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  • Aiutiamo quelli che hanno speciali bisogni

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  • Aiutiamo quelli che hanno speciali bisogni
  • Il servizio del Regno 1979
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • COSA POSSIAMO FARE
  • Aiutiamo gli anziani e gli infermi
    Il ministero del Regno 1988
  • Cura dei bisogni spirituali dei non udenti
    Il ministero del Regno 1993
  • Assistiamo gli anziani e gli infermi
    Il ministero del Regno 1985
  • Che cosa facciamo per aiutarci gli uni gli altri?
    Ministero del Regno 1970
Altro
Il servizio del Regno 1979
km 9/79 pp. 1-3

Aiutiamo quelli che hanno speciali bisogni

1 Cerchiamo le occasioni per poter lavorare assieme a quelli le cui possibilità di parlare di Geova e della sua bontà sono seriamente limitate da qualche menomazione o difetto fisico? È raro trovare una congregazione che non abbia uno o più componenti la cui attività è piuttosto limitata dalle condizioni fisiche precarie. Alcuni sono storpi, ciechi, sordi o d’età avanzata. È vero che Geova si compiace certamente del loro servizio anche se limitato, ma dovremmo pensare che il loro desiderio di partecipare pienamente sia inferiore al nostro?

2 In certe persone l’infermità fisica produce un’accresciuta sensibilità all’amore e alla bontà di Geova, spingendole a voler fare di più. Forse vorrebbero avere maggiori opportunità di servire Geova, e con l’aiuto di altri questo può essere possibile, con gran gioia di tutti. Non sarebbe un’ottima manifestazione di amorevole interesse includere tali persone nei nostri piani di servizio, cogliendo le occasioni per portarle con noi o per aiutarle a partecipare in qualche altro modo? Questo è in armonia con la meta che ci siamo prefissi: AIUTIAMOCI L’UN L’ALTRO!

COSA POSSIAMO FARE

3 Mostrare considerazione in questo modo significa certamente cooperare con lo spirito di Geova che permea la congregazione cristiana. Paolo spiegò che vi sono “molte membra, eppure un solo corpo”, e osservò che vi sono “membra del corpo che sembrano essere più deboli” a causa di limitazioni che potrebbero essere di natura fisica. Il risultato? “Se un membro soffre, tutte le altre membra soffrono con esso”. Lo sforzo per aiutarli andando in loro ‘soccorso’ unisce la congregazione nell’amore e accresce la proclamazione del messaggio del Regno. — 1 Cor. 12:19-31.

4 Vi vengono in mente alcuni modi in cui si può far questo? In una congregazione c’era un fratello cieco che non era soddisfatto di ciò che stava facendo nel servizio di Geova. Voleva fare di più. Un altro fratello, accortosi della cosa, gli chiese se poteva essere d’aiuto. Ebbene, dopo non molto il fratello cieco conduceva un regolare studio biblico. Come aveva fatto? Il fratello che aveva offerto il proprio aiuto gli leggeva ad alta voce ogni settimana l’intero capitolo da studiare. Poi lo accompagnava allo studio biblico e leggeva le domande. Il fratello cieco, conoscendo bene tutto il materiale, era in grado di condurre lo studio in maniera efficace, e provava molta gioia.

5 In un’altra congregazione, diversi sordi cominciarono a frequentare le adunanze. Non c’era nessun interprete che potesse assisterli, per cui alcuni dei fratelli e delle sorelle giovani vennero in loro aiuto imparando il linguaggio dei segni. Mostrarono in modo eccellente il loro amore fraterno aiutando queste persone a trarre in tal modo beneficio dalle adunanze. Disposero anche di portarli con loro in servizio, organizzandosi in modo tale che in varie visite anche questi sordi potessero parlare ad altri della loro speranza. Non occorre dire che vi fu fra tutti un ottimo scambio di incoraggiamento.

6 A una sorella con un grave impedimento alle gambe era quasi impossibile andare alle adunanze o partecipare al servizio in gruppo. Diversi proclamatori premurosi si misero d’accordo per registrare a turno le adunanze di congregazione affinché anch’essa potesse trarne beneficio sebbene costretta a casa. Oltre a farle regolarmente visita per incoraggiarla, la aiutavano anche a prender parte al servizio. Le consegnavano nomi e indirizzi di interessati ai quali poteva scrivere, e con alcuni di questi essa fu persino in grado di iniziare uno studio biblico. Vi sono stati casi simili in cui la persona interessata è stata invitata a casa dell’infermo e così si è potuto tenere regolarmente lo studio. Si sa anche di proclamatori amorevoli che portano con sé i malati sulla sedia a rotelle quando svolgono l’opera per le strade o in luoghi dove questi proclamatori infermi possono andare più facilmente di casa in casa. Ci vuole un po’ più tempo e qualche sforzo in più, ma pensate ai durevoli benefici derivanti dal lavorare insieme in questo modo.

7 È probabile che scopriate nella vostra stessa congregazione un’ampia varietà di persone con bisogni simili. Avete qualche proclamatore di lingua straniera che incontra difficoltà a motivo della lingua? C’è qualche fratello o qualche sorella anziana che ha bisogno di un aiuto? Che dire di quelli che hanno qualche malattia cronica che consente loro di partecipare al servizio solo in condizioni particolari? Se ci riflettete, sarete forse in grado di aiutare il vostro fratello, recando molta gioia sia a lui che a voi stessi.

8 Programmare la nostra attività in modo da poter lavorare con quelli che hanno degli impedimenti assicura loro che “se uno di loro dovesse cadere, l’altro può rialzare il suo compagno”. Dà anche vero significato al proverbio che dice: “Il vero compagno ama in ogni tempo, ed è un fratello nato per quando c’è angustia”. — Eccl. 4:10; Prov. 17:17.

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