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Ebrei — Approfondimenti al capitolo 4Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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Giosuè Giosuè, figlio di Nun, viene menzionato due volte nelle Scritture Greche Cristiane. (Vedi approfondimento ad At 7:45.) In ebraico il suo nome significa “Geova è salvezza” (Gsè 1:1, nt.). L’equivalente greco, che compare in questo versetto, è Iesoùs, solitamente tradotto “Gesù”. (Vedi approfondimento a Mt 1:21.) Comunque il contesto fa capire che in questo caso Iesoùs non si riferisce a Gesù, ma al Giosuè che fu condottiero dell’antica nazione di Israele e guidò il popolo di Dio nella Terra Promessa. Qui Paolo sottolinea che le promesse di Dio si sarebbero adempiute solo tramite Gesù Cristo, Condottiero più grande di Giosuè.
avrebbe parlato di un altro giorno Anche se Giosuè aveva condotto gli israeliti nella Terra Promessa, quel paese non era diventato un luogo di riposo duraturo. Dopo la morte di Giosuè, infatti, gli israeliti si erano nuovamente ribellati, e il loro paese era stato presto corrotto da idolatria, guerra e oppressione (Gdc 2:10-15). Essendosi messi contro il proposito di Dio, gli israeliti non poterono entrare nel suo sacro giorno di riposo. Tuttavia qui Paolo spiega sotto ispirazione che in seguito, “nel salmo di Davide”, Geova aveva parlato di “un altro giorno” di riposo (Eb 4:7, 8), riferendosi a quel giorno con la specifica “oggi” (Sl 95:7). In questo modo aveva reso chiaro che l’opportunità di entrare nel suo riposo era ancora valida, opportunità che, come Paolo indica in Eb 4:9, i cristiani devono cogliere. (Vedi approfondimento a Eb 4:3.)
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