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  • Ho aspettato con pazienza Geova sin dalla giovinezza

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  • Ho aspettato con pazienza Geova sin dalla giovinezza
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1997
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  • Imparo a confidare in Geova
  • La persecuzione si intensifica
  • Breve periodo di zelante attività spirituale
  • Il sostegno dei miei fratelli spirituali
  • Geova libera i suoi leali servitori
  • “Che cosa renderò a Geova?”
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2009
  • Sono cresciuto nella Germania nazista
    Svegliatevi! 1983
  • Ho confidato in Geova che si è preso teneramente cura di me
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2004
  • Spronato dalla lealtà della mia famiglia a Dio
    Svegliatevi! 1998
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1997
w97 1/8 pp. 20-25

Ho aspettato con pazienza Geova sin dalla giovinezza

NARRATO DA RUDOLF GRAICHEN

Come un fulmine a ciel sereno, quando avevo solo 12 anni una serie di disgrazie colpì la mia famiglia. Prima mio padre fu gettato in prigione. Poi mia sorella ed io fummo portati via a viva forza da casa e mandati a vivere con degli sconosciuti. In seguito la Gestapo arrestò mia madre e me. Io andai in prigione e lei finì in un campo di concentramento.

QUESTO susseguirsi di avvenimenti fu solo l’inizio di un periodo di dura persecuzione che subii in gioventù essendo testimone di Geova. L’infame Gestapo nazista e poi la Stasi della Germania Orientale cercarono di infrangere la mia integrità. Adesso, dopo 50 anni di dedicato servizio, posso dire come il salmista: “Abbastanza a lungo mi hanno mostrato ostilità fin dalla mia giovinezza; ma non hanno prevalso su di me”. (Salmo 129:2) Come sono grato a Geova!

Sono nato il 2 giugno 1925 nella cittadina di Lucka vicino a Lipsia, in Germania. Ancor prima che nascessi, i miei genitori, Alfred e Teresa, avevano riconosciuto la verità biblica nelle pubblicazioni degli Studenti Biblici, come venivano chiamati allora i testimoni di Geova. Ricordo che guardavo ogni giorno i quadri di scene bibliche appesi alle pareti di casa. In uno si vedevano il lupo e l’agnello, il capretto e il leopardo, il vitello e il leone: tutti in pace, condotti da un bambino piccolo. (Isaia 11:6-9) Quei quadri mi fecero una durevole impressione.

Ogni volta che era possibile i miei genitori mi includevano nelle attività della congregazione. Per esempio, nel febbraio 1933, solo pochi giorni dopo che Hitler era salito al potere, il “Fotodramma della Creazione” — insieme di diapositive, filmati e narrazione registrata — fu proiettato nella nostra cittadina. Come ero eccitato io, un bambino di soli sette anni, mentre attraversavamo il paese a bordo di un camioncino per fare pubblicità al “Fotodramma”! In quella e in altre occasioni i fratelli della congregazione mi facevano sentire utile nonostante la giovane età. Quindi fin da bambino sono stato ammaestrato da Geova e la sua Parola ha influito su di me.

Imparo a confidare in Geova

A motivo della stretta neutralità cristiana, i testimoni di Geova non si immischiavano nella politica nazista. Di conseguenza nel 1933 i nazisti emanarono delle leggi che ci proibivano di predicare, di radunarci e persino di leggere le nostre pubblicazioni bibliche. Nel settembre 1937 tutti i fratelli della nostra congregazione, incluso mio padre, vennero arrestati dalla Gestapo. Questo mi rattristò molto. Mio padre fu condannato a cinque anni di prigione.

A casa le cose diventarono molto difficili per noi. Ma ben presto imparammo a confidare in Geova. Un giorno, quando tornai da scuola, mia madre stava leggendo La Torre di Guardia. Voleva prepararmi uno spuntino, perciò appoggiò la rivista sulla credenza. Dopo mangiato, mentre mettevamo via i piatti, qualcuno bussò forte alla porta. Era un poliziotto che voleva perquisire l’appartamento in cerca di letteratura biblica. Ero spaventatissimo.

Era una giornata insolitamente calda. Perciò la prima cosa che il poliziotto fece fu togliersi l’elmetto e appoggiarlo sopra un tavolo. Quindi procedette alla perquisizione. Mentre guardava sotto il tavolo, l’elmetto cominciò a scivolare. Mia madre fu pronta ad afferrarlo e lo mise sulla credenza proprio sopra La Torre di Guardia! Il poliziotto rovistò tutto l’appartamento ma non trovò nessuna pubblicazione. Certo non pensò di guardare sotto il suo elmetto. Al momento di andarsene, borbottò delle scuse a mia madre mentre allungava il braccio dietro la schiena per prendere l’elmetto. Che sollievo provai!

Esperienze come questa mi prepararono per prove più difficili. Per esempio, a scuola insistevano che mi iscrivessi all’organizzazione della Gioventù Hitleriana, in cui i ragazzi venivano addestrati nella disciplina militare e indottrinati nella filosofia nazista. Certi insegnanti si prefiggevano di raggiungere una partecipazione di studenti del 100 per cento. Il mio insegnante, il sig. Schneider, deve aver pensato di essere un vero fallimento perché, a differenza di tutti gli altri insegnanti della scuola, gli mancava uno studente per avere una partecipazione del 100 per cento. Quello studente ero io.

Un giorno il sig. Schneider annunciò all’intera classe: “Ragazzi, domani faremo una gita scolastica”. L’idea piacque a tutti. Poi aggiunse: “Dovete indossare tutti la divisa della Gioventù Hitleriana così quando marceremo per le strade tutti potranno vedere che siete bravi ragazzi di Hitler”. L’indomani mattina tutti i ragazzi si presentarono in divisa tranne me. L’insegnante mi chiamò davanti alla classe e mi disse: “Voltati a guardare gli altri ragazzi e poi guarda te stesso”. E aggiunse: “Lo so che i tuoi genitori sono poveri e non possono permettersi di comprarti la divisa, ma lascia che ti mostri qualcosa”. Mi portò alla cattedra, aprì un cassetto e disse: “Voglio regalarti questa divisa nuova di zecca. Non è bella?”

Avrei preferito morire piuttosto che indossare una divisa nazista. Quando l’insegnante vide che non avevo intenzione di indossarla, si arrabbiò e tutta la classe mi fischiò. Poi ci portò in gita, ma cercò di nascondermi facendomi camminare in mezzo a tutti gli altri ragazzi in divisa. Comunque molti in città mi videro perché spiccavo in mezzo ai miei compagni. Tutti sapevano che i miei genitori ed io eravamo testimoni di Geova. Sono grato che Geova mi abbia dato la forza spirituale necessaria quando ero ragazzo.

La persecuzione si intensifica

Un giorno all’inizio del 1938 mia sorella ed io fummo prelevati da scuola e portati con una macchina della polizia in un riformatorio di Stadtroda, lontano un’ottantina di chilometri. Perché? Il tribunale aveva deciso di sottrarci all’influenza dei nostri genitori e di trasformarci in piccoli nazisti. Ben presto i responsabili del riformatorio notarono che mia sorella ed io eravamo rispettosi e ubbidienti, pur essendo fermi per quanto riguardava la nostra neutralità cristiana. La direttrice era così colpita che volle conoscere personalmente mia madre. Venne fatta un’eccezione, e la mamma ebbe il permesso di farci visita. Mia sorella, la mamma ed io fummo molto felici e grati a Geova per l’opportunità di stare insieme e incoraggiarci a vicenda per un giorno intero. Ne avevamo veramente bisogno.

Rimanemmo nel riformatorio quattro mesi circa. Poi fummo mandati a stare con una famiglia a Pahna. Le istruzioni erano di tenerci lontani dai nostri parenti. La mamma non ebbe neanche il permesso di farci visita. Eppure un paio di volte trovò il modo di mettersi in contatto con noi. Approfittando di quelle rare occasioni fece del suo meglio per inculcare in noi la determinazione di rimanere fedeli a Geova, qualunque prova e circostanza egli avesse permesso. — 1 Corinti 10:13.

E le prove vennero davvero. Il 15 dicembre 1942, quando avevo solo 17 anni, fui prelevato dalla Gestapo e messo in un centro di detenzione a Gera. Circa una settimana dopo anche mia madre fu arrestata e mi raggiunse nella stessa prigione. Dato che ero ancora minorenne non potevo essere processato. Quindi la mamma ed io rimanemmo sei mesi in prigione in attesa del mio 18º compleanno. Il giorno stesso in cui compii 18 anni, fummo processati entrambi.

Prima che me ne rendessi conto, era tutto finito. Non sapevo che non avrei mai più rivisto mia madre. L’ultimo ricordo che ho di lei è in tribunale, seduta su una panca scura proprio accanto a me. Entrambi fummo giudicati colpevoli. Io fui condannato a quattro anni di prigione e lei a uno e mezzo.

In quei giorni migliaia di testimoni di Geova erano detenuti in prigioni e campi di concentramento. Tuttavia mi mandarono in una prigione a Stollberg, dove ero l’unico Testimone. Rimasi più di un anno in isolamento, ma Geova era con me. Grazie all’amore che avevo coltivato per lui da ragazzo potei sopravvivere spiritualmente.

Il 9 maggio 1945, dopo che ero stato in prigione per due anni e mezzo, arrivò la buona notizia: la guerra era finita! Quel giorno fui rimesso in libertà. Percorsi 110 chilometri a piedi e arrivai a casa letteralmente malato per la spossatezza e la fame. Ci vollero diversi mesi perché mi rimettessi.

Appena arrivato ricevetti notizie molto penose. La prima riguardava mia madre. Dopo un anno e mezzo di prigione, i nazisti le chiesero di firmare un documento di rinuncia alla sua fede in Geova. Lei rifiutò. Perciò la Gestapo la portò in un campo di concentramento femminile, a Ravensbrück. Lì morì di tifo poco prima che la guerra finisse. Era una cristiana molto coraggiosa: un’energica combattente che non si arrese mai. Geova la ricordi con favore.

Ricevetti notizie anche del mio fratello maggiore, Werner, che non si era mai dedicato a Geova. Si era arruolato nell’esercito tedesco ed era rimasto ucciso in Russia. E mio padre? Lui tornò a casa ma, purtroppo, fu uno dei pochissimi Testimoni che firmarono quell’infame documento di rinuncia alla propria fede. Quando lo vidi, sembrava accigliato e affetto da turbe psichiche. — 2 Pietro 2:20.

Breve periodo di zelante attività spirituale

Il 10 marzo 1946, a Lipsia, assistei alla mia prima assemblea del dopoguerra. Che emozione quando fu annunciato che quel giorno stesso ci sarebbe stato il battesimo! Benché avessi dedicato la mia vita a Geova molti anni prima, solo allora ebbi l’opportunità di battezzarmi. Non dimenticherò mai quel giorno.

Il 1º marzo 1947, dopo aver fatto il pioniere per un mese, fui invitato alla Betel di Magdeburgo. Gli uffici della Società erano alquanto danneggiati dai bombardamenti. Che privilegio dare una mano nei lavori di restauro! Dopo quell’estate fui mandato nella città di Wittenberge come pioniere speciale. Alcuni mesi dedicavo più di 200 ore alla predicazione della buona notizia del Regno di Dio. Come ero felice di essere di nuovo libero: niente più guerra, persecuzione, prigioni!

Purtroppo la libertà non durò a lungo. Dopo la guerra la Germania fu divisa, e la zona in cui vivevo finì sotto i comunisti. Nel settembre 1950 la polizia segreta della Germania Orientale, la Stasi, cominciò ad arrestare sistematicamente i fratelli. Le accuse contro di me erano ridicole. Fui accusato di essere una spia del governo americano. Mi mandarono nella peggiore prigione che la Stasi aveva nel paese, a Brandeburgo.

Il sostegno dei miei fratelli spirituali

Lì la Stasi non mi lasciava dormire durante il giorno. Poi venivo interrogato per tutta la notte. Dopo essere stato sottoposto a questa tortura per alcuni giorni, le cose peggiorarono. Una mattina, invece di riportarmi in cella, mi portarono in una delle loro famigerate U-Boot Zellen (chiamate celle sottomarine perché si trovavano in fondo a una cantina). Aprirono una vecchia porta arrugginita e mi dissero di entrare. Dovetti scavalcare una soglia alta. Quando misi giù il piede, mi resi conto che il pavimento era interamente coperto di acqua. La porta venne sbattuta e cigolò orribilmente. Non c’era nessuna luce e nessuna finestra. Era buio pesto.

Poiché per terra c’erano parecchi centimetri di acqua, non potevo sedermi, né sdraiarmi, né dormire. Dopo avere aspettato per quella che sembrò un’eternità, fui riportato su per un altro interrogatorio sotto luci abbaglianti. Non saprei dire cosa fosse peggio: stare in piedi nell’acqua tutto il giorno nella quasi completa oscurità o sopportare tutta la notte i riflettori puntati su di me.

In diverse occasioni minacciarono di fucilarmi. Dopo alcune notti di interrogatori, una mattina ricevetti la visita di un alto ufficiale russo. Colsi l’opportunità per dirgli che la Stasi tedesca mi trattava ancor peggio di come mi aveva trattato la Gestapo nazista. Gli dissi che i testimoni di Geova erano stati neutrali sotto il governo nazista ed erano neutrali anche sotto il governo comunista e che non ci immischiavamo nella politica in nessuna parte del mondo. Viceversa, dissi, molti che ora erano agenti della Stasi avevano fatto parte della Gioventù Hitleriana, dove probabilmente avevano imparato a perseguitare brutalmente persone innocenti. Mentre parlavo, tremavo per il freddo, la fame e la stanchezza.

Stranamente l’ufficiale russo non si arrabbiò con me. Anzi mi mise addosso una coperta e mi trattò in maniera gentile. Poco dopo la sua visita fui portato in una cella più confortevole. Alcuni giorni più tardi venni consegnato ai tribunali tedeschi. Mentre ero in attesa di giudizio ebbi il grande privilegio di dividere la cella con altri cinque Testimoni. Dopo un trattamento tanto crudele, che ristoro provai stando in compagnia dei miei fratelli spirituali! — Salmo 133:1.

In tribunale fui giudicato colpevole di spionaggio e condannato a quattro anni di carcere. Quella era considerata una sentenza lieve. Alcuni fratelli furono condannati a più di dieci anni. Venni inviato in un penitenziario di massima sicurezza. Penso che neanche un topo sarebbe riuscito a entrare o a uscire da quella prigione, tanto rigide erano le misure di sicurezza. Eppure con l’aiuto di Geova alcuni fratelli coraggiosi riuscirono a introdurre di nascosto un’intera Bibbia. Questa fu divisa in singoli libri e fatta circolare tra i fratelli che erano detenuti.

Come si faceva? Era molto difficile. L’unica occasione in cui venivamo in contatto era quando ci portavano alle docce ogni due settimane. Una volta, mentre facevo la doccia, un fratello mi sussurrò all’orecchio che aveva nascosto alcune pagine della Bibbia nel suo asciugamano. Dopo la doccia dovevo prendere il suo asciugamano invece del mio.

Una delle guardie vide il fratello sussurrarmi qualcosa e lo picchiò brutalmente con il manganello. Dovetti afferrare in fretta l’asciugamano e mischiarmi con gli altri detenuti. Meno male che non venni sorpreso con le pagine della Bibbia. Altrimenti il nostro programma di alimentazione spirituale sarebbe stato in pericolo. Ci furono molte esperienze simili. La lettura della Bibbia avveniva sempre di nascosto e con grande pericolo. Le parole dell’apostolo Pietro, “mantenetevi assennati, siate vigilanti”, erano davvero molto appropriate. — 1 Pietro 5:8.

Per qualche ragione le autorità decisero di trasferire ripetutamente alcuni di noi da un penitenziario all’altro. In quattro anni venni trasferito in una decina di penitenziari. Ma potei sempre trovare dei fratelli. Amavo profondamente tutti quei fratelli ed era con grande tristezza che li lasciavo ogni volta che venivo trasferito.

Finalmente fui mandato a Lipsia, dove venni rimesso in libertà. La guardia carceraria che mi rilasciò non mi disse addio, ma “ci rivedremo presto”. La sua mente perversa mi voleva di nuovo dietro le sbarre. Penso spesso a Salmo 124:2, 3, dove si legge: “Se non fosse stato perché Geova mostrò d’essere per noi quando gli uomini si levarono contro di noi, ci avrebbero inghiottiti perfino vivi, quando la loro ira ardeva contro di noi”.

Geova libera i suoi leali servitori

Ero di nuovo un uomo libero. La mia sorella gemella, Ruth, e la sorella Herta Schlensog erano lì al cancello ad aspettarmi. Durante tutti quegli anni di prigione, Herta mi aveva mandato ogni mese un pacchetto di cibarie. Credo proprio che senza quei pacchetti sarei morto in prigione. Geova la ricordi con favore.

Da allora, Geova mi ha benedetto dandomi molti privilegi di servizio. Servii di nuovo come pioniere speciale a Gronau, in Germania, e come sorvegliante di circoscrizione nella zona delle Alpi tedesche. Poi fui invitato a frequentare la 31ª classe della scuola missionaria di Galaad (Watchtower Bible School of Gilead). Il conferimento dei diplomi si svolse allo Yankee Stadium durante l’assemblea internazionale dei testimoni di Geova del 1958. Ebbi il privilegio di parlare alla grande folla di fratelli e sorelle e di raccontare alcune delle esperienze avute.

Dopo il conferimento dei diplomi andai in Cile come missionario. Lì servii di nuovo come sorvegliante di circoscrizione nella parte più meridionale del paese: fui letteralmente mandato alle estremità della terra. Nel 1962 sposai Patsy Beutnagel, una simpatica missionaria di San Antonio (Texas, USA). Ho trascorso molti anni meravigliosi servendo Geova con lei al mio fianco.

In oltre 70 anni di vita ho avuto molti momenti felici e molte difficoltà. Il salmista disse: “Molte sono le calamità del giusto, ma Geova lo libera da esse tutte”. (Salmo 34:19) Nel 1963, mentre eravamo ancora in Cile, Patsy ed io fummo colpiti dalla tragica morte della nostra bambina. In seguito Patsy si ammalò gravemente e ci trasferimmo nel Texas. Quando aveva solo 43 anni morì, anche lei in circostanze tragiche. Prego spesso Geova di ricordare con favore la mia cara moglie.

Adesso, pur essendo vecchio e malandato, ho il privilegio di servire come pioniere regolare e anziano a Brady (Texas). È vero, la vita non è sempre stata facile, e forse dovrò affrontare altre prove. Ma, come il salmista, posso dire: “O Dio, tu mi hai insegnato fin dalla mia giovinezza, e fino ad ora continuo ad annunciare le tue opere meravigliose”. — Salmo 71:17.

[Immagini a pagina 23]

(1) Servo attualmente come anziano e pioniere; (2) con Patsy, poco prima di sposarci; (3) nella classe del sig. Schneider; (4) mia madre, Teresa, che morì a Ravensbrück

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