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  • “Geova, Iddio misericordioso e clemente”

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  • “Geova, Iddio misericordioso e clemente”
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1998
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  • Un figlio ribelle se ne va di casa
  • Disperazione in un paese lontano
  • Il figlio prodigo torna in sé
  • Un’accoglienza commovente
  • Imitate la misericordia di Geova
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1998
  • Il perdono di un Padre amorevole
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1964
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1982
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    Come sopravvivere per entrare in una nuova terra
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1998
w98 1/10 pp. 8-13

“Geova, Iddio misericordioso e clemente”

“Geova, Geova, Iddio misericordioso e clemente, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità e verità”. — ESODO 34:6.

1. (a) Che conforto dà la Bibbia a coloro che hanno visto una persona cara allontanarsi dalla pura adorazione? (b) Come considera Geova coloro che sbagliano?

“MIA figlia mi disse che non voleva più far parte della congregazione cristiana”, dice un padre cristiano. “Per giorni, settimane, addirittura mesi, provai un dolore lacerante. Era peggio che morire”. È davvero angoscioso vedere una persona amata allontanarsi dal sentiero della pura adorazione. Vi è capitata una cosa del genere? In caso affermativo, vi conforterà sapere che Geova capisce i vostri sentimenti. (Esodo 3:7; Isaia 63:9) Ma come considera coloro che sbagliano? La Bibbia mostra che Geova li invita misericordiosamente a riottenere il suo favore. Ai giorni di Malachia implorò gli ebrei ribelli: “Tornate a me, e certamente io tornerò a voi”. — Malachia 3:7.

2. Come indica la Bibbia che la misericordia è parte integrante della personalità di Geova?

2 Dio mise in risalto la sua misericordia parlando a Mosè sul monte Sinai. Lì Geova si rivelò come l’“Iddio misericordioso e clemente, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità e verità”. (Esodo 34:6) Questa dichiarazione sottolinea che la misericordia è parte integrante della personalità di Geova, il quale “desidera che tutti pervengano al pentimento”, scrisse l’apostolo Pietro. (2 Pietro 3:9) Naturalmente la misericordia di Dio non è senza limiti. “Non esenterà affatto dalla punizione”, fu detto a Mosè. (Esodo 34:7; 2 Pietro 2:9) Nondimeno, “Dio è amore”, e la misericordia è un aspetto notevole di tale qualità. (1 Giovanni 4:8; Giacomo 3:17) Geova “non manterrà la sua ira per sempre”, e “prova diletto nell’amorevole benignità”. — Michea 7:18, 19.

3. Che differenza c’era fra la misericordia di Gesù e l’atteggiamento degli scribi e dei farisei?

3 Gesù fu un perfetto riflesso del suo Padre celeste. (Giovanni 5:19) La misericordia con cui trattava i peccatori non significava che condonasse i loro peccati, ma era un’espressione degli stessi teneri sentimenti che manifestava verso coloro che erano malati fisicamente. (Confronta Marco 1:40, 41). Sì, Gesù incluse la misericordia fra le “cose più importanti” della Legge di Dio. (Matteo 23:23) Per contro, considerate gli scribi e i farisei, il cui concetto legalistico della giustizia di solito non lasciava spazio alla misericordia. Quando videro che Gesù aveva contatti con i peccatori, protestarono: “Quest’uomo accoglie i peccatori e mangia con loro”. (Luca 15:1, 2) Gesù rispose ai suoi accusatori facendo tre illustrazioni, ciascuna delle quali sottolinea la misericordia di Dio.

4. Quali due illustrazioni fece Gesù e cosa volevano insegnare?

4 Per prima cosa Gesù narrò di un uomo che aveva lasciato 99 pecore per cercare quella smarrita. Cosa voleva dimostrare? “Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore che si pente che per novantanove giusti che non hanno bisogno di pentirsi”. Poi parlò di una donna che cercava una dramma e che una volta trovatala si rallegrò. L’applicazione? “C’è gioia fra gli angeli di Dio per un peccatore che si pente”. Gesù pronunciò la terza illustrazione sotto forma di parabola.a Per molti si tratta del più bel racconto che sia mai stato narrato. Un esame di questa parabola ci aiuterà a capire e a imitare la misericordia di Dio. — Luca 15:3-10.

Un figlio ribelle se ne va di casa

5, 6. Nella terza illustrazione di Gesù, quale sconcertante mancanza di apprezzamento manifestò il figlio più giovane?

5 “Un uomo aveva due figli. E il più giovane di loro disse al padre: ‘Padre, dammi la parte della proprietà che mi spetta’. Quindi egli divise fra loro i suoi mezzi di sostentamento. In seguito, dopo non molti giorni, il figlio più giovane radunò ogni cosa e fece un viaggio all’estero in un paese lontano, e vi sperperò la sua proprietà, vivendo una vita dissoluta”. — Luca 15:11-13.b

6 Il figlio più giovane dimostrò una sconcertante mancanza di apprezzamento. Prima pretese la sua parte di eredità e poi la sperperò “vivendo una vita dissoluta”. Questa frase traduce un’espressione greca che significa “vivere nei bagordi”, e indica una “vita disordinata”. Secondo uno studioso “significa toccare il fondo della depravazione”. Giustamente il giovane della parabola di Gesù è spesso definito prodigo, nel senso di scialacquatore e dedito agli stravizi.

7. Chi somiglia oggi al figlio prodigo, e perché molti di questi cercano l’indipendenza in “un paese lontano”?

7 Ci sono oggi persone che somigliano al figlio prodigo? Sì. Un numero relativamente piccolo di individui abbandona purtroppo la “casa” sicura del nostro Padre celeste, Geova. (1 Timoteo 3:15) Alcuni di questi pensano che nella casa di Dio l’ambiente sia troppo restrittivo, che l’occhio vigile di Geova sia più un intralcio che una protezione. (Confronta Salmo 32:8). Prendete il caso di una cristiana che fu allevata secondo i princìpi biblici, ma che finì per darsi all’alcool e alla droga. Ripensando a quel brutto periodo della sua vita dice: “Volevo dimostrare che potevo trovare una vita migliore. Volevo fare quello che mi pareva e non volevo che nessuno mi dicesse di agire diversamente”. Come il figlio prodigo, questa giovane cercò l’indipendenza. Purtroppo, a causa della sua condotta contraria alle Scritture, dovette essere espulsa dalla congregazione cristiana. — 1 Corinti 5:11-13.

8. (a) Che aiuto si può dare a chi manifesta il desiderio di vivere in maniera contraria alle norme di Dio? (b) Perché si dovrebbe valutare bene la propria scelta in fatto di adorazione?

8 Spezza davvero il cuore vedere un compagno di fede che manifesta il desiderio di vivere in maniera contraria alle norme di Dio. (Filippesi 3:18) Quando questo accade, gli anziani e altri che sono spiritualmente qualificati cercano di ristabilire chi sta sbagliando. (Galati 6:1) Comunque, nessuno è costretto ad accettare il giogo dell’essere discepoli di Cristo. (Matteo 11:28-30; 16:24) Quando raggiungono la maggiore età, anche i giovani devono fare una scelta personale in fatto di adorazione. In ultima analisi, essendo dotato di libero arbitrio, ognuno di noi dovrà rendere conto di se stesso a Dio. (Romani 14:12) È pur vero che ‘si raccoglie ciò che si semina’, una lezione che il figlio prodigo della parabola di Gesù avrebbe presto appreso. — Galati 6:7, 8.

Disperazione in un paese lontano

9, 10. (a) Come cambiò la situazione del figlio prodigo, e come reagì? (b) Illustrate in che senso oggi alcuni che abbandonano la vera adorazione vengono a trovarsi in una situazione simile a quella del figlio prodigo.

9 “Quando ebbe speso ogni cosa, venne in quel paese una grave carestia, ed egli cominciò ad essere nel bisogno. Andò perfino ad unirsi a un cittadino di quel paese, che lo mandò nei suoi campi a pascere porci. E desiderava saziarsi delle carrube che mangiavano i porci, e nessuno gli dava nulla”. — Luca 15:14-16.

10 Pur essendo rimasto senza un soldo, il figlio prodigo non pensava ancora di tornare a casa. Conobbe un cittadino del paese che lo assunse come guardiano di porci. Dato che secondo la Legge mosaica i porci erano animali impuri, quel lavoro probabilmente era inaccettabile per un ebreo. (Levitico 11:7, 8) Ma se mai il figlio prodigo aveva degli scrupoli di coscienza, dovette soffocarli. Dopo tutto non poteva aspettarsi che il datore di lavoro, un cittadino del posto, si preoccupasse dei sentimenti di uno straniero squattrinato. La situazione del figlio prodigo è simile a quella di molti che oggi abbandonano la retta via della pura adorazione. Spesso si ritrovano a fare cose che un tempo avrebbero considerato degradanti. Per esempio, un ragazzo di 17 anni si ribellò all’educazione cristiana ricevuta. “L’immoralità e la droga cancellarono anni di insegnamenti basati sulla Bibbia”, ammette. Ben presto finì in carcere per rapina a mano armata e omicidio. Benché in seguito si riprendesse spiritualmente, che prezzo dovette pagare per “il temporaneo godimento del peccato”! — Confronta Ebrei 11:24-26.

11. Cosa contribuì ad aggravare il problema del figlio prodigo, e in che modo oggi alcuni hanno riscontrato che gli allettamenti del mondo sono solo “un vuoto inganno”?

11 Il problema del figlio prodigo era aggravato dal fatto che “nessuno gli dava nulla”. Dov’erano i suoi nuovi amici? Ora che non aveva un soldo era divenuto per loro “oggetto di odio”. (Proverbi 14:20) Similmente molti che oggi si sviano dalla fede scoprono che gli allettamenti e le idee di questo mondo non sono altro che “un vuoto inganno”. (Colossesi 2:8) “Senza la guida di Geova soffrii molto”, dice una ragazza che per qualche tempo lasciò l’organizzazione di Dio. “Cercavo di inserirmi tra le persone del mondo, ma venivo respinta poiché non ero realmente come loro. Mi sentivo sperduta come una bambina che ha bisogno della guida del padre. Fu allora che capii quanto avevo bisogno di Geova. Non volevo vivere mai più in modo indipendente da lui”. Il figlio prodigo dell’illustrazione di Gesù riscontrò la stessa cosa.

Il figlio prodigo torna in sé

12, 13. Quali cose hanno aiutato alcuni oggi a tornare in sé? (Vedi il riquadro).

12 “Quando fu tornato in sé, disse: ‘Quanti uomini salariati di mio padre hanno abbondanza di pane, mentre io perisco di fame! Mi leverò e andrò da mio padre, dicendogli: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te. Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Fammi come uno dei tuoi salariati”’. E levatosi, andò da suo padre”. — Luca 15:17-20.

13 Il figlio prodigo ‘tornò in sé’. Per un certo tempo non aveva pensato ad altro che ai piaceri, come se vivesse nel mondo dei sogni. Ma ora si rendeva perfettamente conto della sua vera condizione spirituale. Sì, benché avesse sbagliato, c’era ancora speranza per questo giovane. C’era ancora del buono in lui. (Proverbi 24:16; confronta 2 Cronache 19:2, 3). Che dire di quelli che oggi abbandonano il gregge di Dio? Sarebbe ragionevole concludere che siano tutti irrecuperabili, che in ogni caso il loro comportamento ribelle dimostri che hanno peccato contro lo spirito santo di Dio? (Matteo 12:31, 32) Non è necessariamente così. Alcuni di loro sono tormentati dalla loro condotta traviata e col tempo molti tornano in sé. “Non ho mai dimenticato Geova, nemmeno per un giorno”, dice una sorella, riflettendo sul periodo trascorso fuori dell’organizzazione di Dio. “Pregavo sempre perché un giorno, in qualche modo, egli mi facesse tornare nella verità”. — Salmo 119:176.

14. Cosa decise di fare il figlio prodigo, e perché si può dire che in questo dimostrò umiltà?

14 Ma cosa possono fare quelli che si sono sviati? Nella parabola di Gesù il figlio prodigo decise di tornare a casa e implorare il perdono del padre. “Fammi come uno dei tuoi salariati”, pensò di dire. Un salariato era un operaio assunto a giornata, che poteva essere licenziato dall’oggi al domani. Era una condizione più precaria di quella di uno schiavo, che, sotto un certo aspetto, era come un componente della famiglia. Perciò il figlio prodigo non intendeva chiedere di tornare come figlio. Era disposto ad accettare la posizione più umile, per dimostrare giorno dopo giorno la sua rinnovata lealtà al padre. Ma lo attendeva una sorpresa.

Un’accoglienza commovente

15-17. (a) Come reagì il padre alla vista del figlio? (b) Cosa significava il fatto che il padre provvide al figlio la lunga veste, l’anello e i sandali? (c) Cosa indica il fatto che il padre diede un banchetto?

15 “Mentre era ancora lontano, suo padre lo scorse e fu mosso a pietà, e corse e gli si gettò al collo e lo baciò teneramente. Quindi il figlio gli disse: ‘Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te. Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Fammi come uno dei tuoi salariati’. Ma il padre disse ai suoi schiavi: ‘Presto, portate una lunga veste, la migliore, e vestitelo, e mettetegli un anello nella mano e sandali ai piedi. E conducete il giovane toro ingrassato, scannatelo e mangiamo e rallegriamoci, perché questo mio figlio era morto ed è tornato alla vita; era perduto ed è stato ritrovato’. Ed essi cominciarono a rallegrarsi”. — Luca 15:20-24.

16 Qualsiasi genitore amorevole desidererebbe tanto vedere il proprio figlio riprendersi spiritualmente. Possiamo quindi immaginarci il padre del figlio prodigo che ogni giorno scruta il sentiero di casa, sperando con ansia di veder tornare il figlio. Ora lo scorge da lontano mentre viene su per il sentiero! L’aspetto del giovane è sicuramente cambiato. Eppure il padre lo riconosce ‘mentre è ancora lontano’. Non fa caso alle vesti lacere né allo spirito abbattuto: vede suo figlio, e gli corre incontro!

17 Quando arrivò dal figlio, il padre gli si gettò al collo e lo baciò teneramente. Poi ordinò agli schiavi di dare al figlio una lunga veste, un anello e dei sandali. Non doveva essere una veste qualsiasi, ma “la migliore”, forse un abito finemente ricamato di quelli che si offrivano a un ospite d’onore. Dato che di solito gli schiavi non portavano né anelli né sandali, il padre stava rendendo noto che riaccoglieva suo figlio come membro della famiglia a pieno titolo. Ma fece di più. Diede un banchetto per festeggiare il ritorno del figlio. Chiaramente non gli stava concedendo il perdono a denti stretti o semplicemente perché, essendo tornato, non poteva fare diversamente: voleva perdonarlo. Era felice di farlo.

18, 19. (a) Cosa ci insegna riguardo a Geova la parabola del figlio prodigo? (b) Come indica il modo in cui agì con Giuda e Gerusalemme, in che senso Geova ‘si tiene in aspettazione’ per quanto concerne il ritorno dei peccatori?

18 Cosa abbiamo imparato finora dalla parabola del figlio prodigo riguardo all’Iddio che abbiamo il privilegio di adorare? Primo, che Geova è “misericordioso e clemente, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità e verità”. (Esodo 34:6) In effetti la misericordia è una sua qualità fondamentale. È il suo modo normale di agire verso chi è nel bisogno. Secondo, la parabola di Gesù ci insegna che Geova è “pronto a perdonare”. (Salmo 86:5) È come se stesse sempre attento per notare nei peccatori qualsiasi cambiamento di cuore che gli dia una base per mostrare misericordia. — 2 Cronache 12:12; 16:9.

19 Pensate, ad esempio, al modo in cui Dio agì con Israele. Geova ispirò il profeta Isaia a dire che Giuda e Gerusalemme erano ‘malate dalla testa ai piedi’. Ma disse pure: “Geova si terrà in aspettazione per mostrarvi favore, e perciò sorgerà per mostrarvi misericordia”. (Isaia 1:5, 6; 30:18; 55:7; Ezechiele 33:11) Come il padre della parabola di Gesù, Geova ‘scruta il sentiero’, per così dire. Aspetta ansiosamente il ritorno di tutti quelli che hanno lasciato la sua casa. Non è ciò che ci aspetteremmo da un padre amorevole? — Salmo 103:13.

20, 21. (a) In che modo oggi molti vengono attratti dalla misericordia di Dio? (b) Cosa considereremo nel prossimo articolo?

20 Ogni anno la misericordia di Geova induce molti a tornare in sé e alla pura adorazione. Che gioia reca questo ai loro cari! Prendete, ad esempio, il padre cristiano menzionato all’inizio: la figlia si riprese spiritualmente e ora svolge il ministero a tempo pieno. “Sono felice nei limiti in cui è possibile esserlo in questo vecchio sistema di cose”, dice il padre. “Le mie lacrime di dolore si sono trasformate in lacrime di gioia”. Sicuramente anche Geova si rallegra! — Proverbi 27:11.

21 Ma possiamo imparare dell’altro dalla parabola del figlio prodigo. Gesù continuò il racconto per fare un contrasto fra la misericordia di Geova e l’inflessibile atteggiamento di condanna comune fra gli scribi e i farisei. Nel prossimo articolo considereremo come lo fece e cosa significa per noi.

[Note in calce]

a Le parabole e altre illustrazioni narrate nella Bibbia non sono necessariamente fatti realmente accaduti. Inoltre, dato che lo scopo di questi racconti è di insegnare una morale, non è il caso di cercare un senso simbolico in ogni minimo particolare.

b Il significato profetico di questa parabola è spiegato nella Torre di Guardia del 15 febbraio 1989, pagine 16, 17.

Riepilogo

◻ Che differenza c’era fra la misericordia di Gesù e l’atteggiamento dei farisei?

◻ Chi assomiglia oggi al figlio prodigo, e in che senso?

◻ Quali circostanze fecero tornare in sé il figlio prodigo?

◻ In che modo il padre mostrò misericordia al figlio pentito?

[Riquadro a pagina 11]

SONO TORNATI IN SÉ

Cosa ha aiutato alcuni che erano stati espulsi dalla congregazione cristiana a tornare in sé? Le esperienze riportate di seguito possono farcelo capire.

“Nel mio cuore sapevo ancora dov’era la verità. Anni di studio della Bibbia e di frequenza alle adunanze cristiane avevano influito profondamente su di me. Come potevo continuare a voltare le spalle a Geova? Non era stato lui ad abbandonarmi: ero stata io ad abbandonare lui. Alla fine ammisi di aver sbagliato e di essere stata testarda e che la Parola di Geova ha proprio ragione: ‘si raccoglie ciò che si semina’”. — C.W.

“Quando la mia bambina cominciò a parlare mi intenerii perché volevo insegnarle chi è Geova e come si prega. Una sera non riuscivo ad addormentarmi, allora presi la macchina, andai in un parco e scoppiai a piangere. Piansi, e per la prima volta dopo tanto tempo pregai Geova. Tutto ciò che sapevo era che dovevo fare di nuovo posto a Geova nella mia vita e speravo che mi perdonasse”. — G.H.

“Quando mi capitava di parlare di religione con qualcuno, dicevo che se avessi dovuto scegliere la religione che insegnava la verità, sarei stata una testimone di Geova. Poi menzionavo che un tempo lo ero stata ma che, non riuscendo a essere all’altezza di tale nome, avevo smesso. Questa consapevolezza spesso mi faceva sentire in colpa e infelice. Alla fine riconobbi: ‘Sono molto infelice. Devo fare dei cambiamenti radicali’”. — C.N.

“Mio marito ed io fummo disassociati trentacinque anni fa. Poi, nel 1991, avemmo la piacevole sorpresa di ricevere la visita di due anziani che ci informarono della possibilità di tornare a Geova. Sei mesi dopo provammo la gioia indescrivibile di essere riassociati. Mio marito ha 79 anni e io ne ho 63”. — C.A.

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