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Libro biblico numero 63: 2 Giovanni“Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”
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Libro biblico numero 63: 2 Giovanni
Scrittore: Apostolo Giovanni
Dove fu scritto: Efeso, o nei pressi
Quando fu completato: ca. 98 E.V.
1. A chi potrebbe essere stato scritto 2 Giovanni?
LA SECONDA lettera di Giovanni è breve — poteva essere scritta su un solo foglio di papiro — ma è piena di significato. È indirizzata “alla signora eletta e ai suoi figli”. Poiché a quel tempo Kyrìa (“signora”, in greco) era anche un nome proprio, alcuni studiosi biblici ritengono che la lettera fosse indirizzata a una persona che aveva questo nome. Altri invece ritengono che Giovanni stesse scrivendo a una congregazione cristiana, riferendosi ad essa come alla “signora eletta”. Questo poteva essere un accorgimento per confondere i persecutori. In tal caso i saluti dei “figli della tua sorella” menzionati nell’ultimo versetto sarebbero quelli dei membri di un’altra congregazione. La seconda lettera non doveva quindi avere il carattere generale della prima, giacché fu scritta evidentemente o a una singola persona o a una particolare congregazione. — V. 1.
2. (a) Quali elementi additano l’apostolo Giovanni come scrittore di 2 Giovanni? (b) Cosa fa pensare che la lettera sia stata scritta a Efeso, o nei pressi, verso il 98 E.V., e che cosa ne sostiene l’autenticità?
2 Non c’è nessuna ragione per dubitare che Giovanni abbia scritto questa lettera. Lo scrittore si definisce “l’anziano”. Questo si addice certamente a Giovanni non solo a motivo della sua età avanzata, ma anche perché, essendo una delle “colonne” (Gal. 2:9) e l’ultimo apostolo ancora in vita, era davvero un “anziano” della congregazione cristiana. Egli era ben noto, e non occorreva nessuna ulteriore identificazione per i suoi lettori. Che lo scrittore sia lui è evidente anche dalla somiglianza di stile con la prima lettera e con il Vangelo di Giovanni. Come la prima lettera, sembra che anche questa sia stata scritta a Efeso, o nei pressi, verso il 98 E.V. Riguardo a 2 e 3 Giovanni, un’enciclopedia osserva: “Dalla loro generale somiglianza, possiamo supporre che le due epistole siano state scritte poco dopo la prima Epistola da Efeso. Tutt’e due applicano a singoli casi di condotta i princìpi che erano stati estesamente trattati nella prima Epistola”.a A sostegno dell’autenticità di questa lettera c’è il fatto che essa è citata da Ireneo, del II secolo, e che fu accettata da Clemente Alessandrino, dello stesso periodo.b Le lettere di Giovanni sono inoltre elencate nel Frammento Muratoriano.
3. Perché Giovanni scrisse questa lettera?
3 Come nel caso di 1 Giovanni, la ragione per cui fu scritta questa lettera è l’attacco dei falsi maestri alla fede cristiana. Giovanni vuole mettere in guardia i suoi lettori contro costoro affinché possano riconoscerli ed evitarli, mentre continuano a camminare nella verità, con amore reciproco.
CONTENUTO DI 2 GIOVANNI
4. Perché Giovanni esorta in particolare ad amarsi gli uni gli altri, e come devono essere trattati quelli che vanno oltre l’insegnamento di Cristo?
4 Amarsi gli uni gli altri; rigettare gli apostati (vv. 1-13). Dopo aver espresso il suo amore nella verità per ‘la signora eletta e i suoi figli’, Giovanni si rallegra di aver trovato alcuni di loro che camminano nella verità, come il Padre ha comandato. Prega che dimostrino il loro amore gli uni per gli altri continuando a camminare secondo i comandamenti di Dio. Ingannatori e anticristi sono infatti usciti nel mondo, ed essi non confessano Gesù Cristo venuto nella carne. Chi va oltre l’insegnamento di Cristo non ha Dio, ma chi rimane in questo insegnamento “ha il Padre e il Figlio”. Chiunque non porta questo insegnamento non dev’essere ricevuto nella loro casa, e nemmeno salutato. Giovanni ha molte cose da scrivere loro, ma spera di venire piuttosto a parlare con loro faccia a faccia, affinché la loro gioia sia “completa”. — Vv. 9, 12.
PERCHÉ È UTILE
5. (a) Quale situazione, che si verifica anche nel nostro tempo, sorse ai giorni di Giovanni? (b) Imitando Giovanni, come possiamo oggi mostrare apprezzamento per l’unità della congregazione?
5 Pare che ai giorni di Giovanni, come nel nostro tempo, alcuni non si accontentassero dei chiari e semplici insegnamenti di Cristo. Volevano qualcosa di più, qualcosa che solleticasse il loro io, qualcosa che li esaltasse e li accomunasse ai filosofi mondani, e per conseguire i loro fini egoistici erano disposti a contaminare e dividere la congregazione cristiana. Giovanni aveva a cuore l’armonia della congregazione che poggia sull’amore e sul giusto insegnamento unitamente al Padre e al Figlio. Anche noi dovremmo avere a cuore l’unità della congregazione odierna, rifiutando perfino di stare in compagnia di coloro che apostatano per abbracciare un altro insegnamento oltre quello ricevuto mediante le Scritture ispirate, o anche di salutarli. Se continuiamo a camminare secondo i comandamenti di Dio e nella gioia completa che si prova stando in compagnia dei veri cristiani, possiamo essere sicuri che “con noi saranno immeritata benignità, misericordia e pace da Dio Padre e da Gesù Cristo, il Figlio del Padre, con verità e amore”. (V. 3) La seconda lettera di Giovanni pone veramente in rilievo quanto bene deriva da tale unità cristiana.
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Libro biblico numero 64: 3 Giovanni“Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”
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Libro biblico numero 64: 3 Giovanni
Scrittore: Apostolo Giovanni
Dove fu scritto: Efeso, o nei pressi
Quando fu completato: ca. 98 E.V.
1. A chi fu indirizzato 3 Giovanni, e che cosa si sa di lui?
QUESTA lettera è indirizzata a Gaio, fedele cristiano che Giovanni amava veramente. Il nome Gaio era comune ai giorni della congregazione primitiva. Ricorre quattro volte in altre parti delle Scritture Greche Cristiane, e si riferisce ad almeno tre, se non quattro, uomini diversi. (Atti 19:29; 20:4; Rom. 16:23; 1 Cor. 1:14) Non è disponibile nessuna informazione che permetta di identificare con precisione il Gaio a cui Giovanni scrisse con uno qualsiasi di questi. Tutto ciò che sappiamo di Gaio è che era membro di una congregazione cristiana, che era amico intimo di Giovanni e che la lettera fu indirizzata a lui personalmente, come testimonia l’uso costante della seconda persona singolare.
2. Cosa permette di identificare lo scrittore di 3 Giovanni, nonché il tempo e il luogo in cui fu scritto?
2 Poiché lo stile dei saluti all’inizio e alla fine è lo stesso di 2 Giovanni e lo scrittore si identifica di nuovo come “l’anziano”, non può esserci dubbio che l’apostolo Giovanni scrisse anche questa lettera. (2 Giov. 1) La somiglianza del contenuto e del linguaggio fa pensare che, come le altre due lettere, anche questa sia stata scritta a Efeso, o nei pressi, verso il 98 E.V. A causa della sua brevità, fu di rado citata dagli scrittori dei primi secoli, ma insieme a 2 Giovanni è contenuta in antichi cataloghi delle Scritture ispirate.a
3. Cosa esprime Giovanni per mezzo di questa lettera, e quale interessante quadro della fratellanza esistente fra i primi cristiani ci presenta?
3 Nella sua lettera Giovanni esprime apprezzamento per l’ospitalità mostrata da Gaio a fratelli viaggianti, e menziona alcune difficoltà create da un certo Diotrefe, individuo ambizioso. Sembra che il Demetrio menzionato sia quello che portò questa lettera a Gaio, per cui è possibile che fosse stato mandato da Giovanni e che nel suo viaggio avesse bisogno dell’ospitalità di Gaio, cosa che la lettera avrebbe dovuto assicurare. Come per Gaio, non sappiamo nulla di Diotrefe e di Demetrio oltre ciò che leggiamo qui. Comunque, la lettera presenta un interessante quadro della stretta fratellanza internazionale esistente fra i primi cristiani. Fra l’altro, questa includeva l’abitudine di ricevere in modo ospitale coloro che viaggiavano ‘a favore del nome’, anche se quelli che li ospitavano potevano non conoscerli personalmente. — V. 7.
CONTENUTO DI 3 GIOVANNI
4. Per che cosa Giovanni loda Gaio, quale condotta insubordinata condanna, e quale buon consiglio dà?
4 L’apostolo raccomanda l’ospitalità e le opere buone (vv. 1-14). Giovanni si rallegra udendo che Gaio continua a “camminare nella verità”. Lo loda perché fa un’opera fedele, quella di prendersi amorevole cura dei fratelli in visita. “Noi . . . abbiamo l’obbligo”, dice Giovanni, “di ricevere tali persone in modo ospitale, affinché diveniamo compagni d’opera nella verità”. Giovanni aveva scritto in precedenza alla congregazione, ma l’ambizioso Diotrefe non riceve nulla con rispetto da Giovanni né da altri fratelli responsabili. Giovanni, se verrà, gli chiederà conto delle sue ‘chiacchiere e parole malvage’. Al diletto Gaio viene consigliato di essere “imitatore non di ciò che è male, ma di ciò che è bene”. Demetrio è citato come un esempio degno di lode. Invece di scrivere molte cose, Giovanni spera di vedere presto Gaio faccia a faccia. — Vv. 4, 8, 10, 11.
PERCHÉ È UTILE
5. (a) In che modo Giovanni si dimostrò un sorvegliante esemplare, e quale spirito era importante preservare? (b) Perché Giovanni fu così esplicito nel condannare Diotrefe? (c) Nel fare che cosa dovremmo oggi essere zelanti, e in armonia con quale principio dichiarato da Giovanni?
5 L’apostolo Giovanni si dimostra un sorvegliante esemplare per lo zelo con cui protegge la congregazione dalle influenze contaminatrici. Lo spirito di amore e ospitalità che permeava la congregazione era lodevole, e in realtà quei cristiani avevano l’obbligo di preservare questa felice condizione, affinché i fratelli locali e gli “estranei” (persone in precedenza sconosciute al padrone di casa cristiano) che andavano da loro potessero prestare servizio insieme come “compagni d’opera nella verità”. (Vv. 5, 8) Diotrefe invece aveva gli occhi alteri, cosa che Geova odia, ed era irrispettoso verso l’autorità teocratica, chiacchierando addirittura malvagiamente sul conto dell’apostolo Giovanni. (Prov. 6:16, 17) Egli ostacolava l’espressione di ospitalità cristiana della congregazione. Non c’è da meravigliarsi se Giovanni fu così esplicito nel condannare questo male e nel lodare il genuino amore cristiano della congregazione. Oggi dovremmo essere altrettanto zelanti nel mantenerci umili, camminare nella verità e praticare santo amore e generosità, in armonia col principio dichiarato da Giovanni: “Chi fa il bene ha origine da Dio. Chi fa il male non ha visto Dio”. — 3 Giov. 11.
[Nota in calce]
a Vedi la tabella “Importanti cataloghi antichi delle Scritture Greche Cristiane”, a pagina 303.
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Libro biblico numero 65: Giuda“Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”
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Libro biblico numero 65: Giuda
Scrittore: Giuda
Dove fu scritto: Palestina (?)
Quando fu completato: ca. 65 E.V.
1. A causa di quali condizioni all’interno della congregazione Giuda trovò necessario scrivere la sua vigorosa lettera per il bene dei suoi fratelli?
I FRATELLI cristiani di Giuda erano in pericolo! Nel tempo trascorso dalla morte e risurrezione di Cristo Gesù elementi estranei si erano insinuati nella congregazione cristiana. Il nemico si era infiltrato allo scopo di minare la fede, proprio come l’apostolo Paolo aveva predetto circa 14 anni prima. (2 Tess. 2:3) In che modo i fratelli dovevano essere avvertiti e messi in guardia contro il pericolo? La lettera di Giuda, vigorosa e forte per la sua franchezza, provvide la risposta. Giuda stesso dichiarò apertamente la sua posizione, come leggiamo nei versetti 3 e 4: ‘Ho trovato necessario scrivervi perché si sono insinuati certi uomini, uomini empi, che mutano l’immeritata benignità del nostro Dio in una scusa per condotta dissoluta’. Erano minacciate le fondamenta stesse della sana dottrina e della moralità. Giuda si sentì chiamato a combattere per difendere gli interessi dei suoi fratelli, affinché essi, a loro volta, potessero combattere strenuamente per la fede.
2. (a) Chi era Giuda? (b) A quale sua relazione con Gesù Giuda attribuiva la massima importanza?
2 Ma chi era Giuda? Le prime parole della lettera ci dicono che essa fu scritta da “Giuda, schiavo di Gesù Cristo, ma fratello di Giacomo, ai chiamati”. Giuda era forse un apostolo, visto che due dei dodici apostoli originali di Gesù portavano questo nome? (Luca 6:16) Giuda non dice di essere un apostolo, e si riferisce agli apostoli parlandone in terza persona, escludendosi così dal gruppo. (Giuda 17, 18) Inoltre, si definisce “fratello di Giacomo”, intendendo evidentemente lo scrittore della lettera di Giacomo, che era un fratellastro di Gesù. (V. 1) Essendo una delle “colonne” della congregazione di Gerusalemme, questo Giacomo era ben noto, e quindi Giuda si identifica tramite lui. Pertanto anche Giuda era un fratellastro di Gesù, e come tale viene citato. (Gal. 1:19; 2:9; Matt. 13:55; Mar. 6:3) Comunque, Giuda non approfittò della sua parentela carnale con Gesù, ma diede umilmente enfasi alla sua relazione spirituale come “schiavo di Gesù Cristo”. — 1 Cor. 7:22; 2 Cor. 5:16; Matt. 20:27.
3. Cosa prova l’autenticità della lettera di Giuda?
3 L’autenticità di questo libro della Bibbia è sostenuta dal fatto che è menzionato nel Frammento Muratoriano, del II secolo E.V. Inoltre Clemente Alessandrino (II secolo E.V.) lo accetta come canonico. Origene lo definisce un’opera di “appena poche righe, ma piena delle sane parole della grazia celeste”.a Pure Tertulliano lo considera autentico. Non c’è dubbio che faccia parte delle Scritture ispirate.
4. Che specie di lettera è quella di Giuda, dove fu probabilmente scritta, e quale data di composizione è stata proposta?
4 Giuda scrive “ai chiamati”, non menzionando nessuna particolare congregazione o persona, per cui la sua epistola è una lettera generale che si doveva far circolare estesamente fra tutti i cristiani. Benché non sia specificato, il luogo più probabile in cui fu scritta è la Palestina. È anche difficile stabilire con certezza la data. Comunque, la congregazione cristiana doveva essere già ben sviluppata, poiché Giuda richiama l’attenzione sulle “parole che sono state dette in precedenza dagli apostoli del nostro Signore Gesù Cristo”, e cita a quanto pare 2 Pietro 3:3. (Giuda 17, 18) Per giunta, c’è una notevole somiglianza fra la lettera di Giuda e il secondo capitolo di 2 Pietro. Questo indica che Giuda scrisse all’incirca nello stesso periodo di Pietro, essendo tutt’e due molto preoccupati per il pericolo che minacciava la congregazione a quel tempo. È stata pertanto proposta come data approssimativa quella del 65 E.V. Questa data è anche sostenuta dal fatto che Giuda non menziona l’intervento di Cestio Gallo per reprimere la rivolta dei giudei del 66 E.V. e nemmeno la caduta di Gerusalemme del 70 E.V. Nella sua epistola Giuda si riferisce a specifici giudizi divini eseguiti contro i peccatori, ed è logico ritenere che, se Gerusalemme fosse già caduta, egli avrebbe rafforzato il proprio argomento menzionando l’esecuzione di questo giudizio, specie se si considera che l’avvenimento era stato predetto da Gesù. — Giuda 5-7; Luca 19:41-44.
CONTENUTO DI GIUDA
5. (a) Perché Giuda ritiene necessario scrivere ai chiamati di “combattere strenuamente per la fede”? (b) Quali esempi ammonitori cita Giuda?
5 Avvertimenti contro la fornicazione e il trascurare la signoria (vv. 1-16). Dopo avere salutato amorevolmente i “chiamati”, Giuda dice che aveva l’intenzione di scrivere “intorno alla salvezza che abbiamo in comune”, ma che ora ha ritenuto necessario scrivere loro di “combattere strenuamente per la fede”. Perché mai? Perché si sono insinuati uomini empi, che mutano l’immeritata benignità di Dio in una scusa per tenere una condotta dissoluta. Questi uomini, dice Giuda, “si mostrano falsi al nostro solo Proprietario e Signore, Gesù Cristo”. (Vv. 1, 3, 4) Egli rammenta loro che Geova, sebbene salvasse un popolo facendolo uscire dall’Egitto, in seguito “distrusse quelli che non mostrarono fede”. Inoltre Geova ha riservato “al giudizio del gran giorno” quegli angeli che abbandonarono il proprio luogo di dimora. Similmente la punizione eterna di Sodoma e Gomorra e delle città vicine è un esempio ammonitore di ciò che è riservato a quelli che ‘commettono fornicazione in eccesso andando dietro alla carne per uso non naturale’. — Vv. 5-7.
6. A che cosa si abbandonano gli uomini empi, e come illustra Giuda l’errore e l’esito della loro condotta?
6 Ora, in maniera simile, uomini empi “contaminano la carne e trascurano la signoria e parlano ingiuriosamente dei gloriosi”. Nemmeno l’arcangelo Michele parlò ingiuriosamente al Diavolo quando disputava intorno al corpo di Mosè, ma si limitò a dire: “Ti rimproveri Geova”. Questi uomini invece parlano ingiuriosamente e continuano a corrompersi come animali irragionevoli. Hanno intrapreso la strada di Caino, di Balaam e del ribelle Cora. Sono come scogli nascosti sott’acqua, come nubi senz’acqua, come alberi infruttuosi morti due volte e sradicati, come furiose onde del mare che gettano la schiuma della propria vergogna e come stelle senza corso stabilito. A questi “è riservata per sempre l’oscurità delle tenebre”. (Vv. 8, 9, 13) Enoc profetizzò che Geova eseguirà il giudizio contro questi empi. Essi sono mormoratori e lamentatori, e ammirano egoisticamente le personalità.
7. (a) Quale avvertimento diedero gli apostoli riguardo agli schernitori? (b) Data la speranza della vita eterna, cosa devono fare i “diletti” per sé e per gli altri?
7 Consigli sul rimanere nell’amore di Dio (vv. 17-25). Giuda rammenta ai fratelli come gli apostoli del Signore Gesù Cristo avevano più volte dato questo avvertimento: “Nell’ultimo tempo ci saranno degli schernitori, che procederanno secondo i propri desideri di cose empie”. Questi agitatori sono “uomini animaleschi, che non hanno spiritualità”. I “diletti”, perciò, si edifichino nella fede e si mantengano nell’amore di Dio, mentre aspettano la misericordia di Cristo “in vista della vita eterna”. A loro volta mostrino misericordia e aiutino quelli che vacillano. Giuda termina ascrivendo gloria per mezzo del Signore Gesù Cristo a “Dio nostro Salvatore”, Colui che li può custodire dall’inciampo. — Vv. 18-21, 25.
PERCHÉ È UTILE
8. Nell’ammonire i fratelli, quale uso fece Giuda delle Scritture ispirate e del “libro della natura”?
8 Giuda stesso riscontrò che le Scritture ispirate sono utili per avvertire, esortare, incoraggiare, istruire e ammonire i “diletti”. Per smascherare il grave peccato degli empi intrusi, egli usò esempi significativi presi dalle Scritture Ebraiche, come quelli degli israeliti infedeli, degli angeli che peccarono e degli abitanti di Sodoma e Gomorra, mostrando che tutti quelli che praticano vizi simili subiranno una punizione simile. Paragonò gli uomini corrotti ad animali irragionevoli, e disse che andavano nel sentiero di Caino, si precipitavano nell’errore di Balaam e perivano come Cora per il loro discorso ribelle. Trasse anche vivide immagini dal “libro della natura”. L’esplicita lettera di Giuda è divenuta essa stessa parte di “tutta la Scrittura”, da studiare insieme al resto delle Scritture, che esortano a tenere una giusta condotta “nell’ultimo tempo”. — Giuda 17, 18, 5-7, 11-13; Num. 14:35-37; Gen. 6:4; 18:20, 21; 19:4, 5, 24, 25; 4:4, 5, 8; Num. 22:2-7, 21; 31:8; 16:1-7, 31-35.
9. Perché oggi l’avvertimento dato da Giuda è ancora necessario, e sotto quali aspetti i cristiani devono continuare a edificarsi?
9 Opposizione e prove esterne non erano riuscite ad arrestare la crescita del cristianesimo, ma ora i fratelli correvano il pericolo di essere corrotti dall’interno. Scogli nascosti sotto la superficie minacciavano di far naufragare l’intera congregazione. Avendo compreso che questo pericolo poteva divenire ancor più devastante, Giuda spronò vigorosamente a “combattere strenuamente per la fede”. La sua lettera è così opportuna oggi come lo fu a quel tempo. Lo stesso avvertimento è tuttora necessario. La fede dev’essere ancora custodita e difesa, l’immoralità estirpata, i dubbiosi aiutati con misericordia e ‘strappati dal fuoco’, se è possibile. Nell’interesse dell’integrità morale, del benessere spirituale e della vera adorazione, i cristiani odierni devono continuare a edificarsi nella santissima fede. Devono difendere i giusti princìpi e avvicinarsi a Dio in preghiera. Devono pure mostrare dovuto riguardo per la “signoria”, rispettando l’autorità stabilita da Dio all’interno della congregazione cristiana. — Giuda 3, 23, 8.
10. (a) In che modo la congregazione deve trattare gli uomini animaleschi, e quale sarà il risultato? (b) Quale ricompensa attende gli eredi del Regno, e nel fare che cosa questi si uniscono a Giuda?
10 Gli “uomini animaleschi, che non hanno spiritualità”, non entreranno mai nel Regno di Dio e costituiscono solo un pericolo per gli altri che camminano verso la vita eterna. (Giuda 19; Gal. 5:19-21) La congregazione dev’essere messa in guardia contro costoro e se ne deve liberare! In tal modo “misericordia e pace e amore” saranno accresciuti verso i diletti, ed essi si manterranno nell’amore di Dio, ‘mentre aspettano la misericordia del loro Signore Gesù Cristo in vista della vita eterna’. Dio il Salvatore porrà gli eredi del Regno “senza difetto dinanzi alla sua gloria con grande gioia”. Questi si uniscono di sicuro a Giuda nell’ascrivere “gloria, maestà, potere e autorità” a Dio per mezzo di Gesù Cristo. — Giuda 2, 21, 24, 25.
[Nota in calce]
a B. M. Metzger, The Canon of the New Testament, 1987, p. 138.
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Libro biblico numero 66: Rivelazione“Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”
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Libro biblico numero 66: Rivelazione
Scrittore: Apostolo Giovanni
Dove fu scritto: Patmos
Quando fu completato: ca. 96 E.V.
1. (a) Riguardo ai simboli di Rivelazione, con che cosa converranno i servitori di Dio? (b) Perché Rivelazione è correttamente posto per ultimo nella Bibbia?
I SIMBOLI di Rivelazione hanno forse lo scopo di atterrire? Niente affatto! L’adempimento della profezia può incutere terrore ai malvagi, ma i fedeli servitori di Dio converranno con l’ispirata introduzione e col commento finale dell’angelo, che dicono, rispettivamente: “Felice chi legge ad alta voce e quelli che odono le parole di questa profezia”, e: “Felice chi osserva le parole della profezia di questo rotolo”. (Riv. 1:3; 22:7) Benché scritto prima degli altri quattro libri ispirati di Giovanni, Rivelazione è correttamente posto per ultimo nella collezione dei 66 libri ispirati che formano la Bibbia, poiché è Rivelazione che trasporta i lettori nel lontano futuro fornendo una visione generale del proposito di Dio per il genere umano e portando a un glorioso culmine il grande tema della Bibbia, la santificazione del nome di Geova e la rivendicazione della sua sovranità mediante il Regno retto da Cristo, il Seme promesso.
2. Con quale mezzo la Rivelazione fu data a Giovanni, e perché il titolo del libro è più che appropriato?
2 Secondo il versetto introduttivo, questa è una “rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede . . . Ed egli mandò il suo angelo e per mezzo di lui la presentò in segni al suo schiavo Giovanni”. Giovanni fu semplicemente lo scrittore, non la fonte delle informazioni. Quindi il rivelatore non è Giovanni, e il libro non è una rivelazione di Giovanni. (1:1) L’aver Dio svelato al suo schiavo i suoi meravigliosi propositi per il futuro rende il titolo del libro più che appropriato, poiché il suo nome greco, Apokàlypsis (Apocalisse), significa “scoprimento” o “svelamento”.
3. Chi è lo scrittore di nome Giovanni descritto nella Rivelazione stessa, e come lo confermano storici antichi?
3 Chi era questo Giovanni indicato nel primo capitolo come lo scrittore di Rivelazione? Ci viene detto che era uno schiavo di Gesù Cristo, un fratello e partecipe della tribolazione, esiliato nell’isola di Patmos. Ovviamente era ben noto ai suoi immediati lettori, i quali non avevano bisogno di altro per identificarlo. Doveva essere l’apostolo Giovanni. Questa conclusione è sostenuta dalla maggioranza degli storici antichi. Papia, che scrisse nella prima parte del II secolo E.V., considerava il libro di origine apostolica. Giustino Martire, del II secolo, scrive: “Anche da noi un uomo di nome Giovanni, uno degli apostoli del Cristo, in seguito ad una rivelazione da lui avuta ha profetizzato”.a Ireneo dice esplicitamente che lo scrittore fu l’apostolo Giovanni, e altrettanto fanno Clemente Alessandrino e Tertulliano, della fine del II secolo e dell’inizio del III. Origene, noto studioso biblico del III secolo, afferma: “E che dire di Giovanni, colui che si chinò sul petto di Gesù? Egli ha lasciato un solo Vangelo, . . . scrisse anche l’Apocalisse”.b
4. (a) Come si spiega la diversità di stile fra Rivelazione e gli altri scritti di Giovanni? (b) Cosa dimostra che Rivelazione è parte autentica delle Scritture ispirate?
4 Il fatto che gli altri scritti di Giovanni diano tanta enfasi all’amore non significa che egli non potesse scrivere la vigorosa e dinamica Rivelazione. Lui e suo fratello Giacomo erano quelli che, pieni di indignazione contro i samaritani di una certa città, volevano che fuoco scendesse dal cielo su di loro. Per questo furono soprannominati “Boanerges”, o “Figli del Tuono”. (Mar. 3:17; Luca 9:54) La diversità di stile non dovrebbe creare nessuna difficoltà se si tiene presente che in Rivelazione l’argomento è diverso. Ciò che Giovanni vide in queste visioni era diverso da qualsiasi cosa avesse mai visto prima. La notevole armonia del libro col resto delle Scritture profetiche dimostra inequivocabilmente che esso è parte autentica dell’ispirata Parola di Dio.
5. Quando scrisse Giovanni la Rivelazione, e in quali circostanze?
5 Secondo le più antiche testimonianze, Giovanni scrisse la Rivelazione intorno al 96 E.V., circa 26 anni dopo la distruzione di Gerusalemme e verso la fine del regno dell’imperatore Domiziano. Ciò è confermato da Ireneo quando dice che il “veggente dell’Apocalisse . . . visse non molto tempo fa, quasi nel nostro secolo, alla fine del regno di Domiziano”.c Eusebio e Girolamo concordano entrambi con questa testimonianza. Domiziano era fratello di Tito, il condottiero degli eserciti romani che distrussero Gerusalemme. Egli divenne imperatore alla morte di Tito, 15 anni prima che fosse scritto il libro di Rivelazione. Pretese di essere adorato come dio e assunse il titolo di Dominus et Deus noster (“Signore e Dio nostro”).d Il culto dell’imperatore non turbava quelli che adoravano falsi dèi, ma i primi cristiani non potevano parteciparvi, e infatti rifiutarono di tradire così la loro fede. Pertanto, verso la fine del regno di Domiziano (81-96 E.V.), si abbatté sui cristiani una grave persecuzione. Si ritiene che fu Domiziano a relegare Giovanni a Patmos. Quando nel 96 E.V. Domiziano fu assassinato, gli successe Nerva, imperatore più tollerante, che evidentemente rimise in libertà Giovanni. Fu durante la prigionia a Patmos che Giovanni ricevette le visioni che narrò per iscritto.
6. Come dovremmo considerare il libro di Rivelazione, e come lo si può dividere?
6 Dobbiamo comprendere che ciò che Giovanni vide e gli fu detto di scrivere alle congregazioni non fu una serie di visioni sconnesse, messe per iscritto alla rinfusa. No, l’intero libro di Rivelazione, dal principio alla fine, presenta un quadro coerente di cose avvenire, passando da una visione all’altra finché, al termine delle visioni, giunge alla piena rivelazione dei propositi del Regno di Dio. Dovremmo perciò vedere il libro di Rivelazione come un tutt’uno, formato di parti collegate armonicamente fra loro, che ci trasportano nel lontano futuro rispetto al tempo di Giovanni. Dopo l’introduzione (Riv. 1:1-9), il libro si può considerare diviso in 16 visioni: (1) 1:10–3:22; (2) 4:1–5:14; (3) 6:1-17; (4) 7:1-17; (5) 8:1–9:21; (6) 10:1–11:19; (7) 12:1-17; (8) 13:1-18; (9) 14:1-20; (10) 15:1–16:21; (11) 17:1-18; (12) 18:1–19:10; (13) 19:11-21; (14) 20:1-10; (15) 20:11–21:8; (16) 21:9–22:5. Queste visioni sono seguite da una conclusione che sprona ad agire, nella quale Geova, Gesù, l’angelo e Giovanni parlano tutti, facendo le loro ultime osservazioni in qualità di elementi principali del canale di comunicazione. — 22:6-21.
CONTENUTO DI RIVELAZIONE
7. Che cosa dice Giovanni circa l’origine della Rivelazione, e di quali cose si dice partecipe insieme alle sette congregazioni?
7 L’introduzione (1:1-9). Giovanni menziona la Fonte divina e la parte angelica del canale attraverso
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