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Romani — Approfondimenti al capitolo 16Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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Date i miei saluti Dal v. 3 al v. 15 Paolo manda saluti a 26 cristiani di cui precisa il nome e a molti altri a cui accenna singolarmente o collettivamente. Il fatto che menzioni specificamente otto donne — Prisca, Maria, Trifena, Trifosa, Perside, Giulia, la madre di Rufo e la sorella di Nereo — dimostra quanto apprezzasse le sue sorelle spirituali. Da questi saluti è evidente che Paolo, nonostante avesse già da molti anni l’importante incarico di apostolo delle nazioni (At 9:15; Ro 1:1; 11:13), non smise mai di interessarsi personalmente dei suoi compagni d’opera.
Prisca e Aquila Questa coppia di fedeli cristiani era stata espulsa da Roma in seguito al decreto contro gli ebrei emanato dall’imperatore Claudio nel 49 o all’inizio del 50. Nel 54 Claudio morì, e verso il 56, quando Paolo scrisse questa lettera, Prisca e Aquila erano di nuovo a Roma. (Vedi approfondimento ad At 18:2.) Paolo li definisce suoi compagni d’opera. Il termine greco tradotto “compagno d’opera” (synergòs) compare 12 volte nelle Scritture Greche Cristiane, soprattutto nelle lettere di Paolo (Ro 16:9, 21; Flp 2:25; 4:3; Col 4:11; Flm 1, 24). È interessante che Paolo usi lo stesso termine greco quando in 1Co 3:9 dice: “Siamo collaboratori di Dio”.
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