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Ebrei — Approfondimenti al capitolo 1Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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Lui è il riflesso della gloria di Dio Questa è una delle svariate espressioni che Paolo usa per sottolineare il rapporto singolare che esiste tra Gesù Cristo dopo la risurrezione e il suo Padre celeste. Il termine greco qui reso “riflesso”, che letteralmente significa “riverbero”, compare solo in questo punto nelle Scritture Greche Cristiane. Può essere inteso in senso attivo (come nel caso di una luce irradiata o emanata da una fonte) o passivo (come nel caso di una luce riflessa da una superficie). In questo caso vale la seconda accezione, dato che la gloria di Dio non proviene da Gesù; non è lui a irradiarla, non ne è lui la fonte, ma piuttosto la riflette, in quanto è “l’immagine dell’Iddio invisibile” (Col 1:15; confronta Gv 5:19). Pertanto la resa “riflesso” è coerente sia con gli insegnamenti biblici nel loro insieme sia con l’espressione tradotta “l’immagine esatta” che compare sempre in questo versetto.
l’immagine esatta del suo stesso essere Il termine greco reso “immagine [o “rappresentazione”] esatta” (charaktèr) alla lettera si riferisce a “un marchio, o impronta, impresso su un oggetto”. Negli scritti greci extrabiblici può indicare un’incisione su legno o metallo, un marchio sulla pelle del bestiame, un’impronta su argilla o l’effigie su una moneta. Qui descrive il fatto che Gesù, dopo la sua risurrezione, è la perfetta rappresentazione dell’essenza stessa del suo Padre celeste. Persino mentre era sulla terra come uomo perfetto rispecchiò le qualità e la personalità del Padre nella misura più piena possibile per un essere umano. (Vedi approfondimento a Gv 14:9.) Ma dopo essere stato risuscitato e dopo aver ricevuto da Geova “una posizione superiore”, Gesù è diventato simile a lui in una misura senza precedenti (Flp 2:9; Eb 2:9). Ora è immortale e ha “in sé la vita” (Gv 5:26 e approfondimento; Ro 6:9; Ri 1:18), ed è perciò “l’esatta rappresentazione” di Dio, “del suo stesso essere” (Eb 1:2-4).
sostiene ogni cosa A riprova dell’immensa autorità di Cristo Gesù, Paolo spiega che Dio gli ha dato il potere di sostenere “ogni cosa” nell’universo. (Confronta Col 1:16, 17.) Il verbo greco reso “sostiene”, che può significare “portare” o “tenere”, qui trasmette l’idea di tenere qualcosa in vita. Gesù ha anche un ruolo chiave nell’adempimento dei propositi di Geova.
mediante la sua potente parola Lett. “tramite la parola della sua potenza”. Qui Paolo si riferisce a quanto pare alla potenza di Geova. Essendo la suprema e assoluta Fonte di potenza, Geova la fornisce ad altri in armonia con la sua volontà (Isa 40:26, 29-31; Lu 5:17; Flp 2:13; 4:13).
si è seduto alla destra della Maestà Gesù ha compiuto la purificazione dei peccati dell’umanità offrendo “un solo sacrificio [...], una volta per sempre” (Eb 10:12, 13). Geova lo ha ricompensato risuscitandolo alla vita spirituale e dandogli “ogni autorità [...] in cielo e sulla terra”, posizione superiore a quella che aveva prima di venire sulla terra (Mt 28:18; Flp 2:9-11; Eb 2:9; 1Pt 3:18). L’espressione “alla destra della Maestà”, cioè di Geova Dio, sembra richiamare le parole di Sl 110:1 (Eb 1:13 e approfondimento; 8:1; 12:2). Essere seduto “alla destra” di qualcuno implica l’idea di ricoprire una posizione di potere, autorità e onore. La posizione occupata da Gesù è seconda solo a quella di Geova stesso (Ro 8:34; 1Co 15:27, 28; Ef 1:20; vedi approfondimento ad At 7:55).
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