era incinta e prossima a partorire, Hailu chiese alle autorità carcerarie se potevano tenere in prigione lui al posto della moglie. In seguito, non avendo voluto rinunciare alla sua fede, venne ucciso. — Giovanni 15:12, 13; Efesini 5:28.

A causa del deteriorarsi della situazione politica in Etiopia, nel 1976 fummo trasferiti in Kenya. Per sette anni prestai servizio come sorvegliante viaggiante, visitando i fratelli in molti paesi dell’Africa orientale, fra cui il Kenya, l’Etiopia, il Sudan, le Seicelle, l’Uganda e la Tanzania. Mi recai diverse volte anche nel Burundi e nel Ruanda come membro di una delegazione incaricata di trattare con i funzionari locali per il riconoscimento giuridico della nostra opera in quei paesi.

Fu un piacere tornare in Etiopia nel gennaio 1992 per assistere alla prima assemblea di distretto che vi si tenne dopo la revoca del bando contro la nostra opera. Molti degli oltre 7.000 presenti non si conoscevano, dato che in precedenza i fratelli si riunivano in piccoli gruppi. Tutti i giorni dell’assemblea la maggioranza era già sul posto due ore prima dell’inizio del programma e la sera si tratteneva fino a tardi per gustare l’amorevole fratellanza.

Sconfitto il tribalismo

Per secoli in Africa ha predominato il tribalismo. Nel Burundi e nel Ruanda, ad esempio, i principali gruppi etnici — gli hutu e i tutsi — si odiano da tempo immemorabile. Da che nel 1962 questi paesi ottennero l’indipendenza dal Belgio, gli appartenenti ai due gruppi etnici si sono periodicamente massacrati a migliaia. Che gioia, quindi, vedere appartenenti a questi gruppi etnici che sono diventati testimoni di Geova collaborare pacificamente! Il vero amore che regna fra loro ha incoraggiato molti altri ad ascoltare le verità bibliche.

Similmente in Kenya ci sono spesso dissapori fra i gruppi etnici. Che differenza si nota nella fratellanza cristiana del popolo di Geova in Kenya! Si possono vedere persone appartenenti ai vari gruppi etnici riunite insieme per l’adorazione nelle Sale del Regno. Ho avuto il piacere di vedere molti di loro rinunciare agli odi tribali e mostrare vero amore per i fratelli appartenenti agli altri gruppi etnici.

Felice di appartenere alla nostra fratellanza

Quando ripenso agli oltre 50 anni di associazione con l’organizzazione di Dio, il cuore mi si riempie di gratitudine per Geova e per suo Figlio, Gesù Cristo. È stato davvero meraviglioso osservare ciò che essi hanno prodotto sulla terra! Non sempre, è vero, le condizioni fra i servitori di Dio sono state perfette, né lo sono oggi. Ma non ci si può aspettare che centinaia d’anni di insegnamenti razzisti da parte del mondo di Satana possano essere cancellati da un giorno all’altro. Dopo tutto, siamo ancora imperfetti. — Salmo 51:5.

Se faccio un confronto fra l’organizzazione di Geova e il mondo, il mio cuore trabocca di apprezzamento per la nostra vera fratellanza mondiale. Ricordo ancora con affetto quei fratelli di Cleveland, tutti bianchi, che mi allevarono amorevolmente nella verità. E che gioia provai quando nel Sud degli Stati Uniti vidi i fratelli, bianchi e neri, sostituire i pregiudizi col sincero amore fraterno! Andare in seguito in Africa e vedere con i miei occhi come la Parola di Dio può estirpare gli odi razziali mi ha fatto apprezzare ancora di più la nostra fratellanza mondiale.

Davvero ben si espresse nell’antichità il re Davide quando disse: “Ecco, come è buono e come è piacevole che i fratelli dimorino insieme in unità!” — Salmo 133:1.

[Note in calce]

a Le foto di Adera Teshome e Hailu Yemiru compaiono a pagina 177 dell’Annuario dei testimoni di Geova del 1992; l’esperienza di Worku Abebe è narrata alle pagine 178-81.

b Le foto di Adera Teshome e Hailu Yemiru compaiono a pagina 177 dell’Annuario dei testimoni di Geova del 1992; l’esperienza di Worku Abebe è narrata alle pagine 178-81.

c Le foto di Adera Teshome e Hailu Yemiru compaiono a pagina 177 dell’Annuario dei testimoni di Geova del 1992; l’esperienza di Worku Abebe è narrata alle pagine 178-81.

[Immagine a pagina 23]

Il funerale di mia nonna

[Immagine a pagina 24]

Testimoni tutsi e hutu lavorano insieme pacificamente

[Immagine a pagina 25]

Con mia moglie Lois

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