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Il Messia: una benedizione per tutte le nazioniSvegliatevi! 1983 | 22 agosto
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Il Messia: una benedizione per tutte le nazioni
IL PROFETA ebreo Isaia parlò di un tempo futuro in cui “dimorerà il lupo con l’agnello; si coricherà il leopardo con il capretto . . . e il leone come il bue mangerà paglia”; in quel tempo gli uomini “non faranno male né guasteranno”. — Isaia 11:6-9.a
Ma come sarebbero state realizzate tali pacifiche condizioni? È da notare che Isaia mise in relazione tali condizioni con un futuro governante del quale disse: “Un rampollo uscirà dal tronco di Jesse [il padre di Davide, antico re d’Israele]”. (La Sacra Bibbia, volgarizzata da S. D. Luzzatto e continuatori) Questo discendente del re Davide sarebbe stato un governante ideale, un uomo che non avrebbe giudicato dalla semplice apparenza esteriore o per sentito dire, ma che avrebbe giudicato con giustizia, stabilendo il diritto e la pace. Soprattutto, questo futuro sovrano non avrebbe governato solo gli ebrei, ma, piuttosto, tutte le nazioni avrebbero potuto chiedere la sua guida. In effetti, come predisse Isaia, “le nazioni accorreranno” a lui. — Isaia 11:1-10, Luzzatto; confronta Isaia 9:5, 6.
Mentre negli anni successivi alla profezia di Isaia la nazione ebraica si riferì a questo atteso governante come al Messia, o unto, l’identità di quest’ultimo è stata per molto tempo un soggetto controverso. La storia parla di numerose persone che nei secoli hanno preteso d’essere il Messia, ciascuna delle quali ha acquistato popolarità per poi essere dimenticata. L’antropologo ebreo Raphael Patai fece notare “la prontezza delle masse a credere a qualsiasi impostore o illuso sognatore che pretendeva d’essere il Messia”. E, com’era da prevedere, coloro che riposero la loro speranza in un sedicente Messia finirono per rimanerne amaramente delusi. Questo mostra quanto dobbiamo essere cauti nell’identificazione del Messia.
Isaia tuttavia indicò che avremmo dovuto ‘accorrere’ al Messia per essere partecipi delle benedizioni che avrebbe recato. Siamo grati che ci sia molto da imparare dalla storia dei pretesi Messia del passato, nonché dalle Scritture Ebraiche stesse. Pertanto vi invitiamo a considerare i seguenti articoli.
[Nota in calce]
a Tutte le citazioni bibliche delle Scritture Ebraiche contenute in questa serie di articoli sono prese dall’Antico Testamento (ATE), testo ebraico con italiano a fronte, Bibbia rabbinica, ed. Marietti (1978), salvo diversa indicazione.
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Perché non accettarono Gesù?Svegliatevi! 1983 | 22 agosto
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Perché non accettarono Gesù?
NEL primo secolo dell’era volgare gli ebrei si trovavano sotto la tirannide del pagano Impero Romano. Per la prima volta si cominciò a pensare seriamente che Dio avrebbe ora suscitato un liberatore per il suo popolo, il Messia promesso. Il moderno storico ebreo Abba Hillel Silver ha precisato: “Il primo secolo . . . specialmente la generazione prima della distruzione [di Gerusalemme nel 70 E.V.], assisté a una straordinaria manifestazione di entusiasmo circa la comparsa del Messia”.
Anche lo storico Giuseppe Flavio, del primo secolo, menzionò lo stesso fenomeno, e a proposito di un gruppo di uomini che sorsero in quel tempo disse quanto segue: “Ingannatori e impostori, che con il pretesto dell’ispirazione divina promuovevano cambiamenti rivoluzionari, . . . hanno condotto [la moltitudine] nel deserto nella convinzione che Dio avrebbe dato loro segni di liberazione”.
Sebbene molti di coloro che nel primo secolo pretesero d’essere il Messia riuscissero a farsi un grande seguito, solo Gesù di Nazaret è accettato oggi. Eppure nel primo secolo la nazione ebraica non fu in grado di accettarlo come Messia promesso. Quindi è importante chiedersi: Perché relativamente pochi ebrei credettero che Gesù era il Messia? Quale fu l’obiezione della maggioranza?
Secondo il rabbino Hyman G. Enelow, “le idee che la mente giudaica associava al Messia . . . non furono realizzate da Gesù”. Quindi, in parole semplici, Gesù non fu accettato dai più perché non soddisfece le attese popolari. Come abbiamo già visto, il profeta Isaia descrisse il Messia come un re futuro che avrebbe portato pace, diritto e giustizia eterni. Profezie scritturali come queste aiutarono a dare forma all’attesa ebraica. Dato che il Messia doveva essere re d’Israele, ci si poteva aspettare che, al tempo della sua comparsa, qualsiasi governo gentile esercitasse il dominio su Israele avrebbe rinunciato alla propria sovranità.
Infine però si diffuse la credenza che il Messia avrebbe effettivamente guidato gli ebrei nel rovesciare quel governo gentile. Un’enciclopedia ebraica (Encyclopædia Judaica) dice: “Gli ebrei del periodo romano credevano che Dio avrebbe suscitato [il Messia] per spezzare il giogo dei pagani e regnare in un ristabilito regno d’Israele”.
Troviamo tracce di questa diffusa idea negli scritti dell’epoca. Per esempio, parlando degli ebrei che nel 66 E.V. si ribellarono a Roma, Giuseppe Flavio scrisse: “Ma quello che maggiormente li incitò alla guerra fu un’ambigua profezia, ritrovata ugualmente nelle sacre scritture, secondo cui in quel tempo uno proveniente dal loro paese sarebbe diventato il dominatore del mondo”.
Questo è confermato anche dal tipo di persone che nelle loro pretese messianiche ebbero l’appoggio delle masse. Storicamente coloro che in quell’epoca pretesero d’essere il Messia, a eccezione di Gesù di Nazaret, erano rivoluzionari politici. The Book of Jewish Knowledge dichiara: “Una cosa straordinaria in questi pretesi Messia del primo secolo fu che ognuno servì da punto di raccolta per la rivolta contro il dominio romano. A differenza di Gesù, . . . gli altri ‘messia’ di quel periodo furono, senza eccezione, agitatori e patrioti militanti”. Questo fatto era semplicemente un riflesso delle aspettative prevalenti fra il popolo.
È perciò evidente che gli ebrei del primo secolo non avevano il concetto, sviluppatosi in seguito, di un Messia che doveva soffrire e morire. Anzi l’erudito ebreo Yoseph Klausner giunse a questa conclusione: “L’intero concetto di un Messia che doveva esser messo a morte era tale che, al tempo di Gesù, non poteva essere compreso . . . dagli ebrei”. Anche quei pochi ebrei che credettero che Gesù era il Messia non si aspettavano che avrebbe sofferto o sarebbe stato messo a morte. — Matteo 16:21, 22.
Pertanto, chiunque fosse stato attratto dagli insegnamenti di Gesù sarebbe stato sicuramente turbato dal fatto che Gesù non rovesciasse il governo romano e non divenisse re sopra Israele ma venisse invece giustiziato dal governo romano. Klausner spiegò: “Il Gesù crocifisso fu una delusione per la maggioranza di quelli che lo avevano seguito da vivo”. Non è strano che Paolo di Tarso, missionario cristiano del primo secolo, parlasse di “Cristo al palo, per i Giudei causa d’inciampo”! — I Corinti 1:23.
Ma nonostante il netto contrasto fra la vita di Gesù e quello che gli ebrei si aspettavano, migliaia di giudei vissuti a quel tempo credettero che Gesù era il Messia. Come si spiega?
[Immagini a pagina 5]
Cosa aspettavano gli ebrei: QUESTO? o QUESTO?
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Il Messia doveva soffrire e morire?Svegliatevi! 1983 | 22 agosto
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Il Messia doveva soffrire e morire?
COME abbiamo già visto, gli ebrei del primo secolo aspettavano un condottiero che rovesciasse il governo romano, stabilisse un regno giudaico in Israele e portasse un’era di pace e di benedizioni da Dio. Dato che Gesù di Nazaret non lo fece, la nazione giudaica non volle accettarlo come Messia.
Molti ebrei però che erano stati attratti dagli insegnamenti di Gesù continuarono a credere che era il Messia, anche dopo la sua morte. Perché poterono crederlo? Se le Scritture Ebraiche indicavano che il Messia avrebbe introdotto un’era di grandi benedizioni attraverso un regno sopra Israele, come potevano questi ebrei continuare a credere in qualcuno che non aveva stabilito questo regno, ma che, invece, aveva sofferto ed era stato messo a morte?
Come indicano i loro scritti, subito dopo la morte di Gesù i suoi discepoli ebrei giunsero alla conclusione che non si era tenuto conto di alcune importanti profezie delle Scritture Ebraiche, indicanti che il Messia avrebbe compiuto un’opera preliminare prima di diventare re d’Israele. Qual era quest’opera? E in quale parte delle Scritture Ebraiche è scritto che il Messia avrebbe fatto quest’opera preliminare?
La profezia messianica di Daniele
Le Scritture Ebraiche usano spesso la parola ebraica corrispondente a Messia, o unto, in riferimento a re e sacerdoti dell’antico Israele; ma quando nel testo ebraico ci si riferisce a questi unti di minore importanza vengono sempre usati aggettivi qualificativi. Ma c’è una scrittura dove la parola ebraica per Messia ricorre senza alcun aggettivo qualificativo, a significare che qui indica il Messia. Si noti cosa dice questa scrittura:
“Settanta settimane [di anni] furono fissate per il tuo popolo e per la tua santa città, dopo di che cesserà l’empietà, avrà fine il peccato, sarà espiata la colpa, si produrrà una giustizia eterna, . . . Sappi dunque e comprendi; dal momento che Gerusalemme sarà restaurata e ricostruita, fino al giorno in cui sorgerà l’Unto [“il Messia”, versione di Patai] principe, passeranno sette settimane di anni e dopo sessantadue settimane di anni, saranno di nuovo rifabbricate la piazza e la fossa, ma in tempi di angoscia. E dopo le sessantadue settimane di anni sarà distrutto [“soppresso”, La Bibbia Concordata] l’Unto [“il Messia”, versione di Patai]”. — Daniele 9:24-26.
È da notare che mentre qui le Scritture parlano di produrre giustizia eterna, questo fatto non è attribuito al dominio del Messia. Al contrario, è messo in relazione con il fatto che il Messia viene soppresso o messo a morte!
Ci è detto inoltre che questi avvenimenti sono legati alla ‘fine del peccato’. Questo è davvero rimarchevole, poiché le Scritture Ebraiche ci dicono che abbiamo tutti l’innata tendenza a fare il male, a peccare. Per esempio in Genesi 8:21 sono riportate le parole di Dio: “Il pensiero dell’animo dell’uomo tende al male fin dalla fanciullezza”. Ci è pure detto: “Non esiste sulla terra un uomo tanto giusto che agisca bene e non pecchi mai”. (Ecclesiaste 7:20) Ma, nonostante questa inclinazione che tutti abbiamo e che non possiamo vincere completamente, la comparsa e la morte del Messia avrebbe in effetti posto ‘fine al peccato’! Non è strano che si parli di questo in relazione al ‘produrre una giustizia eterna’!
Daniele 9 dice inoltre che la comparsa e la morte del Messia sarebbero servite a ‘espiare la colpa’. Quando nelle Scritture Ebraiche si parla di “espiazione” ci si riferisce al coprire i peccati con l’offerta di sacrifici animali. (Esodo 29:36) È curioso però che Daniele 9 parli di espiazione non in relazione alla morte di qualche animale, ma, piuttosto, in relazione alla morte del Messia!
Un “sacrificio per la colpa” a favore di altri
È da notare che mentre Daniele 9:24-26 fa riferimento all’espiazione sostitutiva, c’è un altro passo nelle Scritture Ebraiche che descrive esplicitamente l’espiazione mediante sofferenza e morte sostitutive. Questa profezia parla specificamente della sofferenza e della morte di qualcuno e del fatto che così si sarebbe provveduto all’espiazione dei peccati altrui. Infatti, la scrittura dice in effetti che la sua anima diviene un’offerta per la colpa per i peccati altrui! Si noti ciò che ci dice Isaia 52:13–53:12 riguardo a questo servitore di Dio:
“Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolori, esperto di sofferenze, come colui dinanzi a cui ciascuno nasconde la propria faccia, disprezzato e non lo avevamo stimato e preso in considerazione. Invero egli ha sopportato le nostre malattie ed ha sofferto i nostri dolori. . . . Ed egli è stato colpito per le nostre colpe, abbattuto per i nostri peccati, il castigo su di lui è pace per noi, e la sua ferita guarigione per noi. . . . Il Signore ha colpito su di lui i peccati di tutti noi. . . . Chi ne parlerà? Poiché è stato reciso dal paese dei viventi, per la trasgressione dei popoli è stato colpito. . . . Quando egli offrì la sua persona come sacrificio per la colpa [“desse in espiazione la sua vita”, La Bibbia Concordata]; (egli) vedrà la discendenza, si prolungheranno i suoi giorni, e il volere del Signore si compirà per mezzo suo. Libero dal tormento vedrà e si sazierà, per la sua conoscenza il Mio servo giusto giustificherà molti, sopportando le loro colpe. Perciò Io darò parte a lui fra i grandi, e assieme ai potenti spartirà la preda, in cambio che egli ha offerto alla morte la sua persona . . . ed egli ha sopportato il peccato dei molti e per i peccatori ha interceduto”.
Si noti che la giustizia viene prodotta, secondo Isaia, mediante qualcuno che è “abbattuto per i nostri peccati” come “sacrificio per la colpa”, e che perciò porta “i peccati di tutti noi”. Dato che Daniele 9:24-26 indicava che il Messia avrebbe provveduto tale espiazione, anche Isaia 52:13–53:12 deve riferirsi all’opera del Messia.
Chiarito un paradosso
Ma se il Messia deve soffrire e morire per espiare i peccati di altri, come può regnare, secondo quanto Isaia aveva pure profetizzato? Isaia stesso fece riferimento a questo apparente paradosso quando disse del Messia: “Quando egli [avrà offerto] la sua persona come sacrificio per la colpa; . . . si prolungheranno i suoi giorni”, e “assieme ai potenti spartirà la preda, in cambio che egli ha offerto alla morte la sua persona”. Come poteva sussistere un tale apparente paradosso? Com’è possibile che ‘si prolunghino i giorni’ di qualcuno dopo che ha “offerto alla morte la sua persona”?
Un altro servitore di Dio infatti una volta chiese: “Se l’uomo muore, potrà rivivere?” (Giobbe 14:14) Le Scritture Ebraiche rispondono chiaramente in modo affermativo! Non solo vengono narrati casi in cui profeti di Dio riportarono in vita dei morti, ma ci è pure detto che verrà il tempo in cui “molti di quelli che dormono nella polvere della terra si desteranno”. — Daniele 12:2; confronta I Re 17:17-24; II Re 4:32-37; 13:20, 21.
Quindi, affinché la Parola di Dio si adempisse, il Messia doveva anche essere riportato in vita o risuscitato. Solo allora avrebbe potuto regnare e portare ulteriori benedizioni all’umanità. Così si sarebbero potute applicare appropriatamente a lui le parole di Davide: “Tu non abbandonerai l’anima mia nello Sceòl”. — Salmo 16:10, La Bibbia Concordata.
Tali profezie scritturali finirono per essere comprese così dai discepoli ebrei di Gesù nel primo secolo. Quindi la sofferenza e la morte di Gesù non erano più considerate un impedimento al suo ruolo di Messia. Anzi, tali avvenimenti finirono per essere considerati come ulteriori prove che Gesù era il Messia!
Perché era così difficile accettarlo?
La maggior parte della nazione ebraica di quel tempo però trovò difficile accettare il concetto di un Messia che doveva soffrire e morire. Questo fu dovuto senza dubbio ad altre credenze diffuse a quell’epoca. Molti ebrei per esempio credevano di poter vincere completamente la loro innata inclinazione al male cercando di osservare la Legge mosaica, la torah. Costoro speravano di porre ‘fine al peccato’ da soli, per cui non vedevano nessun bisogno che un Messia morisse e così espiasse i loro peccati.
Un altro insegnamento popolare era che gli ebrei sarebbero stati dichiarati giusti da Dio solo perché erano discendenti di Abraamo. Quindi, se agli ebrei era automaticamente attribuita la giustizia, non c’era alcun bisogno che un Messia ‘giustificasse molti’. Sì, come disse Klausner, “l’intero concetto di un Messia che doveva essere messo a morte era tale che, al tempo di Gesù, non poteva essere compreso . . . dagli ebrei”.
Per forse cent’anni dopo la morte di Gesù il popolo ebraico rifiutò di credere in un Messia che sarebbe stato messo a morte. Ma poi accadde qualcosa che cambiò la situazione. Cosa?
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Che ne è stato dell’attesa ebraica?Svegliatevi! 1983 | 22 agosto
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Che ne è stato dell’attesa ebraica?
LA RACCOLTA di antichi scritti ebraici chiamata Talmud babilonese contiene il seguente commento riguardo al Messia, commento che risale al principio del secondo secolo:
“‘E il paese farà cordoglio’ (Zacc. 12:12). Qual è la ragione di questo cordoglio? . . . Rabbi Dosa dice: ‘[Faranno cordoglio] per il Messia che sarà ucciso’”.
Stranamente questo brano dice che il Messia viene ucciso; tuttavia abbiamo visto che questo concetto era incomprensibile per gli ebrei del primo secolo. Cosa fece cambiare il modo di pensare?
L’idea di un Messia che sarebbe morto sembra sia divenuta popolare nel secondo secolo dell’era volgare, particolarmente dopo la morte di Simone Bar Kokhba. Bar Kokhba era un guerriero, un rivoluzionario politico. Fu accolto ovunque come Messia. Anche rabbi Aqiba ben Yosef, definito “il più influente di tutti i saggi rabbinici”, acclamò Bar Kokhba come Messia.
Infine Bar Kokhba capeggiò una ribellione ebraica contro il governo romano. Dopo un’iniziale vittoria contro le legioni di Roma, Bar Kokhba tentò per tre anni di respingere gli eserciti romani ritornati, e nella lotta persero la vita oltre mezzo milione di ebrei. Ma nel 135 E.V. la ribellione fu domata e Bar Kokhba ucciso.
La generazione che aveva appoggiato entusiasticamente Bar Kokhba venne a trovarsi in una situazione strana. La morte di Bar Kokhba mise in discussione non solo la speranza messianica ma anche il prestigio di rabbi Aqiba. Il dottor Joseph Heinemann dell’Università ebraica di Gerusalemme spiega l’effetto che la morte di Bar Kokhba produsse sui suoi contemporanei:
“Questa generazione deve avere cercato, con le buone o con le cattive, di ottenere l’impossibile: sostenere la messianicità di Bar Kokhba malgrado il suo fallimento. Questa posizione paradossale non avrebbe potuto trovare espressione più adatta che nell’ambivalenza della leggenda di un Messia che è condannato a cadere in battaglia, eppure continua ad essere un vero redentore”.
Ma come potevano gli ebrei conciliare questa idea di un Messia che sarebbe morto con il fatto che doveva diventare re? Raphael Patai fa notare:
“Il dilemma fu risolto dividendo la persona del Messia in due: una, detta messia ben Yosef [o figlio di Yosef], doveva sollevare gli eserciti d’Israele contro i loro nemici, e, dopo molte vittorie e miracoli, sarebbe caduto vittima. . . . L’altra, messia ben David [o figlio di David], verrà dopo di lui . . . e condurrà Israele alla vittoria finale, al trionfo, e alla messianica era di beatitudine”.
L’idea di un Messia che doveva morire continuò a evolversi negli anni successivi alla morte di Bar Kokhba e finì per essere applicata a un Messia ancora futuro che sarebbe morto in battaglia. Chiarendo questo punto, Patai spiega: “Si immagina vada compreso che . . . [il Messia] come Figlio di Yosef morirà alla soglia della Fine dei Giorni, ma poi tornerà in vita come Figlio di David e completerà la missione che aveva intrapresa nella sua precedente incarnazione”.
Strano il parallelo che c’è fra questa credenza e quella dei cristiani del primo secolo! Entrambi i gruppi asserivano di credere in un Messia che sarebbe morto e che sarebbe stato risuscitato prima della predetta era di pace!
Sollevate nuove obiezioni
Nei primi secoli dell’era volgare, il pagano Impero Romano si convertì al cattolicesimo romano, e fra coloro che professavano di seguire Gesù si diffuse l’antisemitismo. Negli anni che seguirono gli ebrei assisterono ad atrocità come le crociate e l’Inquisizione, atti che andavano chiaramente contro il comando di Dio di ‘desiderare per il prossimo quel che desideri per te stesso’. (Levitico 19:18) Inoltre, coloro che professavano di seguire Gesù adottarono credenze non cristiane come l’adorazione di un Dio trino. Eppure Mosè aveva insegnato: “Il Signore è uno”. (Deuteronomio 6:4) Così, mentre la prima obiezione mossa riguardo a Gesù, che non potesse essere il Messia perché era morto, non poteva più essere considerata valida, fu sollevata una nuova obiezione, questa volta riguardo alla condotta e alle credenze non scritturali di coloro che professavano di seguire Gesù. Per cui il giudaismo continuò a respingere il cristianesimo.
Il Messia: una persona vera o un ideale?
La speranza messianica in Israele rimase viva nei secoli. Per esempio quando Maimonide, un rabbino del medioevo, formulò i suoi Tredici Articoli di Fede, vi incluse il seguente: “Credo . . . [e ho] piena fiducia che il Messia verrà, e anche se tardasse, ogni giorno attenderò la sua venuta”.
Ma avvicinandoci di più all’epoca moderna, notiamo che l’idea stessa di un Messia come persona è caduta nell’oblio per quanto riguarda molti ebrei. Per esempio un secolo fa Yoseph Perl scriveva: “Gli ebrei veramente istruiti non si immaginano affatto il Messia come una persona vera”.
Tali ebrei considerano il Messia non come una persona ma come un ideale e così preferiscono parlare di un’era messianica anziché del Messia. Senza un Messia in persona, comunque, non potrebbe esserci un’era messianica.
Ma questo Messia quando sarebbe venuto? Cosa dicono le Scritture Ebraiche?
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Quando doveva apparire il Messia?Svegliatevi! 1983 | 22 agosto
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Quando doveva apparire il Messia?
IL TALMUD babilonese conserva un’interessante leggenda a proposito di Jonathan ben Uzziel, il traduttore della parafrasi aramaica dei profeti ebrei chiamata Targum. Secondo questa leggenda, Jonathan desiderava tradurre in aramaico gli Agiografi, l’ultima parte delle Scritture Ebraiche. Ma una “voce celeste” disse a Jonathan di rinunciarvi perché quella parte delle Scritture conteneva la data della comparsa del Messia.
Va notato che una profezia di Daniele (il libro di Daniele fa parte degli Agiografi), la quale, come abbiamo già visto, si riferisce al Messia, contiene informazioni cronologiche sulla sua comparsa. Consideriamo di nuovo ciò che ci è detto in Daniele 9:24-27:
“Settanta settimane furono fissate per il tuo popolo e per la tua santa città, dopo di che cesserà l’empietà, avrà fine il peccato, sarà espiata la colpa, si produrrà una giustizia eterna. . . . Sappi dunque e comprendi; dal momento che Gerusalemme sarà restaurata e ricostruita, fino al giorno in cui sorgerà l’Unto principe, passeranno sette settimane di anni e dopo sessantadue settimane di anni, saranno di nuovo rifabbricate la piazza e la fossa, ma in tempi di angoscia. E dopo le sessantadue settimane di anni sarà distrutto l’Unto. . . . Concluderà una potente alleanza con molti, durante una settimana e per una mezza settimana farà cessare sacrifici e oblazioni”.
Vien detto, si noti, che questo periodo di tempo è di “settanta settimane”. L’espressione ebraica usata in questo caso significa letteralmente “settanta gruppi di sette”. Gli eruditi ebrei in genere, però, hanno compreso che ciascuna settimana sia non di sette giorni ma, piuttosto, di sette anni. Perciò la versione di Luzzatto rende l’ebraico con l’espressione “settanta settimane (d’anni)”. (Vedi anche la traduzione inglese del rabbino Leopold Zunz, dove è tradotto “settimane di anni”). Perciò l’intero periodo di “settanta settimane” è di 490 anni.
Quando comincia questo periodo di 490 anni? Secondo la profezia, il punto di partenza è l’“epoca in cui fu emessa la parola che Gerusalemme sarebbe rifabbricata”. (Daniele 9:25, Luzzatto) Fu mai emanata tale parola o decreto?
Sebbene durante la sua vita Daniele venisse a conoscenza di un decreto emesso dal re Ciro di Persia nel 538/7 a.E.V. per la ricostruzione del tempio a Gerusalemme, passò quasi un secolo prima che venisse emanato un decreto per la ricostruzione della città di Gerusalemme. Neemia 2:1-8 narra che il re Artaserse Longimano emanò tale decreto nel 20º anno del suo regno. E a quale anno corrisponde? Le fonti storiche più attendibili ci dicono che Artaserse cominciò a regnare nel 474 a.E.V., per cui il suo 20º anno e l’anno in cui emanò il suo decreto sarebbe il 455 a.E.V.a Il periodo di 490 anni cominciò dunque nel 455 a.E.V.
Quando esattamente durante quei 490 anni doveva comparire il Messia? Si noti che le 70 settimane sono suddivise in tre periodi: 7 settimane, 62 settimane e una settimana. Inoltre la profezia dice che il Messia sarebbe apparso dopo che erano passati sia il periodo di 7 settimane che quello di 62 settimane, vale a dire dopo 69 “settimane di anni”, o 483 anni. Pertanto possiamo concludere che il Messia, secondo la profezia, doveva comparire 483 anni dopo il 455 a.E.V., o nel 29 E.V.
Per di più la profezia indica che il Messia sarebbe stato distrutto o sarebbe morto dopo il periodo di 62 settimane (che seguiva il periodo di 7 settimane), e, quindi, nel periodo finale della durata di una settimana. Questo ultimo periodo di sette anni doveva decorrere dal 29 E.V. al 36 E.V. Ma quando sarebbe morto durante quest’ultima settimana? Ci è detto che “per una mezza settimana [“alla metà della settimana (d’anni)”, traduzione di Zunz]” il Messia avrebbe fatto “cessare sacrifici e oblazioni”. La profezia aveva pure indicato che la morte del Messia avrebbe provveduto la vera espiazione per il peccato, per cui, una volta che il Messia fosse morto, qualsiasi sacrificio animale nel tempio sarebbe stato privo di significato. La profezia evidentemente prediceva che il Messia sarebbe morto “alla metà della settimana (d’anni)” (Zunz), vale a dire nel 33 E.V.
Il Messia comparve effettivamente nel 29 E.V. e morì nel 33 E.V.? Come abbiamo già visto, gli ebrei di quel primo secolo attendevano ansiosamente il Messia a quel tempo. (Luca 3:15) Ma di tutti coloro che nel primo secolo pretesero di essere il Messia solo uno comparve sulla scena mondiale nel 29 E.V. e morì nel 33 E.V.: Gesù di Nazaret! — Confronta Luca 3:1, 2.
Come abbiamo già visto, i seguaci di Gesù del primo secolo poterono non solo mettere in armonia gli avvenimenti della vita di Gesù con le profezie delle Scritture Ebraiche ma, mediante le apparizioni di Gesù dopo la sua morte, si convinsero pure che era risuscitato e che un giorno sarebbe tornato per governare come Re messianico e portare la predetta era di pace.
Ma cosa significa questo per noi? Sono passati circa 2.000 anni da che Gesù morì, e non abbiamo ancora visto la predetta era di pace. Ad ogni modo Gesù stesso predisse quali sarebbero state le condizioni al tempo degli “ultimi giorni” di questo attuale sistema di cose e della piena istituzione del messianico Regno di Dio. — Matteo, capitolo 24 e Luca, capitolo 21.
Stando così le cose, potremmo anche essere vivi al tempo in cui “dimorerà il lupo con l’agnello; si coricherà il leopardo con il capretto, . . . il leone come il bue mangerà paglia”, al tempo in cui gli uomini “non faranno male né guasteranno”. — Isaia 11:1-10.
[Nota in calce]
a Si veda Ausiliario per capire la Bibbia, pagine 109, 110, edito dalla Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania.
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