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  • La perseveranza reca gioia

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  • La perseveranza reca gioia
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2006
  • Sottotitoli
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  • Da tranviere a evangelizzatore
  • Opposizione iniziale
  • Il mio obiettivo
  • Mi viene mostrata generosità
  • Una nuova sfida
  • Asini, cavalli e formichieri
  • Finalmente una compagna
  • Persevero nonostante i problemi di salute
  • La fiducia in Geova mi ha sostenuto
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1997
  • Geova ha benedetto la mia determinazione
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1990
  • La perseveranza porta al progresso
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1995
  • Geova ci custodisce
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1987
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2006
w06 1/7 pp. 8-12

Biografia

La perseveranza reca gioia

NARRATO DA MÁRIO ROCHA DE SOUZA

“Ci sono poche probabilità che il signor Rocha superi un intervento”. Nonostante il pessimismo dei medici, oggi, una ventina di anni dopo, sono ancora vivo e servo come predicatore a tempo pieno dei testimoni di Geova. Cosa mi ha aiutato a perseverare in tutti questi anni?

HO TRASCORSO l’infanzia in una fattoria vicino a Santo Estêvão, villaggio dello stato di Bahia nel Brasile nord-orientale. A sette anni cominciai ad aiutare papà nei lavori agricoli. Tutti i giorni dopo la scuola mi dava qualcosa da fare. In seguito, ogni volta che andava per lavoro a Salvador, la capitale dello stato, papà mi affidava la fattoria.

Non avevamo elettricità, acqua corrente né le comodità comuni oggi, eppure eravamo felici. Giocavo con l’aquilone o con i carrettini di legno che io e i miei amici fabbricavamo. Inoltre suonavo il clarinetto nelle processioni e cantavo nel coro della chiesa locale; fu lì che vidi un libro intitolato História Sagrada, che suscitò il mio interesse per la Bibbia.

Nel 1932, quando avevo 20 anni, il Brasile nord-orientale fu colpito da una grave e prolungata siccità. Il nostro bestiame morì e il raccolto andò male, perciò mi trasferii a Salvador, dove trovai lavoro come tranviere. In seguito affittai una casa e la famiglia mi raggiunse. Nel 1944 papà morì, lasciandomi con la mamma, otto sorelle e tre fratelli a carico.

Da tranviere a evangelizzatore

Una delle prime cose che feci quando arrivai a Salvador fu acquistare una Bibbia. Dopo aver frequentato la chiesa battista per alcuni anni, feci amicizia con Durval, anche lui tranviere. Parlavamo spesso e a lungo della Bibbia. Un giorno mi diede un opuscolo intitolato Dove sono i morti?a Anche se credevo nell’immortalità dell’anima, fui abbastanza curioso da cercare i versetti biblici citati nell’opuscolo. Con mia sorpresa, la Bibbia confermava che l’anima che pecca muore. — Ezechiele 18:4.

Notando il mio interesse, Durval chiese ad Antônio Andrade, un ministro a tempo pieno dei testimoni di Geova, di farmi visita a casa. Dopo la terza visita Antônio mi invitò ad accompagnarlo mentre portava ad altri il messaggio biblico. Alle prime due porte parlò lui, poi mi disse: “Adesso tocca a te”. Ero terrorizzato, ma con mia gioia una famiglia ascoltò con attenzione e accettò i due libri che offrivo. Tuttora provo molta gioia quando incontro qualcuno che si interessa della verità biblica.

Nel 1943 l’anniversario della morte di Cristo cadeva il 19 aprile, e quel giorno mi battezzai nell’Atlantico nelle vicinanze di Salvador. Poiché non c’erano fratelli battezzati che avessero esperienza, fui incaricato di occuparmi del gruppo di Testimoni che si radunava in casa del fratello Andrade, in una delle viuzze che collegano la parte alta e la parte bassa di Salvador.

Opposizione iniziale

La nostra attività cristiana era impopolare durante gli anni della seconda guerra mondiale (1939-45). Alcuni funzionari sospettavano che fossimo spie nordamericane perché la maggior parte delle nostre pubblicazioni veniva dagli Stati Uniti. Di conseguenza gli arresti e gli interrogatori erano frequenti. Quando un Testimone non rientrava dal ministero di campo concludevamo che era stato trattenuto e andavamo al posto di polizia per cercare di farlo rilasciare.

Nell’agosto 1943 Adolphe Messmer, un Testimone tedesco, arrivò a Salvador per aiutarci a organizzare la nostra prima assemblea. Dopo aver ottenuto dalle autorità il permesso di tenere l’assemblea, venne pubblicato sui giornali locali l’annuncio del discorso pubblico “Libertà nel nuovo mondo”, e dei cartelli furono esposti nelle vetrine dei negozi e sul fianco dei tram. Il secondo giorno dell’assemblea però un poliziotto ci informò che il permesso di radunarci era stato revocato. L’arcivescovo di Salvador aveva fatto pressioni sul capo della polizia perché interrompesse la nostra assemblea. Tuttavia nell’aprile dell’anno dopo ricevemmo finalmente il permesso di tenere l’annunciato discorso pubblico.

Il mio obiettivo

Nel 1946 fui invitato ad assistere all’assemblea teocratica “Nazioni liete” nella città di San Paolo. A Salvador il capitano di una nave da carico permise a un gruppo di noi di viaggiare sulla sua nave dormendo sul ponte. Nonostante una tempesta durante la quale tutti soffrimmo il mal di mare, dopo quattro giorni di navigazione attraccammo sani e salvi a Rio de Janeiro. I Testimoni di Rio ci accolsero in casa loro perché potessimo riposare qualche giorno prima di proseguire il viaggio in treno. Quando il treno arrivò a San Paolo fummo accolti da una piccola folla con degli striscioni su cui era scritto “Benvenuti testimoni di Geova”.

Poco dopo essere tornato a Salvador parlai con Harry Black, un missionario degli Stati Uniti, del mio desiderio di fare il pioniere, come vengono chiamati i ministri a tempo pieno dei testimoni di Geova. Harry mi ricordò che avevo delle responsabilità familiari e mi consigliò di portare pazienza. Finalmente nel giugno 1952 i miei fratelli e le mie sorelle erano ormai finanziariamente indipendenti e fui incaricato di servire come pioniere in una piccola congregazione a Ilhéus, città costiera 210 chilometri a sud di Salvador.

Mi viene mostrata generosità

L’anno dopo fui trasferito a Jequié, grosso centro dell’interno dove non c’erano Testimoni. La prima persona da cui andai fu il prete locale. Mise in chiaro che la città apparteneva a lui e mi proibì di predicarvi. Avvertì i parrocchiani dell’arrivo di un “falso profeta” e appostò spie in ogni parte della città per controllare la mia attività. Ciò nonostante quel giorno distribuii oltre 90 pubblicazioni e iniziai quattro studi biblici. Due anni dopo Jequié aveva la sua Sala del Regno con 36 Testimoni. Oggi lì ci sono otto congregazioni e circa 700 Testimoni.

Nei primi mesi vissi in una stanzetta in affitto nella periferia di Jequié. Poi conobbi Miguel Vaz de Oliveira, proprietario dell’Hotel Sudoeste, uno dei migliori della città. Miguel accettò uno studio biblico e insisté che mi trasferissi in una stanza del suo albergo. In seguito lui e sua moglie diventarono Testimoni.

Un altro caro ricordo del tempo trascorso a Jequié riguarda Luiz Cotrim, un insegnante delle superiori con il quale studiai la Bibbia. Luiz si offrì di aiutarmi a migliorare la mia conoscenza del portoghese e della matematica. Avevo fatto solo le elementari, perciò accettai prontamente. Le lezioni che Luiz mi dava ogni settimana dopo lo studio biblico contribuirono a prepararmi per gli ulteriori privilegi che ricevetti poco dopo dall’organizzazione di Geova.

Una nuova sfida

Nel 1956 arrivò una lettera che mi invitava alla filiale, che allora si trovava a Rio de Janeiro, dove sarei stato addestrato per fare il sorvegliante di circoscrizione, come vengono chiamati i ministri viaggianti dei testimoni di Geova. Il corso di addestramento, a cui parteciparono altri otto fratelli, durò poco più di un mese. Alla fine del corso seppi che sarei andato nello stato di São Paulo, cosa che mi lasciò un po’ perplesso. Mi chiedevo: ‘Cosa ci farò io, un nero, lì in mezzo a tutti quegli italiani? Mi accetteranno?’b

Nella prima congregazione che visitai, nella zona di Santo Amaro, fu incoraggiante vedere la Sala del Regno piena di Testimoni e interessati. Quello che mi convinse che i miei timori erano infondati fu che quel fine settimana tutti i 97 componenti della congregazione si unirono a me nel ministero. ‘Sono davvero miei fratelli’, pensai. La cordialità di quei cari fratelli e sorelle mi diede il coraggio di perseverare.

Asini, cavalli e formichieri

Una delle maggiori difficoltà che incontravano i sorveglianti viaggianti in quei giorni erano i lunghi viaggi per raggiungere le congregazioni e i piccoli gruppi di Testimoni nelle zone rurali. Lì i trasporti pubblici erano precari o inesistenti, e gran parte delle strade consisteva di sentieri sterrati.

Alcune circoscrizioni risolvevano il problema acquistando un asino o un cavallo ad uso del sorvegliante di circoscrizione. Molti lunedì sellavo la mia cavalcatura, assicuravo con cinghie le mie cose e cavalcavo anche per 12 ore fino alla successiva congregazione. A Santa Fé do Sul i Testimoni possedevano un asino chiamato Dourado che conosceva la strada per raggiungere i gruppi di studio nel territorio rurale. Dourado si fermava all’entrata delle fattorie e aspettava pazientemente che io aprissi il cancello. Dopo la visita io e Dourado proseguivamo fino al gruppo successivo.

Anche l’inaffidabilità delle comunicazioni rendeva difficoltosa l’opera nella circoscrizione. Per esempio, per visitare un piccolo gruppo di Testimoni che si radunava in una fattoria nello stato del Mato Grosso, dovevo attraversare in barca il fiume Araguaia e proseguire a cavallo per circa 25 chilometri nella foresta. Una volta scrissi per informare il gruppo della mia visita, ma la lettera evidentemente non arrivò, perché non c’era nessuno ad aspettarmi quando arrivai al di là del fiume. Era quasi sera, perciò affidai il mio bagaglio al proprietario di un’osteria e mi incamminai a piedi con la sola borsa.

Presto cadde la notte. Mentre procedevo incespicando nel buio udii sbuffare un formichiere. Avevo sentito che un formichiere può uccidere un uomo con le poderose zampe anteriori. Perciò ogni volta che sentivo un rumore nel sottobosco, avanzavo con cautela tenendo la borsa davanti a me per proteggermi. Dopo aver camminato per ore raggiunsi un ruscello. Purtroppo nel buio non notai che sull’altra riva c’era un recinto di filo spinato. Superai il ruscello con un salto, solo per atterrare sul recinto, tagliandomi.

Finalmente arrivai alla fattoria accolto dal latrato dei cani. Era comune che i ladri di pecore attaccassero di notte, perciò appena si aprì la porta mi affrettai a farmi riconoscere. Dovevo essere un triste spettacolo con gli abiti laceri e insanguinati, ma i fratelli furono felici di vedermi.

Nonostante le difficoltà, quelli furono giorni felici. Mi godevo i lunghi viaggi a cavallo o a piedi, riposandomi a volte all’ombra degli alberi, ascoltando il canto degli uccelli e osservando le volpi che attraversavano le strade deserte che percorrevo. Un’altra fonte di gioia era sapere che le mie visite aiutavano davvero. Molti mi scrivevano per esprimermi la loro gratitudine. Altri mi ringraziavano di persona quando ci incontravamo alle assemblee. Che piacere provavo vedendoli superare problemi personali e fare progresso spirituale!

Finalmente una compagna

Negli anni in cui servii nella circoscrizione ero spesso da solo, e questo mi aiutò a confidare in Geova, “la mia rupe e la mia fortezza”. (Salmo 18:2) Inoltre riconoscevo che essendo scapolo potevo dedicarmi completamente agli interessi del Regno.

Nel 1978, però, conobbi una pioniera di nome Júlia Takahashi. Lei aveva rinunciato al lavoro sicuro di infermiera in un grande ospedale di San Paolo per servire dove c’era maggior bisogno di proclamatori del Regno. Gli anziani cristiani che la conoscevano parlavano molto bene delle sue qualità spirituali e delle sue capacità nel servizio. Come potete immaginare, la mia decisione di sposarmi dopo così tanti anni fu una sorpresa per alcuni. Un buon amico non poteva crederci e mi promise un toro di tre quintali se mi fossi sposato davvero. Il 1º luglio 1978 arrostimmo il toro per il nostro ricevimento nuziale.

Persevero nonostante i problemi di salute

Júlia si unì a me nel servizio di ministri viaggianti e nei successivi otto anni visitammo insieme le congregazioni del Brasile meridionale e sud-orientale. Fu allora che cominciai ad avere disturbi cardiaci. Due volte svenni mentre parlavo nell’opera di predicazione. A motivo dei miei problemi accettammo di servire come pionieri speciali a Birigui, nello stato di São Paulo.

A questo punto i Testimoni di Birigui si offrirono di accompagnarmi in macchina a consultare un medico a Goiânia, distante circa 500 chilometri. Appena la mia salute si stabilizzò, mi sottoposi a un’operazione per applicare un pacemaker. Questo circa 20 anni fa. Anche se ho subìto altre due operazioni, partecipo tuttora all’opera di fare discepoli. Come tante altre leali mogli cristiane, Júlia è stata costantemente fonte di forza e incoraggiamento.

Per quanto i problemi di salute abbiano limitato la mia attività e a volte mi abbiano causato scoraggiamento, riesco ancora a fare il pioniere. Ricordo a me stesso che Geova non ci ha mai promesso che la vita in questo vecchio sistema di cose sarebbe stata tutta rose e fiori. Se l’apostolo Paolo e altri fedeli cristiani dell’antichità dovettero perseverare, perché le cose dovrebbero andare altrimenti per noi? — Atti 14:22.

Recentemente ho ritrovato la prima Bibbia che mi ero procurato negli anni ’30. Nel risguardo avevo scritto 350, il numero dei proclamatori che c’erano in Brasile nel 1943, quando avevo iniziato ad assistere alle adunanze cristiane. Sembra incredibile che adesso in Brasile ci siano più di 600.000 Testimoni. Che privilegio è stato aver contribuito in piccola parte a questo aumento! Certo Geova mi ha ricompensato per la mia perseveranza. Come il salmista posso dire: “Geova ha fatto una cosa grande in ciò che ha fatto con noi. Siamo divenuti gioiosi”. — Salmo 126:3.

[Note in calce]

a Edito dai testimoni di Geova ma non più in ristampa.

b Tra il 1870 e il 1920 quasi 1.000.000 di italiani si erano stabiliti nello stato di São Paulo.

[Immagine a pagina 9]

1943, si annuncia il discorso pubblico alla prima assemblea nella città di Salvador

[Immagine a pagina 10]

1946, Testimoni in arrivo a San Paolo per l’assemblea “Nazioni liete”

[Immagini alle pagine 10 e 11]

L’opera nella circoscrizione alla fine degli anni ’50

[Immagine a pagina 12]

Con mia moglie, Júlia

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