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w25 settembre pp. 26-30
Mats e Ann-Catrin in piedi vicino al loro fuoristrada in un territorio rurale.

BIOGRAFIA

Geova ci ha aiutato a fiorire dove eravamo stati piantati

NARRATO DA MATS E ANN-CATRIN KASSHOLM

“FIORITE là dove siete stati piantati”. Questo potrebbe sembrare uno strano consiglio. Ma Mats e Ann-Catrin, una coppia svedese, sono stati “piantati” molte volte. In che senso? E in che modo questo consiglio è stato loro d’aiuto?

I Kassholm hanno frequentato la Scuola di Galaad nel 1979, e nel corso degli anni sono stati “piantati”, o assegnati, in Iran, nelle Mauritius, in Myanmar, in Tanzania, in Uganda e nello Zaire. Fu a Galaad che sentirono quel consiglio, che fu dato da uno degli istruttori, Jack Redford. Le sue parole sono state loro di grande aiuto, dato che nel corso del tempo sono stati “piantati”, “sradicati” e “ripiantati” molte volte. Lasciamo che ci raccontino la loro storia.

Mats e Ann-Catrin, volete cominciare raccontandoci come avete conosciuto la verità?

Mats: Mio padre viveva in Polonia durante la Seconda guerra mondiale, e in quel contesto vide tanta ipocrisia nella Chiesa Cattolica. Nonostante questo, spesso diceva: “Da qualche parte deve esserci la verità!” Con il tempo capii che aveva ragione. Compravo molti libri usati, e un giorno ne comprai uno blu intitolato La Verità che conduce alla Vita Eterna. Quel titolo catturò la mia attenzione, così lessi il libro per intero quella stessa notte. La mattina seguente avevo capito di aver trovato la verità!

A cominciare dall’aprile del 1972 lessi molte altre pubblicazioni dei Testimoni di Geova e ricevetti la risposta alle mie domande sulla Bibbia. Mi sentivo come il mercante della parabola di Gesù che, dopo aver trovato una perla di grande valore, vendette tutto quello che aveva per comprarla. Io “vendetti” il mio progetto di andare all’università e diventare un medico. Lo feci per comprare la “perla” che avevo trovato: la verità (Matt. 13:45, 46). Il 10 dicembre 1972 mi battezzai.

Nel giro di un anno anche i miei genitori e il mio fratello più piccolo accettarono la verità e si battezzarono. Nel luglio del 1973 iniziai il servizio a tempo pieno. Tra gli zelanti pionieri della nostra congregazione c’era una sorella affascinante e spirituale di nome Ann-Catrin. Ci innamorammo e nel 1975 ci sposammo. Passammo i successivi quattro anni a Strömsund, un bel paesino della Svezia dove molti volevano conoscere la verità.

Ann-Catrin: Mio padre conobbe la verità verso la fine dei suoi studi universitari a Stoccolma. All’epoca avevo solo tre mesi, ma lui mi portava alle adunanze e in servizio. Alla mamma questo non piaceva, e cercava di dimostrare che i Testimoni erano nel torto. Ma non ci riuscì, e alla fine si battezzò anche lei. Quando avevo 13 anni mi battezzai, e quando ne avevo 16 iniziai a fare la pioniera. Servii a Umeå, dove c’era un grande bisogno di proclamatori del Regno, e fui nominata pioniera speciale.

Dopo esserci sposati, io e Mats fummo felici di aiutare diverse persone a conoscere la verità. Tra queste c’era una ragazza di nome Maivor, che rinunciò a una carriera nel mondo dello sport e diventò la compagna di servizio della mia sorella più giovane. Nel 1984 frequentarono la Scuola di Galaad, e adesso servono come missionarie in Ecuador.

Nei tanti posti dove avete servito come missionari, come avete seguito il consiglio di fiorire dove eravate stati piantati?

Mats: Siamo stati spesso “trapiantati” in posti nuovi. Ma abbiamo cercato di rimanere “radicati” in Gesù facendo tutto il possibile per imitarlo, specialmente per imitare la sua umiltà (Col. 2:6, 7). Per esempio, invece di aspettarci che i Testimoni del posto si adattassero a noi, cercavamo di capire perché facessero le cose in un certo modo. Volevamo comprendere il loro modo di pensare e la loro cultura. Più imitavamo Gesù, più sentivamo di essere stati “[piantati] presso corsi d’acqua” in modo da fiorire ovunque fossimo stati assegnati (Sal. 1:2, 3).

Mats e Ann-Catrin mentre trasportano dei bagagli e del cibo.

Viaggiare per visitare le congregazioni era una costante della nostra vita

Ann-Catrin: Un albero, per crescere dopo essere stato trapiantato, ha bisogno anche della calda luce del sole. Geova ha sempre dimostrato di essere “un sole” per noi (Sal. 84:11). Ci ha dato un’affettuosa famiglia composta da fratelli e sorelle spirituali. Per esempio, nella nostra piccola congregazione a Teheran, in Iran, abbiamo sperimentato l’ospitalità che era comune nei tempi biblici. Ci sarebbe piaciuto tanto restare in Iran, ma nel luglio del 1980 il governo vietò la nostra opera, e ci fu detto che avremmo dovuto lasciare il paese entro 48 ore. Fummo spostati nello Zaire, l’attuale Repubblica Democratica del Congo.

Una casa modesta in un villaggio rurale dello Zaire.

Bei ricordi di quando servivamo nello Zaire (1982)

Quando venni a sapere che dovevamo andare in Africa, mi misi a piangere. Avevo sentito parlare dei serpenti e delle malattie diffuse in Africa, e questo mi spaventava. Ma una coppia di nostri amici che aveva servito là per molto tempo ci disse: “Non siete neanche arrivati! Date all’Africa una possibilità, e vedrete: vi conquisterà”. Fu proprio così. I fratelli e le sorelle erano molto affettuosi. Quando sei anni dopo dovemmo lasciare lo Zaire perché la nostra opera era stata vietata, mi ritrovai a sorridere rendendomi conto che adesso stavo chiedendo a Geova in preghiera di farci restare in Africa.

Quali gioie avete avuto nel corso degli anni?

Ann-Catrin seduta su una sedia pieghevole davanti al Volkswagen Kombi.

La nostra “camera da letto” in Tanzania (1988)

Mats: Non posso non menzionare i bei legami di amicizia che abbiamo stretto con missionari provenienti da posti e contesti diversi. Inoltre, in alcuni luoghi dove abbiamo servito, abbiamo provato la straordinaria gioia che deriva dal condurre molti studi biblici. In alcuni periodi ne abbiamo avuti anche 20 ciascuno! E poi non dimenticherò mai l’amore e l’ospitalità dei fratelli e delle sorelle. Quando visitavamo le congregazioni in Tanzania, parcheggiavamo la nostra “camera da letto”, un Volkswagen Kombi, accanto alle case dei fratelli, e loro ci mostravano ospitalità “oltre i loro mezzi” assicurandosi che avessimo tutto il necessario (2 Cor. 8:3). Un momento che per noi era molto speciale era quello che chiamavamo “il momento delle storie”. Alla fine di ogni giornata io e Ann-Catrin ci sedevamo per parlare di quello che era successo durante il giorno e ringraziavamo Geova per esserci stato accanto.

Ann-Catrin: Una cosa che mi ha sempre dato grande gioia è l’essere completamente immersa nella nostra famiglia internazionale. Abbiamo imparato nuove lingue, tra cui il persiano, il francese, il luganda e lo swahili, e abbiamo scoperto molte culture interessanti. Abbiamo aiutato nuovi discepoli a crescere spiritualmente, abbiamo trovato nuovi amici, e abbiamo collaborato “spalla a spalla” con loro nel servire Geova (Sof. 3:9).

Abbiamo anche visto la straordinaria varietà della bellissima creazione di Geova. Ogni volta che accettavamo un nuovo incarico di servizio, era come se stessimo iniziando un viaggio in cui Geova era la nostra guida. Geova ci ha regalato delle esperienze che senza di lui non avremmo mai potuto vivere.

Collage: 1. Mats e Ann-Catrin predicano a una madre e ai suoi figli. 2. Ann-Catrin dà testimonianza a un ragazzo masai.

Predichiamo nel territorio molto vario della Tanzania

Quali difficoltà avete incontrato, e come le avete affrontate?

Mats: Nel corso degli anni abbiamo contratto diverse malattie tropicali, tra cui la malaria. E Ann-Catrin ha dovuto sottoporsi d’urgenza ad alcuni interventi chirurgici. Abbiamo anche avuto delle preoccupazioni legate ai nostri genitori anziani. Per questo siamo molto grati a mio fratello e ai fratelli di Ann-Catrin, che si sono dati tanto da fare per prendersi cura dei nostri genitori; lo hanno fatto fedelmente, mostrando pazienza, gioia e amore (1 Tim. 5:4). Ciò nonostante, a volte lottavamo contro emozioni negative, perché avremmo desiderato fare di più per i nostri genitori anziché dare solo sostegno a distanza.

Ann-Catrin: Nel 1983, mentre servivamo nello Zaire, contrassi una grave forma di colera. Il dottore disse a Mats: “Porti via sua moglie da questo paese oggi stesso!” Il giorno seguente partimmo per la Svezia con l’unico volo disponibile, a bordo di un aereo cargo.

Mats: Pensavamo che il nostro servizio missionario fosse arrivato alla fine, così andammo via affranti e in lacrime. Ma, contrariamente alle previsioni del dottore, Ann-Catrin si riprese. E un anno dopo fummo in grado di tornare nello Zaire, questa volta per servire in una piccola congregazione di lingua swahili a Lubumbashi.

Ann-Catrin: Quando eravamo a Lubumbashi ebbi un aborto spontaneo. Anche se non avevamo pianificato di avere figli, perdere il nostro bambino fu un’esperienza estremamente dolorosa per me. Ma durante quel periodo così triste ricevemmo da Geova un regalo inaspettato. Iniziammo più studi biblici di quanti non ne avessimo mai iniziati. In meno di un anno nella nostra congregazione il numero dei proclamatori passò da 35 a 70 e il numero dei presenti alle adunanze da 40 a 220. Eravamo molto impegnati nel ministero, e vedere la benedizione di Geova mi dava tanto conforto. Ancora oggi spesso pensiamo al nostro bambino e parliamo di lui. Siamo impazienti di vedere come Geova sanerà completamente le ferite del nostro cuore.

Mats: A un certo punto Ann-Catrin iniziò a sentirsi estremamente debole e affaticata. A me fu diagnosticato un tumore al colon al quarto stadio, e dovetti sottopormi a un importante intervento chirurgico. Ma oggi sto bene, e Ann-Catrin continua a fare tutto quello che può.

Nel corso del tempo ci siamo resi conto che non siamo gli unici ad affrontare delle difficoltà. Dopo il genocidio del Ruanda, avvenuto nel 1994, andammo a trovare molti fratelli nei campi profughi. Vedendo la loro fede, la loro perseveranza e la loro immancabile ospitalità capimmo ancora meglio che Geova ha la potenza necessaria per sostenere i suoi servitori mentre affrontano qualsiasi prova (Sal. 55:22).

Ann-Catrin: Un altro momento difficile arrivò quando assistemmo alla dedicazione della filiale dell’Uganda nel 2007. Al termine dell’evento ci mettemmo in viaggio con un gruppo di circa 25 missionari e beteliti verso Nairobi, in Kenya. Prima che raggiungessimo il confine con il Kenya, un camion che veniva dalla direzione opposta invase improvvisamente la nostra corsia provocando uno scontro frontale con il nostro mezzo. L’autista e cinque dei nostri amici morirono sul colpo, e una sorella morì più tardi in ospedale. Non vediamo l’ora di riabbracciare questi nostri cari amici (Giob. 14:13-15).

Le ferite che avevo riportato nell’incidente alla fine guarirono. Ma come diversi altri passeggeri, io e Mats ci trovammo a fare i conti con il disturbo post-traumatico da stress. Nel mio caso gli attacchi di panico si presentavano di notte, e mi svegliavo di soprassalto con dei sintomi che assomigliavano a quelli di un infarto. Era spaventoso. Tuttavia, pregare sentitamente Geova e leggere alcuni dei nostri passi biblici preferiti ci aiutò ad affrontare la situazione. Ci rivolgemmo anche a degli specialisti, il che fu di grande aiuto. Adesso i sintomi sono diventati più gestibili, e chiediamo a Geova di aiutarci a confortare altri che affrontano disturbi simili.

Nel descrivere come siete riusciti ad affrontare situazioni difficili, dicevate che Geova vi ha portato “come delle uova”. Cosa intendevate dire?

Mats: Questa espressione viene da un detto swahili: “Tumebebwa kama mayai mabichi”, che significa “siamo stati portati come delle uova”. Proprio come una persona trasporta con attenzione le uova per evitare che si rompano, Geova ci ha sostenuto in modo tenero e con delicatezza ovunque abbiamo servito. Abbiamo sempre avuto quello di cui avevamo bisogno, e anche di più. Un modo in cui Geova ci ha fatto sentire il suo amore e il suo sostegno è stata l’empatia che il Corpo Direttivo ci ha sempre mostrato.

Ann-Catrin: Voglio raccontarvi un episodio che dimostra come Geova ci ha teneramente sostenuto. Un giorno mi chiamarono dalla Svezia per informarmi che mio padre era in terapia intensiva. Mats si era appena ripreso dalla malaria. Non potevamo permetterci i biglietti aerei per tornare a casa, così decidemmo di vendere la macchina. Ma poi ricevemmo altre due telefonate. Una era di una coppia che, avendo sentito della nostra situazione, si offrì di pagarci un biglietto. L’altra veniva da una sorella anziana che aveva messo da parte del denaro in una scatolina sulla quale aveva scritto: “Per qualcuno in difficoltà”. Nel giro di pochi minuti, Geova era venuto in nostro soccorso (Ebr. 13:6).

Ripensando agli oltre 50 anni che avete dedicato al servizio a tempo pieno, cosa avete imparato?

Mats e Ann-Catrin, sorridenti, posano uno accanto all’altra.

In Myanmar, dove serviamo attualmente

Ann-Catrin: Ho capito che la nostra forza sta “nel mantenere la calma e avere fiducia”. Quando confidiamo in Geova, in un certo senso lui fa della nostra battaglia la sua battaglia (Isa. 30:15; 2 Cron. 20:15, 17). Servendo Geova al meglio delle nostre capacità in ogni incarico, abbiamo ricevuto più benedizioni di quelle che avremmo mai potuto ricevere in qualsiasi altro modo.

Mats: La lezione più importante che ho imparato è che devo confidare in Geova in ogni situazione e vedere come lui agisce in mio favore (Sal. 37:5). E Geova non è mai venuto meno alla sua promessa di sostenerci. Anche ora che serviamo alla Betel del Myanmar continuiamo a vedere quanto siano vere queste parole.

Il nostro desiderio è che molti giovani che vogliono fare di più nel ministero sperimentino su sé stessi l’amore leale che Geova ha mostrato a noi. Siamo sicuri che questo accadrà se permetteranno a Geova di farli fiorire ovunque verranno piantati.

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