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La grande industria e la guerraSvegliatevi! 1984 | 22 giugno
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aumento delle esportazioni inglesi di armi dopo che le Falkland hanno permesso di mettere in mostra la merce”.
Infatti per i dirigenti delle società produttrici di armi moderne i conflitti delle Falkland e del Libano devono essere sembrati una manna dal cielo. Il Guardian commenta: “Le ditte europee e americane intravedono nuove ed eccitanti prospettive dopo una guerra [quella delle Falkland] che ha offerto la possibilità di dare una classica dimostrazione della loro merce”.
Questo fatto deve essere sembrato ovvio anche a coloro che cercano un sicuro investimento per il loro denaro. I neoinvestitori stanno “venendo fuori dal nulla”, per così dire. Un analista militare citato dal New York Times ha detto: “Dopo questi episodi [il conflitto delle Falkland e quello libanese] le azioni rendono bene. È chiaro che questo ha richiamato maggiore attenzione da parte degli investitori”.
Durante gli anni settanta, mentre era in atto il conflitto nel Sud-Est asiatico, le chiese protestanti — alcune delle quali avevano protestato contro la guerra e contro il crescente potenziamento militare degli Stati Uniti — erano fra coloro che approfittavano del lucrativo mercato delle armi. In un opuscolo sull’argomento, il Consiglio Nazionale delle Chiese d’America diceva: “Gli investimenti di cui parliamo qui sono quelli relativi alla ‘grande industria’ della produzione e dell’approvvigionamento militare. Gli investimenti delle chiese raggiungono quasi i 203 milioni di dollari . . . Questi investimenti rappresentano grossi affari per le chiese, e costituiscono una parte importante, se non la più importante, del loro patrimonio”.
I dirigenti delle società produttrici di armi si stropicciano le mani particolarmente per il fatto che commerciano in gran parte con i militari e non con rivenditori. Così hanno molti vantaggi. La maggior parte delle grandi nazioni hanno già stanziato miliardi di dollari per la difesa, quindi il guadagno è assicurato ai fabbricanti. Dato che queste armi devono soddisfare le norme militari, il prezzo è quattro-cinque volte superiore a quello delle armi vendute ai commercianti. In genere i militari preferiscono acquistare prodotti fabbricati entro i confini del proprio paese anziché all’estero, il che riduce la minaccia della concorrenza straniera. Le ditte americane in particolare, a caccia di commesse militari, si trovano nell’insolita posizione di non avere nessuna concorrenza dal Giappone. È chiaro che gli armamenti costituiscono un affare lucrativo.
Nel bel mezzo di tutto questo ci sono i trafficanti di armi che piazzano la loro micidiale mercanzia come fossero venditori ambulanti. “La fabbricazione di armi, a differenza della fabbricazione delle automobili, ha un aspetto straordinario”, ha detto uno, “cioè che passano sempre di moda o si esauriscono: c’è un’infinita possibilità di espansione”.
Le esposizioni di armi, dove compratori e venditori convergono per vedere gli ultimi modelli di armi belliche, proliferano in ogni parte del mondo come le sfilate di moda. I fabbricanti stanno producendo quella che è definita la terza generazione di armi: progetti di alta tecnologia che richiedono un aumento delle spese militari per le ricerche e la costruzione. Christopher Paine, della Federazione degli Scienziati Americani, lo ha definito “un pericoloso stratagemma escogitato dai fabbricanti di armi per continuare a lavorare”.
I problemi etici del traffico di armi non sono cambiati. Per tre anni prima della guerra delle Falkland gli inglesi avevano venduto all’Argentina navi da guerra e armi elettroniche per il valore di 200 milioni di dollari, e allo scoppio della guerra gran parte di quelle armi furono usate contro di loro. Questo è il rischio che sia le nazioni che la grande industria preferiscono correre. Si levano voci di condanna contro il traffico internazionale di armi. Tuttavia le vendite continuano, incoraggiate di solito dai governi. Intanto questo mondo diventa un luogo in cui è sempre più pericoloso vivere.
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La grande industria e voiSvegliatevi! 1984 | 22 giugno
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La grande industria e voi
QUELLO dell’industria è un campo dell’attività umana, e gli uomini vanno soggetti a commettere gravi errori. Perciò anche in seno alla grande industria si commettono spesso gravi errori di natura morale. La grande industria ha un enorme giro di capitali, quindi è inevitabile che attragga chi è avido e assetato di potere. Ed essendo parte integrante di questo mondo, è naturale che rispecchi il pensiero dell’iddio di questo mondo. Si ricordi che “tutto il mondo giace nella potenza del malvagio”. — I Giovanni 5:19.
Ciò nondimeno, coloro che commettono ingiustizie sono responsabili. Quelli che si avvalgono di un immenso potere finanziario per ingannare l’uomo della strada dovrebbero ricordare questo avvertimento: “Chi defrauda il misero ha biasimato il suo Fattore”. (Proverbi 14:31) Anche se le conseguenze delle loro azioni sono evidenti solo in un paese lontano, e forse essi personalmente non le vedono mai, è sempre valido il principio biblico: “Chi defrauda il misero per provvedersi molte cose . . . è sicuramente destinato all’indigenza”. (Proverbi 22:16) Coloro che si arricchiscono a discapito di altri non sfuggiranno al finale giudizio di Dio.
Questo vale specialmente per i fabbricanti e i trafficanti di armi. È vero che essi non premono effettivamente il grilletto o non sganciano le bombe che falciano vite innocenti. Ma provvedendo le armi si rendono complici. È un fatto che molte guerre d’oggi sarebbero impossibili senza la cooperazione della grande industria. Proprio perché le industrie hanno cooperato, l’intero globo è come l’antico paese di Israele, “contaminato con spargimento di sangue”. (Salmo 106:38) Alla fine, come accadde anche in quei giorni, Geova giudicherà i colpevoli: “Distruggerai quelli che proferiscono una menzogna. Geova detesta l’uomo di sangue e d’inganno”. — Salmo 5:6.
Ma cosa può fare il singolo individuo? Dovrebbe evitare ogni contatto con il mondo degli affari? Non necessariamente. Il
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