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BaldassarreAusiliario per capire la Bibbia
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In un altro documento, le Cronache di Nabonedo, a proposito del settimo, nono, decimo e undicesimo anno del regno di Nabonedo, viene ripetuta questa dichiarazione: “Il re era nella città di Tema. Il figlio del re, i principi e le sue truppe erano nella terra di Accadia [Babilonia]”. (Ibib.) Manca la documentazione degli anni intermedi e successivi, ma sembra che Nabonedo abbia trascorso gran parte del suo regno lontano da Babilonia, e, pur non abbandonando la posizione di supremo sovrano, delegò in sua assenza l’autorità amministrativa al figlio Baldassarre. Ciò è reso evidente da numerosi testi appartenenti ad antichi archivi comprovanti che Baldassarre ebbe prerogative regali di emanare ordini e comandi. Le questioni trattate da Baldassarre in certi documenti e ordini erano tali da dover essere normalmente trattate da Nabonedo, quale supremo sovrano, se fosse stato presente. Comunque Baldassarre rimase soltanto secondo nell’impero e perciò poté offrire a Daniele solo di diventare “il terzo nel regno”. — Dan. 5:16.
Chi deteneva il potere sovrano in Babilonia doveva essere d’esempio nel riverire gli dèi. Esistono sei testi cuneiformi relativi ad avvenimenti accaduti dal quinto al tredicesimo anno del regno di Nabonedo che dimostrano la devozione di Baldassarre alle divinità babilonesi. In qualità di re in assenza di Nabonedo, secondo tali documenti Baldassarre offrì oro, argento e animali ai templi di Erec e Sippar, comportandosi così in modo consono alla sua posizione regale.
La notte del 5-6 ottobre 539 a.E.V. (calendario gregoriano; o 11-12 ottobre, calendario giuliano), Baldassarre diede un grande banchetto per mille dei suoi grandi, come riferisce il capitolo 5 di Daniele. (Dan. 5:1) Babilonia era minacciata dagli eserciti assedianti di Ciro il Persiano e del suo alleato Dario il Medo. Secondo lo storico ebreo Giuseppe Flavio (che a sua volta cita il babilonese Beroso), Nabonedo dopo esser stato sconfitto sul campo di battaglia dagli eserciti medo–persiani si rifugiò a Borsippa. Così Baldassarre sarebbe rimasto in qualità di re a Babilonia. Tenere un banchetto quando la città era in stato d’assedio non è tanto strano se si ricorda che i babilonesi fiduciosi consideravano inespugnabili le mura della città. Gli storici Erodoto e Senofonte dichiarano inoltre che la città aveva abbondanti scorte e quindi nessuno si preoccupava di mancare del necessario. Erodoto descrive l’aspetto festoso della città quella notte, fra danze e piaceri. — Confronta Daniele 5:2-4.
Baldassarre non sopravvisse; fu ucciso la notte stessa della resa della città il 5-6 ottobre 539 a.E.V. (Dan. 5:30), quando, secondo le Cronache di Nabonedo, “le truppe di Ciro entrarono in Babilonia senza combattere”. Anche Senofonte (ca. 434-355 a.E.V.) collega la morte di Baldassarre con l’effettiva conquista di Babilonia. Con la morte di Baldassarre e l’evidente resa di Nabonedo a Ciro ebbe termine la dinastia iniziata con Nabopolassar e suo figlio Nabucodonosor, e con essa finì la dominazione di sovrani semitici nella Mesopotamia. — Vedi CIRO; NABONEDO.
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Balia, balioAusiliario per capire la Bibbia
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Balia, balio
Nell’antichità c’erano due tipi di balie. La “nutrice” (ebr. mehnèqeth; Gen. 24:59; 35:8; Eso. 2:7; II Re 11:2; II Cron. 22:11; Isa. 49:23) sostituiva la madre nell’allattamento del neonato. Debora era stata la nutrice di Rebecca, ma poi rimase al suo servizio come ancella o custode, e continuò a servire la famiglia anche dopo la morte della sua padrona. (Gen. 24:59, 67; 35:8)
L’altro tipo poteva essere sia un balio (ebr. ʼomèn; Num. 11:12; Isa. 49:23) che una balia (ebr. ʼomèneth; II Sam. 4:4). Sia un uomo che una donna poteva aver cura di bambini, malati o persone anziane. Tali erano le mansioni dell’anziana Naomi nei confronti del nipotino Obed e della bella vergine Abisag in relazione al re Davide. — Rut 4:13, 16, 17; I Re 1:1-4.
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Balsamo, balsamo di GalaadAusiliario per capire la Bibbia
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Balsamo, balsamo di Galaad
[ebr. bèsem o bòsem; tsorì].
Il termine balsamo si applica alla sostanza aromatica e di solito oleosa e resinosa prodotta da molte piante, arbusti e alberi. Ci sono alberi balsamici fra gli abeti, i cedri, i pioppi e altri. L’olio balsamico (che di solito contiene acido benzoico o acido cinnamico) è usato in medicina e come profumo.
Piante e alberi balsamici sono sempre stati molto apprezzati dai popoli dell’Oriente. La prima menzione dell’olio di balsamo è quella di Esodo 25:6 in riferimento all’uso che se ne faceva come ingrediente del santo olio d’unzione nel tabernacolo. (Vedi anche Esodo 35:8). Il termine ebraico usato qui (bèsem) deriva da una radice (basàm), che significa “essere fragrante” o “avere soave odore”, e perciò a volte è tradotto “profumo” o “aromi” secondo il contesto. (Eso. 30:23; Cant. 4:10, 14, 16; 5:13; 6:2; 8:14) In Isaia 3:24 la sua fragranza aromatica è messa in contrasto con un “odor di muffa”.
Il balsamo usato per il servizio del tabernacolo nel deserto evidentemente era importato, forse dall’Egitto. Durante il regno di Salomone l’olio di balsamo, per il suo alto valore, fu menzionato insieme all’oro e alle pietre preziose, tesori che la regina di Saba portò in dono, e anche come parte del tributo pagato dai re di molti paesi al saggio re di Gerusalemme. (I Re 10:2, 10, 25; II Cron. 9:1, 9, 24) Era fra le cose preziose conservate nella casa del tesoro del re che Ezechia poco saggiamente fece vedere agli emissari di Babilonia. (II Re 20:13; II Cron. 32:27; Isa. 39:2) Venne usato per imbalsamare (non però alla maniera egiziana) la salma del re Asa (II Cron. 16:14), ed è interessante notare che la parola italiana “imbalsamare” deriva originalmente dall’ebraico basàm. Ester fu massaggiata con aromatico olio di balsamo durante gli ultimi sei mesi prima di comparire davanti al re Assuero. — Est. 2:12.
Il “balsamo [ebr. tsorì] in Galaad” sembra sia stato di una qualità particolare e dotato di speciali proprietà medicinali. (Ger. 8:22; 46:11) Il termine ebraico deriva da una radice che significa “sanguinare”, forse a indicare il processo con cui l’olio o la resina era estratta o “stillava” dalla pianta balsamica. Tale balsamo è menzionato per la prima volta fra le merci trasportate dalla carovana di ismaeliti proveniente dalla regione di Galaad al di là del Giordano a cui fu poi venduto Giuseppe. (Gen. 37:25-28) Giacobbe più tardi lo incluse fra “i più eccellenti prodotti del paese” nel mandare un dono in Egitto quando i suoi figli vi fecero ritorno. (Gen. 43:11) Secondo Ezechiele 27:17, i ricchi mercanti di Tiro lo importavano dal regno di Giuda.
Non è possibile identificare con precisione le piante o gli alberi indicati dai termini ebraici bèsem e tsorì. Il nome di Galaad compare nella denominazione di un arbusto sempreverde chiamato Balsamodendron opobalsamum o gileadense. La sua resina oleosa giallo–verdognola viene estratta facendo delle incisioni nel fusto e nei rami, e raccogliendo poi le gocce di resina che si formano. Benché questo particolare arbusto si trovi principalmente nell’Arabia meridionale e attualmente non cresca in Palestina, lo storico ebreo Giuseppe Flavio indica che all’epoca di Salomone veniva coltivato nei dintorni di Gerico, mentre il geografo greco Strabore ricorda che in epoca romana cresceva anche sulla riva del Mar di Galilea.
Un’altra pianta balsamica suggerita è il sempreverde chiamato Pistacia lentiscus, che produce una resina fragrante giallo pallido chiamata “mastice”, e anche un olio usato in medicina ottenuto dalla corteccia, dalle foglie e dalle bacche Il mastice è tuttora usato dagli arabi per aromatizzare caffè e dolci. L’albero è comune in Palestina e il nome arabo è molto simile all’ebraico tsorì.
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Bambini, figliAusiliario per capire la Bibbia
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Bambini, figli
Il Creatore, Geova, dispose che la razza umana si moltiplicasse mediante la nascita di figli che, diventati adulti, avrebbero a loro volta generato figli. Il mandato di procreare è espresso in Genesi 1:28. Quello di avere figli è un desiderio normale. Gli antichi israeliti erano particolarmente ansiosi di generare figli a motivo della promessa di Dio di fare di loro una nazione potente, e perché per mezzo loro sarebbe venuto il seme di Abraamo che avrebbe benedetto tutte le famiglie della terra. (Gen. 28:14) Avere molti figli era considerata una benedizione di Dio. (Sal. 127:3-5; 128:3-6) La sterilità era ritenuta una vergogna. — Gen. 30:23.
Nei tempi biblici la nascita di un maschio era di solito un evento più felice della nascita di una femmina, anche se nella cerchia familiare la femmina era amata come il maschio. La preferenza per il maschio dipendeva dal fatto che assicurava (1) la continuità della discendenza e del nome della famiglia, e (2) la preservazione della proprietà familiare. La priorità del maschio è indicata anche dal fatto che sotto la legge il periodo di purificazione durava il doppio che per la nascita di una femmina. (Lev. 12:2-5) Il figlio primogenito apparteneva a Geova e veniva redento mediante un’offerta. — Eso. 13:12, 13; Num. 18:15.
Anticamente, appena nato, il bambino veniva prima lavato con acqua e poi strofinato con sale. (Ezec. 16:4) Questo serviva a rendere la pelle asciutta, liscia e resistente. Il neonato veniva avvolto ben stretto in fasce o strisce di stoffa. (Giob. 38:9; Luca 12:2) La madre lo allattava per due o tre anni, o più. Isacco fu svezzato evidentemente all’età di cinque anni circa. (Confronta Genesi 12:4; 21:5; 15:13, 14; Galati 3:17). In circostanze eccezionali, come la morte della madre o la sua impossibilità di allattare, si impiegavano nutrici.
All’inizio della storia umana il nome veniva imposto ai figli alla nascita, dal padre (Gen. 5:29; 16:15; 21:3; 35:18) o dalla madre (Gen. 4:25; 29:32; I Sam. 1:20), ma più tardi in Israele si imponeva il nome ai bambini al momento della circoncisione, che avveniva l’ottavo giorno. (Luca 1:59; 2:21) A volte al bambino veniva dato lo stesso nome del padre, ma di solito il nome aveva a che fare con le circostanze che precedevano o accompagnavano la nascita, oppure era un composto del nome di Geova; col tempo, certi nomi divennero solo tradizionali e persero ogni relazione col significato originale.
Le madri portavano i bambini in vari modi. A volte il bambino veniva legato sulla schiena o portato sulla spalla. Per mezzo di Isaia Geova menziona le madri che si stringono i bambini al seno, li sollevano sulle spalle, oppure li portano sul fianco appoggiati all’anca. (Isa. 49:22; 66:12) Le madri arabe portano ancora i bambini a cavalcioni sulle spalle o sul fianco. Anche Mosè parla di bambini portati stretti al seno. — Num. 11:12.
Dei bambini fino al quinto anno d’età si occupava sopratutto la madre. Naturalmente il padre aveva la principale responsabilità d’insegnar loro le Scritture fin dall’infanzia, con l’aiuto della moglie. (Deut. 6:7; Prov. 1:8; Efes. 6:4; II Tim. 3:15) Diventati più grandicelli venivano ammaestrati dal padre e imparavano i lavori agricoli, come coltivare i campi badare alle pecore o al bestiame, potare le viti, oppure imparavano il mestiere del padre, come falegname, vasaio, ecc. Sia Giuseppe che Davide da ragazzi erano pastori. — Gen. 37:2; I Sam. 16:11.
Le bambine erano soggette all’immediata cura materna, naturalmente sotto la giurisdizione del padre. Finché erano in casa venivano insegnati loro i lavori domestici, che sarebbero stati preziosi nella vita da adulte. Rachele faceva la pastorella (Gen. 29:6-9); giovani donne lavoravano nei campi insieme a Rut spigolando il grano (Rut 2:5-9), e la Sulammita dice che i suoi fratelli l’avevano costituita custode delle vigne. — Cant. 1:6.
In Israele i bambini conoscevano la gioia dei giochi e degli svaghi. Gesù parlò di bambini che giocavano nella piazza del mercato, imitando quello che avevan visto fare ai grandi. (Matt. 11:16, 17) Le Scritture parlano di ragazzi che giocano nelle pubbliche piazze. — Zacc. 8:5.
Ma i piccoli israeliti ben addestrati si ricordavano del Creatore nei giorni della loro giovinezza. Samuele era un bambino quando cominciò a servire Geova presso il tabernacolo. (I Sam. 2:11) Gesù, solo dodicenne, era molto ansioso di servire il Padre suo, e di imparare tutto quello che poteva conversando con gli insegnanti nel tempio. (Luca 2:41-49) Una ragazzina ebrea, che aveva completa fede in Geova e nel suo profeta Eliseo, riuscì a persuadere Naaman ad andare da Eliseo per essere guarito dalla lebbra. (II Re 5:2, 3) Nel Salmo 148:12, 13 sia ai ragazzi che alle ragazze è comandato di servire Geova. Grazie all’istruzione biblica che avevano ricevuta, dei ragazzi vedendo Gesù nel tempio poterono gridare: “Salva, preghiamo, il Figlio di Davide!” Gesù li lodò per questo. — Matt. 21:15, 16.
I genitori avevano la responsabilità di educare e istruire i figli, essendo essi stessi insegnanti e guide, sia a parole che con l’esempio. Il programma educativo era il seguente: (1) Veniva insegnato il timore di Geova. (Sal. 34:11; Prov. 9:10) (2) Il figlio era esortato a onorare il padre e la madre. (Eso. 20:12; Lev. 19:3; Deut. 27:16) (3) Disciplina o insegnamento della Legge: i comandamenti, le dottrine e l’istruzione circa le attività e le verità rivelate da Geova erano inculcate con diligenza nella mente sensibile dei figli fin da piccoli. (Deut. 4:5, 9; 6:7-21; Sal. 78:5) (4) Veniva data molta importanza al rispetto per le persone anziane. (Lev. 19:32) (5) L’ubbidienza era impressa in modo indelebile sulle giovani menti. (Prov. 4:1; 19:20; 23:22-25) (6) Si dava risalto all’addestramento pratico per la vita da adulti, come imparare a fare le faccende di casa, se si trattava di una ragazza, o imparare il mestiere del padre o qualche altro mestiere, se invece si trattava di un ragazzo. (7) Si insegnava a leggere e scrivere.
Dopo l’esilio in Babilonia, sorsero sinagoghe in quasi tutte le città, e lì i ragazzi erano istruiti da insegnanti. Inoltre veniva impartita istruzione religiosa
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