-
Ingegneria genetica: Migliorerà la razza umana?Svegliatevi! 1979 | 8 maggio
-
-
dovrebbero imporre agli esperimenti genetici, specie quando si tratta di alterare i batteri.
Un altro aspetto della manipolazione genetica consiste nel trattamento radioattivo degli insetti. Il Times di New York del 17 maggio 1978, a pagina A16, riferisce i risultati ottenuti dagli scienziati dell’Università di Berkeley (California) bombardando zanzare con radiazioni non letali di Cobalto 60, per scindere e trasferire altrove il loro materiale genetico. Lo si fa allo scopo di produrre un ceppo di zanzare immuni da un certo virus che causa un’infiammazione del cervello (encefalite). Intendono liberare colonie di queste zanzare immuni con la speranza che “accoppiandosi con la normale popolazione di zanzare della zona trasmetteranno il carattere genetico dell’immunità dall’encefalite a un sufficiente numero di insetti così da eliminare tutte le zanzare portatrici della malattia”. Un altro sistema per combattere le malattie è quello di liberare zanzare sterili. Se un sufficiente numero di femmine si accoppiano con maschi sterili, la popolazione complessiva diminuirà e si ridurrà così il pericolo di infezione per l’uomo.
Il dott. William C. Reeves, che partecipa a questi esperimenti, ha espresso dubbi sull’efficacia di tali tentativi, dicendo: “A volte, nonostante metodi validi ed efficaci, lottiamo contro la sfortuna. Mettiamo in libertà centinaia di migliaia di zanzare che hanno richiesto tre anni di lavoro, solo per vederle rapidamente morire a causa di un forte vento o del troppo calore, prima che si possano accoppiare”.
Il dott. Reeves ha detto pure: “Abbiamo avuto buoni risultati in laboratorio e in tende di prova, ma non si può sempre essere sicuri che una cosa del genere funzionerà anche nell’ambiente naturale”.
Una speranza migliore
L’ingegneria genetica offre, forse, una piccola speranza di aiutare quelli ora viventi, e una speranza molto discutibile, se mai, per il futuro. Certo tali limitate prospettive non sono neppure da paragonare alla speranza di una vita migliore e duratura offerta dal Creatore agli uomini che lo amano. Un apostolo di Gesù Cristo, Simon Pietro, scrisse: “Secondo la sua promessa noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, e in questi dimorerà la giustizia”. — 2 Piet. 3:13.
Anche l’apostolo Giovanni offrì questa speranza. Nell’ultimo libro della Bibbia — Rivelazione o Apocalisse — narrò una visione datagli da Gesù Cristo. Giovanni scrive: “Vidi un nuovo cielo e una nuova terra . . . Allora udii un’alta voce dal trono dire: ‘Ecco, la tenda di Dio è col genere umano ed egli risiederà con loro, ed essi saranno suoi popoli. E Dio stesso sarà con loro. Ed egli asciugherà ogni lagrima dai loro occhi, e la morte non sarà più, né vi sarà più cordoglio né grido né pena. Le cose precedenti sono passate”. — Riv. 21:1-4.
Il Creatore, che conosce esattamente il funzionamento dei geni e di tutte le altre parti che compongono la cellula e il corpo umano, e che ha a cuore gli interessi dell’umanità, ci rivela la vera speranza che c’è, non solo per quelli che nasceranno, ma anche per i viventi. E promette di aiutare quelli a cui nessuno scienziato, neppure nei suoi sogni più rosei, fa alcuna promessa, cioè i morti. Gesù Cristo stesso disse: “Non vi meravigliate di questo, perché l’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori”. — Giov. 5:28, 29.
L’invecchiamento
L’abolizione della morte significa anche la fine dell’invecchiamento. Gli scienziati non sanno esattamente cosa causi l’invecchiamento. Restano perplessi osservando il modo in cui si dividono le cellule. Leonard Hayflick, microbiologo del Bruce Lyon Memorial Research Laboratory di Oakland (California), riferisce che certi esperimenti sembrano indicare che nelle cellule di ogni forma di vita animale è insito il processo dell’invecchiamento e della morte. Normali cellule di embrione umano coltivate in provetta in laboratorio smettevano di dividersi dopo circa 50 reduplicazioni (prodotte dalle divisioni della singola cellula). Le cellule cancerogene, cellule anormali, continuavano a dividersi. Inoltre, durante le reduplicazioni le cellule normali si deterioravano alquanto, per cui nella vita effettiva l’individuo potrebbe probabilmente invecchiare e morire prima che le 50 reduplicazioni fossero portate a termine. Questo fatto è in armonia con la spiegazione della Bibbia, cioè che l’umanità ha ereditato l’imperfezione dal suo progenitore, Adamo. — Rom. 5:12.
Anche altri studi indicano che tutti i mammiferi tendono a seguire un certo schema nella durata della vita. La lunghezza della vita sembra essere in gran parte direttamente proporzionale alla grandezza del corpo, e inversamente proporzionale al ritmo cardiaco e respiratorio. Il piccolo toporagno, ad esempio, vive una vita intensa ma breve, in quanto ha un metabolismo veloce che richiede grandi quantità di cibo e un ritmo cardiaco e respiratorio rapido. Nella vita più “tranquilla” dell’elefante, i processi sono più lenti e la vita molto più lunga. Ma paradossalmente il corpo umano non segue questo schema. Gli uomini vivono più a lungo di quanto “dovrebbero” secondo questo schema. Stephen Jay Gould dell’Harvard University (U.S.A.) osserva: “L’Homo sapiens è un mammifero che si distingue nettamente più che per la semplice intelligenza. Viviamo circa tre volte di più di quanto ‘dovrebbero’ i mammiferi della nostra grandezza, ma respiriamo al ‘giusto’ ritmo e così nella nostra vita respiriamo circa tre volte di più di un comune mammifero della nostra grandezza”.
Anche questa apparente irregolarità è spiegata dalla Bibbia, poiché mostra che gli animali furono creati con una durata di vita limitata. Non così l’uomo, però. Il racconto biblico rivela che, al principio della razza umana, quando non era lontano dalla perfezione con cui era stato creato, l’uomo viveva da 700 a 900 anni. — Gen. 5:3-31.
Chi crede alle evidenze dei sensi comprovanti che c’è un Creatore che portò all’esistenza le galassie, le quali si muovono con stupefacente regolarità, e la terra, con i suoi molteplici organismi viventi, tutti interdipendenti, non fa fatica a comprendere come un tale Creatore possa far durare per sempre la vita dell’uomo. Egli promette di restituire all’umanità la vita perfetta per mezzo del dominio del regno di Cristo. Essendo il Creatore, è necessariamente in grado di conoscere e controllare ogni molecola e ogni fase delle attività cellulari. Se consideriamo le immense quantità di energia manifeste nell’universo, comprendiamo che per Colui che ha un’energia illimitata non è un problema porre rimedio a qualsiasi irregolarità genetica, e fornire l’energia per far continuare a tempo indeterminato il ciclo della vita umana, facendo cessare l’invecchiamento e la morte, poiché, come gli disse il salmista in preghiera, “presso di te è la fonte della vita”. — Sal. 36:9.
-
-
Un crostaceo fuori del comuneSvegliatevi! 1979 | 8 maggio
-
-
Un crostaceo fuori del comune
L’ARTEMIA SALINA è un crostaceo così chiamato perché può vivere in acque molto salate, acque così salate che nessun predatore potrebbe sopravviverci. Ma ciò che sorprende ancora di più in questa piccola creatura, lunga poco più di un centimetro, è la capacità di sopravvivenza delle uova. Private quasi completamente di umidità e sottoposte poi a una temperatura di 190 gradi centigradi sotto zero, le uova si schiuderanno ancora se poste in acqua salata a temperatura ragionevole. All’altro estremo, le uova di questo crostaceo completamente essiccate conservano la possibilità di aprirsi anche dopo essere state sottoposte per due ore a una temperatura alquanto superiore al punto di ebollizione. Che sorprendente prova della resistenza di cui il Creatore, Geova Dio, ha dotato queste creature!
-