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Settanta settimanePerspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
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Desolazione della città e del luogo santo. Gli avvenimenti descritti nell’ultima parte di Daniele 9:26, 27 si verificarono dopo le 70 “settimane”, ma come diretta conseguenza del fatto che gli ebrei avevano rigettato Cristo durante la 70ª “settimana”. La storia indica che Tito, figlio dell’imperatore romano Vespasiano, era il comandante degli eserciti romani che mossero contro Gerusalemme. Quegli eserciti effettivamente penetrarono nella città e nel tempio stesso, come un’inondazione, e li devastarono. Il fatto che si fossero stabiliti nel luogo santo aveva reso quegli eserciti pagani una “cosa disgustante”. (Mt 24:15) Tutti i tentativi fatti prima della fine di Gerusalemme per trovare una soluzione fallirono a motivo del decreto di Dio: “Sono decise le desolazioni”, e “fino a uno sterminio, la medesima cosa decisa si verserà anche su colui che giace desolato”.
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Settanta settimanePerspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
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In Daniele 9:26 (Le), che legge in parte, “e dopo le sessanta e due settimane un unto sarà stroncato senza successore dopo di lui”, per i commentatori ebrei le 62 settimane si riferiscono a un periodo che va fino all’epoca dei Maccabei, e il termine “unto” indica il re Agrippa II, vissuto al tempo della distruzione di Gerusalemme nel 70 E.V. Secondo altri indica un sommo sacerdote, Onia, deposto da Antioco Epifane nel 175 a.E.V. Applicando la profezia all’uno o all’altro dei due personaggi costoro la privano di qualsiasi vero significato o valore, e la discordanza delle date renderebbe le 62 settimane un tempo profetico niente affatto accurato. — Vedi Soncino Books of the Bible (commento a Da 9:25, 26), a cura di A. Cohen, Londra, 1951.
Nel tentativo di giustificare la loro interpretazione, questi dotti ebrei dicono che le “sette settimane” non sono 7 volte 7, cioè 49 anni, ma 70 anni; eppure calcolano le 62 settimane come 7 volte 62 anni. Questo, sostengono, si riferiva al periodo dell’esilio in Babilonia. Secondo loro “l’unto” in questo versetto (Da 9:25) sarebbe Ciro o Zorobabele o il sommo sacerdote Iesua, mentre “l’unto” di Daniele 9:26 sarebbe un altro personaggio.
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