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  • Le cause psicologiche
    Svegliatevi! 1987 | 22 ottobre
    • Le cause psicologiche

      “HO FATTO tutte le analisi, ma non ho scoperto nulla”, disse cordialmente il medico a Elisabetta. “Credo che lei sia molto depressa e abbia le sue buone ragioni per esserlo”.

      Elisabetta, che riteneva d’avere un problema di natura fisica, cominciò a chiedersi se non avesse ragione il medico. Rifletté sulla lotta quotidiana che aveva dovuto sostenere negli ultimi anni con il suo bambino di sei anni, turbolento e spesso incontrollabile, al quale fu in seguito diagnosticato un disturbo patologico dell’attenzione. “Lo stress e l’ansietà incessante di tutti i giorni avevano avuto su di me gravissime ripercussioni a livello emotivo”, confessa Elisabetta. “Ero così disperata da pensare al suicidio”.

      Molte persone depresse, come Elisabetta, sono reduci da eccezionali prove emotive. Infatti, un importante studio condotto dai ricercatori inglesi George Brown e Tirril Harris ha riscontrato che fra le donne depresse la percentuale di “gravi difficoltà”, come un alloggio scadente o una situazione familiare difficile, era oltre tre volte superiore a quella registrata fra le donne non depresse. Queste difficoltà avevano causato “notevole e spesso continua angustia” per almeno due anni. Anche vicende dolorose, come la morte di un parente stretto o di un intimo amico, una malattia o un incidente grave, una notizia molto brutta o la perdita del lavoro, erano quattro volte più comuni fra le donne depresse!

      Tuttavia Brown e Harris hanno riscontrato che non sono i problemi, di per sé, a scatenare la depressione. Molto dipende dalla reazione psichica e dalla vulnerabilità emotiva del soggetto.

      “Sembrava non ci fosse speranza”

      Per esempio Sara, una donna attiva, sposata, con tre bambini, si fece male alla schiena in un infortunio sul lavoro. Il medico le disse che avrebbe dovuto ridurre di parecchio la sua attività fisica a causa di un’ernia al disco. “Pensai che tutto il mio mondo crollasse. Ero sempre stata una persona attiva, e facevo dello sport insieme ai miei figli. Riflettei su quello che perdevo e pensai che le cose non sarebbero mai migliorate. Ben presto tutta la gioia di vivere scomparve. Sembrava non ci fosse speranza”, ha confessato Sara.

      Il modo in cui questa donna reagì all’incidente la portò a pensare che non aveva più nulla da sperare dalla vita in generale, e questo scatenò la depressione. Brown e Harris, infatti, affermano in un loro libro (Social Origins of Depression): “[L’episodio scatenante, come l’infortunio di Sara,] può far nascere un senso di disperazione che abbraccia la vita in generale. È questo generalizzare il senso di disperazione che crediamo sia alla base di una sindrome depressiva”.

      Ma come mai molti si sentono incapaci di riprendersi da un trauma, così che cadono in un profondo stato di depressione? Perché Sara, ad esempio, poté cadere vittima di quella serie di pensieri negativi?

      ‘Non valgo nulla’

      “Non ho mai avuto fiducia in me stessa”, spiega Sara. “Avevo pochissima stima di me, e pensavo di non meritare nessuna attenzione”. I penosi sentimenti connessi al pensare che non si vale nulla sono spesso il fattore decisivo. “A causa della pena del cuore c’è lo spirito abbattuto”, dice Proverbi 15:13. La Bibbia riconosce che uno stato di depressione può essere il risultato non solo di pressioni esterne, ma di intime apprensioni. Cosa può portare ad avere poca stima di sé?

      Alcuni nostri modi di pensare sono legati alla nostra educazione. “Da piccola non sono mai stata lodata dai miei genitori”, ha confidato Sara. “Non ricordo di avere mai ricevuto un complimento sin dopo sposata. Perciò cercavo di essere accettata dagli altri. L’idea di non essere accettata mi terrorizza”.

      L’intenso bisogno di essere accettati che Sara avverte è un elemento comune a molti di quelli che cadono in uno stato di profonda depressione. Le ricerche mostrano che questi soggetti tendono a costruire la stima di sé sull’amore che ricevono e sulla misura in cui si sentono accettati dagli altri, anziché sui risultati che essi stessi conseguono. Forse valutano il proprio merito personale in base a quanto sono simpatici o importanti per qualcun altro. “La perdita di questo appoggio”, riferisce un’équipe di ricercatori, “fa calare la stima di sé, e questo concorre in modo significativo all’insorgere della depressione”.

      Perfezionismo

      Chi si preoccupa eccessivamente di essere accettato dagli altri lo manifesta spesso in modo insolito. Sara spiega: “Mi sforzavo di fare tutto a puntino per avere quell’approvazione che mi era mancata da piccola. Nel lavoro secolare, facevo tutto proprio così. La mia famiglia doveva essere ‘perfetta’. Dovevo vivere secondo questa immagine”. Quando ebbe quell’infortunio, però, sembrò che tutto fosse perduto. Sara aggiunge: “Credevo che il peso di mandare avanti la famiglia gravasse tutto su di me e temevo che se non fossi riuscita ad avere una vita normale, loro non avrebbero potuto tirare avanti e la gente avrebbe detto: ‘È una cattiva madre e una cattiva moglie’”.

      Il modo di ragionare di Sara la fece cadere in uno stato di grave depressione. Le ricerche sulla personalità dei soggetti depressi rivelano che il suo non è un caso isolato. Margherita, che pure ha sofferto di profonda depressione, ha ammesso: “Mi preoccupavo di ciò che gli altri pensavano di me. Ero un tipo nevrotico, perfezionista, organizzato, che guardava sempre l’orologio”. Il prefiggersi mete poco realistiche e irraggiungibili o l’essere troppo scrupolosi, non rispondendo poi all’aspettativa, è alla base di molti casi di depressione. Ecclesiaste 7:16 avverte: “Non divenire troppo giusto e non ti mostrare eccessivamente saggio. Perché dovresti causarti desolazione?” Il cercare di mostrarti quasi “perfetto” agli occhi altrui può provocare desolazione emotiva e fisica. Le frustrazioni possono anche portare a rimproverare sempre se stessi, il che ha un effetto distruttivo.

      “Non riesco a farne una giusta”

      Rimproverare se stessi può essere una reazione positiva. Per esempio, qualcuno può essere stato rapinato perché camminava da solo in un quartiere malfamato. Può rimproverarsi per essersi messo in quella situazione e decidere di comportarsi diversamente così da evitare che l’incidente si ripeta. Ma si potrebbe andare oltre e rimproverarsi per il tipo di persona che si è, dicendo: ‘Sono proprio uno sventato che non riesce a stare lontano dai guai’. Questo modo di ragionare mina il carattere e la stima di sé.

      Un esempio dell’effetto distruttivo che può avere questo modo di ragionare lo troviamo in Maria, una donna di 32 anni. Per sei mesi covò del risentimento nei confronti della sorella maggiore a causa di un malinteso. Una sera, al telefono, gliene disse di tutti i colori. La madre, saputo quello che Maria aveva fatto, le telefonò e la rimproverò aspramente.

      “Mi infuriai con mia madre, ma ero ancora più arrabbiata con me stessa, capendo quanto avevo ferito mia sorella”, spiega Maria. Poco dopo si mise a urlare contro il figlioletto di nove anni, che stava combinando qualche guaio. Il bambino, sconvolto, più tardi le disse: “Mamma, sembrava tu volessi uccidermi!”

      Maria ne fu addolorata e dice: “Mi sentii un verme. Pensai: ‘Non riesco a farne una giusta!’ Era l’unica cosa che riuscivo a pensare. Poi cominciai veramente a essere depressa”. Il fatto di rimproverare se stessa ebbe un effetto distruttivo.

      Significa tutto questo che chiunque soffre di grave depressione ha poca stima di sé? Naturalmente no. Le cause sono complesse e varie. Anche quando ne consegue ciò che la Bibbia chiama “pena del cuore”, le emozioni che possono provocarla sono molteplici, come ira repressa, rancore, senso di colpa — giustificato o esagerato — e contrasti non appianati. (Proverbi 15:13) Tutte queste cose possono abbattere lo spirito, vale a dire causare depressione.

      Allorché si rese conto che la sua depressione era dovuta in gran parte al suo modo di ragionare, dapprima Sara ne fu affranta. “Ma poi provai un certo sollievo”, ha confidato, “perché capii che se era stato il mio modo di ragionare a causarla, il mio modo di ragionare poteva anche porvi rimedio”. Sara ha detto che questo pensiero la entusiasmava e ha spiegato perché: “Mi resi conto che, una volta cambiato il mio modo di ragionare su certe cose, la mia vita poteva veramente cambiare da quel momento in poi”.

      Sara fece i cambiamenti necessari e la depressione sparì. Anche Maria, Margherita ed Elisabetta hanno vinto la loro battaglia. Quali cambiamenti hanno fatto?

  • Vincere la lotta contro la depressione
    Svegliatevi! 1987 | 22 ottobre
    • Vincere la lotta contro la depressione

      “MEDIANTE l’abile direzione farai la tua guerra”, dice Proverbi 24:6. Per vincere una battaglia ci vuole abilità; le buone intenzioni non bastano. Certo, se siete depressi non vorrete peggiorare involontariamente la vostra situazione. Per esempio, da uno studio condotto nel 1984 su persone depresse è emerso che alcune cercavano di combattere la depressione ‘sfogando l’ira su altri, e riducevano la tensione bevendo di più, mangiando di più e prendendo più tranquillanti’. I risultati: “Aumento della depressione e dei sintomi fisici”.

      Alcune persone depresse non cercano abile direzione perché temono d’essere considerate deboli di mente. La depressione grave, comunque, non è sintomo né di debolezza mentale né di fallimento spirituale. Le ricerche indicano che questo grave disturbo può insorgere a seguito di una disfunzione chimica nel cervello. Poiché la causa può essere una malattia fisica, se vi sentite molto depressi da più di due settimane forse è consigliabile un esame medico. Se non si scopre nessuna causa fisica del problema, spesso il disturbo si può alleviare cambiando il proprio modo di pensare e ricorrendo ad appropriati farmaci o appropriate diete.a Vincere la lotta contro la depressione non vuol dire che non sarete mai più giù di corda. La tristezza fa parte della vita. Tuttavia, dirigendo abilmente i vostri colpi sarete aiutati a combattere meglio la depressione.

      Il medico prescriverà spesso degli antidepressivi. Si tratta di farmaci preparati al fine di risolvere lo squilibrio chimico. Elisabetta, di cui si è già parlato, li ha usati ed entro qualche settimana il suo umore ha cominciato a migliorare. “Tuttavia ho dovuto cercare d’essere positiva per favorire l’effetto dei farmaci”, ha detto. “Ora che avevo l’aiuto delle medicine, ero decisa a ristabilirmi. Ho anche seguito un programma quotidiano di esercizio fisico”.

      Gli antidepressivi, comunque, non sono sempre efficaci. Su alcuni hanno anche sgradevoli effetti collaterali. E anche se lo squilibrio chimico viene corretto, se non si corregge il proprio modo di pensare la depressione può insorgere di nuovo. Ad ogni modo, si può provare molto sollievo essendo disposti a . . .

      Esternare i propri sentimenti

      Sara sentiva molto il peso delle responsabilità familiari che ricadevano in gran parte su di lei, e anche la pressione del lavoro fuori casa. (Vedi pagina 7). “Ma reprimevo i miei sentimenti”, essa spiega. “Poi, una sera che mi sentivo disperata, telefonai alla mia sorella minore e per la prima volta in vita mia cominciai a dare sfogo ai miei sentimenti. Fu una svolta decisiva, perché quella telefonata mi recò un gran sollievo”.

      Quindi, se siete depressi, cercate una persona comprensiva con cui confidarvi. Può essere il coniuge, un amico intimo, un parente, un ministro religioso, un medico o un bravo consulente. Secondo uno studio i cui dati sono riportati nel Journal of Marriage and the Family, una cosa indispensabile per sconfiggere la depressione è “avere qualcuno a cui potersi rivolgere e con cui dividere i guai della vita”.

      Tradurre i propri sentimenti in parole è un processo salutare che impedisce alla mente di cercare di negare la realtà del problema o della perdita di un proprio caro e, quindi, di lasciare le cose in sospeso. Palesate invece i vostri veri sentimenti. Non lasciatevi frenare da un falso senso di orgoglio, volendo dare l’impressione che siete uno che non si lascia turbare dalle avversità. “L’ansiosa cura nel cuore dell’uomo è ciò che lo farà chinare, ma la parola buona è ciò che lo fa rallegrare”, dichiara Proverbi 12:25. Tuttavia, è solo se vi aprite che gli altri possono cominciare a capire la vostra “ansiosa cura” e dirvi poi quella “parola buona” di incoraggiamento.

      “Quando ho telefonato a mia sorella volevo solo un po’ di comprensione, ma lei mi ha dato molto di più”, rammenta Sara. “Mi ha aiutato a capire in che cosa il mio modo di pensare era sbagliato. Mi ha detto che mi addossavo troppe responsabilità. Anche se dapprima non volevo sentirglielo dire, quando ho cominciato ad applicare i suoi consigli mi son sentita come se mi stessi liberando di un enorme peso”. Veraci sono le parole di Proverbi 27:9: “Olio e incenso sono ciò che rallegra il cuore, anche la dolcezza del proprio compagno a motivo del consiglio dell’anima”.

      È dolce avere un amico o un coniuge che parla con franchezza e vi aiuta a vedere le cose nella giusta luce. Può aiutarvi a mettere a fuoco un problema per volta. Quindi, anziché mettervi sulla difensiva, fate tesoro di questa “abile direzione”. Forse avete bisogno di qualcuno che, dopo varie conversazioni, possa indicarvi alcune mete a breve scadenza tali da suggerirvi i passi necessari per cambiare o modificare la vostra situazione al fine di ridurre o eliminare la causa della tensione emotiva.b

      Quando si lotta contro la depressione bisogna spesso combattere contro sentimenti di scarsa stima di sé. Come si può resistere efficacemente a questi sentimenti?

      Apprezzarsi di più

      Per esempio Maria, come mostra l’articolo precedente, cadde in uno stato di depressione a causa di contrasti in famiglia. La sua conclusione fu: ‘Mi sento un verme. Non riesco a farne una giusta’. Questo pensiero era sbagliato. Se solo avesse analizzato le sue conclusioni, avrebbe potuto controbatterle con questo ragionamento: ‘Alcune cose le faccio bene, altre male, come chiunque altro. Ho fatto un paio di errori, e devo sforzarmi d’essere più previdente, ma non ingigantiamo le cose’. Facendo questo ragionamento, la sua stima di sé sarebbe rimasta intatta.

      Quante volte quella voce interiore ipercritica che ci condanna è in errore! Alcuni dei tipici pensieri distorti che generano depressione sono elencati nell’accluso prospetto. Imparate a riconoscere questi pensieri errati e a controbatterli mentalmente.

      Un’altra vittima della scarsa stima di sé era Gianna, una trentasettenne non sposata con figli. “Dovevo faticare parecchio per tirare su due maschi. Ma quando vedevo altre ragazze madri che si sposavano, pensavo: ‘Dev’esserci qualcosa che non va in me’”, lei spiega. “Soffermandomi solo su pensieri negativi, questi si moltiplicavano a dismisura, così che finii in ospedale per curarmi la depressione”.

      “Dimessa dall’ospedale”, continua Gianna, “lessi in Svegliatevi! (8 febbraio 1982) un elenco di ‘Pensieri che possono portare alla depressione’. Leggevo quell’elenco tutte le sere. Alcuni pensieri errati erano: ‘Il mio valore come persona dipende da quello che gli altri pensano di me’, ‘Non devo mai sentirmi ferito; devo sempre essere allegro e sereno’, ‘Devo essere il genitore perfetto’. Avevo la tendenza a essere perfezionista, quindi non appena ragionavo così pregavo Geova di aiutarmi a smetterla. Imparai che i pensieri negativi portano ad avere scarsa stima di sé, poiché si vedono solo i propri guai e non le cose buone che Dio ci ha dato. Costringendomi a evitare certi pensieri errati ho vinto la depressione”. Avete qualche pensiero che dev’essere controbattuto o respinto?

      È colpa mia?

      Pur essendo molto depresso, Alessandro riusciva a insegnare in una scuola. (Vedi pagina 3). Quando alcuni suoi allievi non superarono un importante esame di lettura, cominciò a pensare al suicidio. “Riteneva d’avere fallito”, dice sua moglie Ester. “Gli dissi che non era colpa sua. Non si può avere successo al 100 per cento”. Quell’insopportabile senso di colpa, comunque, gli chiuse la mente e lo portò al suicidio. In molti casi la persona esagera le proprie colpe ritenendosi responsabile, a torto, delle azioni altrui.

      Anche nel caso di un figlio, un genitore può influire notevolmente sulla sua vita, ma non può controllarla del tutto. Se qualcosa non va come avevate stabilito, chiedetevi: È avvenuto qualcosa di imprevisto e di indipendente dalla mia volontà? (Ecclesiaste 9:11) Ho fatto tutto quello che ragionevolmente potevo nei limiti consentiti dalle mie risorse fisiche, mentali ed emotive? Mi aspettavo troppo? Ho bisogno di imparare a essere più ragionevole e modesto? — Filippesi 4:5.

      Ma che dire se commettete un grave errore, ed è colpa vostra? Annullerete forse l’errore continuando a tormentarvi? Non è Dio disposto a perdonarvi, anche “in larga misura”, se siete sinceramente pentiti? (Isaia 55:7) Se Dio “non continuerà a trovar da ridire per ogni tempo”, dovreste voi condannarvi a una vita di sofferenze mentali per il male commesso? (Salmo 103:8-14) Non è continuando a rattristarvi ma facendo passi concreti per ‘correggere il torto’ che recherete piacere a Geova Dio e allevierete anche la vostra depressione. — 2 Corinti 7:8-11.

      ‘Dimenticate le cose che sono dietro’

      Alcuni nostri problemi emotivi possono trarre origine dal passato, specie se siamo stati vittime di ingiustizie. Siate disposti a perdonare e dimenticare. ‘Non è facile dimenticare!’, potreste pensare. È vero, ma è sempre meglio che rovinarvi il resto della vita rimuginando quello che non potete cambiare.

      “Dimenticando le cose che sono dietro e protendendomi verso quelle che sono davanti”, scrisse l’apostolo Paolo, “proseguo verso la meta per il premio”. (Filippesi 3:13, 14) Paolo non si soffermò a pensare alla condotta errata che aveva tenuto nel giudaismo, quando aveva approvato perfino un omicidio. (Atti 8:1) No, impegnò tutte le sue energie nel rendersi idoneo per il futuro premio della vita eterna. Anche Maria ha imparato a non pensare troppo al passato. Un tempo rimproverava la madre per come l’aveva allevata. La madre dava importanza a bravura e bellezza fisica, per cui Maria era una perfezionista, ed era portata a essere gelosa della sua attraente sorella.

      “Alla base dei contrasti c’era questa gelosia latente, ma io credevo fosse colpa della mia famiglia se mi comportavo in quel modo. A un certo punto, però, pensai: ‘Che importanza ha stabilire di chi è la colpa?’ Forse ho dei tratti negativi dovuti al modo in cui mia madre mi ha cresciuto, ma l’importante è fare qualcosa in merito, smettere di comportarsi così”. Il rendersi conto di questo fatto ha aiutato Maria a fare i necessari cambiamenti nel suo modo di pensare per vincere la lotta contro la depressione. — Proverbi 14:30.

      Il vostro vero valore

      Tutto sommato, per combattere con successo la depressione bisogna avere una veduta equilibrata di quello che si vale. “Io dico a ciascuno di voi”, scrisse l’apostolo Paolo, “non valutatevi più di quanto è conveniente, ma valutatevi in maniera da avere di voi un giusto concetto”. (Romani 12:3, CEI) Falso orgoglio, non riconoscere le proprie limitazioni e perfezionismo sono tutti modi in cui sopravvalutiamo noi stessi. Bisogna resistere a queste tendenze. Evitate comunque di andare all’altro estremo.

      Gesù Cristo sottolineò il valore che aveva ciascun suo discepolo dicendo: “Cinque passeri si vendono per due monete di piccolo valore, non è vero? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato dinanzi a Dio. Ma gli stessi capelli della vostra testa sono tutti contati. Non abbiate timore; voi valete più di molti passeri”. (Luca 12:6, 7) Dinanzi a Dio il nostro valore è tale che egli nota anche il più piccolo particolare che ci riguarda. Ci sono cose di noi stessi che non sappiamo, ma Lui le sa perché si interessa profondamente di ognuno di noi. — 1 Pietro 5:7.

      Riconoscendo l’interesse personale di Dio nei suoi riguardi, Sara è stata aiutata ad apprezzarsi di più. “Avevo sempre nutrito un timore reverenziale verso il Creatore, ma poi mi resi conto che lui si interessava personalmente di me. Qualunque cosa facessero i miei figli e mio marito, indipendentemente da come mia madre e mio padre mi avevano allevata, capii d’avere un’amicizia personale con Geova. Allora cominciai veramente a stimarmi di più”.

      Dal momento che Dio considera preziosi i suoi servitori, il nostro valore non dipende dall’essere approvati da un nostro simile. Naturalmente non è piacevole essere respinti. Ma se prendiamo l’approvazione o la disapprovazione da parte di altri come metro con cui misurare il nostro valore, ci rendiamo soggetti alla depressione. In un’occasione il re Davide, un uomo secondo il cuore di Dio, fu chiamato “uomo buono a nulla”, letteralmente, “uomo di inutilità”. Davide tuttavia si rese conto che chi lo aveva chiamato così aveva un problema, e non prese quell’osservazione come giudizio finale del proprio valore. Infatti, come accade spesso, in seguito Simei gli chiese scusa. Anche se qualcuno vi critica giustamente, riconoscete che la critica è rivolta contro una vostra specifica azione, non contro di voi come persona. — 2 Samuele 16:7; 19:18, 19.

      Studiando personalmente la Bibbia e letteratura biblica e frequentando le adunanze dei testimoni di Geova, Sara è stata aiutata a porre le basi per stringere una relazione con Dio. “Ma la cosa che più mi ha aiutato è stato il mio mutato modo di considerare la preghiera”, rammenta Sara. “Un tempo pensavo che si potesse pregare Dio solo riguardo alle cose importanti e che non dovevamo seccarlo con problemi insignificanti. Ora sento di potergli parlare di tutto. Se sono nervosa perché devo prendere una decisione, gli chiedo di aiutarmi a essere calma e ragionevole. Mi avvicino ancor più a lui vedendo che esaudisce le mie preghiere e mi aiuta ad arrivare alla fine di ciascuna giornata e a superare ogni circostanza difficile”. — 1 Giovanni 5:14; Filippesi 4:7.

      In effetti, la certezza che Dio si interessa personalmente di voi, che capisce le vostre limitazioni e che vi darà la forza per affrontare ciascun giorno è il segreto nella lotta contro la depressione. A volte, però, qualsiasi cosa facciate, la depressione persiste.

      Perseveranza ‘di ora in ora’

      “Ho provato di tutto, anche gli antidepressivi e una dieta integrata”, si lamenta Alina, una madre quarantasettenne che lotta da anni con una grave forma di depressione. “Ho imparato a correggere i pensieri errati e questo mi ha aiutata a essere più ragionevole. Ma la depressione rimane”.

      Il fatto che la depressione persista non vuol dire che non stiate lottando bene. I medici non sanno tutto quello che c’è da sapere sulla cura di questo disturbo. In alcuni casi la depressione è un effetto collaterale di qualche medicinale preso per curare una grave malattia. Ciononostante, si ricorre a questi medicinali perché sono utili nella cura di qualche altro disturbo.

      Naturalmente, esternare i propri sentimenti a qualche persona comprensiva è d’aiuto. Tuttavia, nessun’altra persona può veramente capire quanto è profonda la vostra angoscia. Dio però lo capisce e vi aiuterà. “Geova mi ha dato la forza per continuare a lottare”, ha rivelato Alina. “Non mi ha abbandonata e mi ha infuso speranza”.

      Con l’aiuto di Dio, l’appoggio morale di altri e con i vostri sforzi, non sarete così oppressi da arrendervi. Col tempo potrete abituarvi alla depressione come avviene con qualsiasi malattia cronica. Perseverare non è facile, ma è possibile! Gianna, che ha continuato a soffrire di grave depressione, ha detto: “Non si trattava neppure di tirare avanti di giorno in giorno, ma piuttosto di ora in ora”. Sia nel caso di Alina che in quello di Gianna, la speranza promessa nella Bibbia le ha aiutate ad andare avanti. Di che speranza si tratta?

      Una speranza impareggiabile

      La Bibbia parla di un tempo nel prossimo futuro in cui Dio ‘asciugherà ogni lacrima dagli occhi dell’umanità, e la morte non ci sarà più, né ci sarà più cordoglio né grido né dolore. Le cose precedenti saranno passate’. (Rivelazione 21:3, 4) Allora il Regno di Dio guarirà tutti i suoi sudditi terreni da ogni male fisico e mentale. — Salmo 37:10, 11, 29.

      Non sarà eliminato solo il dolore fisico, ma saranno eliminate anche le afflizioni e le pene emotive. Geova promette: “Le cose precedenti non saranno ricordate, né saliranno in cuore. Ma esultate e gioite per sempre di ciò che io creo”. (Isaia 65:17, 18) Che sollievo sarà per l’umanità essere alleggerita dei pesi del passato e destarsi ogni giorno con la mente limpida e chiara, pronta per intraprendere l’attività della giornata! Le persone non saranno più ostacolate da una mente confusa e depressa.

      Non essendoci più ‘né morte né cordoglio né grido’, saranno scomparsi anche il tragico senso di vuoto che accompagna la perdita di un familiare e le quotidiane tensioni emotive che ora portano alla depressione. Poiché i rapporti tra le persone saranno guidati da amorevole benignità, verità e pace, gli aspri conflitti cesseranno. (Salmo 85:10, 11) Quando gli effetti del peccato saranno eliminati, che gioia poter infine soddisfare alla perfezione la norma divina di giustizia e avere completa pace interiore!

      Questa allettante prospettiva è un grande incentivo a continuare a lottare, non importa quanto ci si senta depressi. Nel nuovo mondo che Dio stabilirà, infatti, gli uomini perfetti avranno ottenuto la vittoria assoluta sulla depressione. Che splendida notizia!

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