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1 Corinti — Approfondimenti al capitolo 15Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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grazie all’immeritata bontà di Dio sono quello che sono Qui Paolo riconosce umilmente che non può attribuirsi il merito dei risultati che ha ottenuto nel servire Geova. Mette in risalto questo punto menzionando tre volte in questo versetto l’“immeritata bontà” di Dio. (Vedi Glossario, “immeritata bontà”.) L’enfasi che Paolo dà all’immeritata bontà permette di leggere nella giusta chiave la sua affermazione: ho faticato più di tutti loro (cioè più degli altri apostoli). Paolo era grato che Dio nella sua misericordia avesse scelto lui, un ex persecutore dei cristiani, perché diventasse un apostolo (1Tm 1:12-16). E dimostrò questa gratitudine faticando strenuamente per svolgere il suo incarico. Coprì lunghe distanze per mare e per terra diffondendo la buona notizia e fondando numerose congregazioni. Il suo ministero comportò scrivere 14 lettere ispirate che diventarono parte delle Scritture Greche Cristiane. Geova inoltre lo benedisse dandogli il dono di parlare in altre lingue, facendogli avere delle visioni e concedendogli la capacità di compiere altri miracoli, inclusa una risurrezione (At 20:7-10; 1Co 14:18; 2Co 12:1-5). Paolo considerava il suo servizio e tutte queste benedizioni un’espressione dell’immeritata bontà di Geova.
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