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1 Timoteo — Approfondimenti al capitolo 6Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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quello che ti è stato affidato Lett. “il deposito”. In questa espressione Paolo include le verità scritturali che erano state affidate a Timoteo (1Ts 2:4; 2Tm 1:14; confronta Ro 3:2 e approfondimento). A volte il termine originale veniva usato per indicare oggetti di valore depositati in banca. Poteva indicare anche beni affidati alle cure di qualcuno, ed è questo il senso con cui compare nella Settanta (Le 6:2, 4 [5:21, 23, LXX]). Dicendo a Timoteo custodisci il sacro messaggio, Paolo non intendeva dire che dovesse rinchiuderlo da qualche parte per tenerlo al sicuro, ma trasmetterlo ad altri con scrupolosità e accuratezza mentre insegnava (2Tm 2:2). Timoteo avrebbe così contribuito a proteggere, o custodire appunto, quelle preziose verità dal rischio di essere modificate o contaminate da coloro che promuovevano “discorsi vuoti” e dalla “falsamente chiamata ‘conoscenza’”.
discorsi vuoti Lett. “suoni vuoti”. Qui Paolo usa un termine greco che indica “conversazioni senza valore”. Alcune Bibbie lo traducono con “vaniloqui”, “chiacchiere”. Questi discorsi si basavano su speculazioni anziché sulle solide verità della Parola di Dio. Erano vuoti in quanto non contribuivano in alcun modo all’edificazione della fede (1Tm 1:6; 2Tm 4:4; Tit 3:9). Peggio ancora, queste chiacchiere futili spesso erano profane o irriverenti; ecco perché Paolo dice: violano ciò che è santo. Chi si impelagava in discorsi del genere sostituiva le verità della Parola di Dio con semplici pensieri umani. Paolo consiglia a Timoteo di non avere niente a che fare con simili discorsi (1Tm 4:7 e approfondimento; 2Tm 2:16).
quella che è falsamente chiamata “conoscenza” La “conoscenza” a cui si riferisce Paolo non merita in realtà di essere definita tale: è solo una pallida imitazione, e non trova alcun riscontro nella Parola di Dio. Contiene infatti contraddizioni, ovvero idee o ragionamenti contrastanti e, peggio ancora, argomentazioni che contraddicono gli scritti ispirati. In questa lettera Paolo ha più volte messo in guardia Timoteo dai discorsi divisivi e vuoti dei falsi maestri, che facevano sfoggio della loro conoscenza e cercavano di influenzare negativamente la congregazione (1Tm 1:4, 7; 4:1-3, 7; 6:3-6). Già da tempo circolavano opinioni errate su cosa fosse davvero la “conoscenza” (in greco gnòsis). Nel II secolo alcuni gruppi di cristiani apostati divennero noti perché si definivano gnostici; si consideravano infatti possessori della conoscenza. (Vedi approfondimento a Gv 1:14.)
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