Nota in calce
a Il Pontefice Massimo Giulio Cesare aumentò il numero dei pontefici del collegio a sedici. The Encyclopædia Britannica, undicesima edizione, Volume 22, pagina 66b sotto PONTEFICE dice: “Il nome deriva chiaramente da pons [ponte] e facere [fare] ma ora non si può determinare se si debba intendere che questo indichi qualche speciale legame con il sacro ponte sul Tevere (Pons Sublicius), o quale possa essere stato il significato originale. Il collegio esisteva sotto la monarchia [di Roma], quando i suoi membri erano probabilmente in numero di tre; si possono considerare sicuramente quali consiglieri legali del rex [re] in tutte le questioni di religione. Sotto la repubblica [di Roma] essi acquistarono importanza sotto un pontifex maximus [massimo costruttore di ponti], il quale assunse i doveri del re come principale amministratore della legge religiosa. . . . Essi avevano la carica a vita. L’immensa autorità del collegio si accentrava nel pontefice massimo, formando gli altri pontefici il suo consilium o corpo di consiglieri. Le sue funzioni erano in parte sacrificali o rituali, ma queste erano le meno importanti; il vero potere stava nell’amministrazione dello jus divinum [diritto divino]. . . . È ovvio che un sacerdozio avente funzioni come queste, e con la carica a vita, dovette avere grande potenza nello stato, e nei primi tre secoli della repubblica è possibile che il pontefice massimo fosse in effetti il membro più potente. . . . Giulio Cesare l’ebbe negli ultimi vent’anni della sua vita, e Augusto lo assunse dopo la morte di Lepido nel 12 a.C. dopo di che essa divenne inseparabile dalla carica di imperatore regnante. Con il declino dell’impero [romano] il titolo passò molto naturalmente ai papi, le cui funzioni di amministratori della legge religiosa somigliavano strettamente a quelle dell’antico sacerdozio romano, di qui l’uso moderno di ‘pontefice’ e ‘pontificale’”.