-
Cos’ha Marco?Svegliatevi! 1983 | 8 settembre
-
-
Cos’ha Marco?
MARCO, un bambino di due anni, sembrava avesse il moto perpetuo: non riusciva a stare fermo. Non andava a letto prima di mezzanotte ma si alzava la mattina presto, impaziente di rimettersi in moto. Non solo toccava quello che non doveva ma pareva anche rompesse tutto. Riusciva così male a coordinare i movimenti che incespicava e andava sempre a sbattere contro qualcosa. “È normale per un bambino”, dicevano alla madre. “Gli passerà”.
Ma non gli passò. A cinque anni Marco faceva molta fatica a esprimersi, paragonato agli altri bambini di cinque anni. Aveva difficoltà a formulare i pensieri nella mente. A sei anni non sapeva scrivere le lettere dell’alfabeto e non distingueva i colori. Quando cominciò la scuola, i problemi si moltiplicarono. Non riusciva a stare fermo. Non riusciva a partecipare all’attività di gruppo, neppure per breve tempo. Eppure l’insegnante lo descriveva come un bambino sensibile, che ce la metteva tutta per riuscire.
Marco si distraeva anche con molta facilità. Infatti non riusciva ad andare dalla cucina al bagno a lavarsi le mani senza fare molte altre cose lungo il tragitto. E quando ci arrivava s’era dimenticato perché c’era andato!
C’erano poi i capricci, incontrollate e spesso violente esplosioni d’ira, pianto convulso e il battere i piedi per terra. Ogni volta che i genitori chiedevano a Marco di fare qualcosa, era sempre la stessa storia: non ascoltava. E neppure le frequenti sculacciate sembravano servire a qualcosa. La mamma di Marco non sapeva più che pesci pigliare!
Un bambino cattivo? No. Mentalmente ritardato? No. Di intelligenza inferiore alla media? No, anzi ha un’intelligenza normale. Qual è dunque il suo problema? In effetti Marco ha un disturbo dell’apprendimento.
[Immagine a pagina 3]
Vostro figlio ha problemi di apprendimento?
-
-
Vostro figlio ha problemi di apprendimento?Svegliatevi! 1983 | 8 settembre
-
-
Vostro figlio ha problemi di apprendimento?
A centinaia di migliaia di bambini vengono diagnosticati disturbi dell’apprendimento. Si tratta di una diagnosi errata nel caso di un numero troppo elevato di bambini? Come si può sapere se il proprio bambino ha un disturbo dell’apprendimento?
L’ESPRESSIONE “disturbi dell’apprendimento” si è diffusa nell’ultimo decennio o pressappoco. Descrive una serie di alterazioni che rendono difficile a bambini di normale intelligenza acquistare una o più delle capacità essenziali per imparare. Tali bambini hanno una vista e un udito normale e nessun evidente problema fisico. Eppure c’è un abisso fra le loro risorse potenziali e il loro rendimento.
La causa? Purtroppo le ricerche non sono conclusive. Ma alcuni dati indicano che si tratta di una disfunzione in qualche parte del cervello dovuta a una di queste cause: trauma prima, durante o dopo la nascita; nascita prematura; malattia della madre durante la gravidanza; lungo travaglio o parto difficile. Pertanto i disturbi dell’apprendimento sono spesso legati a piccole disfunzioni cerebrali. Possono includere un difetto di percezione, cioè il bambino ha difficoltà a interpretare le informazioni che gli giungono attraverso i sensi. Secondo alcuni dati, il problema può anche essere ereditario, come indica il fatto che l’incidenza di questo disturbo è molto più alta tra i maschi che tra le femmine.
Segni e sintomi
Qualunque sia la causa, il bambino che ha uno di questi disturbi ha un vero problema. E si può manifestare in vari modi. Naturalmente, non c’è un modello di comportamento tipico del bambino che ha questo genere di disturbi. Non esistono due bambini che imparino e si comportino esattamente nello stesso modo. Seguono alcuni sintomi, che possono andare da leggeri ad acuti.
● Problemi di percezione visiva: “Non riesco a vedere la lavagna”, dice il bambino. Eppure gli esami della vista rivelano che vede normalmente. Sta cercando di giustificare compiti scadenti? Se ha un disturbo dell’apprendimento, può avere problemi di percezione visiva. Vale a dire che può avere difficoltà a interpretare quello che vede. È vero che vediamo con gli occhi, ma comprendiamo quello che vediamo non con gli occhi bensì con il cervello.
Quindi può avere problemi a leggere e scrivere. Nella lettura forse salta le parole. Scambia le parole che cominciano con lo stesso suono (“veste” con “vespe”). Inverte le lettere quando legge (“tesa” con “seta”). Scrivendo forse rovescia le lettere (“b” con “d”) o anche intere parole.
● Problemi di percezione acustica: “Non ti ho sentito”, risponde quando gli chiedete perché non ha fatto quello che gli avete detto. Eppure gli esami dell’udito rivelano che ha un udito normale. È proprio vero che non vi ha sentito? O fa storie, e vi disubbidisce deliberatamente?
Se ha problemi di percezione acustica, in un certo senso è sordo: internamente. Forse sente solo versioni confuse del linguaggio altrui. Le “interferenze” che ode lo confondono e possono suscitare in lui una reazione aggressiva. Se riceve diverse istruzioni può sentirne in effetti solo una. Ma in altri momenti il suo cervello le ode e le percepisce tutte. A volte capisce, a volte no.
● Problemi di linguaggio: Impariamo a esprimerci dalle cose che sentiamo. Ma il bambino che ha problemi di percezione acustica probabilmente non ha mai sentito in senso completo o normale. Come risultato non riesce a esprimere bene le sue idee. Parole e idee sono talora capovolte. “Mamma, la macchina va indietro”, dice. Ma in effetti la macchina va avanti.
● Problemi di memoria visiva e uditiva: Spesso il bambino che ha problemi di percezione visiva o uditiva avrà anche difficoltà di memoria visiva e uditiva. Così forse non riesce a ricordare quello che gli è stato detto a voce di fare, o l’ordine in cui gli è stato detto di fare le cose. Quando manca la memoria visiva, avrà difficoltà a ricordare quello che legge e dove mette le cose.
● Disorganizzazione delle funzioni spaziale e temporale: Il bambino che ha un disturbo dell’apprendimento può non essere in grado di orientarsi nello spazio, vale a dire che non ha il concetto di alto-basso, sinistra-destra, sopra-sotto o dentro-fuori. In parole semplici, come fa a capire che la mensola è in alto, se non sa bene che i piedi sono in basso? Oppure se gli chiedete di mettere la carta dentro il cestino, la metterà sotto il cestino.
Ha la tendenza ad avere un concetto inesatto del suo corpo; non riesce a calcolare quanto spazio occupa. Di conseguenza, spesso si fa un’idea sbagliata di se stesso. Non è strano che molte volte sia goffo e maldestro, molto più degli altri bambini della sua età.
Di solito è sfasato anche per quanto riguarda il tempo. Pare che ieri, oggi e domani siano cose che lo lasciano sconcertato. Forse vi chiedete se imparerà mai la sequenza dei giorni della settimana o dei mesi dell’anno.
● Inadeguata coordinazione dei movimenti: Il bambino che ha un disturbo dell’apprendimento può pure rivelare che le funzioni motorie non sono ben sviluppate. Per lui può essere molto difficile tagliare, colorare e disegnare. Allacciarsi le scarpe, vestirsi o tagliare il cibo sono cose che lui non riesce a fare mentre gli altri bambini della sua età hanno imparato a farle già da molto tempo. Fare dello sport gli è difficile: non riesce a coordinare il movimento della racchetta con quello della palla.
● Rigido e inflessibile: Il bambino che ha un disturbo dell’apprendimento tende a diventare rigido e inflessibile. Quando vuole qualcosa, la vuole subito, indipendentemente da quello che succede intorno a lui. Non vede le cose nel loro insieme; vede i particolari ma gli sfugge il quadro. Diventa estremamente ansioso quando la normale routine si interrompe.
“Non puoi far qualcosa per quel bambino?”
È forse strano che un bambino con simili problemi sia facile all’ira, alla frustrazione e alle bizze? Dopo tutto, forse “ode” e “vede” solo informazioni staccate. Forse è sfasato e i compagni gli dicono che è stupido. Peggio ancora, può darsi non sia compreso neppure dai genitori o dall’insegnante.
Ammettiamolo, non è facile per i genitori vivere con un bambino che il più delle volte ha disordini percettivi e di strutturazione temporale. Possono farsi prendere da ansietà e frustrazione più spesso di altri genitori. La loro triste situazione, però, dà spesso luogo a critiche. “Non puoi far qualcosa per quel bambino?”, chiederà l’osservatore con spirito critico.
Forse il genitore pensa che nel suo bambino c’è qualcosa che non va, ma non riesce a scoprire cosa. È importante però individuarlo presto. Questo bambino, se non è curato, può chiudersi in sé ed estraniarsi, non sviluppando mai appieno tutte le sue risorse.
“Dottore, il mio bambino ha tutti i sintomi”
Così può dire un genitore preoccupato stringendo nelle mani l’articolo di una rivista che parla dei disturbi dell’apprendimento. Letteralmente a centinaia di migliaia di bambini viene diagnosticato qualcuno di questi disturbi. Alcuni, naturalmente, ne sono affetti per davvero. Ma è possibile che questa diagnosi venga fatta indiscriminatamente per un numero troppo elevato di ragazzi?
“Questa diagnosi viene fatta per molti bambini che non ne sono per niente affetti”, dice lo psichiatra Thomas P. Millar. Ma per quale ragione? Una ragione è che i genitori non vogliono colpe, spiega Millar. Il genitore ansioso dice: “La ragione per cui mio figlio non impara bene non è che io sia stato un cattivo genitore. No, il fatto è che ha un disturbo dell’apprendimento”. Ma è proprio così? O potrebbe trattarsi di una lacuna del genitore?
O forse di una lacuna dell’insegnante? La dottoressa Barbara Bateman, un’autorità in materia, dice: “I disturbi dell’apprendimento vengono usati con incredibile successo per giustificare il fallimento delle scuole pubbliche di educare bene quei bambini che hanno veramente bisogno di un buon insegnamento”.
Un altro termine comunemente usato è iperattività (o ipercinesìa), che è spesso messa in relazione con i disturbi dell’apprendimento.a Cos’è l’iperattività? Secondo una relazione pubblicata dall’Accademia americana di Psichiatria Ortomolecolare, si tratta di attività fisica che appare compiuta impulsivamente, “come se ci fosse un ‘ciclone interno’, per cui il bambino non riesce a controllare l’attività, in paragone ad altri bambini”. I sintomi? Il bambino non riesce a stare attento che per brevi periodi, si distrae con facilità, si sposta impulsivamente da un luogo all’altro, ha difficoltà a concentrarsi su una cosa sola, non riesce a stare fermo.
“Proprio come il mio bambino”, dirà un genitore. Ma non siate frettolosi a fare una diagnosi. Il fatto che il vostro bambino sia agitato, pieno di energia o irrequieto non significa necessariamente che sia iperattivo. Può esserci qualche altra causa: allergia a un determinato cibo, sonno insufficiente, o un problema della vista o dell’udito.
Naturalmente i disturbi dell’apprendimento e l’iperattività sono cose che purtroppo esistono, anche se il numero dei casi può venire esagerato. Cosa dovete fare se sospettate che il vostro bambino abbia questo problema? Chiedete il parere di uno specialista. Non si dovrebbe concludere che un bambino ne è affetto prima che sia stato sottoposto ad accurati esami.
Fate una conversazione aperta con l’insegnante di vostro figlio. Non esitate a fare domande. Accertatevi che si tratti di un disturbo dell’apprendimento, e che non dipenda invece dall’insegnante. Appurate di che si tratta e vedete cosa si può fare in proposito. A volte anche solo capire il problema è utile. Una volta fatta la diagnosi, come ci si deve regolare?
[Nota in calce]
a Bisogna ammettere che mentre un’alta percentuale di bambini con disturbi dell’apprendimento sono iperattivi, non tutti i bambini iperattivi hanno problemi di apprendimento.
[Immagine a pagina 6]
Perché è frustrato?
-
-
Genitori, cosa potete fare?Svegliatevi! 1983 | 8 settembre
-
-
Genitori, cosa potete fare?
“NON sappiamo più cosa fare!” “Non capisce proprio!” Così dice il genitore frustrato. Come potete farvi capire dal vostro bambino che soffre di un disturbo dell’apprendimento? E cosa potete fare se il suo problema è l’iperattività?
Il bambino che ha un problema di apprendimento ha bisogno di quello di cui hanno bisogno tutti gli altri bambini: cioè d’essere amato, capito e accettato dai genitori. Ma forse ha bisogno di più tempo e attenzioni. Può darsi avverta che “qualcosa non va” in lui. Ha bisogno d’essere continuamente rassicurato sul fatto che è intelligente, che non è mentalmente ritardato. Solo che impiega più tempo degli altri per imparare.
In molti luoghi ci sono programmi educativi specializzati. Ci vogliono speciali capacità didattiche per ammaestrare un bambino che non impara nel modo normale. Spesso è difficile per i genitori; ci sono di mezzo i sentimenti. In alcune zone vi sono associazioni che si interessano di aiutare i genitori di questi bambini.
Inoltre, voi genitori potete fare molto per migliorare la situazione in casa. Il vostro bambino si sentirà sicuro e felice se renderete l’ambiente domestico tranquillo, amorevole e se userete fermezza. Nello stesso tempo ricordate che i problemi di comportamento del vostro bambino possono essere un diretto risultato del suo disturbo d’apprendimento; forse agisce così perché si sente frustrato. Diamo qui alcuni suggerimenti perché possiate aiutare, non guarire, il vostro bambino che è affetto da disturbi dell’apprendimento.
Se il bambino ha problemi di percezione acustica, accertatevi prima che quando gli parlate vi presti attenzione. Poi parlate lentamente, non dando troppe istruzioni tutte in una volta. Chiedetegli di ripetere quello che avete detto. Rammentate che non sempre vi “ode”. Infatti questi bambini spesso fraintendono i suoni: “Oh, credevo avessi detto vasca”, ma in effetti la parola era “tasca”. Potete anche provare a scrivere le istruzioni infilandogli i biglietti in tasca. Può dover andare in giro con le tasche piene di foglietti, ma almeno ricorderà quello che deve fare!
Disciplinare un bambino che ha un disturbo dell’apprendimento e che forse è anche iperattivo non è certo facile. La madre di Marco rammenta: “Conclusi che Marco non poteva imparare a distinguere una cosa giusta da una sbagliata. Cominciai a scusare il suo comportamento. Ma alla fine di quell’anno i miei problemi si erano aggravati, e non mi rispettava”.
Non vi date dunque per vinti! Proverbi 29:15 raccomanda saggiamente: “La verga e la riprensione sono ciò che dà sapienza; ma il ragazzo lasciato senza freno farà vergogna a sua madre”. Ma come farsi capire da un bambino affetto da questi disturbi?
“Quando si tratta della condotta, cerco di studiare mia figlia abbastanza bene per distinguere fra i suoi non posso e non voglio”, dice Sandra, che ha una figlia affetta da uno di questi disturbi. “Allora so se devo affrontare il problema con comprensione o con fermezza”.
Usando tale perspicacia si dimostra al bambino che si è imparziali ma anche decisi a sostenere ciò che è giusto. Questo può essere molto efficace per riuscire a farsi capire da lui.
Che dire delle punizioni? Una punizione di lunga durata, come non vedere la televisione per un mese, è di solito inefficace. Perché? Perché a metà mese non ricorderà più per che cosa era stato punito. Ma di solito è molto più efficace avvertirlo che, se continua a comportarsi male, la gita allo zoo (o qualche altra cosa che attende con impazienza) non avrà luogo. Naturalmente deve sapere che fate sul serio. Dovete essere coerenti. “La vostra parola Sì significhi Sì, il vostro No, No”, raccomanda la Bibbia. (Matteo 5:37) Ha proprio effetto?
Ecco cos’ha riferito la madre di Marco: “Tutte le volte che si comportava male, doveva stare seduto in un posto da solo. Se non eseguiva gli ordini entro un ragionevole periodo di tempo, se strappava i giocattoli ad altri o se faceva le bizze, finiva nel solito posto. Questo sistema era efficacissimo”.
Altre cose importantissime: regolarità e organizzazione. Esse danno a questi bambini il sostegno di cui hanno bisogno. Regolarità e organizzazione riducono la confusione. Quando c’è un’ora regolare per i pasti, per i compiti, per alzarsi e andare a letto, ecc., sono aiutati a prendere buone abitudini. E una volta stabilito un programma, cercate di seguirlo.
È il caso di dire qualcosa riguardo al benessere emotivo del bambino. Come abbiamo detto nel precedente articolo, il bambino che soffre di un disturbo dell’apprendimento è spesso più incline degli altri bambini a sentirsi frustrato e deluso. Cosa potete fare? I bambini imparano molto dall’esempio. Se quindi il vostro bambino vede che sapete ridere dei vostri propri sbagli, sarà aiutato a ridere dei suoi. Può anche essere utile aiutarlo a esprimere i suoi sentimenti. Se voi gli dite quali sono i vostri sentimenti, gli sarà più facile confidarvi i suoi.
Cosa fare per tenere l’iperattività sotto controllo?
Non tutti i ragazzi che soffrono di un disturbo dell’apprendimento sono iperattivi, ma una percentuale piuttosto alta di essi lo sono. Questo, naturalmente, complica una situazione già difficile. Come con i disturbi dell’apprendimento, ci sono vari gradi di iperattività, da leggera ad acuta. A volte si può frenare l’irrequietezza con un cambiamento di ritmo, semplicemente passando a un’attività diversa. Oltre a ciò, qual è il modo migliore per frenare l’iperattività?
Con i farmaci: In alcuni casi sono prescritte le anfetamine (stimolanti). Stimolanti? Sì. Paradossalmente tendono ad avere un effetto calmante sui bambini iperattivi, portando l’attività a un livello normale e migliorando la concentrazione. Se pensate di adottare questo tipo di cura, vorrete soppesare i possibili effetti collaterali: nervosismo, insonnia, ipersensibilità, vertigini, palpitazioni, inappetenza e scarso sviluppo. Alcuni esperti raccomandano l’attento uso di tali farmaci sotto la sorveglianza del medico. Altri però sono ancora più cauti, indicando che non si sa abbastanza sull’innocuità e sull’efficacia dell’uso a lungo termine degli stimolanti nella cura dell’iperattività. Quindi la decisione spetta a voi.
Eliminate gli additivi alimentari: A partire dal 1973 il dottor Ben Feingold, pediatra specializzato in allergie presso un centro medico di San Francisco (Kaiser-Permanente Medical Center), avanzò l’idea che un’alimentazione esente da additivi alimentari e coloranti artificiali poteva sensibilmente migliorare il comportamento di almeno il 50 per cento dei bambini iperattivi. Si credeva che additivi e coloranti producessero reazioni allergiche in questi bambini, ripercuotendosi negativamente sul loro comportamento.
Ma dal 1973 è in atto una controversia e i pareri degli esperti sono discordi. Riassumendo la controversia il dottor Stanford Miller del Food and Drug Administration (Ente americano per l’alimentazione e i farmaci) ha fatto questi commenti: “Gli studi indicano che c’è qualche legame fra il comportamento di alcune categorie di bambini e le sostanze che compongono il cibo, ma in base ai fatti di cui disponiamo, devo concludere che siamo ancora lontani da una conclusione definitiva”.
Con dosi massicce di vitamine: Nella cura di bambini affetti da iperattività si è fatto ricorso a dosi massicce di vitamine. Oltre a ciò viene eliminato lo zucchero e si bada attentamente alla nutrizione, che dev’essere adeguata e regolare. In alcuni casi si è riscontrato una significativa diminuzione dell’iperattività.
Ma anche in questo caso non tutti gli esperti sono d’accordo. Alcuni affermano che a quanto sembra le dosi massicce di vitamine non hanno nessuna efficacia per quanto riguarda i disturbi dell’apprendimento o l’iperattività, e avvertono che gli effetti collaterali delle forti dosi di vitamine possono provocare problemi di salute. Come spiegano il miglioramento riscontrato nei bambini trattati con dosi massicce di vitamine? Sostengono che sia dovuto all’accresciuta attenzione prestata dalla famiglia ai problemi del bambino e all’impegno messo nell’aiutarlo.
I sostenitori di questa terapia, comunque, affermano che gli effetti collaterali a volte presenti dipendono dalla dose e che riducendo quest’ultima tali effetti spariscono.
È consigliabile consultare un medico, specialmente un pediatra, sia per quanto riguarda la diagnosi che per l’adozione di una qualsiasi delle summenzionate terapie.
È chiaro che non esiste un rimedio facile. Ma una cosa appare sicura. I disturbi dell’apprendimento e l’iperattività sono malattie vere e proprie causate da uno o più fattori indipendenti dalla riluttanza del bambino a stare “fermo” o dal suo rifiuto di imparare. Un bambino del genere ha bisogno di speciale aiuto per soddisfare i suoi speciali bisogni. Soprattutto ha bisogno di un genitore che capisca in che senso è “diverso”. Questo fatto mette a dura prova i genitori, come mostra l’articolo che segue.
Che dire del futuro? Se ricevono il debito addestramento, molti di questi bambini possono condurre una vita normale e produttiva. Leonardo da Vinci, Thomas Edison e Albert Einstein sono alcuni di coloro che avevano problemi di apprendimento ma che li superarono felicemente.
C’è tuttavia una ragione anche maggiore per sperare. L’adempimento della profezia biblica indica chiaramente che viviamo negli “ultimi giorni”. (II Timoteo 3:1-5) Ci avviciniamo rapidamente alla fine di questo sistema di cose malvagio. Che ci sarà poi? Un giusto Nuovo Ordine stabilito da Dio dove disturbi come quelli dell’apprendimento saranno cose del passato. Immaginate! Non ci sarà più un abisso fra risorse potenziali e rendimento. Non avverrà più che bambini come Marco debbano sentirsi come pesci fuor d’acqua. — II Pietro 3:13; Rivelazione 21:1-4.
[Testo in evidenza a pagina 8]
“IL VOSTRO BAMBINO VUOLE IMPARARE! . . . Il suo cattivo comportamento è una normale reazione alla frustrazione. . . . Con il suo cattivo comportamento vuol dirvi: ‘Senti! Mi è difficile imparare. Ho bisogno di aiuto!’” — Dottor Robert D. Carpenter
[Immagine a pagina 9]
Cercate di distinguere fra i suoi NON POSSO e NON VOGLIO
[Immagine a pagina 10]
Ha bisogno d’essere rassicurato
-
-
Una madre raccontaSvegliatevi! 1983 | 8 settembre
-
-
Una madre racconta
ERAVAMO sui venticinque anni e stavamo per diventare genitori. Quanto lo avevamo desiderato! Ero stata attenta alla dieta, avevo preso tutte le precauzioni prima del parto e avevo fatto tutto il possibile perché il bambino nascesse normale e sano.
All’inizio delle doglie corremmo eccitati all’ospedale. Ma quanto dovemmo aspettare! Dopo oltre ventiquattr’ore, il medico, temendo che il bambino potesse risentirne, ordinò di stimolare il travaglio con i farmaci.
Diverse ore dopo mi svegliai e seppi che avevamo una bambina. Che emozione quando vedemmo Jessica! Notammo però che era molto rossa, a differenza degli altri neonati. I medici ci assicurarono che era normale e sana; si trattava di qualcosa di temporaneo, una conseguenza del parto difficile.
I primi tre mesi dopo la nascita di un qualsiasi bambino possono essere estenuanti per i genitori. Ma Jessica piangeva sempre per lunghi periodi. Il medico non ci fece caso e disse: “Smetterà”. A circa sei mesi Jessica cominciò a camminare carponi. Sembrava piena di energia, e passava rapidamente da una cosa all’altra. Osservandola la gente diceva: “Mi viene il mal di testa a guardarla”.
Jessica aveva quasi due anni e la situazione peggiorava. Cadeva sempre e si faceva male. Piangeva con facilità e spesso senza ragione apparente. L’ora dei pasti era di solito un momento doloroso. La cosa peggiore erano i suoi capricci. “Perché”, chiedevamo, “solo per il fatto di aver detto: ‘Basta coi biscotti’?”
Il suo comportamento però aveva anche dei lati divertenti. Una volta, ai grandi magazzini, si infilò nella vetrina, svestì il manichino e si accinse a portarlo via! ‘Ma come le vengono in mente certe cose?’ ci chiedevamo.
C’erano poi i disastri che combinava a casa, continui pasticci in gran quantità. Io dimagrivo. Come avrei fatto a tener dietro a questa bambina di soli due anni che non andava a letto prima di mezzanotte e si alzava all’alba? Perfino gli astanti dicevano: “Deve darle un bel daffare”. Ci sforzavamo d’essere fermi, ma perché era tutto inutile?
Iperattiva?
Verso quell’epoca venne a trovarci un’amica che, vista la nostra difficile situazione, ci disse che il suo bambino era iperattivo; avevamo mai pensato di consultare un medico specializzato nella cura dell’iperattività? Era convinta che suo figlio ne avesse tratto beneficio, e ci esortò a fare qualcosa in proposito.
Iperattiva? ci chiedemmo. Non volevamo trarre conclusioni affrettate. Ma dopo aver parlato a lungo con il medico e osservato per qualche tempo Jessica, la diagnosi fu proprio che era iperattiva. Il medico ci suggerì di eliminare lo zucchero dalla sua dieta e di farle prendere certe vitamine: pensava che la mancanza di varie sostanze nutritive nel suo organismo producesse uno squilibrio chimico e che questa fosse la causa dell’iperattività.
Ripensandoci, avevamo notato da parecchio tempo che dopo aver mangiato certe cose poco nutrienti (tipo caramelle o patatine), Jessica sembrava avere una carica eccessiva. Ora capivamo di avere finalmente qualcosa su cui lavorare. Cominciammo a tener conto delle cose che mangiava e di come si comportava. Non sembrava che lo zucchero fosse l’unico colpevole; alcuni alimenti contenenti zucchero sembravano non aver nessun effetto su di lei.
Poco dopo ci capitò fra le mani un articolo di giornale che parlava di uno specialista di allergie il quale, in un suo recente libro, riferiva che era stato scoperto un nesso fra coloranti e aromi artificiali e l’iperattività. Questo era più specifico, pensammo. Leggendo il libro, lo trovammo piuttosto logico. Il problema di Jessica poteva essere questo?
I nostri sospetti si dimostrarono evidentemente corretti. Avemmo risultati sorprendenti eliminando tutti i coloranti e gli aromi artificiali! Jessica divenne molto più tranquilla. Era come se il suo motore, un tempo troppo veloce per il suo organismo, avesse ora un ritmo normale.
Eliminare i coloranti e gli aromi artificiali: abbastanza facile, pensammo . . . finché non cominciammo a leggere le etichette! Sono dappertutto! E poi, quando si andava al ristorante, a casa di amici, non è facile. A volte però Jessica mangiava un certo cibo contenente una sostanza incriminata e non succedeva nulla. Evidentemente non era allergica a tutti i coloranti e gli aromi artificiali.
Problemi a scuola
Il tempo passava. Quando Jessica aveva quattro anni e mezzo, nacque il suo fratellino, Christopher. Pensammo che finalmente avremmo potuto avere una vita più normale. Il cambiamento nella condotta di Jessica fu notato da altri. Per la prima volta cominciava a manifestare la sua vera personalità.
Ora stava venendo a galla un nuovo aspetto. Sapevamo già che Jessica era molto maldestra, poiché cadeva spesso e faceva abitualmente cadere le cose; era sempre piena di graffi e lividi. Ma presto sarebbe andata a scuola. Eravamo preoccupati. Perché, a cinque anni, faceva tanta fatica a tenere in mano un pastello e a colorare la carta? Avrebbe avuto difficoltà a imparare?
Cominciò la scuola. Jessica, eccitata e felice, era molto ansiosa di imparare. E così cominciò il lavoro di colorare, incollare e ritagliare tipico della scuola materna. Ma fu subito evidente che le era difficile fare queste cose.
Le dedicavamo molto tempo a casa. Le ore che dedicava ai compiti a casa erano spesso dolorose sia per lei che per noi. Alla fine di quell’anno facemmo questa riflessione: Perché per una bambina altrimenti intelligente sembrava così difficile imparare a scrivere le lettere dell’alfabeto? Altre cose ci sconcertavano: Perché scriveva sempre il suo nome Jesscia? E perché invertiva spesso lettere come b e d?
Alla prima elementare Jessica progredì molto rapidamente in alcune materie. Leggeva abbastanza bene, ma era molto debole in aritmetica e ortografia. Sembrava strano che i suoi voti fossero o molto alti o molto bassi. “Non l’ho capito”, oppure: “Non riuscivo a vedere la lavagna”, spiegava.
La portammo subito a fare esami della vista e dell’udito, i quali, con nostra grande sorpresa, rivelarono che ci sentiva e ci vedeva normalmente. Ma la situazione non fece altro che peggiorare. Aveva troppi mal di testa e troppi mal di stomaco in relazione alla scuola, e per di più spesso aveva crisi di pianto in classe e poi di nuovo quando tornava a casa.
Notammo che anche a casa quando dicevamo alla bambina — che ora aveva quasi sette anni — di fare una certa cosa dovevamo ripeterglielo parecchie volte, come se non ci sentisse. Sembrava così assente. Metteva sempre le scarpe al piede sbagliato e il davanti dei vestiti dietro. I giorni della settimana non avevano senso per lei e non conosceva la differenza fra ieri, oggi e domani.
In seconda i problemi di Jessica peggiorarono. Com’era possibile che un giorno sapesse le parole e poi, nel compito in classe di ortografia, invertisse le lettere? Non era diverso con l’aritmetica. Semplici concetti come 2 + 2 = 4 avevano poco o nessun significato per lei. L’insegnante continuava a scrivere: “Dovete aiutare Jessica a casa”. Eravamo esasperati!
Aveva anche un disturbo di apprendimento?
Infine, durante uno dei molti colloqui a scuola, chiedemmo di parlare con lo specialista di disturbi di apprendimento. Gli descrivemmo Jessica e le difficoltà che aveva nell’imparare. Fu prescritta una valutazione psicologica. Eravamo nervosi, prevedendo i risultati.
Furono decisivi. Jessica aveva davvero un disturbo dell’apprendimento. Aveva problemi di percezione acustica e visiva. La sua memoria visiva e uditiva era molto inferiore al normale, e aveva notevoli problemi nella coordinazione dei movimenti.
Fu doloroso ammetterlo, ma accettammo la realtà. Lo psicologo ci spiegò cosa significavano questi fatti nel caso di Jessica. Con il debito aiuto avrebbe potuto, mediante speciali tecniche didattiche, imparare le cose che non era riuscita ad afferrare e col tempo mettersi in pari con la classe.
Fu un gran sollievo. Aveva sempre prestato attenzione! Non era colpa sua se il cervello interpretava erroneamente i segnali che riceveva dagli occhi e dagli orecchi. Per la prima volta comprendemmo veramente nostra figlia.
Sono passati alcuni anni da che è stato individuato il disturbo di Jessica. Il nostro unico rammarico è di avere perso anni preziosi nello scovare la causa dei suoi problemi. Oltre allo speciale aiuto che riceve a scuola, abbiamo riscontrato che un insegnante privato è di grande utilità. Il suo progresso ha superato le nostre aspettative. Ora è di nuovo consapevole dei suoi meriti. Anziché sentirsi frustrata e respinta, col rischio di gravi problemi emotivi, ora sa di poter imparare. È quasi sempre allegra e il vincolo d’amore fra noi si è rinsaldato.
Per quanto riguarda il futuro, comprendiamo che forse Jessica impiegherà più tempo a maturare. Ma avendo individuato il problema e avendo appreso cosa fare, faremo tutto ciò che è in nostro potere per aiutarla a sviluppare al massimo le sue possibilità. — Da una collaboratrice.
[Testo in evidenza a pagina 12]
Avevamo notato da parecchio tempo che dopo aver mangiato cose poco nutrienti Jessica sembrava avere una carica eccessiva
[Testo in evidenza a pagina 13]
Com’era possibile che un giorno sapesse le parole e poi, nel compito in classe di ortografia, invertisse le lettere?
-