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  • Risolvere i contrasti: un modo per promuovere la pace

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  • Risolvere i contrasti: un modo per promuovere la pace
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova (per lo studio) 2017
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  • PROBLEMI E SOLUZIONI
  • PERSONALITÀ DIVERSE: UNA RISORSA PER LA CONGREGAZIONE
  • SFORZIAMOCI DI RISOLVERE I CONTRASTI
  • “Perseguiamo le cose che contribuiscono alla pace”
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1973
  • L’amore copre una moltitudine di peccati
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
  • ‘Cercate la pace e perseguitela’
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1991
  • Risolviamo i contrasti con amore
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova (di facile lettura) 2016
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova (per lo studio) 2017
w17 giugno pp. 16-20
Una sorella arrabbiata in una Sala del Regno

Risolvere i contrasti: un modo per promuovere la pace

GEOVA DIO ci esorta ad amare la pace e a fare in modo che caratterizzi la nostra vita. Se tutti noi ci comportiamo in modo pacifico, nella congregazione regnerà la pace. Questo può attirare alla verità altre persone che hanno il nostro stesso desiderio di vedere risolti i contrasti.

Per fare un esempio, nel Madagascar uno stregone molto conosciuto notò l’armonia che c’era tra i Testimoni di Geova e si disse: “Se mai volessi far parte di una religione, sceglierei quella”. Anche se ci volle un po’ di tempo, smise di praticare lo spiritismo, sistemò la sua situazione coniugale, che era in contrasto con i princìpi biblici, e diventò un adoratore di Geova, l’Iddio della pace.

Come quell’uomo, migliaia di persone ogni anno trovano nella congregazione cristiana la pace che cercano tanto disperatamente. Tuttavia, la Bibbia spiega in modo chiaro che “amara gelosia e contenzione” possono rovinare un’amicizia e creare problemi tra fratelli (Giac. 3:14-16). Tuttavia, le Scritture contengono anche buoni consigli per evitare situazioni del genere e promuovere la pace. Consideriamo ora alcuni episodi realmente accaduti e vediamo come i problemi sono stati risolti grazie a questi consigli.

PROBLEMI E SOLUZIONI

“Facevo fatica ad andare d’accordo con un fratello che lavorava con me. Una volta, mentre stavamo litigando, due persone entrarono e assisterono alla nostra sfuriata” (CHRIS).

Due sorelle si guardano con ostilità

“Una sorella con cui predicavo spesso smise all’improvviso di uscire in servizio con me. Poi smise anche di parlarmi. Non avevo la minima idea del perché” (JANET).

“Ero al telefono con altre due persone. Una di loro ci salutò, e così pensai che non fosse più in linea. A quel punto dissi delle cose poco carine sul suo conto... ma in realtà non aveva riattaccato!” (MICHAEL).

“Due pioniere della nostra congregazione iniziarono ad avere problemi tra di loro. Una cominciò a rimproverare l’altra. Era scoraggiante per gli altri vedere i loro battibecchi” (GARY).

Potremmo pensare che non si trattasse di grossi problemi, ma avrebbero potuto causare danni emotivi e spirituali con ripercussioni a lungo termine. È bello sapere che i fratelli e le sorelle di cui abbiamo parlato riuscirono a ritrovare la pace facendosi guidare dalla Bibbia. Quali princìpi li aiutarono a risolvere i loro contrasti?

“Non vi esasperate l’un l’altro per la via” (Gen. 45:24). Giuseppe diede questo consiglio ai suoi fratelli mentre partivano per tornare dal padre. Che saggezza in quelle parole! Se non teniamo a bada i nostri sentimenti e ci irritiamo facilmente, potremmo far arrabbiare altri. Chris si rese conto che era orgoglioso e faceva fatica ad accettare suggerimenti. Dato che desiderava cambiare, si scusò con il fratello con cui lavorava e poi si impegnò al massimo per controllare la sua indole. Vedendo gli sforzi che stava facendo Chris, anche l’altro fratello fece dei cambiamenti. Ora sono felici di servire Geova insieme.

“I piani sono frustrati dove non si parla in maniera confidenziale” (Prov. 15:22). Janet capì che doveva seguire questo consiglio e così decise di parlare con l’altra sorella. Le fece con tatto delle domande perché si aprisse con lei e le parlasse del risentimento che provava. All’inizio la conversazione fu un po’ tesa. Tuttavia, man mano che le sorelle parlavano con calma del problema, le cose andavano migliorando. La sorella scoprì che aveva frainteso una situazione in cui Janet non era nemmeno coinvolta, e le chiese scusa. Ora sono di nuovo amiche e servono Geova insieme con gioia.

“Se, dunque, porti il tuo dono all’altare e lì ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, e va via; prima fa pace col tuo fratello” (Matt. 5:23, 24). Probabilmente tutti noi ricordiamo questo consiglio che Gesù diede nel Sermone del Monte. Quando comprese di essere stato sconsiderato e scortese, Michael si sentì terribilmente in colpa. Era deciso a fare pace e così parlò di persona con il fratello che aveva trattato male scusandosi umilmente. Quale fu il risultato? Michael racconta: “Il fratello mi perdonò di cuore”. I due tornarono a essere amici.

“Continuate a sopportarvi gli uni gli altri e a perdonarvi liberalmente gli uni gli altri se qualcuno ha motivo di lamentarsi contro un altro” (Col. 3:12-14). Nel caso delle due sorelle da molti anni nel servizio a tempo pieno, un anziano amorevole le aiutò a riflettere su domande come: “Abbiamo il diritto di far soffrire altri a causa dei nostri contrasti? Abbiamo valide ragioni per non sopportarci e turbare la pace della congregazione?” Le sorelle accettarono il consiglio. Oggi vanno d’accordo e predicano insieme la buona notizia.

Seguire il principio biblico di Colossesi 3:12-14 potrebbe essere un buon punto di partenza se qualcuno ci ha ferito. Infatti, molti di noi hanno riscontrato che essendo umili possono perdonare e dimenticare. Ma se nonostante i nostri sforzi non ci riuscissimo, potremmo mettere in pratica il consiglio di Matteo 18:15? È vero che Gesù si stava riferendo al passo da compiere quando qualcuno commette un grave peccato contro un altro, ma questo consiglio è valido in linea di principio per qualsiasi contrasto. Possiamo semplicemente andare dal fratello o dalla sorella e parlare della questione cercando di risolverla con gentilezza e umiltà.

La Bibbia contiene altri consigli pratici. Affinché si dimostrino efficaci, però, è necessario coltivare “il frutto dello spirito”, cioè “amore, gioia, pace, longanimità, benignità, bontà, fede, mitezza, padronanza di sé” (Gal. 5:22, 23). Come l’olio lubrifica un ingranaggio, queste qualità favoriscono il processo che porta a fare pace con i nostri fratelli.

PERSONALITÀ DIVERSE: UNA RISORSA PER LA CONGREGAZIONE

La personalità è l’insieme di caratteristiche individuali che variano da persona a persona. Le differenze di personalità possono arricchire un’amicizia, ma anche essere fonte di contrasti. Per esempio, un anziano con anni di esperienza dice: “Per chi è timido può essere difficile stare insieme a una persona estroversa ed espansiva. Anche se questa differenza di personalità può sembrare poco importante, in realtà potrebbe portare a seri problemi”. Ma allora persone molto diverse tra loro sono destinate a non andare d’accordo? Consideriamo l’esempio di due apostoli. Cosa ci viene in mente quando pensiamo a Pietro? Probabilmente un uomo schietto e impulsivo. E che dire di Giovanni? Potremmo pensare a una persona amorevole e in genere equilibrata nel modo di parlare e di agire. Sono opinioni plausibili perché in effetti sembra che avessero personalità diverse. Eppure lavoravano bene insieme (Atti 8:14; Gal. 2:9). Anche noi oggi, pur avendo personalità molto diverse, possiamo collaborare con i nostri fratelli.

Forse nella nostra congregazione c’è un fratello o una sorella che ci irrita con il suo modo di fare o di parlare. Comunque, sappiamo che Cristo fu disposto a morire per quella persona e che dobbiamo mostrare amore (Giov. 13:34, 35; Rom. 5:6-8). Quindi, invece di cercare di evitare quella persona o escludere la possibilità di essere amici, potremmo chiederci: “Si sta comportando in modo davvero sbagliato dal punto di vista biblico? Mi sta facendo del male di proposito? O è solo una questione di personalità diverse?” Faremmo anche bene a chiederci: “Quali delle sue buone qualità potrei imitare?”

Quest’ultima domanda è molto importante. Se a questo nostro compagno di fede piace parlare, mentre noi siamo piuttosto taciturni, potremmo imparare qualcosa da lui accompagnandolo nel ministero per vedere come riesce a intavolare conversazioni con facilità. Se si è dimostrato spesso generoso con gli altri, cosa che a noi invece risulta più difficile, forse potremmo notare la gioia che prova nell’aiutare le persone anziane, malate o in difficoltà economiche. Il punto è che, anche se abbiamo personalità diverse, possiamo andare d’accordo con i nostri fratelli e le nostre sorelle se ci soffermiamo sui loro lati positivi. Forse non diventeremo intimi amici, ma probabilmente stringeremo un legame più forte. Questo favorirà la pace sia nostra che dell’intera congregazione.

Evodia e Sintiche forse avevano personalità e modi di fare molto diversi. Nonostante ciò, l’apostolo Paolo le incoraggiò “ad avere lo stesso pensiero nel Signore” (Filip. 4:2). Ci impegneremo anche noi per promuovere l’armonia e la pace nella congregazione?

SFORZIAMOCI DI RISOLVERE I CONTRASTI

Come erbacce che, se non vengono estirpate, possono infestare un giardino, così i sentimenti negativi che nutriamo per gli altri cresceranno se non ci sforziamo di sradicarli. Quando una persona si fa dominare dal rancore, ne può risentire perfino lo spirito della congregazione. Se amiamo Geova e i nostri fratelli, faremo il possibile per evitare che i contrasti turbino la pace che regna tra i servitori di Dio.

Due sorelle parlano e fanno pace

Se mostriamo umiltà e ci sforziamo di fare pace, otterremo risultati eccellenti

Se affrontiamo problemi e contrasti con l’obiettivo di fare pace, potremmo essere sorpresi dagli ottimi risultati. Una Testimone lo ha sperimentato di persona: “Mi sembrava che una sorella mi stesse trattando come una bambina. La cosa mi infastidiva molto. Ero talmente irritata che cominciai a risponderle bruscamente. Pensai: ‘Dato che lei non mi tratta con il rispetto che merito, neanche io le mostrerò rispetto’”.

In seguito questa sorella iniziò a riflettere sul suo comportamento. “Cominciai a vedere i miei difetti e fui molto delusa di me stessa. Capii che dovevo cambiare modo di pensare. Dopo aver parlato della situazione a Geova in preghiera, comprai un regalino alla sorella e le scrissi un biglietto di scuse. Ci abbracciammo e decidemmo di non pensarci più. Da allora non abbiamo più avuto problemi”.

Tutti hanno un disperato bisogno di pace. Quando però si sentono minacciati o punti nell’orgoglio, molti iniziano a comportarsi in maniera tutt’altro che pacifica. Questo modo di fare è comune nel mondo, ma fra gli adoratori di Geova dovrebbero regnare pace e unità. Paolo fu ispirato a scrivere: “Vi supplico di camminare in modo degno della chiamata con la quale foste chiamati, con ogni modestia di mente e mitezza, con longanimità, sopportandovi gli uni gli altri nell’amore, cercando di osservare premurosamente l’unità dello spirito nell’unificante vincolo della pace” (Efes. 4:1-3). Questo vincolo è molto prezioso. Impegniamoci quindi a rafforzarlo e mostriamoci decisi a risolvere qualsiasi contrasto possa sorgere!

Paolo e Barnaba: diversi, eppure fratelli

Paolo e Barnaba

Dire che Paolo provava forti sentimenti è alquanto riduttivo. Infatti, prima di diventare cristiano, ‘spirava minaccia e assassinio contro i discepoli del Signore’ (Atti 9:1). In seguito descrisse i sentimenti che aveva provato nei confronti dei seguaci di Cristo dicendo: “Ero estremamente infuriato contro di loro” (Atti 26:11).

Paolo era cambiato moltissimo dopo il battesimo, ma la gente non aveva dimenticato il suo passato. Anche se era trascorso un po’ di tempo da quando era diventato cristiano, tutti i fratelli di Gerusalemme avevano ancora “timore di lui, perché non credevano che fosse un discepolo” (Atti 9:26).

Forse la congregazione avrebbe continuato a guardare Paolo con sospetto se non fosse stato per un cristiano di Cipro di nome Giuseppe. Dato che era noto per l’amore che mostrava, i fratelli gli avevano dato un nome che ben lo descriveva: Barnaba, cioè “Figlio di Conforto” (Atti 4:36, 37). Coloro che avevano incarichi di responsabilità lo rispettavano, e lui fu pronto ad aiutare Paolo. La Bibbia dice: “Barnaba venne in suo aiuto e lo condusse dagli apostoli, e narrò loro nei particolari come per la strada aveva visto il Signore [...] e come a Damasco aveva parlato intrepidamente nel nome di Gesù” (Atti 9:26-28). Dopo aver ascoltato la testimonianza di Barnaba, i fratelli di Gerusalemme accolsero Paolo. Ben presto quei due uomini iniziarono a servire insieme come missionari (Atti 13:2, 3).

Barnaba deve aver notato le qualità di Paolo, come la determinazione e la schiettezza. D’altro canto, Paolo avrà di certo apprezzato la gentilezza e la compassione mostrate da Barnaba.

Comunque, la Bibbia dice che a un certo punto tra di loro “ci fu un’accesa esplosione d’ira”. Il racconto, però, non suggerisce che il diverbio fosse dovuto a un contrasto di personalità. Piuttosto, i due uomini avevano opinioni diverse su quanto Giovanni Marco fosse qualificato per il servizio missionario (Atti 15:36-40).

Nonostante avessero personalità diverse, Paolo e Barnaba avevano servito insieme prima di quell’episodio. E si legge che Paolo e Marco in seguito predicarono di nuovo fianco a fianco (Col. 4:10). Oggi come nel passato, differenze di personalità non devono necessariamente essere fonte di contrasti.

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