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TrombaAusiliario per capire la Bibbia
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del tempio di Salomone vennero suonate 120 trombe. — [I Cron. 5:12
Sono descritti tre segnali, ottenuti suonando in due modi diversi: (1) suonando entrambe le trombe si chiamavano a raccolta alla tenda di adunanza tutti gli uomini rappresentativi dell’intera assemblea di Israele; (2) suonando una sola tromba si convocavano solo i capitribù che erano capi di migliaia; e (3) squilli brevi e ripetuti erano il segnale di levare il campo. — Num. 10:3-7
Geova inoltre ordinò che in tempo di guerra le trombe suonassero “una chiamata di guerra”. (Num. 10:9) In seguito questo veniva fatto dai sacerdoti che accompagnavano l’esercito. (Num. 31:6) Abia di Giuda, nel tentativo di evitare la guerra con Geroboamo di Israele, indicò le ‘trombe per suonare l’allarme di battaglia’ come una divina assicurazione di vittoria per Giuda. Quando Geroboamo si ostinò a proseguire l’aggressione. i suoi uomini furono sconfitti dall’esercito di Giuda che era stato molto incoraggiato dai sacerdoti che “facevano echeggiare le trombe” — II Cron. 13:12-15.
Gesù disse ai suoi ascoltatori di non suonare la tromba per attirare l’attenzione sui propri atti caritatevoli come gli ipocriti. (Matt. 6:2) In genere si pensa che in questo caso la tromba sia usata metaforicamente, in quanto Gesù metteva in guardia dall’ostentazione nel fare doni di misericordia.
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TronoAusiliario per capire la Bibbia
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Trono
(ebr. kissè’; gr. thrònos].
Il termine ebraico kissè’ significa fondamentalmente sedile, “seggio” (I Sam. 4:13), “sedia” (II Re 4:10) o un seggio particolarmente importante come un “trono”. (I Re 22:10) Non è usato soltanto per indicare troni di sovrani regnanti (I Re 2:19; Nee. 3:7; Est. 3:1; Ezec. 26:16), né si riferisce unicamente a sedili con alto schienale e braccioli. Eli per esempio, alla porta di Silo, cadde all’indietro dal suo kissè’, evidentemente un sedile senza schienale. — I Sam. 4:13, 18.
L’unico trono di un sovrano di Israele descritto nei particolari è quello di Salomone. (I Re 10:18-20; II Cron. 9:17-19) Sembra che si trovasse nel “Portico del Trono”, uno degli edifici che sorgevano sul monte Moria a Gerusalemme. (I Re 7:7) Era ‘un grande trono d’avorio rivestito d’oro raffinato con un baldacchino rotondo dietro e braccioli’. Anche se la principale materia prima poteva essere l’avorio, la tecnica seguita generalmente per la costruzione del tempio sembra indicare che fosse di legno, rivestito d’oro raffinato, e riccamente adorno di pannelli d’avorio intarsiati. A un osservatore un trono del genere poteva sembrare fatto interamente di avorio e oro. Dopo aver menzionato i sei gradini di accesso al trono, la descrizione prosegue: “Due leoni stavano accanto ai braccioli. E c’erano dodici leoni che stavano sui sei gradini, da questo lato e da quel lato”. Il simbolo del leone che indica autorità governante è appropriato. (Gen. 49:9, 10; Riv. 5:5) Sembra che i dodici leoni corrispondessero alle dodici tribù di Israele, forse a simboleggiare la loro sottomissione e l’appoggio dato al sovrano che sedeva su quel trono. Fissato in qualche modo al trono c’era un poggiapiedi d’oro. La descrizione di questo trono d’avorio e oro, elevato, con un baldacchino dietro e i maestosi leoni davanti supera di gran lunga qualsiasi trono dell’epoca scoperto dagli archeologi, raffigurato su monumenti o descritto nelle iscrizioni. Come il cronista osservò veracemente: “Nessun altro regno ne aveva fatto uno esattamente uguale”. — II Cron. 9:19, NW.
USO FIGURATIVO
In senso figurativo “trono” indica la sede dell’autorità governante (I Re 2:12; 16:11), o la stessa autorità regale e sovranità (Gen. 41:40; I Cron. 17:14; Sal. 89:44); un governo regnante o l’amministrazione reale (II Sam. 14:9); il potere sovrano su un territorio (II Sam. 3:10) e una posizione di onore. — I Sam. 2:7, 8; II Re 25:28.
Geova, che neanche il “cielo dei cieli” può contenere, non siede su un seggio o trono letterale. (I Re 8:27) Tuttavia simboleggia con un trono la sua autorità regale e sovranità. Alcuni servitori di Dio hanno avuto il privilegio di vedere in visione il suo trono. (I Re 22:19; Isa. 6:1; Ezec. 1:26-28; Dan. 7:9; Riv. 4:1-3) I Salmi descrivono il trono di Geova — la sua maestà o potenza, la sua posizione di Supremo Giudice — stabilito su giustizia e giudizio “da lungo tempo”. — Sal. 89:14; 93:2; 97:2.
Geova estese il suo trono alla terra in modo specifico, tipico, nei suoi rapporti con i figli di Israele. Poiché colui che regnava in Israele doveva essere “il re che Geova tuo Dio sceglierà”, che avrebbe regnato nel nome di Geova sul popolo di Geova e secondo la legge di Geova, il suo trono era realmente il “trono di Geova” — Deut. 17:14-18; I Cron. 29:23.
Oltre a identificarsi con la discendenza reale di Giuda, Geova regnava in Israele anche in un altro senso. Come spiegò Geremia: “C’è il glorioso trono in alto dal principio; è il luogo del nostro santuario”. (Ger. 17:12) Viene detto che Geova “siede sui cherubini” che erano sul propiziatorio dell’arca della testimonianza nel santuario. (Eso. 25:22; I Sam. 4:4) Questo era simboleggiato da una nuvola che a quanto si dice emetteva una luce miracolosa che in seguito scrittori ebrei chiamarono Shekhinàh. (Lev. 16:2) Anche se Geremia aveva predetto l’assenza dell’arca del patto quando Israele sarebbe tornato da Babilonia, questo non significava che Geova non si proponesse più di essere intronizzato nel centro della sua adorazione: “In quel tempo chiameranno Gerusalemme il trono di Geova”. (Ger. 3:16, 17) Ciò è in armonia con le profezie di restaurazione di Ezechiele; infatti nella visione del tempio di Geova in cui non si vedeva l’arca del patto, gli fu detto: “Figlio d’uomo, questo [tempio] è il luogo del mio trono”. — Ezec. 43:7.
Secondo il patto di Geova il trono di Davide sarebbe stato “esso stesso durevole a tempo indefinito”. (I Cron. 17:11-14) Nell’annunciare l’adempimento di questa promessa, l’angelo Gabriele disse a Maria: “Geova Dio gli darà il trono di Davide suo padre, e [Gesù] regnerà sulla casa di Giacobbe per sempre, e del suo regno non vi sarà fine”. (Luca 1:32, 33) Gesù non solo avrebbe ereditato un dominio terreno, ma avrebbe condiviso il trono di Geova, che è universale. (Riv. 3:21; Isa. 66:1) A sua volta Gesù promise che avrebbe condiviso il suo trono di autorità regale con tutti coloro che, come i suoi apostoli fedeli, erano inclusi nel nuovo patto col Padre suo, e che avrebbero vinto il mondo come l’aveva vinto Gesù. Questo sarebbe stato concesso loro nella “ricreazione”, durante la presenza di Gesù. — Matt. 19:28; Luca 22:20, 28-30; Riv. 3:21.
In armonia con la profezia pronunciata da Geova per mezzo di Zaccaria, secondo la quale l’uomo chiamato “Germoglio”, il costruttore del futuro tempio di Geova, “deve divenire sacerdote sul suo trono”, Paolo osserva a proposito di Gesù: “Noi abbiamo un tale sommo sacerdote [come Melchisedec, re-sacerdote], ed egli si è messo a sedere alla destra del trono della maestà nei cieli”. (Zacc. 6:11-13; Ebr. 8:1) Oltre a Cristo Gesù, Giovanni vide l’intera casa spirituale o santuario di Dio, la fedele congregazione cristiana, intronizzata come re-sacerdoti, regnare per mille anni. — Riv. 20:4, 6; I Piet. 2:5.
Come era stato predetto nel Salmo 45:6, e applicato da Paolo in Ebrei 1:8, il trono di Gesù, il suo incarico o la sua autorità di sovrano, deriva da Geova: “Dio è il tuo trono per sempre”. Dal canto suo, anche il Diavolo provvede una base o autorità di governare alle sue organizzazioni, come viene sottolineato in Rivelazione 13:1, 2, a proposito della ‘bestia selvaggia che ascende dal mare’: “Il dragone diede alla bestia la sua potenza e il suo trono e grande autorità”. Quando Satana offrì simile autorità e potenza a Gesù Cristo, il suo prezzo era: “Se . . . fai un atto di adorazione dinanzi a me, sarà tutta tua”. (Luca 4:5-7) In modo corrispondente il trono o l’autorità della “bestia selvaggia” deve esserle stata concessa a condizione che servisse Satana.
Parlando della posizione di Gesù quale principale Artefice di Dio, Paolo menziona che per mezzo di Cristo furono creati dei “troni”. Questo termine sembra riferirsi a posizioni di autorità, sia visibili che invisibili, all’interno della disposizione amministrativa di Dio. — Col. 1:16.
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TummimAusiliario per capire la Bibbia
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Tummim
Vedi URIM E TUMMIM.
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TuonoAusiliario per capire la Bibbia
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Tuono
Fragore che accompagna i lampi. Il tuono è provocato dall’improvvisa espansione dell’aria surriscaldata dalla scarica elettrica, aria che viene allontanata con violenza dal percorso del lampo e poi torna indietro. — Giob. 28:26; 38:25.
Il verbo ebraico ra‘àm significa “essere infuriato, ruggire, tuonare” e a volte ricorre in relazione a Geova (I Sam. 2:10; II Sam. 22:14; Sal. 18:13), Colui che a volte ha impiegato il tuono per compiere la sua volontà. Per esempio, al tempo di Salomone, Geova per mezzo del tuono causò confusione fra i filistei. (I Sam. 7:10; confronta Isaia 29:6). Un altro termine ebraico, qohl, a volte tradotto “tuono” (I Sam. 12:17, 18), fondamentalmente significa “chiamare” o “far risuonare, dire”. Questo termine, secondo il contesto, può essere reso anche “suono” (Eso. 28:34, 35; I Sam. 15:14; II Sam. 6:15) o “voce”. — Deut. 21:18; I Re 19:12.
Il pauroso fragore del tuono viene associato con la voce di Geova. (Giob. 37:4, 5; 40:9; Sal. 29:3-9) Quando alcuni ebrei udirono Geova parlare dal cielo a Gesù, non erano d’accordo se fosse un tuono o la voce di un angelo. (Giov. 12:28, 29; confronta Rivelazione 6:1; 14:2; 19:6). Poiché il fragore del tuono spesso è il segno premonitore di un prossimo temporale, “tuoni” possono indicare avvertimenti divini, come in Rivelazione 8:5; 10:3, 4; 16:18.
Per gli ebrei ai piedi del monte Sinai, il tuono che udirono fu una manifestazione della presenza di Dio. (Eso. 19:16; confronta Rivelazione 4:5; 11:19). Le parole del salmista, “[Io, Geova,] ti rispondevo nel nascondiglio del tuono”, possono riferirsi a quell’avvenimento o al fatto che Dio guidava Israele mediante una “colonna di nuvola” (di dove proviene il tuono). — Sal. 81:7.
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TurbanteAusiliario per capire la Bibbia
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Turbante
Vedi COPRICAPO.
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TurcheseAusiliario per capire la Bibbia
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Turchese
Pietra dura opaca, porosa, di colore azzurro pallido più o meno tendente al verde. È un fosfato idrato di alluminio con tracce di rame (da cui deriva il colore azzurro) e ferro (da cui deriva il colore verde). Quando le pietre azzurre sono surriscaldate o esposte alle intemperie, diventano verdi; questo a volte accade quando col passare del tempo le pietre perdono la loro umidità naturale. Ciò può spiegare l’apparente popolarità dei turchesi verdi nell’antichità. Gli antichi egizi usavano turchesi in gioielleria, e questi sono presenti nella Penisola Sinaitica sotto forma di noduli di un calcare rosso. Il nome “turchese” deriva da un termine francese antico che significa “pietra turca”, segno che un tempo la Turchia riforniva il mercato europeo.
Il turchese è facile da incidere perché è una pietra relativamente tenera. Nel “pettorale del giudizio” indossato dal sommo sacerdote Aaronne era incastonato un turchese su cui era inciso il nome di una delle dodici tribù di Israele; e questa era la prima pietra della seconda fila di pietre preziose del pettorale. (Eso. 28:2, 15, 18, 21; 39:11) Il re di Tiro era figurativamente ‘coperto’ di ogni sorta di pietre preziose fra cui turchesi. (Ezec. 28:12, 13) Edom era il “commerciante” che procurava turchesi a Tiro, in cambio delle sue mercanzie. — Ezec. 27:2, 16.
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TutoreAusiliario per capire la Bibbia
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Tutore
[gr. paìdagogòs, servitore che accompagnava il ragazzo a scuola, istitutore o guida del ragazzo].
In tempi biblici il tutore generalmente non era l’effettivo insegnante, ma colui che accompagnava il ragazzo quando andava e tornava da scuola e forse anche in altre attività. Egli affidava il ragazzo al maestro. Questo continuava dall’infanzia forse fino alla pubertà o più a lungo. Doveva tener lontano il ragazzo da pericoli morali o fisici. (Anche l’antico termine francese tuteur e il latino tutor significano letteralmente protettore o custode). Tuttavia i doveri del pedagogo includevano anche la disciplina, e poteva avere l’incarico di insegnare al ragazzo come comportarsi. I tutori a volte erano schiavi, o erano pagati per questo, e la loro disciplina poteva essere severa.
Perciò Galati 3:24, 25 fa notare che “la Legge è divenuta il nostro tutore che conduce a Cristo, affinché fossimo dichiarati giusti a motivo della fede. Ma ora che la fede è arrivata, non siamo più sotto il tutore”. La Legge era rigida. Rivelava che gli ebrei erano trasgressori e li condannava. (Gal. 3:10, 11, 19) In effetti consegnò gli ebrei dovutamente disciplinati al loro Maestro, Gesù Cristo. L’apostolo Paolo dice: “Prima che arrivasse la fede, eravamo custoditi sotto la legge, tenuti insieme sotto custodia, aspettando la fede che era destinata ad essere rivelata”. — Gal. 3:23, NW.
E ai corinti disse: “Sebbene abbiate diecimila tutori in Cristo, certamente non avete molti padri; poiché in Cristo Gesù io vi ho generati per mezzo della buona notizia”. (I Cor. 4:14, 15) Paolo per primo aveva portato il messaggio di vita a Corinto e quindi era come un padre per quella congregazione di cristiani credenti. Anche se in seguito altri poterono occuparsi dei loro interessi, come tutori a cui sono affidati i figli, questo non cambiava il rapporto di Paolo con i corinti. I “tutori”, come Apollo, potevano interessarsi sinceramente della congregazione, ma l’interessamento di Paolo era diverso poiché aveva provato nei loro confronti il travaglio della paternità spirituale. — Confronta Galati 4:11, 19, 20.
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UbbidienzaAusiliario per capire la Bibbia
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Ubbidienza
Il sottomettersi all’autorità; fare ciò che viene comandato; attenersi a ciò che è richiesto o astenersi da ciò che è proibito.
Nelle Scritture Ebraiche l’idea di ubbidienza è espressa dal verbo shamà’, che fondamentalmente significa “udire o ascoltare”. Quindi a volte shamà’ signIfica semplicemente udire, percepire qualche cosa mediante gli organi dell’udito. (Gen. 3:10; 21:26;
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