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Il Dio-uomo della cristianitàLa Torre di Guardia 1963 | 15 aprile
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Il Dio-uomo della cristianità
NELLA cristianità il ponte tra Dio e l’uomo è chiamato “Incarnazione”. La parola “incarnazione” significa che Dio assunse la natura umana nella persona di Gesù Cristo. Perciò divenne un Dio-uomo.
Benché l’idea di un Dio-uomo non sia estranea al paganesimo, questi capi religiosi sostengono che il concetto secondo cui il Logos divenne carne appartiene solo alla cristianità. Affermano che le religioni pagane insegnano l’apoteosi o glorificazione dell’uomo, che non insegnano l’incarnazione del vero Dio. Secondo lo storico ecclesiastico inglese Charles Hardwick, se purifichiamo le incarnazioni pagane da tutte le grossolane e volgari aggiunte che le guastano e le degradano, esse sono sempre diverse dalla dottrina dell’incarnazione com’è insegnata nella cristianità, malgrado le sorprendenti somiglianze.
Tuttavia, negando semplicemente che la dottrina sia pagana non si dimostra che l’insegnamento dell’incarnazione faccia parte del cristianesimo. Nel suo libro The Creative Christ, E. Drown mette in relazione il concetto dell’incarnazione della cristianità con la mitologia pagana greca. Egli dice: “Questa idea della sostanza . . . si fece strada nella teologia cristiana provenendo da fonti greche. Come risultato l’Incarnazione fu molto spesso interpretata in senso fisico anziché morale”.
Vi sono poi obiezioni d’altro genere. Il dott. Charles A. Briggs, eminente professore che fu anche sacerdote della Chiesa Protestante Episcopaliana, insegnava che la nascita da una vergine era solo una “questione minore circa l’Incarnazione . . . [che essa] non può essere indispensabile come hanno supposto molti”. Per Adolf Harnack, teologo tedesco e professore di teologia, Gesù non era un Dio incarnato, ma solo un altro rabbino giudaico. Otto Pfleiderer, teologo protestante tedesco e professore ordinario di teologia, era sbalordito per gli “innumerevoli paralleli che vi erano tra le leggende degli eroi pagani e quelle dei santi cristiani”, compresa quella di Gesù Cristo.
Non è affatto sorprendente che vi siano opinioni contrastanti su questa dottrina, dal momento che la dottrina dell’incarnazione non ha alcun fondamento nella Bibbia, l’unica sicura fonte autorevole di verità. (Giov. 17:17) Nella loro lunga storia gli antichi Giudei non dissero mai nemmeno una volta che alcuni loro giudici, re, generali, sacerdoti o profeti fossero dèi. I Giudei e i cristiani giudei aborrivano nel modo più assoluto la contaminazione della mitologia pagana. Questi fatti rendono impossibile l’immaginaria idea che i Giudei cristiani derivassero la storia di Gesù dalla mitologia pagana. Né la Bibbia né i fedeli cristiani del primo secolo sostennero il concetto pagano secondo cui Gesù era un Dio-uomo. Perciò, quando i cristiani apostati cercarono di far passare per cristiano il concetto pagano del Dio-uomo, fecero fatica. La dottrina stessa non si affermò che trecento anni circa dopo i giorni di Gesù e non fu definita che nel 451 d.C. al Concilio di Calcedonia. Il noto teologo americano Henry P. Van Dusen, che appartiene alla religione presbiteriana la quale insegna che Gesù era un Dio-uomo, nel suo libro World Christianity, a pagina 75, chiama la definizione della natura di Cristo data a Calcedonia “assurdità raffinata”.
Durante i primi due secoli la dottrina dell’incarnazione incontrò molta opposizione. Gli ebioniti, una setta di cristiani giudei che si sviluppò nel primo secolo, asserivano che Gesù aveva avuto una nascita naturale, che non era Dio incarnato. Ario, presbitero di Alessandria, che visse verso il principio del quarto secolo, insegnava che Gesù non era né coeterno con Dio né coeguale a lui, che era il capo di tutta la creazione, ma non “di una sostanza sola con il Padre”. I doceti, setta di cristiani giudei che fiorì nel secondo secolo, credevano che il corpo di Gesù fosse solo apparente, che fosse una visione, un’illusione, immateriale. Lo gnosticismo fu la fusione delle credenze dei “cristiani” indipendenti. Esso sosteneva che il male è innato nella materia, e per questa ragione il corpo di Gesù non poteva essere materiale. Valentino, maggiore esponente del movimento gnostico, insegnava che il corpo etereo di Gesù era passato attraverso Maria ma non era nato da lei. Altri dicevano che Gesù avesse due volontà, una umana, l’altra divina, ecc.
Da questo miscuglio di opinioni contrastanti la cristianità trasse la sua dottrina dell’incarnazione. Dato che alcuni pensavano che Gesù fosse uomo, e altri sostenevano che fosse Dio, nel 325 d.C. il Concilio di Nicea presieduto da un imperatore politico pagano, cioè Costantino, decise che fosse un Dio-uomo per accontentare ambo le parti. Questa dottrina, benché non fondata nelle Scritture, è generalmente accettata da protestanti e cattolici anche ai nostri giorni. La Catholic Encyclopedia dice schiettamente: “Cristo è Dio”. Una pubblicazione della Chiesa Presbiteriana parla di Gesù come di “Dio e uomo”.
FU GESÙ UN DIO-UOMO?
Malgrado ciò che i concili e gli uomini hanno detto circa la natura di Gesù, la sola fonte fidata di verità religiosa è la Bibbia. Questa Parola rivela che Gesù è il Figlio di Dio e come tale non fu e non è Dio. Gesù stesso disse: “Son Figliuolo di Dio”. L’angelo Gabriele disse a Maria: “Il santo che nascerà, sarà chiamato Figliuolo di Dio”. Non è detto nulla in merito a un Dio-uomo o a un uomo-Dio. In nessuna parte della Bibbia Gesù viene chiamato “Dio-uomo” o “Dio incarnato”. Tali supposizioni sono inganni puramente umani macchiati di paganesimo. — Giov. 10:36; Luca 1:34, 35, VR; Luca 2:21.
Nelle Scritture Gesù è chiamato “il principio della creazione di Dio”. Egli è la prima creazione di Dio, chiamata la Parola di Dio o Logos. Dopo il peccato di Adamo l’Onnipotente Dio si propose di mandare sulla terra questo suo Figlio unigenito per redimere l’uomo dal peccato. Doveva divenire il secondo uomo perfetto o secondo Adamo. Per questo era necessario che rinunciasse alla vita celeste per nascere come uomo. Non fu un’incarnazione, ma una perfetta nascita umana. Questo fu compiuto mediante lo spirito santo o potere di Dio, come indica Luca 1:26-38. Nacque dalla giovane Maria e fu chiamato Gesù, che divenne “l’uomo”. — Apoc. 3:14, VR; Giov. 1:29; 19:5; 1 Cor. 15:45.
Fu Gesù di carne e sangue? Giovanni ci dice: “La Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi”. In merito a Gesù Paolo disse: “Poiché dunque i figliuoli partecipano del sangue e della carne, anch’egli vi ha similmente partecipato”. Se Gesù fosse stato un Dio-uomo, sarebbe stato superiore agli angeli e agli uomini. Le Scritture ci dicono che fu fatto “di poco inferiore agli angeli”. Né fu coeguale al Padre suo, poiché egli stesso disse: “Il Padre è maggiore di me”. — Giov. 1:14; Ebr. 2:14, 9; Giov. 14:28, VR; Filip. 2:5-7.
Se Gesù fu un’incarnazione, non fu il secondo Adamo; la sua vita, morte e risurrezione sarebbero state tutte una menzogna. La fede cristiana sarebbe inutile. Saremmo ancora nei nostri peccati senza speranza. Sia ringraziato Iddio che la sua Parola è verace! Cristo è verace. Egli fu il secondo Adamo, un uomo perfetto che diede la sua anima in “riscatto per molti”. Quelli che insegnano che Gesù fu un Dio-uomo non hanno alcuna base scritturale per sostenerlo. Non è strano che quando gli ecclesiastici devono discutere la dottrina dell’incarnazione, definita dall’Encyclopedia Americana “la dottrina centrale del cristianesimo”, si affrettino a trincerarsi dietro la debole risposta: “È un mistero”. — Matt. 20:28, VR.
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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1963 | 15 aprile
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Domande dai lettori
● Che cos’è la sapienza menzionata in Ecclesiaste 1:18? — M. L., Stati Uniti.
Ecclesiaste 1:18 (Na) dice: “Dov’è molta sapienza è molta molestia e chi accresce il sapere aumenta il dolore”. Le Scritture indicano che vi sono due specie di sapienza, quella divina e quella mondana. È ovvio che questo versetto non si riferisce alla sapienza divina, poiché di essa leggiamo: “Felice l’uomo che ha trovato la sapienza, e l’uomo che ottiene discernimento, poiché il guadagno d’essa è migliore del guadagno dell’argento e la sua rendita anche dell’oro. Essa è più preziosa dei coralli, e tutte le altre tue delizie non possono uguagliarla. Lunghezza di giorni è nella sua destra; nella sua sinistra vi sono ricchezza e gloria. Le sue vie sono vie dilettevoli, e tutte le sue strade sono pace. È un albero di vita per quelli che l’afferrano e quelli che la tengono stretta saran chiamati felici”. — Prov. 3:13-18.
Questa è la vera sapienza, basata sul timor di Geova Dio e sull’accettazione dei suoi provvedimenti presi mediante Gesù Cristo. Non reca molestia. Inoltre, accrescere la conoscenza di Geova Dio e del suo Figlio, Gesù Cristo, che egli ha mandato, significa vita eterna per tutti coloro che acquistano tale conoscenza e la usano in armonia con la sapienza divina. — Giov. 17:3.
Ma la sapienza menzionata in Ecclesiaste 1:18 è la sapienza di questo mondo che non ha alcuna relazione con Dio e quindi reca con sé molta molestia. La persona saggia del mondo accresce la sua conoscenza ma usa tale conoscenza secondo la sapienza di uomini non teocratici, e di conseguenza non fa altro che accrescere il suo dolore, come si può vedere oggi nel mondo dove nelle librerie, nelle scuole e in altre istituzioni vi è più conoscenza disponibile per ottenere informazioni che in passato, ma nello stesso tempo l’umanità non ha mai sofferto tanto dolore. Di questo genere di sapienza l’apostolo Paolo scrisse: “Perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio”. — 1 Cor. 3:19, Na.
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Domande dai lettori (3)La Torre di Guardia 1963 | 15 aprile
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Domande dai lettori
● Vi prego di spiegare Amos 3:14 (Ti), che dice, in parte: “Colpirò gli altari di Betel, e le corna dell’altare saranno troncate e cadranno per terra”. — V. D., Stati Uniti.
Il re Geroboamo fece due vitelli d’oro perché il suo popolo li adorasse, e ne pose uno all’estremità del suo regno e l’altro all’altra estremità, a Dan e a Betel. Fece questo temendo che il suo popolo si allontanasse e tornasse al regno delle due tribù di Giuda, se fosse andato regolarmente a Gerusalemme ad adorare. (1 Re 12:26-30) Questo fu chiamato il “peccato di Samaria”. Gli altari menzionati in
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1963 | 15 aprile
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Domande dai lettori
● È appropriato che un testimone di Geova tenga un servizio funebre per un disassociato che muore? — E. B., Stati Uniti.
Una congregazione di servitori di Geova non dovrebbe tenere il servizio funebre per un disassociato che muore; né un dedicato cristiano dovrebbe svolgere alcuna funzione a tale funerale, malgrado il fatto che gli altri membri della famiglia possano essere testimoni di Geova e siano fedeli. Né alcun membro della congregazione dovrebbe assistere a tale funerale. Non vogliamo mai dare agli estranei l’impressione che una persona disassociata fosse accettevole nella congregazione quando in effetti non lo era, ma era stata disassociata da essa.
Davide espresse i giusti sentimenti quando disse di non voler essere associato con tali persone nemmeno al tempo della morte: “Non toglier via coi peccatori l’anima mia, né la mia vita insieme ai sanguinari”. — Sal. 26:9, Na.
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