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  • Vi paragonate agli altri?

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  • Vi paragonate agli altri?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2005
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  • Quando e perché si fanno dei confronti
  • Confronti e competizione
  • Autostima e appagamento
  • Combattiamo l’invidia
  • Paragoni appropriati
  • Cerchiamo la pace combattendo l’invidia
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Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2005
w05 15/2 pp. 28-31

Vi paragonate agli altri?

AVETE mai incontrato qualcuno più bello, più popolare, più svelto a capire le cose o più bravo di voi a scuola? O magari qualcun altro che ha una salute migliore o un lavoro più gratificante, che ha più successo, o sembra avere più amici? Forse un altro ancora ha più cose materiali, più soldi, un’auto più nuova, o semplicemente sembra più felice. Quando vi accorgete di queste differenze, fate dei confronti tra voi e loro? I paragoni sono inevitabili? Perché il cristiano farebbe meglio a evitarli? Come possiamo sentirci soddisfatti senza paragonarci agli altri?

Quando e perché si fanno dei confronti

Secondo una teoria, ci si paragona agli altri per mantenere o aumentare l’autostima. Sapere che riusciamo quanto i nostri simili di solito ci gratifica. Un’altra ipotesi è che i confronti siano un tentativo di mitigare la propria insicurezza e di capire quali sono le nostre capacità e i nostri limiti. Osserviamo quello che gli altri riescono a fare. Se sotto molti aspetti ci somigliano e sono riusciti a raggiungere certi obiettivi, tendiamo a pensare che anche noi ce la faremo.

Di solito ci confrontiamo con individui che hanno molte cose in comune con noi, quali sesso, età e livello sociale, e in particolare con persone che conosciamo. È meno probabile che ci si paragoni a qualcuno che reputiamo molto diverso da noi. In altre parole, è più facile che una ragazza adolescente si paragoni alle sue compagne di scuola piuttosto che a una top model, e quest’ultima difficilmente confronterà se stessa con l’adolescente media.

Su che cosa si fanno i paragoni? Su qualsiasi bene o valore ritenuto tale dalla comunità in cui si vive. Può trattarsi di intelligenza, bellezza, ricchezza, vestiti. In ogni caso, si tende a confrontare le cose che ci piacciono. Probabilmente non invidieremo un nostro conoscente per la sua ampia collezione di francobolli, a meno che non siamo anche noi appassionati di filatelia.

I paragoni possono far sorgere un’ampia gamma di reazioni, che vanno dalla soddisfazione alla depressione, dall’ammirazione e dal desiderio di emulazione al disagio e all’antagonismo. Alcuni di questi sentimenti sono dannosi e sono incompatibili con le qualità cristiane.

Confronti e competizione

Molti che cercano di uscire vincitori da ogni paragone mostrano uno spirito competitivo. Vogliono essere migliori degli altri e non sono soddisfatti finché non hanno la sensazione di esserlo. La compagnia di questo tipo di persone è tutt’altro che piacevole, i rapporti sono tesi e l’amicizia ne soffre. Sono persone che non solo mancano di umiltà, ma che solitamente non applicano il consiglio biblico di amare il prossimo, perché con il proprio atteggiamento è facile che umilino gli altri e li facciano sentire inferiori. — Matteo 18:1-5; Giovanni 13:34, 35.

Se diamo ad altri l’idea che siano dei perdenti in un certo senso li danneggiamo. Una scrittrice afferma che “le nostre mancanze diventano più penose quando si rende palese che persone nelle nostre stesse condizioni sono state in grado di procurarsi i beni a cui noi aspiriamo”.a Lo spirito competitivo suscita invidia, rancore e scontento nei confronti degli altri a motivo di ciò che hanno: beni, prosperità, posizione, reputazione, privilegi e così via. Questo inasprisce la competizione, creando un circolo vizioso. La Bibbia condanna chi ‘suscita competizione’. — Galati 5:26.

Denigrando i successi altrui l’invidioso cerca di ricuperare l’autostima perduta. Potrebbero sembrare cose da niente ma, se non sono riconosciute e controllate, queste reazioni rischiano di degenerare in un comportamento malevolo. Esaminiamo due episodi biblici in cui l’invidia ebbe un ruolo di primo piano.

Mentre Isacco risiedeva tra i filistei fu benedetto con “greggi di pecore e mandrie di bovini e una grande servitù, tanto che i filistei lo invidiavano”. Per ripicca turarono i pozzi scavati dal padre di Isacco, Abraamo, e il loro re chiese a Isacco di andarsene dalla zona. (Genesi 26:1-3, 12-16) Reagirono in modo dispettoso e distruttivo. Non riuscivano proprio a sopportare la prosperità di Isacco.

Secoli dopo, Davide si distinse sul campo di battaglia. Le sue gesta furono acclamate dalle donne di Israele, che cantavano: “Saul ha abbattuto le sue migliaia, e Davide le sue decine di migliaia”. Sebbene una parte della lode andasse a lui, Saul si sentì sminuito dal confronto e il suo cuore si riempì di invidia. Da quel momento cominciò a odiare Davide. Di lì a breve cercò di ucciderlo e in seguito ci provò ancora. Quanta malvagità può nascere dall’invidia! — 1 Samuele 18:6-11.

Quindi se confrontate le cose che altri riescono a fare o i privilegi che hanno rispetto a voi e li invidiate o vi inducono alla competizione, state attenti! Questi sentimenti sono nocivi, incompatibili con il modo di ragionare di Dio. Ma prima di esaminare come possiamo contrastarli, vediamo cos’altro ci induce a fare paragoni.

Autostima e appagamento

‘Sono intelligente, attraente, competente, fisicamente in forma, rispettabile, autorevole, amabile? E quanto?’ Raramente ci mettiamo davanti allo specchio e ci poniamo domande di questo tipo. Eppure, secondo una scrittrice, “implicitamente queste domande si affacciano molto spesso alla nostra mente e, in modo tacito, ricevono risposte più o meno soddisfacenti”.b Una persona che non sa con certezza quali obiettivi può raggiungere si potrebbe porre domande simili senza essere stimolata da uno spirito competitivo o dall’invidia. Fa semplicemente un autoesame, e questo non è di per sé sbagliato. Ma per farlo nel modo giusto si devono evitare i paragoni.

Abbiamo capacità diverse che dipendono da una miriade di fattori. C’è sempre qualcuno che sembra essere più bravo di noi in qualcosa. Anziché guardarlo con invidia, dovremmo valutare le nostre prestazioni in base all’unità di misura stabilita da Dio, che sicuramente è la più affidabile per distinguere tra giusto e sbagliato. A Geova interessa ciò che siamo individualmente, non ha bisogno di confrontarci con nessuno. L’apostolo Paolo consigliò: “Ciascuno provi qual è la propria opera, e allora avrà motivo d’esultanza solo riguardo a se stesso, e non in paragone con l’altra persona”. — Galati 6:4.

Combattiamo l’invidia

Dal momento che tutti gli esseri umani sono imperfetti, può essere necessario uno sforzo intenso e continuo per combattere l’invidia. Sappiamo che la Bibbia consiglia: “Nel mostrare onore gli uni agli altri prevenitevi”. Ma è molto più facile a dirsi che a farsi. Paolo ammise che la sua inclinazione naturale era verso il male. Per combatterla doveva ‘trattare con durezza il suo corpo e condurlo come uno schiavo’. (Romani 12:10; 1 Corinti 9:27) Nel nostro caso ciò potrebbe significare contrastare la tendenza alla competizione con un atteggiamento positivo. Dobbiamo pregare, chiedere a Geova di aiutarci a “non pensare di [noi] più di quanto sia necessario pensare”. — Romani 12:3.

Anche lo studio della Bibbia e la meditazione sono utili. Pensate, ad esempio, al Paradiso futuro che Dio ha promesso. Allora tutti avranno pace, buona salute, cibo in abbondanza, case comode e lavoro soddisfacente. (Salmo 46:8, 9; 72:7, 8, 16; Isaia 65:21-23) A qualcuno verrà forse voglia di competere? Difficilmente, non ce ne sarà motivo. È vero, Geova non ci ha informato nei dettagli su come sarà la vita nel Paradiso, ma è logico supporre che tutti potranno dedicarsi agli interessi e sviluppare le abilità che preferiscono. Uno potrebbe studiare astronomia, un altro si appassionerà nel disegnare bellissimi tessuti. Perché mai dovrebbero essere invidiosi l’uno dell’altro? Le attività di chi ci starà attorno ci serviranno da stimolo, non saranno causa di rancore. Sentimenti del genere apparterranno al passato.

Se questa è la vita a cui aspiriamo, non dovremmo sforzarci di coltivare un’attitudine simile sin da ora? Godiamo già di un paradiso spirituale, liberi da molti problemi del mondo che ci circonda. Visto che nel nuovo mondo di Dio non ci sarà spirito competitivo, abbiamo ogni ragione per evitarlo anche adesso.

È quindi sbagliato paragonarci agli altri, o ci sono circostanze in cui può essere appropriato?

Paragoni appropriati

Molti paragoni provocano reazioni aspre o hanno un effetto deprimente, ma non è detto che sia sempre così. A questo proposito, notate il consiglio di Paolo: “Siate imitatori di quelli che mediante la fede e la pazienza ereditano le promesse”. (Ebrei 6:12) Cercare di imitare le qualità degli adoratori di Geova dell’antichità è un comportamento che paga. Ovviamente questo richiede che si facciano dei confronti, ma così troveremo esempi da imitare e individueremo aspetti in cui dobbiamo migliorare.

Consideriamo il caso di Gionatan. Per certi versi, aveva tutte le ragioni per essere invidioso. Quale figlio maggiore di Saul, re di Israele, forse Gionatan si aspettava di diventare suo successore, invece Geova scelse Davide, un uomo che aveva circa 30 anni meno di lui. Anziché serbargli rancore, Gionatan si distinse per la sua amicizia altruistica con Davide, il futuro re scelto da Geova, e per il sostegno che gli diede. Gionatan era un uomo veramente spirituale. (1 Samuele 19:1-4) A differenza di suo padre, che vedeva in Davide un rivale, Gionatan si rese conto che la mano di Geova guidava le cose e si sottomise alla Sua volontà; non si paragonò a Davide chiedendosi: “Perché Davide e non io?”

Tra cristiani non dovremmo mai sentirci minacciati, come se qualcuno volesse superarci o rubarci il posto. La rivalità è fuori luogo. Le caratteristiche distintive dei cristiani maturi sono la prontezza a cooperare, l’unità e l’amore, non lo spirito competitivo. Il sociologo Francesco Alberoni ha scritto: “L’amore è il grande antagonista dell’invidia. Se noi amiamo qualcuno, vogliamo il suo bene e siamo felici quando ha successo ed è felice”.c Quindi se nella congregazione cristiana qualcuno viene scelto per svolgere un certo incarico l’amore ci spingerà ad esserne contenti. È così che ragionava Gionatan. Saremo benedetti se, come fece lui, sosteniamo quelli che prestano fedelmente servizio in incarichi di responsabilità nell’organizzazione di Geova.

L’esempio dato dai conservi cristiani può suscitare legittima ammirazione. Paragonarci a loro in modo equilibrato ci spingerà a imitarne la fede. (Ebrei 13:7) Ma se non stiamo attenti, l’emulazione può trasformarsi in competizione. Se ci sentiamo messi in secondo piano da qualcuno che ammiriamo e cerchiamo di sminuirlo o criticarlo, il desiderio di emulazione si trasforma in invidia.

Tra gli esseri umani imperfetti non esiste il modello ideale. Le Scritture esortano: “Divenite perciò imitatori di Dio, come figli diletti”. E aggiungono: “Anche Cristo soffrì per voi, lasciandovi un modello, affinché seguiate attentamente le sue orme”. (Efesini 5:1, 2; 1 Pietro 2:21) Dovremmo cercare di imitare gli attributi di Geova e di Gesù, il loro amore, il calore, l’empatia e l’umiltà, e dedicare del tempo ad analizzarci alla luce delle loro qualità, dei loro propositi e dei loro modi di agire. Questi confronti possono arricchire la nostra vita, conferire ad essa un indirizzo definito, darci stabilità e sicurezza, e aiutarci a pervenire alla statura di cristiani maturi. (Efesini 4:13) Se ci concentriamo sul loro esempio perfetto e facciamo del nostro meglio per imitarlo, saremo sicuramente meno propensi a paragonarci ad altri esseri umani.

[Note in calce]

a V. D’Urso, Otello e la mela, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1995, p. 119.

b M. Miceli, L’autostima, Il Mulino, Bologna, 1998, p. 33.

c Gli invidiosi, Garzanti, Milano, 1991, p. 137.

[Immagine alle pagine 28 e 29]

Il re Saul divenne invidioso di Davide

[Immagine a pagina 31]

Gionatan non vide mai un rivale nel giovane Davide

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
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