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  • Babilonia
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Nel libro di Daniele viene descritto quanto accadde a Daniele e ai suoi tre compagni durante la prigionia a Babilonia, oltre all’interpretazione dei sogni del re e alle visioni di Daniele. I libri di Esdra e Neemia riferiscono che quasi 50.000 persone furono liberate con Zorobabele e Giosuè nel 537 a.E.V., e altre 1.800 circa con Esdra nel 468. Gli utensili del tempio furono riportati a Gerusalemme. (Esd. 2:64-67; 8:1-36; Nee. 7:6, 66, 67) Nel 455 Artaserse I, re di Persia, chiamato anche “re di Babilonia”, incaricò Neemia di recarsi a Gerusalemme come governatore e di ricostruirne le mura. (Nee. 2:7, 8) Mardocheo era discendente di un beniaminita che era stato portato prigioniero a Babilonia. — Est. 2:5, 6.

      Le Scritture Greche Cristiane spiegano che Ieconia (Ioiachin), deportato a Babilonia, era un antenato di Gesù. (Matt. 1:11, 12, 17) La prima lettera canonica dell’apostolo Pietro fu scritta da Babilonia. (I Piet. 5:13) Quella “Babilonia” era la città sull’Eufrate, e non Roma come sostengono alcuni. — Vedi PIETRO, LETTERE DI.

      “Babilonia la Grande” è uno dei simboli del libro di Rivelazione, dove è descritta come “la madre delle meretrici e delle cose disgustanti della terra” (Riv. 17:5) e nell’atto di far “bere a tutte le nazioni del vino della passione della sua fornicazione”. (Riv. 14:8) Le viene data la “coppa del vino della collera” dell’ira di Dio (Riv. 16:19); il suo giudizio avverrà “in un’ora” (Riv. 18:10); le dieci corna della bestia selvaggia di colore scarlatto dopo averla disarcionata, la rendono nuda, ne mangiano le carni e la bruciano completamente nel fuoco. (Riv. 17:16) Viene scagliata giù con rapido lancio, come una grande macina da mulino. (Riv. 18:21) Così la desolazione di “Babilonia la Grande” sarà altrettanto completa di quella dell’iniqua città sulle rive dell’Eufrate. — Vedi BABILONIA LA GRANDE.

      2. Antica regione nella parte inferiore della Mesopotamia in cui scorrono il Tigri e l’Eufrate, e che corrisponde alla parte meridionale del moderno Iraq. Si stende per una cinquantina di chilometri a O dell’Eufrate, fino al Deserto Arabico. A E del Tigri è delimitata dalle alture della Persia; a SE dal Golfo Persico. A N il confine naturale è contrassegnato da una certa elevazione nei pressi di Baghdad. Qui al N i due fiumi distano fra loro solo una quarantina di chilometri. La pianura si estende per oltre 400 km verso S, e raggiunge una larghezza massima di 160 km. Con una superficie di quasi 21.000 km2, è un po’ più piccola della Lombardia o della Toscana. Questo paese è così piatto che nel corso dei fiumi dall’estremità settentrionale al Golfo Persico c’è un dislivello di soli 38 m.

      A volte gli storici suddividono la Babilonia, chiamando la parte settentrionale Accadia (Accad) e la parte meridionale Sumer o Caldea. In origine questo territorio era indicato nelle Scritture come il “paese di Sinar”. (Gen. 10:10; 11:2) Più tardi, quando i sovrani fecero della città omonima la loro capitale, divenne noto come Babilonia. Poiché a volte dinastie caldee ne detennero il potere è chiamato anche il “paese dei Caldei”. (Ger. 24:5; 25:12; Ezec. 12:13) Alcune antiche città della Babilonia erano Adab, Accad (Akkad), Babilonia, Borsippa, Erec (Uruk), Kish, Lagash, Nippur e Ur.

      Formato dai depositi alluvionali delle inondazioni provocate dai due grandi fiumi, il paese nel suo insieme era assai fertile. Un’estesa rete di canali sia per l’irrigazione che per il deflusso delle acque permetteva di produrre ricchi raccolti di orzo, grano, datteri, fichi e melagrane.

      Gli scavi archeologici compiuti qui nella culla della civiltà hanno riportato alla luce molte cose interessanti sui popoli del passato e il loro modo di vivere. Migliaia di iscrizioni e tavolette d’argilla decifrate rivelano che nell’antichità gli abitanti della regione prendevano accordi, firmavano contratti e commerciavano con altre nazioni. Avevano un sistema di pesi e misure e conoscevano la scienza della matematica. L’astronomia, pur essendo sfruttata dagli astrologi adoratori di demoni, permetteva di calcolare il tempo e i movimenti dei corpi celesti, per cui furono inventati utili calendari.

      Verso la prima metà dell’VIII secolo a.E.V., in Babilonia regnava un re assiro di nome Tiglat-Pileser III (Pul). (II Re 15:29; 16:7; I Cron. 5:26) Poi, durante il regno di Sargon II, un caldeo di nome Merodac-Baladan si proclamò re di Babilonia col sostegno di Elam e di alcuni aramei, ma dopo qualche anno fu spodestato da Sargon. Sennacherib, succeduto a Sargon II, dovette sedare un’altra rivolta babilonese capeggiata da Merodac-Baladan. Dopo il fallito tentativo di Sennacherib di conquistare Gerusalemme nel 732 a.E.V., Merodac-Baladan mandò delegati a Ezechia re di Giuda, forse per cercare aiuto contro l’Assiria. (Isa. 39:1, 2; II Re 20:12-18) Qualche anno più tardi Sennacherib scacciò Merodac-Baladan e s’incoronò sovrano di Babilonia, posizione che mantenne fino alla morte. Suo figlio, Esar-Addon, ricostruì Babilonia; gli successe Assurbanipal, che governò la Babilonia per mezzo di un viceré. Dopo la morte di Assurbanipal i babilonesi si raccolsero attorno a Nabopolassar e gli conferirono il potere regale. Questo fu dunque l’inizio della dinastia neobabilonese che doveva continuare fino a Baldassarre.

      Probabilmente nel 632 a.E.V. l’Assiria fu soggiogata da questa nuova dinastia caldea, con l’appoggio di alleati medi e sciti. Nel 625 il figlio di Nabopolassar sconfisse il faraone egiziano Neco nella battaglia di Carchemis, e in quello stesso anno prese le redini del governo col nome di Nabucodonosor II. (Ger. 46:1, 2) Nel 620 costrinse Ioiachim a pagare un tributo, ma due anni dopo Ioiachim si ribellò. Nel 618, cioè nel terzo anno del regno di Ioiachim come sovrano vassallo, Nabucodonosor mosse contro Gerusalemme. (II Re 24:1; II Cron. 36:6) Ma prima di poter essere catturato dai babilonesi, Ioiachim morì. Ioiachin, succeduto al padre, si arrese prontamente a Babilonia e nel 617 vi fu portato prigioniero insieme ad altri nobili. (II Re 24:12) Sul trono di Giuda fu quindi insediato Sedechia, ma anch’egli si ribellò; nel 609 i babilonesi assediarono di nuovo Gerusalemme e nel 607 riuscirono a penetrare nella città. — II Re 25:1-10; Ger. 52:3-12.

      Almeno una delle tavolette cuneiformi ritrovate menziona una campagna compiuta contro l’Egitto nel trentasettesimo anno del regno di Nabucodonosor (588–587 a.E.V.). Forse in quell’occasione il potente Egitto fu assoggettato alla dominazione babilonese, come aveva predetto il profeta Ezechiele, evidentemente nel 591 a.E.V. (Ezec. 29:17-19) Infine, dopo quarantatré anni di regno, che videro la conquista di molte nazioni e un grande programma edilizio nella stessa Babilonia, Nabucodonosor II morì e nel 581 gli successe il figlio Evil-Merodac (Amel-Marduk). Questo nuovo sovrano si mostrò generoso verso il re Ioiachin prigioniero. (II Re 25:27-30) Il successivo periodo della storia babilonese è piuttosto oscuro. Più complete informazioni storiche si hanno su Nabonedo e suo figlio Baldassarre, che evidentemente regnavano insieme all’epoca della caduta di Babilonia.

      Ormai i medi e i persiani al comando di Ciro il Grande avevano intrapreso la conquista della Babilonia e stavano per divenire la quarta potenza mondiale. Nella notte del 5-6 ottobre 539 a.E.V. (calendario gregoriano), Babilonia fu conquistata e Baldassarre ucciso. Nel giro di due anni Ciro emanò il suo famoso decreto che permise a circa 50.000 prigionieri di fare ritorno a Gerusalemme. Quasi duecento anni più tardi la dominazione persiana della Babilonia giunse al termine quando Alessandro Magno conquistò Babilonia nel 331. Verso la metà del II secolo a.E.V. i parti al comando del loro re Mitridate I dominavano la Babilonia. Poiché in quel paese vi erano fiorenti comunità ebraiche, Pietro, l’apostolo degli ebrei, si recò a Babilonia, e di là scrisse almeno una delle sue lettere ispirate. (Gal. 2:7-9; I Piet. 5:13) Gli ebrei che dirigevano quelle comunità orientali compilarono inoltre il Targum Babilonese, pure noto come Targum di Onkelos, e produssero pure diversi manoscritti delle Scritture Ebraiche. Uno dei più importanti testi orientali o babilonesi è quello catalogato come Codex Babylonicus Petropolitanus del 916 E.V., ora a Leningrado (U.R.S.S.). Nel 226 E.V. il dominio dei parti fu sostituito dalla dinastia sassanide (persiana), e verso il 640 E.V. gli arabi musulmani assunsero il governo della Babilonia.

  • Babilonia la Grande
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    • Babilonia la Grande

      Le visioni di Giovanni descritte nel libro di Rivelazione includono i giudizi pronunciati contro “Babilonia la Grande”, e anche una descrizione della stessa e della sua caduta. — Riv. 14:8; 16:19; capp. 17 e 18; 19:1-3.

      In Rivelazione 17:3-5 Babilonia la Grande è descritta come una donna vestita di porpora e scarlatto, riccamente adorna, e seduta su una bestia selvaggia di colore scarlatto con sette teste e dieci corna. Sulla fronte ha scritto un nome, “un mistero: ‘Babilonia la Grande, la madre delle meretrici e delle cose disgustanti della terra’”. E anche descritta mentre siede su “molte acque” che rappresentano “popoli e folle e nazioni e lingue”. — Riv. 17:1-15.

      La lussuria e il potere attribuiti a Babilonia la Grande non consentono semplicemente di identificarla con la letterale città di Babilonia in Mesopotamia. Dopo che si arrese a Ciro il Persiano nel 539 a.E.V., l’antica Babilonia perse la posizione di potenza mondiale dominante, e i suoi prigionieri, inclusi gli ebrei, furono liberati. Anche se la città continuò a esistere dopo l’epoca degli apostoli, e quindi esisteva ai giorni di Giovanni, non era più una città d’importanza mondiale, e finì per decadere e andare in completa rovina. Quindi Babilonia la Grande dev’essere considerata una città simbolica, di cui la letterale città di Babilonia era stata un prototipo. Poiché l’antica città dà il suo nome alla città mistica, è utile considerare brevemente le principali caratteristiche della Babilonia sull’Eufrate, caratteristiche che ci permettono di identificare la città simbolica della visione di Giovanni. — Vedi il libro “Babilonia la Grande è caduta!” Il Regno di Dio domina!

  • Baca
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    • Baca

      (bàca) [ebr. bakhàʼ].

      Pianta che ebbe tanta importanza nello scontro di Davide coi filistei “nel bassopiano dei Refaim”. (II Sam. 5:22-25; I Cron. 14:13-16) L’unico altro riferimento a questa pianta è quello del Salmo 84:6: “Passando per il bassopiano delle macchie di baca, la rendono una sorgente stessa”. Forse si trattava dello stesso “bassopiano dei Refaim” dove ebbe luogo il combattimento di Davide e che pare si trovasse a SO di Gerusalemme. Il termine ebraico deriva da una radice che significa “piangere” o “gocciolare”. Perciò sembra indicare un arbusto, cespuglio o albero che trasudi gocce di resina o linfa lattiginosa. La sua identificazione è incerta.

      La Bibbia non specifica come fu prodotto il “suono d’una marcia” (se per mezzo delle foglie, dei rami, o di qualche altra parte della pianta come baccelli o spine), e indica semplicemente che si udiva fra le “cime” delle piante. Poteva trattarsi di un semplice stormire di foglie che serviva da segnale, oppure, come suggeriscono alcuni, poteva trattarsi di un suono abbastanza forte prodotto da una folata di vento che servì a coprire o anche a simulare il rumore di un esercito in marcia.

  • Bacio
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    • Bacio

      Nei tempi biblici l’atto di baciare, cioè toccare con le proprie labbra quelle di un altro (Prov. 24:26), la guancia di un’altra persona o, in casi eccezionali, i suoi piedi (Luca 7:37, 38, 44, 45), era un segno d’affetto o di rispetto. Era comune che i parenti si baciassero non solo fra maschi e femmine (Gen. 29:11; 31:28) ma anche fra maschi. (Gen. 27:26, 27; 45:15; Eso. 18:7; II Sam. 14:33) Era pure un gesto affettuoso fra intimi amici. (I Sam. 20:41, 42; II Sam. 19:39) Baci potevano inoltre accompagnare una benedizione. — Gen. 31:55.

      Un saluto affettuoso era espresso con baci, e forse anche abbracci e lacrime. (Gen. 33:4) Nella parabola narrata da Gesù Cristo, quando il figlio prodigo tornò, il padre gli gettò le braccia al collo e “lo baciò teneramente”. (Luca 15:20) Baci accompagnavano anche un amorevole commiato. (Gen. 31:55; Rut 1:9, 14) Quando l’apostolo Paolo era in procinto di partire da Mileto, gli anziani della congregazione di Efeso erano così commossi che piansero e “gettatisi al collo di Paolo, lo baciarono teneramente”. — Atti 20:17, 37.

      La Bibbia accenna ai baci degli innamorati. (Cant. 1:2; 8:1) Avvertendo di guardarsi dalle lusinghe di una donna malvagia, il libro di Proverbi mette in guardia dal bacio seducente di una prostituta. — Prov. 7:13.

      I baci potrebbero essere ipocriti. Absalom, cercando scaltramente di acquistare prestigio, baciava gli uomini che si avvicinavano per inchinarsi davanti a lui. (II Sam. 15:5, 6) Il bacio traditore di Gioab significò la morte di Amasa che non sospettava di nulla. (II Sam. 20:9, 10) Anche Giuda Iscariota tradì Gesù Cristo con un bacio. — Matt. 26:48, 49; Mar. 14:44, 45.

      FALSA ADORAZIONE

      Il bacio come atto di adorazione verso falsi dèi era condannato da Geova, che menziona 7.000 uomini i quali non si erano inginocchiati né avevano baciato Baal. (I Re 19:18) Efraim fu rimproverato perché si faceva idoli e diceva: “I sacrificatori che son uomini bacino i semplici vitelli”. (Osea 13:1-3) Greci e romani avevano la consuetudine di mandare un bacio con la mano agli idoli, se erano inaccessibili, e in questo modo salutavano il sorgere del sole. Giobbe 31:27 può alludere a un’usanza idolatrica del genere.

      IL “SANTO BACIO”

      I primi cristiani avevano l’abitudine di scambiarsi il “santo bacio” (Rom. 16:16; I Cor. 16:20; II Cor. 13:12; I Tess. 5:26) o “bacio d’amore” (I Piet.

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