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Armi, armaturaAusiliario per capire la Bibbia
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di difesa, Uzzia re di Giuda (829–777 a.E.V.) “fece in Gerusalemme macchine da guerra”. — II Cron. 26:15; vedi FORTIFICAZIONI.
MAZZA
La “mazza da guerra” era evidentemente una clava o mazza pesante, a volte con borchie di metallo. La mazza compare spesso su monumenti egiziani. Un tipo consisteva di un manico di legno a cui era attaccata una palla di bronzo. La mazza egiziana era lunga circa 80 cm ed era portata dalla fanteria pesante e dai soldati sui carri. Gli arcieri e le truppe egiziane armate di armi leggere e pesanti usavano anche un bastone ricurvo, che probabilmente era lanciato contro il nemico o impiegato nel combattimento a corpo a corpo. Quest’arma compare sia in monumenti egiziani che assiri. Secondo Erodoto (Storie, Libro VII, 63), gli assiri dell’esercito di Serse avevano “clave di legno munite di chiodi di ferro”.
SCUDIERO
Attendente di un re o altro comandante che ne portava l’armatura e le armi, gli era a fianco nel pericolo ed eseguiva i suoi ordini. Gli avversari feriti da un eminente guerriero potevano ricevere il colpo mortale dal suo scudiero. (I Sam. 14:13) Tali assistenti erano scelti fra soldati valorosi, e alcuni erano evidentemente molto devoti al loro comandante. — I Sam. 14:6, 7; 31:5.
SCUDO
Parte dell’armatura difensiva in uso presso tutte le nazioni antiche. All’interno era munito di un’impugnatura e, durante il combattimento, il guerriero vi infilava di solito il braccio sinistro o lo impugnava con la mano sinistra; durante la marcia poteva essere appeso a una spalla con una cinghia. Isaia 22:6 indica che alcuni scudi avevano una copertura che veniva tolta al momento della battaglia. In tempo di pace venivano spesso riposti negli arsenali. — Cant. 4:4.
Nei tempi antichi gli scudi erano spesso di legno ricoperto di cuoio, e pertanto potevano essere bruciati. (Ezec. 39:9) Gli scudi venivano oliati per renderli flessibili e impermeabili, per proteggere il metallo dalla ruggine, o per renderli lisci e scivolosi. (II Sam. 1:21; Isa. 21:5) Lo scudo di cuoio era spesso ornato di una pesante borchia centrale (un pomello o una punta) di metallo, che costituiva un’ulteriore protezione. — Giob. 15:26.
Mentre gli scudi di legno e di cuoio erano d’uso generale, sembra che gli scudi di metallo fossero meno comuni, essendo prerogativa dei comandanti e delle guardie reali, o fossero usati nelle cerimonie. — II Sam. 8:7; I Re 14:27, 28.
Lo scudo grande, ovale o rettangolare, (ebr. tsinnàh, da una radice che significa “proteggere”) era usato dalla fanteria pesante (II Cron. 14:8) e a volte era portato da uno scudiero. (I Sam. 17:7, 41) Evidentemente un grande scudo del genere era quello designato dal termine greco thyreòs (da thỳra, porta) in Efesini 6:16. Lo tsinnàh era uno scudo abbastanza grande da coprire tutto il corpo. (Sal. 5:12) A volte in battaglia serviva a opporre un fronte compatto da cui sporgevano le lance. Lo scudo grande (tsinnàh) è a volte menzionato insieme alla lancia per indicare le armi in generale. — I Cron. 12:8, 34; II Cron. 11:12.
Lo scudo piccolo o brocchiere (ebr. maghèn, da una radice che significa “difendere” o “coprire”) era portato abitualmente dagli arcieri e di solito è associato alle armi leggere, come l’arco. Per esempio lo portavano gli arcieri beniaminiti dell’esercito di Asa re di Giuda. (II Cron. 14:8) Lo scudo piccolo di solito era rotondo e più comune dello scudo grande (tsinnàh), essendo probabilmente usato soprattutto nel combattimento a corpo a corpo. Che tsinnàh e maghèn fossero notevolmente diversi per grandezza sembra indicato dagli scudi d’oro fatti da Salomone, infatti per ricoprire uno scudo grande (tsinnàh) ci volle quattro volte più oro che per uno scudo piccolo o brocchiere (maghèn). (I Re 10:16, 17; II Cron. 9:15, 16) Il maghèn, come lo tsinnàh, pare facesse parte del normale equipaggiamento bellico. — II Cron. 14:8; 17:17; 32:5.
Lo scudo grande (gr. aspìs; lat. clipeus) degli antichi greci e romani in origine era rotondo e qualche volta fatto di vimini intrecciati, oppure aveva un telaio di legno ricoperto da diversi strati di pelle di bue. Grazie a una sporgenza centrale, a volte ben appuntita, poteva essere impiegato come arma, mentre la punta stessa faceva deviare i proiettili. Nel caso del soldato romano, il clipeus fu poi abbandonato a favore dello scudo ovale o oblungo chiamato scutum, che era ricurvo in modo da avvolgere in parte il corpo. Il nome di ciascun soldato romano (e a volte quello del suo comandante) era inciso sul suo scudo, facilitandone l’identificazione quando veniva dato l’ordine di riprendere le armi. Probabilmente l’apostolo Paolo aveva in mente i grandi scudi romani (scuta longa) nel menzionare in Efesini 6:16 “il grande scudo [gr. thyreòn] della fede”. Si dice che tale scudo romano misurasse m. 1,2 per 0,8 circa.
SCURE DA COMBATTIMENTO
Arma che di solito aveva un’impugnatura di legno o di metallo relativamente corta e una lama affilata di pietra o di metallo. Era usata nel combattimento a corpo a corpo per tagliare e sfondare, e gli assedianti potevano impiegarla anche per aprire un varco nelle porte della città o abbattere alberi per costruire macchine d’assalto. Mentre la scure da combattimento era molto in uso presso egiziani, assiri, babilonesi, elamiti e altri, sembra che non fosse molto importante per gli israeliti. — Confronta Salmo 74:5, 6.
SPADA, PUGNALE, FODERO
Nelle Scritture la spada è l’arma di offesa e di difesa menzionata più spesso. Aveva un’impugnatura e una lama di metallo, che poteva essere di ottone, rame, ferro o acciaio. La spada serviva per tagliare (I Sam. 17:51; I Re 3:24, 25) e per trafiggere. (I Sam. 31:4) Alcune spade erano corte, altre lunghe; a volte erano a doppio taglio. I due tipi fondamentali nel Medio Oriente erano la spada diritta, affilata, a doppio taglio e con la punta acuminata (che serviva sia per trafiggere che per tagliare), e la spada a un solo taglio (per tagliare o menare fendenti). Quest’ultima a volte era leggermente curva; in altri casi era sensibilmente ricurva e simile a una falce. Ma a differenza della falce che ha la parte interna affilata, questa spada o scimitarra era affilata all’esterno.
Gli archeologi distinguono la spada dal pugnale, essendo quest’ultimo lungo al massimo 40 cm circa. Ma non si sa se gli ebrei facessero una simile distinzione.
In genere la spada veniva appesa al lato sinistro della cintura (I Sam. 25:13) ed era infilata nel fodero, che era una guaina o un astuccio di cuoio. Leggendo II Samuele 20:8 si ha l’impressione che Gioab avesse sistemato a bella posta la spada in modo che cadesse dal fodero, per tenere poi l’arma in mano invece di riporvela di nuovo. Non sospettando di nulla, Amasa pensò che fosse caduta per caso, e non se ne preoccupò. Ciò gli fu fatale.
Le parole di Gesù in Luca 22:36, “chi non ha una spada venda il suo mantello e ne compri una”, sono state spiegate da alcuni come un’indicazione che i discepoli stavano per intraprendere una vita piena di rischi. È vero che la Palestina anche allora era infestata da predoni e bestie feroci. Paolo disse di aver affrontato “pericoli di banditi da strada” e “pericoli nel deserto” durante i suoi viaggi in quello e nei paesi vicini (II Cor. 11:26), anche se non ci sono indicazioni che sia ricorso a una spada per spaventare i presunti aggressori. Il fatto che si trovassero due spade fra i discepoli la notte del tradimento di Gesù non era dunque una cosa insolita in quei tempi (Luca 22:38), e risulta che i galilei in particolare erano abitualmente armati. (Giuseppe Flavio, Guerra giudaica, Libro III, cap. III, 2) Inoltre si capisce che una spada può essere utilizzata in caso di necessità come un’ascia o un grosso coltello.
Probabilmente quella notte Gesù desiderava che fra i suoi seguaci fosse disponibile una spada per dimostrare chiaramente che, anche in circostanze che potevano facilmente indurre alla resistenza armata, non intendeva ricorrere alla spada ma si sarebbe arreso volontariamente secondo la volontà di Dio. Quando Pietro in effetti reagì e cercò di opporsi con le armi, staccando l’orecchio a Malco, Gesù gli ordinò: “Riponi la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada periranno di spada”. (Matt. 26:52; Giov. 18:10, 11) Certo la spada di Pietro e l’altra non sarebbero servite a niente contro tale folta schiera di uomini armati, e cercando di farne uso indubbiamente sarebbero ‘periti di spada’ (Matt. 26:47), ma soprattutto tale tentativo di liberare Gesù sarebbe fallito, essendo completamente contrario al proposito di Geova Dio. (Matt. 26:53, 54) Stando così le cose, più tardi quel giorno Gesù poté dire francamente a Pilato: “Se il mio regno facesse parte di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei. Ma ora il mio regno non è di qui”. — Giov. 18:36.
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Arnon, valle del torrenteAusiliario per capire la Bibbia
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Arnon, valle del torrente
(Àrnon) [torrente fragoroso, impetuoso].
La profonda gola della valle dell’Arnon taglia quasi a metà l’altopiano a E del Mar Morto. Questo torrente, oggi chiamato Wadi el-Mojib, è alimentato da numerosi tributari (Num. 21:14) e, dopo il Giordano, è l’unico corso d’acqua importante che si getta nel Mar Morto. Le pareti a picco di arenaria rossa e gialla formano un precipizio che fiancheggia la stretta valle col suo perenne flusso di limpide acque, ricche di pesce. Nei pressi crescono in abbondanza salici, oleandri e altra vegetazione. Quando il torrente lascia le ripide pareti rocciose per raggiungere la riva pianeggiante del Mar Morto, è largo da 12 a 30 m circa con una profondità che va dai 30 ai 120 cm.
L’imponente gola, larga alla sommità oltre 3 km e profonda quasi 520 m, era attraversata solo da pochi guadi (Isa. 16:2) e costituiva perciò un ottimo confine naturale. All’epoca della conquista
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