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SalomeAusiliario per capire la Bibbia
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suoi figli fosse concesso di sedere alla destra e alla sinistra di Gesù nel suo regno. Matteo riferisce che fu la madre a fare la richiesta, mentre Marco spiega che furono Giacomo e Giovanni. Tale a quanto pare era il loro desiderio, ed essi indussero la madre a fare la richiesta. Questo è sostenuto dal fatto che Matteo riferisce che, udendo la richiesta, gli altri discepoli non si indignarono con la madre, ma con i due fratelli. — Matt. 20:20-23; Mar. 10:35-40.
All’alba del terzo giorno dopo la morte di Gesù, Salome era fra le donne che andarono alla tomba per spalmare il suo corpo con aromi, ma che trovarono la pietra rotolata via e, all’interno della tomba, un angelo che annunciò loro: “Egli è stato destato, non è qui. Ecco il luogo dove lo posero”. — Mar. 16:1-8.
2. Salomè, figlia di Erode Filippo e unica figlia di Erodiade. Erode Antipa aveva sposato poi la madre di Salomè, portata via con l’adulterio al proprio fratellastro Filippo. Poco prima della Pasqua del 32 E.V., Antipa tenne un pasto serale a Tiberiade per festeggiare il suo compleanno. Invitò la principessa Salomè, ora sua figliastra, a danzare davanti ai convitati, ‘uomini preminenti, comandanti militari e personaggi principali della Galilea’. L’esibizione di Salomè piacque tanto a Erode che le promise qualunque cosa avesse chiesto, fino a metà del suo regno. Per consiglio della sua malvagia madre, Salomè chiese la testa di Giovanni il Battezzatore. Erode, benché addolorato, “per riguardo verso i suoi giuramenti e verso quelli che giacevano con lui, comandò che fosse data; e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. E la sua testa fu portata su un piatto e data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre”. — Matt. 14:1-13; Mar. 6:17-29.
Anche se non è menzionato nelle Scritture, il suo nome è preservato negli scritti di Giuseppe Flavio. Egli parla anche del suo matrimonio col governatore distrettuale Filippo, altro fratellastro di Antipa, da cui non ebbe figli. Dopo la morte di Filippo, secondo Giuseppe Flavio, essa sposò il cugino Aristobulo ed ebbe tre figli.
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SalomoneAusiliario per capire la Bibbia
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Salomone
(Salomòne) [pacifico].
Figlio del re Davide della discendenza di Giuda. Re di Israele dal 1037 al 997 a.E.V. La Bibbia, dopo aver parlato della morte del figlio nato a Davide dalla relazione illecita con Betsabea, prosegue: “E Davide confortava Betsabea sua moglie. Inoltre, entrò da lei e giacque con lei. A suo tempo ella partorì un figlio, e gli fu messo nome Salomone. E Geova stesso lo amò. Mandò dunque per mezzo di Natan il profeta e gli mise nome Iedidia, per amore di Geova”. (II Sam. 12:24, 25) Salomone ebbe poi tre fratelli, figli di Davide e di Betsabea: Simea, Sobab e Natan. — I Cron. 3:5.
LA PROMESSA DI GEOVA A DAVIDE
Prima della nascita di Salomone, Geova aveva annunciato a Davide che gli sarebbe nato un figlio che si sarebbe chiamato Salomone, il quale avrebbe edificato una casa al Suo nome. Sembra che il nome Iedidia (“diletto di Iah [Geova]”) gli sia stato dato come segno per Davide che ora Geova aveva benedetto il suo matrimonio con Betsabea, e che il frutto così prodotto aveva la sua approvazione. Ma questo non era il nome con cui il bambino veniva comunemente chiamato. Senza dubbio il nome Salomone (“pacifico”) aveva relazione col patto che Geova aveva fatto con Davide, nel quale aveva detto che Davide, essendo un uomo che aveva sparso molto sangue in guerra, non avrebbe edificato la casa per Geova, come aveva in cuore di fare. (I Cron. 22:6-10) Non che fosse sbagliato da parte di Davide combattere. Ma il regno tipico di Geova aveva essenzialmente natura e scopo pacifici; le sue guerre avevano l’obiettivo di eliminare la malvagità e coloro che si opponevano alla sovranità di Geova, estendere il territorio di Israele fino ai confini indicati da Dio, e stabilire giustizia e pace. Le guerre di Davide fecero conseguire a Israele questi obiettivi. Il regno di Salomone fu essenzialmente un regno di pace.
IL TENTATIVO DI ADONIA DI IMPADRONIRSI DEL TRONO
Dopo la sua nascita Salomone è menzionato nuovamente nelle Scritture solo quando Davide è ormai vecchio. Questi, senza dubbio a motivo della promessa di Geova, aveva in precedenza giurato a Betsabea che Salomone gli sarebbe succeduto al trono. La cosa era nota al profeta Natan. (I Re I:1 I-13, 17) Non viene specificato se Adonia fratellastro di Salomone fosse al corrente di questo giuramento o dell’intenzione di Davide. In ogni caso, Adonia fece un tentativo per conquistare il trono simile a quello di Absalom. Forse a motivo della debolezza del re e per la ragione che aveva l’appoggio di Gioab, capo dell’esercito, e del sacerdote Abiatar, Adonia era sicuro del successo. Fu comunque un’azione proditoria, un tentativo di usurpare il trono mentre Davide era ancora in vita e senza l’approvazione di Davide né di Geova. Inoltre Adonia rivelò la sua slealtà invitando a un sacrificio presso En-Roghel (dove intendeva farsi acclamare re) i figli del re e gli uomini di Giuda, i servitori del re, ma escludendo Salomone, il profeta Natan, il sacerdote Zadoc e gli uomini potenti che avevano combattuto con Davide, insieme a Benaia loro comandante. Questo indica che Adonia considerava Salomone un rivale e un ostacolo per le sue ambizioni. — I Re 1:5-10.
SALOMONE INTRONIZZATO
Il profeta Natan, sempre fedele a Geova e a Davide, stava all’erta. Mandando prima Betsabea a informare il re del complotto, andò quindi personalmente a chiedere a Davide se la proclamazione di Adonia quale re era stata autorizzata da lui. Davide agì con prontezza e decisione, ordinando al sacerdote Zadoc e a Natan di accompagnare Salomone a Ghihon sotto la protezione di Benaia e dei suoi uomini. Doveva far cavalcare a Salomone la mula stessa del re (segno di onore per il cavaliere, in questo caso segno che era il successore al trono). (Confronta Ester 6:8, 9). Gli ordini di Davide furono eseguiti, e Salomone venne unto, e acclamato re. — I Re 1:11-40.
Udendo il suono della musica a Ghihon, non molto distante, e il popolo gridare “Viva il re Salomone”, Adonia e i cospiratori fuggirono spaventati e confusi. Salomone diede un’idea della pace che avrebbe contrassegnato il suo regno rifiutando di turbare la sua ascesa al trono con un’azione vendicativa. Se le cose fossero andate diversamente, Salomone molto probabilmente avrebbe perso la vita. Ma egli mandò a prendere Adonia nel santuario, dove si era rifugiato, e lo fece portare alla sua presenza. Dopo averlo informato che se non si fosse trovato nulla di male in lui poteva rimanere in vita, Salomone lo rimandò a casa sua. — I Re 1:41-53.
INCARICO DI DAVIDE A SALOMONE
Davide, prima di morire, disse solennemente a Salomone. “Devi osservare l’obbligo di Geova tuo Dio camminando nelle sue vie, osservando i suoi statuti, i suoi comandamenti e le sue decisioni giudiziarie e le sue testimonianze”, Inoltre gli ordinò a proposito di Gioab e Simei di non lasciarli “scendere in pace allo Sceol”; e anche di mostrare amorevole benignità ai figli di Barzillai il Galaadita. (I Re 2:1-9) Probabilmente prima di ciò Davide aveva dato istruzioni a Salomone circa la costruzione del tempio, consegnandogli il piano architettonico che aveva ricevuto “mediante ispirazione”. (I Cron. 28:11, 12, 19) Davide diede ordine ai principi di Israele lì presenti di aiutare suo figlio Salomone e di partecipare alla costruzione del santuario di Geova. In quell’occasione il popolo unse di nuovo Salomone quale re e Zadoc quale sacerdote. (I Cron. 22:6-19; cap. 28; 29:1-22) La benedizione di Dio su Salomone fu evidente dall’inizio del suo regno, dal momento che sedeva “sul trono di Geova come re in luogo di Davide suo padre e ne faceva un successo” e si rafforzava. — I Cron. 29:23; II Cron. 1:1.
SEDIZIOSA RICHIESTA DI ADONIA
Non passò molto tempo e Salomone dovette intervenire per eseguire gli ordini di Davide a proposito di Gioab e Simei. Questo intervento fu consigliato dall’azione di Adonia, che manifestava ancora delle ambizioni, nonostante la misericordia mostratagli da Salomone. Adonia si rivolse alla madre di Salomone con queste parole: “Tu stessa sai bene che il regno doveva divenire mio, e verso di me tutto Israele aveva volto la faccia perché io divenissi re; ma il regno si volse e divenne di mio fratello, poiché fu da Geova che divenne suo”. Fin qui Adonia riconosceva che Geova aveva voluto l’intronizzazione di Salomone, ma la richiesta che seguì a queste parole era un nuovo astuto tentativo di usurpare il trono. Egli disse a Betsabea: “Ti prego, di’ a Salomone il re . . . che mi dovrebbe dare in moglie Abisag la Sunamita”. Forse Adonia pensava di avere abbastanza seguito, oltre all’appoggio di Gioab e Abiatar, che, prendendo l’infermiera di Davide (considerata sua concubina, benché non avesse avuto rapporti con lei), poteva dare inizio a un’insurrezione per abbattere Salomone. (Infatti le mogli e le concubine del re erano proprietà del suo successore, e chi prendeva queste mogli era considerato un pretendente al trono [confronta II Samuele 16:21, 22]). Quando Betsabea, non rendendosi conto dell’ipocrisia di Adonia, trasmise la sua richiesta a Salomone, questi la interpretò immediatamente come un tentativo di usurpare il trono e mandò subito Benaia a mettere a morte Adonia. — I Re 2:13-25.
Abiatar viene deposto, Gioab e Simei sono messi a morte
Salomone si occupò quindi di coloro che avevano cospirato con Adonia, destituì Abiatar dal sacerdozio (adempiendo la parola di Geova pronunciata contro la casa di Eli [I Sam. 2:30-36]), ma non lo mise a morte, perché aveva portato l’Arca davanti a Davide e aveva sofferto con lui. Zadoc prese il posto di Abiatar. Nel frattempo Gioab, informato dell’azione di Salomone, fuggì ad aggrapparsi ai corni dell’altare, ma là fu ucciso da Benaia per ordine di Salomone. (I Re 2:26-35) Infine Salomone impose a Simei sotto giuramento di osservare certe restrizioni, poiché costui aveva invocato il male su Davide suo padre. Quando Simei, circa tre anni dopo, violò le restrizioni, Salomone lo fece mettere a morte. Così l’ordine dato da Davide a Salomone fu completamente eseguito. — I Re 2:36-46.
SAGGIA RICHIESTA DI SALOMONE
All’inizio del regno di Salomone la gente sacrificava su molti”alti luoghi”, perché non c’era una casa di Geova, anche se il tabernacolo si trovava a Gabaon e l’arca del patto in una tenda sul Sion. Benché avesse detto che il Suo nome si doveva porre su Gerusalemme, Geova evidentemente tollerò quella consuetudine finché non fosse stato costruito il tempio. (I Re 3:2, 3) A Gabaon, detto “il grande alto luogo”, Salomone offrì mille sacrifici bruciati. Ivi Geova gli apparve in sogno e gli disse: “Chiedi ciò che dovrei darti”. Invece di chiedere ricchezza, gloria e vittoria, Salomone chiese di avere un cuore saggio, pieno di intendimento e ubbidiente, per essere in grado di giudicare Israele. L’umile richiesta di Salomone piacque a Geova che infatti gli diede non solo quello che aveva chiesto, ma anche ricchezza e gloria, dicendo: “Così che non ci sarà fra i re nessuno simile a te, per tutti i tuoi giorni”. Geova aggiunse però l’esortazione: “E se tu camminerai nelle mie vie, osservando i miei regolamenti e i miei comandamenti proprio come camminò Davide tuo padre, anch’io prolungherò per certo i tuoi giorni”. — I Re 3:4-14.
Poco dopo, quando due prostitute presentarono un difficile problema di identità riguardante un bambino, Salomone dimostrò che davvero Dio l’aveva dotato di sapienza per giudicare. Questo rafforzò grandemente l’autorità di Salomone agli occhi del popolo. — I Re 3.16-28.
OPERE ARCHITETTONICHE
Nel quarto anno del suo regno, nel secondo mese (il mese di ziv [aprile-maggio]) dell’anno 1034 a.E.V., Salomone cominciò a edificare la casa di Geova sul monte Moria. (I Re 6:1) La costruzione del tempio fu pacificamente silenziosa: le pietre erano state squadrate prima di essere portate sul posto, così che non si sentiva rumore di martelli o scuri o di alcun altro arnese di ferro. (I Re 6:7) Hiram re di Tiro cooperò fornendo legname di cedro e di ginepro in cambio di frumento e olio. (I Re 5:10-12; II Cron. 2:11-16) Fornì anche operai, fra cui un esperto artigiano di nome Hiram, figlio di un uomo di Tiro e di una ebrea. (I Re 7:13, 14) Salomone reclutò trentamila uomini per i lavori forzati, e li mandò nel Libano in turni di diecimila al mese. Ogni gruppo ritornava a casa per due mesi alla volta. Oltre a questi c’erano settantamila portatori di pesi e ottantamila tagliapietre. Questi ultimi gruppi non erano israeliti. — I Re 5:13-18; II Cron. 2:17, 18.
Inaugurazione del tempio
La gigantesca opera architettonica richiese sette anni e mezzo, e venne ultimata nell’ottavo mese, bul, del 1027 a.E.V. (I Re 6:37, 38) A quanto pare ci volle poi qualche tempo per portarvi gli utensili e mettere ogni cosa a posto; infatti la santificazione e inaugurazione del tempio da parte di Salomone avvenne nel settimo mese, etanim, al tempo della festa delle capanne. (I Re 8:2; II Cron. 7:8-10) Deve quindi essere avvenuta nel settimo mese del 1026 a.E.V., undici mesi dopo che era stato ultimato l’edificio, e non un mese prima che fosse portata a termine la costruzione (nel 1027), come alcuni hanno pensato.
Edifici governativi
Dopo aver completato il tempio, in tredici anni Salomone costruì un nuovo palazzo reale sul monte Moria, immediatamente a S del tempio, contiguo al cortile esterno del tempio, ma più in basso. A S di questo costruì il Portico del Trono, il Portico delle Colonne e la Casa della Foresta del Libano. Tutto questo complesso sorgeva sul declivio fra la vetta della collina del tempio e
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