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1 Tessalonicesi — Approfondimenti al capitolo 2Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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siamo stati separati da voi O “siamo stati privati di voi”. Qui Paolo usa un verbo greco (aporfanìzo) che alla lettera potrebbe essere tradotto “siamo stati resi orfani” e che è affine al termine reso “orfani” (orfanòs) in Gc 1:27. Il verbo, comunque, non era usato solo in riferimento a un figlio che perdeva un genitore, ma anche al lutto in generale, incluso quello di un genitore che perdeva un figlio. Nei vv. 7 e 11 di questo capitolo, Paolo paragona sé stesso e i suoi collaboratori sia a una madre che a un padre. Forse, quindi, qui usa questo verbo per indicare che lui e i suoi collaboratori sentivano così tanto la mancanza della loro famiglia spirituale di Tessalonica che si consideravano come genitori che avevano perso dei figli. Questo è un altro esempio di come, per descrivere il suo rapporto con i compagni di fede, Paolo ricorse a termini tipici del contesto familiare. (Vedi approfondimenti a 1Ts 2:7, 11.)
per poco tempo Paolo usa un’espressione idiomatica che ricorre solo qui nelle Scritture Greche Cristiane e che in modo più letterale potrebbe essere tradotta “per un periodo (tempo stabilito) di un’ora”. Quello che sembra voler dire è questo: anche se era passato poco tempo da che era stato con i fratelli di Tessalonica (forse solo alcuni mesi), Paolo non vedeva l’ora di rincontrarli. Perciò in questo versetto li rassicura che, nonostante la separazione non voluta, aveva fatto di tutto per poterli rivedere. Per confortarli, aveva deciso di mandare loro Timoteo (1Ts 3:1, 2).
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