-
MatteoIndice delle pubblicazioni Watch Tower 1945-1985
-
-
24:15 ad 278, 312, 465, 609, 744, 1027, 1157, 1171; w85 15/4 25; w85 1/10 8-13; w84 1/9 18; w83 1/3 12-22; w83 15/6 3-7; w83 15/7 31; uw 180; w81 1/4 22; kc 107; w80 15/2 23; w79 1/8 25; sl 20; w77 396; go 149; w76 197; ml 20-21; w75 301, 328; ka 300; kj 257, 351; g73 8/7 8; w72 371, 376; w71 187, 365-367, 369; si 137; w70 397-398; w63 38, 603; g63 22/4 23; w62 280; w61 128; yw 210, 315-316; w60 185, 431, 566; w55 12; nh 249; w54 140-141; w48 234; w46 91; na46-1 25; dr 25-26
-
-
Matteo — Approfondimenti al capitolo 24Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
-
-
la cosa ripugnante che causa devastazione Daniele aveva predetto che “cose ripugnanti” (o “la cosa ripugnante”) sarebbero state associate a una devastazione (Da 9:27; 11:31; 12:11). Qui Gesù indica che “la cosa ripugnante che causa devastazione” non era ancora comparsa: sarebbe arrivata in un momento successivo. A 33 anni dalla morte di Gesù, i cristiani furono testimoni dell’adempimento iniziale della profezia quando videro una cosa ripugnante posta in un luogo santo. Nel passo parallelo di Lu 21:20 è scritto: “Quando vedrete Gerusalemme accerchiata da eserciti accampati, sappiate che la sua devastazione è vicina”. Nel 66 gli eserciti della pagana Roma accerchiarono la “città santa”, Gerusalemme, luogo considerato santo dagli ebrei e focolaio della rivolta giudaica contro Roma (Mt 4:5; 27:53). I cristiani che avevano discernimento riconobbero negli eserciti romani con i loro stendardi idolatrici “la cosa ripugnante”: per loro era il segnale definitivo che era arrivato il momento di “[fuggire] verso i monti” (Mt 24:15, 16; Lu 19:43, 44; 21:20-22). Qualche tempo dopo, quando i cristiani erano ormai fuggiti, i romani devastarono la città e la nazione. Gerusalemme fu distrutta nel 70, e nel 73 i romani conquistarono l’ultima roccaforte ebraica, Masada. (Confronta Da 9:25-27.) Il dettagliato adempimento iniziale della profezia fornisce validi motivi a conferma del fatto che anche il suo adempimento maggiore avrà luogo; questo adempimento culminerà quando Gesù “[verrà] sulle nubi del cielo con potenza e grande gloria” (Mt 24:30). Ignorando che Gesù parlò della profezia di Daniele come di qualcosa che si doveva ancora adempiere, molti seguono la tradizione giudaica che applica la profezia di Daniele alla profanazione del tempio di Geova a Gerusalemme a opera di Antioco IV Epifane, re di Siria, nel 168 a.E.V. Nel tentativo di cancellare l’adorazione di Geova, Antioco eresse perfino un altare sopra il grande altare di Geova e vi sacrificò maiali al dio pagano Zeus Olimpio. (Vedi approfondimento a Gv 10:22.) Il libro apocrifo di 1 Maccabei (1:54) usa un’espressione simile a quella di Daniele (che associa cose ripugnanti e devastazione) e la applica all’avvenimento del 168 a.E.V. Comunque la tradizione giudaica e il passo di 1 Maccabei si basano su interpretazioni di uomini, e non scaturiscono da rivelazioni ispirate. Di certo la profanazione del tempio da parte di Antioco fu un fatto ripugnante, ma da quella non derivò la devastazione di Gerusalemme, del tempio o della nazione giudaica.
luogo santo Espressione che nell’adempimento iniziale di questa profezia si riferisce a Gerusalemme e al suo tempio. (Vedi approfondimento a Mt 4:5.)
(il lettore usi discernimento) I lettori dovrebbero sempre usare discernimento quando studiano la Parola di Dio, ma a quanto pare c’è bisogno di particolare attenzione quando si deve applicare questa parte della profezia di Daniele. Qui Gesù stava avvertendo i suoi ascoltatori che quella profezia non si era adempiuta in passato, ma doveva ancora adempiersi. (Vedi l’approfondimento la cosa ripugnante che causa devastazione in questo versetto.)
-