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  • Romani 14:4
    Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture
    • 4 Chi sei tu per giudicare il servitore di un altro?+ Se sta in piedi o cade, la cosa riguarda il suo padrone.+ E starà in piedi, perché Geova* può farlo stare in piedi.

  • Romani 14:4
    Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture con riferimenti
    • 4 Chi sei tu da giudicare il domestico di un altro?+ Egli sta in piedi o cade al suo proprio signore.+ In realtà, sarà fatto stare in piedi, poiché Geova* può farlo stare in piedi.+

  • Romani
    Indice delle pubblicazioni Watch Tower 1986-2025
    • 14:4 w10 15/4 15

  • Romani
    Indice delle pubblicazioni Watch Tower 1945-1985
    • 14:4 cj 168; w78 15/5 10; lp 129; w75 21; w73 175, 278; w63 626; w61 464, 686; w48 181

  • Romani
    Guida alle ricerche per i Testimoni di Geova — Edizione 2019
    • 14:4

      La Torre di Guardia,

      15/4/2010, p. 15

  • Romani — Approfondimenti al capitolo 14
    Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
    • 14:4

      Chi sei tu per giudicare il servitore di un altro? Nel brano di Ro 14:1-12 Paolo rende chiaro che i cristiani non devono giudicarsi a vicenda in questioni di coscienza. I cristiani della congregazione di Roma provenivano da vari contesti culturali, e alcuni di loro esprimevano giudizi sui compagni di fede in merito a decisioni e azioni che non violavano i princìpi biblici. Nel v. 3 si legge che “Dio ha accolto” sia “chi mangia” sia “chi non mangia”. Con la sua domanda qui al v. 4, Paolo aiuta i suoi fratelli a rendersi conto che la persona che loro stanno giudicando ha invece l’approvazione di Geova. Paolo usa l’esempio di un servitore e del suo padrone. Il padrone aveva il diritto esclusivo di stabilire regole per il proprio servitore, imporgli restrizioni, dargli compiti, tenerlo o mandarlo via. Chiunque altro si fosse arrogato questo diritto sarebbe stato considerato presuntuoso, e il padrone avrebbe potuto giustamente dirgli: “Chi ti credi di essere?” In modo simile, in questioni di coscienza il cristiano risponde al suo Padrone, Dio. Nessun cristiano ha il diritto di giudicare il proprio fratello perché quel fratello appartiene esclusivamente a Dio.

      Geova Qui diversi manoscritti greci a disposizione leggono ho Kỳrios (“il Signore”). Comunque, come spiegato nell’App. C, ci sono valide ragioni per ritenere che in origine in questo versetto ci fosse il nome divino e che solo in seguito sia stato sostituito dal titolo Signore. Il contesto (Ro 14:1-12) indica che qui si fa riferimento a Geova Dio. Paolo sta parlando dell’importanza di non giudicare gli altri in questioni di coscienza. Nel v. 10 dice che tutti “compariremo davanti al tribunale di Dio”. A sostegno del suo ragionamento, nel v. 11 cita Isa 45:23, il cui contesto rende chiaro che è Geova Dio a parlare (Isa 45:18-22), e Isa 49:18, dove compare il nome divino. (Vedi approfondimento a Ro 14:11.) E nel v. 12 Paolo conclude dicendo: “Quindi ciascuno di noi renderà conto di sé stesso a Dio”. Pertanto, il contesto di questo passo e il forte richiamo alle Scritture Ebraiche supportano la scelta di usare il nome Geova nel testo principale. (Vedi App. C3 introduzione; Ro 14:4.)

      può farlo stare in piedi Cioè può fare in modo che ottenga buoni risultati e conservi la Sua approvazione. Lo stesso verbo originale tradotto “far stare in piedi” è usato con un significato simile in Lu 21:36, dove è reso “stare”.

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