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1 CorintiIndice delle pubblicazioni Watch Tower 1945-1985
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10:21 w85 15/1 25; w80 1/10 30; w80 15/12 7; us 41; gh 126; w74 316; w73 533; w69 189-190; im 30; w64 587; w63 186; w62 29, 537; yw 153-154; w59 754; w56 110; w53 287; w51 71
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1 Corinti — Approfondimenti al capitolo 10Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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il calice di Geova Cinque versetti prima Paolo parla del calice di vino che alla Cena del Signore rappresenta il sangue di Cristo (1Co 10:16). Lì lo definisce “il calice della benedizione che benediciamo”. Quando Gesù istituì questa celebrazione, prima di passare il calice ai suoi discepoli pronunciò una benedizione, o preghiera (Mt 26:27, 28; Lu 22:19, 20). Allo stesso modo oggi viene pronunciata una benedizione, o preghiera, prima che venga passato il calice. In ogni caso è stato Geova a provvedere ai cristiani tutto quello di cui hanno bisogno, compreso il sacrificio di riscatto di Gesù; è Geova colui al quale Gesù presentò il valore del suo sacrificio; è stato Geova a stabilire come sarebbe stato impiegato quel sacrificio; è stato Geova a predire e istituire il nuovo patto (Ger 31:31-34). Quindi è opportuno parlare del “calice di Geova”. (Vedi App. C3 introduzione; 1Co 10:21a.)
calice dei demòni [...] tavola dei demòni La Cena del Signore è un pasto di comunione. Il cristiano che partecipava alla Cena del Signore prendeva parte a un pasto di comunione sotto certi aspetti simile ai sacrifici di comunione offerti nell’antico Israele (Le 3:1-16; 7:28-36; 1Co 10:16). In modo analogo il cristiano che avesse partecipato con degli idolatri a un pasto in occasione di un sacrificio avrebbe condiviso quel pasto con i demòni. Non poteva partecipare sia alla Cena del Signore che ai pasti con cui i pagani adoravano i loro falsi dèi.
tavola di Geova Si ritiene che questa espressione sia un richiamo più o meno esplicito a Mal 1:7, 12, dove l’altare del tempio di Geova è chiamato appunto “tavola di Geova”. Viene detta “tavola” perché i sacrifici che vi erano offerti erano paragonati a “cibo [lett. “pane”]” (Mal 1:7; nt.; Ez 41:22). Quando gli israeliti mangiavano parte dei sacrifici di comunione offerti a Dio, era come se condividessero un pasto con lui, dato che l’altare rappresentava proprio Dio. (Vedi l’approfondimento il calice di Geova in questo versetto e App. C3 introduzione; 1Co 10:21b.)
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