BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • Come comportarsi se c’è un alcolizzato in famiglia?
    Svegliatevi! 1983 | 8 maggio
    • Come comportarsi se c’è un alcolizzato in famiglia?

      DOPO una notte di gozzoviglie, barcollando riesce a stento ad arrivare a casa, dove crolla sul pavimento. La moglie è ferita e sconvolta. Nondimeno si sforza di tirarlo su, lo pulisce e lo mette a letto. L’uomo è alcolizzato.a

      Il giorno dopo le promette che non succederà più. A volte non ricorda nulla della sera prima. Ma lei si! ‘Non oso dirgli nulla’, ripete fra sé; teme che se parla, il marito ne sarà così sconvolto da ricominciare a bere. Dato che non è in grado di andare a lavorare, lei telefona al principale per giustificarlo.

      Continua a sperare malgrado tutto che beva di meno. Anzi, cerca disperatamente di frenarlo nel bere. Così gli nasconde il liquore o lo getta via.

      Lei limita i loro rapporti sociali, temendo l’imbarazzo che potrebbe creare il fatto che beve. E non frequenta nessuno senza di lui, per timore che si arrabbi e che beva anche di più.

      Eppure, nonostante tutto questo, il marito continua a bere! Perché? Non fa lei tutto il possibile per aiutarlo? In effetti, senza rendersene conto, gli ha reso più difficile la guarigione. Non è solo il marito ad avere bisogno di aiuto, anche lei!

      La situazione che abbiamo appena descritto corrisponde a una famiglia che conoscete, forse anche la vostra? In tal caso, forse vi chiedete: ‘Perché dite che anche la moglie può aver bisogno d’aiuto?’

      Come influisce sulla famiglia

      L’alcolismo ha enormi conseguenze emotive per tutta la famiglia. Il coniuge, per esempio, è spesso il riflesso dell’alcolizzato.

      Un comune sintomo dell’alcolismo, fra l’altro, è il rifiuto di ammettere che il problema esiste. Ma spesso anche i familiari lo negano, forse perché temono la vergogna. Se il vostro coniuge ha il problema del bere, vi accorgete di trovare delle “ragioni” ogni volta che prende una sbornia?

      E non è tutto qui. Quando vedete ripetutamente fallire i vostri sforzi di impedire al vostro coniuge di bere, forse nascono in voi sentimenti di inettitudine e ansia. Peggio ancora: si stanno accumulando in voi risentimento e amarezza? “Molte volte vorrei che fosse morto”, ha confessato una moglie disperata.

      Perciò nulla di strano se provate gli stessi sentimenti e stati d’animo negativi dell’alcolizzato: ansia, timore, ira, senso di colpa, nervosismo, frustrazione, tensione e poco rispetto di voi stessi. Sì, spesso anche la moglie ha bisogno di aiuto.

      Che dire dei figli? È doloroso anche solo pensare all’effetto che può avere sul loro equilibrio emotivo. Si noti cos’hanno detto a Svegliatevi! alcuni figli di alcolizzati.

      “Ero sempre tra due fuochi. Una volta — avrò avuto forse nove anni — mamma aveva bevuto e lei e papà ebbero un’accesa discussione. La mamma fece per andarsene. Mi venne una crisi isterica, e attaccandomi alla sua gonna la supplicai di non andarsene”.

      “Lo sapevano tutti. Ricordo che quando andavo a scuola sentivo i ragazzi ridere e gridare: ‘Tuo padre è un ubriacone!’”

      “Mi venne un complesso di inferiorità. Incolpavo me stesso”.

      “Ho ancora un grande senso di insicurezza: dubito delle mie capacità, mi sminuisco, provo disgusto per me stesso”.

      È facile capire perché questi figli diventano nervosi, introversi e poco loquaci. Molte volte soffocano e non ammettono l’ira, il timore, la frustrazione e la solitudine. Altrimenti fa troppo male. Sì, anche i figli possono avere bisogno di aiuto.

      Pertanto voi — i familiari dell’alcolizzato — potete aver bisogno di aiuto (1) per salvaguardare il vostro equilibrio emotivo e (2) per imparare qual è il miglior comportamento da tenere con l’alcolizzato.

      Informatevi

      Tanto per cominciare informatevi in merito all’alcolismo. Potete trovare utile materiale in una biblioteca locale o in un centro di informazioni sull’alcolismo. Parlando ad altri che hanno avuto un problema simile potete ricevere suggerimenti pratici sul da farsi.

      Forse la principale domanda che si affaccia alla vostra mente è questa: ‘Cosa posso fare per aiutare l’alcolizzato?’ Ma prima di poter aiutare l’alcolizzato forse voi avete bisogno d’aiuto per vincere i vostri sentimenti negativi. Prima appurate quale effetto ha avuto l’alcolismo su di voi. Se no difficilmente sarete in grado di aiutare l’alcolizzato!

      Quindi imparate qual è il modo migliore di trattare l’alcolizzato. Forse inizialmente avete reagito come la moglie descritta all’inizio di questo articolo. Ma questo modo d’agire spesso fa progredire l’alcolismo anziché favorire la guarigione. Perché? Perché impedisce all’alcolizzato (o all’alcolizzata) di vedere la propria situazione com’è in realtà. Egli si nasconde dietro un alto muro di dinieghi. Perciò proteggerlo dalle conseguenze del bere vuol dire, in genere, permettergli di continuare a negare il problema e di continuare a bere.

      Fate capire all’alcolizzato che ha bisogno d’aiuto

      Non si può costringere un alcolizzato a farsi curare, però gli si può far desiderare di ricevere aiuto. Ma come?

      Ci sono essenzialmente due modi: (1) fategli subire le conseguenze del bere e (2) presentategli direttamente i fatti relativi al suo vizio. Anche quando sta malissimo, l’alcolizzato può accettare in parte la realtà se gli è presentata in modo appropriato!

      Prima di considerare questi due modi di affrontare il problema, è il caso di dare un avvertimento: Tale intervento richiede che abbiate una discreta conoscenza del problema dell’alcolismo e la forza emotiva per fare uso di tale conoscenza.

      Cosa vuol dire far subire all’alcolizzato le conseguenze del bere? Non vuol dire punirlo, ma ci vuole senz’altro fermezza. Prendiamo come esempio la moglie descritta all’inizio. Si noti ciò che ha raccomandato la dottoressa Winnie Sprenkle, consulente di un centro che ha molto successo nel trattamento degli alcolizzati, nel corso di un’intervista rilasciata a Svegliatevi!

      ● Cosa può fare la moglie quando il marito perde i sensi sul pavimento? “In genere è molto importante che la famiglia non mascheri il problema per nascondere l’accaduto all’alcolizzato. Perciò, se casca per terra e si addormenta e la mattina dopo si sveglia a letto con il pigiama addosso non saprà mai cos’è accaduto”. Quindi, secondo le circostanze, la moglie potrebbe lasciarlo dormire lì dov’è. La mattina dopo, quando si sveglia per terra, gli si spiega come stanno realmente le cose.

      ● Quando il marito non riesce a ricordare cos’ha fatto il giorno prima, cosa può fare la moglie? “Gli dica la verità, ma senza arrabbiarsi. ‘Ecco cos’è accaduto la notte scorsa e questo è l’effetto che ha avuto su di me’”. Anche se lui si arrabbia, lei lo aiuta in tal modo a capire che nelle famiglie normali queste cose non succedono.

      ● La moglie fa bene a isolarsi? “Credo sia della massima importanza che la famiglia continui a vivere nel modo più normale possibile. L’alcolizzato vedrà sempre più chiaramente il grande contrasto che c’è fra lui e il resto della sua famiglia. In molti casi finirà per dire: “Ehi, ma io ho un problema e ho bisogno d’aiuto!’” Quindi, se la moglie esce o frequenta altri senza di lui potrebbe gentilmente fargli notare che vorrebbe che ci fosse anche lui, ma il problema del bere glielo impedisce.

      Che dire del secondo punto, quello di presentargli i fatti? Nel libro I’ll Quit Tomorrow (Domani smetto), Vernon E. Johnson raccomanda quanto segue:

      Le persone che affrontano l’alcolizzato devono essere quelle più vicine a lui. Con l’aiuto di un esperto consulente preparano un elenco che descrive nei minimi particolari il comportamento dell’alcolizzato. Si fissano un giorno e un’ora in cui è probabile che l’alcolizzato sia sobrio. Poi, con un tono che rispecchia profonda preoccupazione, ognuno legge ad alta voce la sua lista. Anche se l’alcolizzato dapprima si mette sulla difensiva, continuano a leggere imperturbabili. L’obiettivo è di permettere all’alcolizzato di accettare la realtà, quanto basta per capire il bisogno di farsi aiutare.

      Dove trovare aiuto?

      Alcuni familiari dell’alcolizzato si rivolgono insieme a lui a un centro per la cura dell’alcolismo, dove anche la famiglia può partecipare alla terapia. In che senso questo può essere d’aiuto? Finora i familiari potevano avere soffocato ricordi e sentimenti penosi. Non avendo coscienza dei propri sentimenti è difficile che capiscano quelli dell’alcolizzato. In molti casi i principali obiettivi della terapia sono: riconoscere e accettare i propri sentimenti (per vincere i sentimenti negativi bisogna prima esserne consapevoli); capire i sentimenti dell’altra persona e come le proprie azioni influiscono emotivamente su di lui o su di lei; e usare questo discernimento, imparando così qual è il miglior modo d’agire.

      ‘E se l’alcolizzato rifiuta di chiedere aiuto?’ domandate. Che l’alcolizzato si rifiuti o no, forse voi avete bisogno di aiuto per ammettere e vincere i vostri stessi sentimenti negativi. Per ricevere tale aiuto alcune famiglie si rivolgono a gruppi locali formati di familiari di alcolizzati. Tali gruppi cercano di aiutare a capire e discernere i problemi che si incontrano vivendo con un alcolizzato. Naturalmente non in tutte le parti del mondo esistono simili gruppi.b Altri, comprendendo il bisogno di tale aiuto, si rivolgono a un’altra fonte.

      “Conoscere la verità della Bibbia è ciò che mi aiuta ad andare avanti”, dice Ann, che da trent’anni vive con un marito incredulo alcolizzato. Essendo una testimone di Geova, studia regolarmente la Bibbia e si sforza di applicarla alla propria situazione. Anche se i problemi ci sono ugualmente, far questo l’aiuta a essere felice malgrado i problemi. E può aiutare anche voi. Come?

      Anzitutto, mettendo in pratica i principi biblici potete essere aiutati a dissipare sentimenti e stati d’animo negativi e così essere più felici nonostante la situazione. Ma per riuscirci ci vuole forte fede che Dio manterrà la sua promessa. (Ebrei 11:1, 6) Considerate alcuni esempi.

      Ansia: Il fatto che un vostro familiare beve vi causa problemi economici e siete molto preoccupati chiedendovi come sbarcherete il lunario? “Smettete d’essere ansiosi”,c consiglia Gesù parlando delle cose necessarie della vita. “Il vostro Padre celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose” e può provvedere e provvederà per quelli che fanno della sua adorazione la cosa principale della loro vita. (Matteo 6:25-34) Pertanto Gesù dà un suggerimento molto pratico per vincere l’ansia: vivere giorno per giorno. Perché aggiungere le ansietà di domani a quelle d’oggi? Inoltre, come ha detto un erudito biblico, “nella realtà il futuro è di rado così brutto come si temeva”.

      Ma non basta conoscere le parole di Gesù per alleviare l’ansietà. Bisogna metterle in pratica, ed è qui che ci vuole vera fede. Dio ha promesso di provvedere per i suoi servitori ed è sicuramente in grado di farlo. L’unica cosa da chiederci è: Abbiamo assoluta fiducia che finché facciamo diligentemente la nostra parte Dio farà la sua?

      Senso di colpa: Provate un senso di colpa a causa di sentimenti e atteggiamenti negativi? È vero che avete le vostre imperfezioni e che Dio non tollera atteggiamenti errati. Ma la Bibbia ci assicura calorosamente: “Se confessiamo [a Dio] i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati”. (I Giovanni 1:9; Proverbi 28:13) C’è veramente motivo di credere che Dio non lo faccia nel vostro caso, se voi fate la vostra parte? Dio farà quello che ha detto. Ma vi sentirete meglio solo se ci credete fermamente.

      Lo studio della Parola di Dio può anche mettervi in condizione di ricevere l’aiuto dello spirito santo di Dio. E tale spirito può adornarvi di qualità positive, come ‘amore, gioia, pace, benignità, mitezza e padronanza di sé’. (Galati 5:22, 23) Che grande aiuto per vincere i sentimenti negativi! Ma bisogna ‘continuare a chiedere’ a Dio il suo spirito. (Luca 11:5-13) E anche qui ci vuole una fede ferma. Gesù disse: “Tutte le cose che chiedete pregando, abbiate fede di averle effettivamente ricevute, e le avrete”. — Marco 11:24.

      Vorreste sapere come ottenere una fede simile? I testimoni di Geova saranno lieti di aiutarvi. Fra loro potrete anche trovare persone che hanno avuto i vostri stessi problemi e che potrebbero quindi aiutarvi in modo comprensivo con le Scritture. Ricordate che in genere i sentimenti negativi vengono attenuati parlandone. Quindi aprendovi con qualcuno che capisce la situazione potete ricevere un grande aiuto.

      Se già frequentate i testimoni di Geova e avete bisogno di assistenza per rafforzare la vostra fede, perché non la chiedete a un sorvegliante cristiano? Tali uomini devoti aiutano “volontariamente” e “premurosamente” i loro conservi cristiani in tutti i modi possibili. — I Pietro 5:1-3.

  • Vivere con un alcolizzato
    Svegliatevi! 1983 | 8 maggio
    • Vivere con un alcolizzato

      PER settimane mio marito non aveva fatto altro che bere, giorno e notte. Perdeva i sensi, tornava in sé e poi ricominciava a bere. Era stato licenziato, e la nostra situazione finanziaria peggiorava di giorno in giorno. La sua salute era peggiorata a tal punto che non sapevo quanto avrebbe potuto tirare avanti. ‘Come andrà a finire?’ mi chiedevo. Prima che vi dica com’è andata a finire, lasciate che vi spieghi come arrivammo a questo punto critico della nostra vita.

      Conobbi mio marito a un ballo nel 1947. Aveva già bevuto quando arrivò. Prima che la serata terminasse si mise a ballare sopra un tavolino. Entro la settimana venne a trovarmi. Questa volta era sobrio e la sua compagnia mi piacque moltissimo. Avevamo tante cose in comune, così ci frequentammo.

      La sera che mi chiese di sposarlo aveva una bottiglia di liquore con sé, ma non era ubriaco. Parlammo a lungo della serietà del matrimonio e d’avere figli. Non avevo intenzione di vivere con un alcolizzato, gli dissi. Al che gettò via la bottiglia e mi promise di non bere mai più. Com’ero felice!

      Ma non eravamo sposati da molto quando ricominciò a bere. E man mano che gli anni passavano avevo sempre più paura di lui. Era così imprevedibile. Era come un vulcano sul punto di esplodere.

      Non solo cominciò a bere parecchio ma si mise anche a giocare nel luogo di lavoro, il che provocò seri problemi finanziari. Ogni volta che prendeva la paga erano discussioni. Voleva darmi sempre meno soldi per poter bere sempre di più, e così eravamo assediati dai creditori.

      ‘Come può trattarmi così e poi dirmi che mi ama’? mi chiedevo. Dato che lavoravo a mezza giornata, a volte arrivavo a pagare i conti.

      In certi momenti non riuscivo a trattenermi. Lo supplicavo: “Non vedi quello che stai facendo? Tua figlia ed io abbiamo i nervi a pezzi!”

      “Tu esageri!” mi rispondeva. “Bevo solo uno o due bicchierini. Non bevo neanche una bottiglia la settimana”. In effetti, si scolava una bottiglia al giorno!

      La mia vita era tutta un controsenso. Ogni tanto mi portava fiori o dolci. ‘Dopo tutto mi ama!’ E mi sentivo colpevole per aver pensato male di lui. Dato che era così gentile, doveva essere colpa mia se beveva, ragionavo. Se solo fossi riuscita a cambiare, forse allora non avrebbe bevuto tanto.

      Mi prometteva di bere di meno, e dopo qualche giorno ero sicura che col mio aiuto avrebbe smesso. Ma alla fine della settimana si rifaceva, bevendo più che mai. Allora ero sopraffatta da un senso di disperazione.

      Ricorse diverse volte agli Alcolisti Anonimi (A.A.). Parlavano dell’alcolismo, ma secondo lui non aveva bisogno di sentire quei discorsi. I suoi problemi erano a casa, pensava. Le mie speranze andavano nuovamente in fumo. Mi sentivo in trappola, piena di rabbia.

      I miei stati d’animo si alternavano in un circolo vizioso: gioia, senso di colpa, odio per me stessa, risentimento, amarezza, odio per lui, desiderio che se ne andasse, paura che lo facesse sul serio. Sembrava non ci fosse nessuna speranza.

      Per alcuni anni mi sforzai di sopportare questa situazione, poi persi ogni controllo. Un giorno, disperata, salii in macchina e misi in moto. Andai avanti senza meta finché arrivai a un corso d’acqua. Era così calmo e pacifico. Seduta sulla riva pensavo alla mia situazione disperata. La calma dell’acqua mi attirava come una calamita. Se solo avessi potuto scivolare nell’acqua . . .

      All’improvviso sentii qualcuno chiamarmi a gran voce. Una donna che abitava nelle vicinanze mi aveva visto ed era venuta a vedere se stavo bene. Al che risalii in macchina e tornai a casa.

      Non molto tempo dopo le cose peggiorarono. Mio marito cominciò a parlare di togliersi la vita, arrivando al punto di spiegarmi come avrebbe fatto. “Starai molto meglio senza di me”, disse. In un certo senso ero contenta di sentirlo, ma nello stesso tempo ero furibonda!

      La mattina dopo capii che dovevo fare qualcosa. Mi misi in contatto con gli A.A. e mi mandarono da una donna della zona che si era trovata in una situazione analoga. Lei mi raccomandò un gruppo locale formato di familiari di alcolizzati. Così assistei ad alcune riunioni.

      Mi aiutarono a capire che se mio marito beveva non era colpa mia. Aveva cominciato ancor prima che lo conoscessi. Si aveva l’impressione che i presenti fossero padroni di sé. Erano allegri e parlavano apertamente dei propri sentimenti. Vivevano giorno per giorno. Ecco cosa dovevo fare io! E anche se i problemi c’erano sempre, dovevo rendermi conto che le ansietà di ciascun giorno erano tutto ciò che potevo sopportare. Rammentai le parole di Gesù riportate in Matteo 6:34: “Non siate mai ansiosi del domani, perché il domani avrà le proprie ansietà”.

      Ma nello stesso tempo ebbi l’impressione che alcune di quelle donne fossero ancora amareggiate e risentite con i loro mariti, poiché se ne lamentavano e riferivano i loro difetti. Anziché imitarle, non dissi nulla.

      Tuttavia sentendole parlare della vita insieme a un alcolizzato, imparai alcune cose utili. La cosa più importante che imparai fu questa: non dovevo evitare a mio marito le conseguenze del bere, come avevo fatto fino a quel momento. Dovevo invece aiutarlo a comprendere i problemi che il suo vizio causava. Ci volle una gran forza per superare i pensieri negativi che nutrivo da tanti anni, ma ero decisa. Cominciai a seguire quei suggerimenti.

      L’opportunità si presentò non molto tempo dopo. Dovevamo badare a nostro nipote che stava poco bene e aveva la febbre. Dovendo uscire per un po’, chiesi a mio marito di badare al bambino. Gli telefonai dal lavoro e gli dissi di non bere. Mi assicurò che si sarebbe occupato del ragazzino.

      Poco dopo mia figlia telefonò per sapere come stava il bambino. Con sua sorpresa rispose al telefono il figlioletto. “Il nonno dorme”, spiegò. Mia figlia era atterrita. “Scuotilo forte e sveglialo”. Ma mio nipote non riuscì a svegliare il nonno: aveva bevuto e si era addormentato. Al che mia figlia riattaccò e si precipitò a casa.

      Circa un’ora più tardi, dopo che ero arrivata a casa, finalmente tornò in sé. Chiese perché non lo avevamo svegliato. Era ancora ubriaco, per cui non dicemmo molto. In passato avrei lasciato cadere la cosa. Avrei avuto troppa paura a parlare. Ma ora sapevo che non potevo proteggerlo dalle conseguenze del bere. Doveva sapere cos’era accaduto. La mattina dopo lo affrontai, descrivendogli nei particolari l’accaduto. “Ti rendi conto cosa sarebbe potuto accadere al nostro nipotino?” gli chiesi. Fu un duro colpo per lui. “Avrei potuto uccidere il bambino”, confessò.

      Ma alcuni mesi dopo bevve per tutta una notte. Quando si svegliò il giorno dopo mi chiese di accompagnarlo all’ospedale. Non poteva più andare avanti così. Lo persuasi a telefonare lui stesso al medico e a prendere gli accordi. Quando arrivammo all’ospedale, si fece ricoverare e per due mesi fu sottoposto a terapia.

      Sono passati diversi anni e la nostra vita insieme migliora sempre più. Non è stato facile per nessuno dei due. Dobbiamo continuamente badare ai nostri pensieri e ai nostri motivi.

      C’è un’altra cosa che mi è stata di grande aiuto, la mia relazione con Geova. Mi ha aiutato a vincere l’amarezza e il risentimento che avevo dentro, poiché sapevo che Geova non si compiaceva di questi sentimenti, qualunque cosa avesse fatto mio marito. (Colossesi 3:13, 14) Come fu rassicurante sapere che Geova è un Padre amorevole e misericordioso che non va in cerca dei nostri difetti! Questo fu di grande aiuto per attenuare i miei sentimenti di colpa. — Salmo 103:9-12; 130:3, 4.

      Lo pregai giorno e notte ed egli mi diede il suo spirito e la sua forza. Parlando regolarmente ad altri delle cose che credevo, potevo mantenere viva la mia speranza cristiana. Sono anche profondamente grata delle adunanze cristiane a cui partecipo e dell’amorevole compagnia di fratelli e sorelle cristiani. Non credo che ce l’avrei fatta senza di loro.

      Naturalmente sono lieta di avere imparato a vivere con un alcolizzato. Per vincere l’ansia mi è stato di grande aiuto imparare a vivere giorno per giorno. In particolare mi è stato utile imparare a non evitare a mio marito le conseguenze del bere. Non so cosa sarebbe potuto accadere se non avessi capito queste cose. — Da una collaboratrice.

Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
Disconnetti
Accedi
  • Italiano
  • Condividi
  • Impostazioni
  • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
  • Condizioni d’uso
  • Informativa sulla privacy
  • Impostazioni privacy
  • JW.ORG
  • Accedi
Condividi