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w22 luglio p. 31

Domande dai lettori

Cosa intendeva Gesù quando disse: “Non pensate che io sia venuto a portare pace”?

Gesù proclamava un messaggio di pace. In un’occasione, però, disse ai suoi apostoli: “Non pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma spada. Sono infatti venuto a causare divisione, mettendo il figlio contro suo padre, la figlia contro sua madre e la nuora contro sua suocera” (Matt. 10:34, 35). Cosa intendeva dire Gesù?

Gesù non voleva dividere le famiglie, ma sapeva che in alcune case i suoi insegnamenti avrebbero causato divisioni. Quindi quelli che desiderano diventare discepoli di Cristo e battezzarsi dovrebbero essere consapevoli delle conseguenze che potrebbe avere la loro decisione. Affrontare opposizione da parte di un coniuge non Testimone o di altri familiari potrebbe rendere difficile continuare a seguire gli insegnamenti di Cristo.

La Bibbia incoraggia i cristiani a essere “pacifici con tutti” (Rom. 12:18). Ma in alcune famiglie gli insegnamenti di Gesù possono avere l’effetto di una “spada”. Questo succede quando in una famiglia qualcuno inizia a vivere secondo gli insegnamenti di Gesù mentre altri che vivono sotto lo stesso tetto li respingono o si oppongono a essi, rendendosi così “nemici” della persona che si sta avvicinando alla verità (Matt. 10:36).

Una ragazza con lo sguardo deciso cammina mentre sua madre alle sue spalle dice qualcosa contro di lei gesticolando. La ragazza tiene in mano il libro “Puoi vivere felice per sempre”.

I discepoli di Cristo che vivono in una famiglia divisa dal punto di vista religioso a volte affrontano situazioni che mettono alla prova il loro amore per Geova e Gesù. Per esempio, parenti non Testimoni potrebbero cercare di costringerli a partecipare a feste religiose. In situazioni di questo tipo un cristiano si trova davanti a una scelta: chi vuole rendere felice? Gesù disse: “Chi vuole più bene a suo padre o a sua madre che a me non è degno di me” (Matt. 10:37). Ovviamente Gesù non stava dicendo ai suoi discepoli che, se volevano essere degni di lui, il loro amore per i genitori doveva diminuire. Piuttosto, stava spiegando come stabilire le giuste priorità. Noi continuiamo ad amare i familiari non credenti che si oppongono all’adorazione che rendiamo a Geova, ma siamo consapevoli che al primo posto nella nostra vita c’è l’amore per Dio.

Senza alcun dubbio l’opposizione da parte di un familiare può fare davvero male. Comunque, i discepoli di Gesù tengono a mente queste sue parole: “Chi non accetta il suo palo di tortura e non mi segue non è degno di me” (Matt. 10:38). In altre parole, i cristiani considerano l’opposizione dei familiari come parte delle sofferenze che i discepoli di Cristo sono disposti ad accettare. Allo stesso tempo sperano che il loro buon esempio spinga i familiari non Testimoni a cambiare atteggiamento e a decidere di conoscere la Bibbia (1 Piet. 3:1, 2).

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