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Bastone del comandanteAusiliario per capire la Bibbia
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Quando era seduto, spesso il comandante appoggiava il bastone per terra, fra le ginocchia, sostenuto dalla piega del suo manto. Questo fatto spiega la benedizione che Giacobbe sul letto di morte impartì a Giuda: “Lo scettro non si allontanerà da Giuda, né il bastone del comandante di fra i suoi piedi, finché venga Silo”. — Gen. 49:10.
Antiche sculture raffigurano certi monarchi con un lungo bastone o scettro in mano. Per esempio, in un bassorilievo del palazzo di Sargon II a Khorsadab, questo re assiro è raffigurato con un bastone in mano. Poiché lo “scettro” è un bastone o una verga, qualcuno potrebbe concludere che non ci sia nessuna differenza fra lo “scettro” e il “bastone del comandante” di Genesi 49:10. Sembra però che Giacobbe abbia voluto fare una distinzione fra i due. Termini paralleli ricorrono spesso in espressioni poetiche. Pur essendo simili, a un più attento esame si vede che un termine rende un’idea leggermente diversa, spesso facendo capire meglio quanto è stato detto. Sembra che Giacobbe sia ricorso a tale espediente nel benedire i suoi figli. Infatti disse che Dan sarebbe stato un serpente presso il lato della strada, un serpe cornuto al lato della via (Gen. 49:17), usando tali espressioni parallele in senso buono per indicare che Dan avrebbe costituito un pericolo per i nemici d’Israele.
Dio stesso dice: “Giuda è il mio bastone di comandante”. (Sal. 108:8) Mentre impugnando il “bastone del comandante” si indicherebbe di avere come condottiero il potere di comandare, avendo lo scettro in mano un monarca mostrerebbe la sua sovranità regale o prerogativa di sovrano regnante. (Sal. 45:6) Perciò l’uso dei termini “scettro” e “bastone del comandante” in Genesi 49:10 indica evidentemente che la tribù di Giuda avrebbe avuto notevole autorità e potere. Ma sembra chiaro che si trattava di qualcosa di più di un semplice dominio e autorità tribale dal momento che Silo, a cui “apparterrà l’ubbidienza dei popoli” (NW), doveva venire dalla tribù di Giuda. Tale circostanza ne presagisce l’autorità e il potere sui popoli. Quando Davide, discendente di Giuda, diventò re d’Israele, lo scettro e il bastone del comandante risultarono in possesso della tribù di Giuda, dalla quale non si sarebbero allontanati prima della venuta di Silo, il Messia. (II Sam. 7:8-16) Senza dubbio Dio ha dato il Silo promesso, Gesù Cristo, discendente di Giuda e di Davide, “come condottiero e comandante ai gruppi nazionali”. (Isa. 55:4) Era stato predetto che il Messia avrebbe esercitato dominio e potere sulle nazioni e i popoli. (Sal. 2:8, 9; Dan. 7:13, 14) Quindi non solo detiene lo “scettro” o sovranità regale, ma possiede anche il “bastone del comandante”, il potere di comandare. — Vedi SILO n. 1.
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BatAusiliario per capire la Bibbia
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Bat
Misura di capacità per liquidi equivalente alla decima parte di un omer o all’efa, corrispondente misura per aridi. (Ezec. 45:10, 11) In base ai frammenti di giare con l’iscrizione “bat” in antichi caratteri ebraici, si ritiene che il bat equivalga a 22 litri. Tale capacità approssimativa del bat meglio s’adatterebbe alla descrizione biblica del “mare fuso” che non quella molto maggiore, circa 40 litri, desunta dagli scritti di Giuseppe Flavio. — Vedi MARE FUSO.
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Bat-RabbimAusiliario per capire la Bibbia
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Bat-Rabbim
(Bat-Rabbìm) [figlia di moltitudini, o, dei molti].
Nel Cantico di Salomone gli occhi della Sulammita sono paragonati alle “piscine di Esbon, presso la porta di Bat-Rabbim”. (Ca 7:4) Esbon era una città dei leviti che si trovava nel territorio di Gad. (Gios. 21:38, 39) Alcuni ritengono che Bat-Rabbim sia il nome di una porta di Esbon rivolta a NE verso la città di Rabba (la moderna Amman), ma secondo altri il nome Bat-Rabbim (figlia di moltitudini) è usato in modo figurativo per indicare la popolosa città di Esbon stessa e la porta viene chiamata così per la folla che passava entrando e uscendo dalla città o che si radunava in assemblea presso la porta. Intorno alle attuali rovine della città si vedono tuttora i resti di antiche piscine e anche di una grande cisterna. La descrizione poetica dà proprio l’idea della bellezza limpida e serena dei lucenti occhi della Sulammita, di cui forse la porta della città rappresentava la fronte.
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BattesimoAusiliario per capire la Bibbia
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Battesimo
[gr. bàptisma, il procedimento dell’immersione, che include sommersione ed emersione; da bàptein, tuffare].
Nella Bibbia immergere equivale a battezzare. Per esempio, la versione di Cocorda, pubblicata nel 1910, rende Romani 6:3, 4 come segue: “Ignorate voi che noi tutti i quali fummo immersi in Cristo Gesù, fummo immersi nella di lui morte? Noi fummo dunque sepolti con Lui, mediante l’immersione, a morte”. Questo è perfettamente corretto, perché il verbo “battezzare” deriva dal verbo greco baptìzein, che significa ’immergere, sommergere, tuffare’ (Lorenzo Rocci, Vocabolario greco–italiano, ristampa del 1976). La Settanta greca usa una forma dello stesso verbo tradotta “intingere” in Levitico 14:16. Quando uno è immerso nell’acqua, è temporaneamente “sepolto”, nascosto alla vista e poi tirato fuori.
Esamineremo quattro diversi aspetti del battesimo, insieme ai punti attinenti: (1) il battesimo di Giovanni, (2) il battesimo in acqua di Gesù e dei suoi seguaci, (3) il battesimo in Cristo Gesù e nella sua morte, (4) il battesimo col fuoco.
IL BATTESIMO DI GIOVANNI
Il primo uomo autorizzato da Dio a battezzare in acqua fu Giovanni figlio di Zaccaria e di Elisabetta. (Luca 1:5-7, 57) Il fatto stesso che era noto come “Giovanni Battista” o “il battezzatore” (Matt. 3:1; Mar. 1:4) indica che il battesimo o immersione in acqua era diventato di dominio pubblico grazie all’opera di Giovanni, e le Scritture dimostrano che il suo ministero e il suo battesimo erano da Dio e non una sua idea personale. La sua opera, predetta dall’angelo Gabriele, era da Dio (Luca 1:13-17), e Zaccaria profetizzò mediante lo spirito santo che Giovanni sarebbe stato un profeta dell’Altissimo per preparare la via di Geova. (Luca 1:68-79) Gesù confermò che il ministero e il battesimo di Giovanni erano da Dio. (Luca 7:26-28) Il discepolo Luca ricorda che la “dichiarazione di Dio fu rivolta a Giovanni figlio di Zaccaria nel deserto. Ed egli venne . . . predicando il battesimo”. (Luca 3:2, 3) L’apostolo Giovanni dice di lui: “Vi fu un uomo, mandato come rappresentante di Dio: il suo nome era Giovanni”. — Giov. 1:6.
Ulteriore intendimento del significato del battesimo di Giovanni si può avere confrontando varie traduzioni di Luca 3:3. Giovanni venne “predicando il battesimo come simbolo di pentimento per il perdono dei peccati” (NM); “un battesimo di conversione per il perdono dei peccati” (CEI); “un battesimo di ravvedimento per la remissione de’ peccati” (VR); “cambiate vita e fatevi battezzare, e Dio perdonerà i vostri peccati” (PS, ed. 1976). Queste versioni spiegano chiaramente che non era il battesimo a cancellare i peccati, ma il pentimento e il cambiamento di condotta, di cui il battesimo era simbolo.
Il battesimo compiuto da Giovanni non era quindi una speciale purificazione da parte di Dio per mezzo del suo servitore Giovanni, ma una pubblica dimostrazione e un simbolo del pentimento dell’individuo per i suoi peccati contro la Legge, che doveva condurre a Cristo. (Gal. 3:24) In tal modo Giovanni preparava il popolo a vedere “il mezzo della salvezza di Dio”. (Luca 3:6) La sua opera servì per preparare a Geova un popolo ben disposto. (Luca 1:16, 17) Tale opera era stata profetizzata da Isaia e Malachia. — Isa. 40:3-5; Mal. 4:5, 6.
Giovanni sapeva che la sua opera consisteva semplicemente nel preparare la via davanti al Messia e Figlio di Dio e avrebbe dato adito al più grande ministero di Lui. La ragione per cui Giovanni battezzava era che il Messia potesse esser reso manifesto a Israele. (Giov. 1:31) Secondo Giovanni 3:26-30, il ministero del Messia era destinato a crescere, mentre il ministero di Giovanni doveva diminuire. Quelli che furono battezzati dai discepoli di Gesù durante il suo ministero terreno, e che perciò divennero anch’essi discepoli di Gesù, furono battezzati come simbolo di pentimento alla maniera del battesimo di Giovanni. — Giov. 3:25, 26; 4:1, 2.
IL BATTESIMO IN ACQUA DI GESÙ
Il battesimo dello stesso Gesù compiuto da Giovanni doveva necessariamente avere un significato e uno scopo ben diverso dal “battesimo di Giovanni”, dato che Gesù “non commise peccato né fu trovato inganno nella sua bocca”. (I Piet. 2:22) Quindi non doveva sottoporsi a un atto che simboleggiava pentimento. Senza dubbio per questa ragione Giovanni non voleva battezzare Gesù. Ma Gesù disse: “Lascia fare, questa volta, poiché conviene che adempiamo in questo modo tutto ciò che è giusto”. — Matt. 3:13-15.
Luca afferma che Gesù pregava al momento del battesimo. (Luca 3:21) Inoltre lo scrittore della lettera agli ebrei dice che quando Gesù Cristo venne “nel mondo” (cioè non quando nacque e non sapeva né leggere né pronunciare queste parole, ma quando si presentò per il battesimo e cominciò il suo ministero) disse, secondo il Salmo 40:6-8 (LXX): “Non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo. . . . Ecco, io vengo (nel rotolo del libro è scritto di me) per fare, o Dio, la tua volontà”. (Ebr. 10:5-9) Per nascita Gesù faceva parte della nazione ebraica, nazione con cui Dio aveva fatto un patto nazionale, cioè, il patto della Legge. (Eso. 19:5-8; Gal. 4:4) Per questa ragione, quando si presentò a Giovanni per il battesimo, Gesù si trovava già in una relazione di patto con Geova Dio. In quell’occasione Gesù fece qualcosa di più di quanto non fosse richiesto da lui sotto la Legge. Si presentò al Padre suo Geova per fare la “volontà” del Padre suo in quanto all’offerta del suo stesso corpo “preparato” e per abolire i sacrifici animali offerti secondo la Legge. Lo scrittore della lettera agli ebrei osserva: “Mediante la quale ‘volontà’ noi siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo una volta per sempre”. (Ebr. 10:10) Geova accettò questa presentazione di suo Figlio e ne diede conferma ungendolo con spirito santo e dicendo: “Tu sei il mio Figlio, il diletto; io ti ho approvato”. — Mar. 1:9-11; Luca 3:21-23; Matt. 3:13-17.
IL BATTESIMO IN ACQUA DEI SEGUACI DI GESÙ
Il battesimo di Giovanni doveva essere sostituito dal battesimo ordinato da Gesù: “Fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo”. (Matt. 28:19) Questo è l’unico battesimo in acqua approvato da Dio dalla Pentecoste del 33 E.V. in poi. Alcuni anni dopo il 33 E.V., Apollo, uomo zelante, insegnava correttamente ciò che concerneva Gesù, ma conosceva solo il battesimo di Giovanni. In questo dovette esser corretto, come i discepoli che Paolo trovò a Efeso. Quegli uomini di Efeso avevano fatto il battesimo di Giovanni, ma evidentemente quando non era più valido, dato che Paolo si recò a Efeso una ventina d’anni dopo la fine del patto della Legge. Essi furono quindi battezzati correttamente nel nome di Gesù e ricevettero lo spirito santo. — Atti 18:24-26; 19:1-7.
Che il battesimo cristiano richiedesse intendimento della Parola di Dio e una ragionata decisione di presentarsi per fare la rivelata volontà di Dio fu evidente alla Pentecoste del 33 E.V., quando gli ebrei e i proseliti radunati e che avevano già conoscenza delle Scritture Ebraiche sentirono Pietro parlare del Messia Gesù, col risultato che tremila di loro “accolsero di cuore la sua parola” e “furono battezzati”. (Atti 2:41; 3:19–4:4; 10:34-38) Quelli di Samaria prima credettero alla buona notizia predicata da Filippo e poi furono battezzati. (Atti 8:12) L’eunuco etiope, devoto proselito che, come tale, conosceva Geova e le Scritture Ebraiche, prima sentì la spiegazione di come tali scritture si erano adempiute in Cristo, la accettò e poi volle essere battezzato. (Atti 8:34-36) Pietro spiegò a Cornelio che ‘l’uomo che teme Dio e opera giustizia gli è accettevole’ (Atti 10:35) e che chiunque ripone fede in Gesù Cristo ottiene il perdono dei peccati nel suo nome. (Atti 10:43; 11:18) Tutto ciò è in armonia col comando di Gesù di ‘fare discepoli insegnando loro a osservare tutte le cose che vi ho comandate’. Coloro che accettano l’insegnamento e diventano discepoli possono giustamente essere battezzati. — Matt. 28:19, 20; Atti 1:8.
Il battesimo in acqua in se stesso non purifica dai peccati, ma esprime la richiesta a Dio di una buona coscienza. Questo è spiegato dall’apostolo Pietro, il quale, con un esempio tratto dalla storia antica, richiama l’attenzione sulle otto persone che, sotto la direttiva di Noè, furono portate in salvo nell’arca attraverso il diluvio, e dice: “Ciò che corrisponde a questo salva ora anche voi, cioè il battesimo (non il togliere del sudiciume della carne, ma la richiesta fatta a Dio d’una buona coscienza), per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo”. — I Piet. 3:20, 21.
Alla Pentecoste gli ebrei, che collettivamente erano responsabili della morte di Gesù e che senza dubbio erano al corrente del battesimo di Giovanni, si sentirono toccare il cuore dalla predicazione di Pietro e chiesero: “Fratelli, che cosa faremo?” Pietro rispose: “Pentitevi, e ciascuno di voi si battezzi nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati, e riceverete il gratuito dono dello spirito santo”. (Atti 2:37, 38) Notate che Pietro indicò loro qualcosa di nuovo: per ottenere il perdono dei peccati non era necessario il pentimento e il battesimo secondo il “battesimo di Giovanni”, ma pentimento e battesimo nel nome di Gesù Cristo. Non disse che il battesimo stesso lavava via i peccati, infatti Pietro sapeva che solo ‘il sangue di Gesù, Figlio di Dio, purifica da ogni peccato’. (I Giov. 1:7) In seguito, dopo aver parlato di Gesù quale “principale Agente della vita”, Pietro disse agli ebrei nel tempio: “Pentitevi, perciò, e convertitevi affinché i vostri peccati siano cancellati, onde vengano dalla persona di Geova stagioni di ristoro”. (Atti 3:15, 19) Così li informò che dovevano pentirsi della malvagia azione commessa contro Cristo, convertirsi e riconoscerlo per ottenere il perdono dei peccati; ma a questo punto non menzionò il battesimo.
Il patto della Legge era stato abolito grazie alla morte di Cristo sul palo di tortura (Col. 2:14), e il nuovo patto era entrato in vigore alla Pentecoste del 33 E.V. (Confronta Atti 2:4; Ebrei 2:3, 4). Comunque, ancora per tre anni e mezzo circa, Dio mostrò speciale favore agli ebrei. Durante quel tempo i discepoli di Gesù si limitarono a predicare agli ebrei e ai proseliti. Ma verso il 36 E.V. Dio ordinò a Pietro di andare a casa di Cornelio, un gentile, ufficiale dell’esercito romano, e versando lo spirito santo su Cornelio e la sua famiglia indicò a Pietro che ora i gentili potevano essere ammessi al battesimo in acqua. (Atti 10:34, 35, 44-48) Poiché Dio non riconosceva più il patto della Legge con gli ebrei circoncisi, ma ora riconosceva solo il nuovo patto con la mediazione di Gesù Cristo, gli ebrei naturali, circoncisi o incirconcisi, non erano agli occhi di Dio in una speciale relazione con lui. Non potevano avere l’approvazione di Dio osservando la Legge, che non era più valida, e neanche mediante il battesimo di Giovanni, che aveva attinenza con la Legge; per avere il favore e il riconoscimento di Geova dovevano appressarsi a Lui mediante la fede nel suo Figlio ed essere battezzati in acqua nel nome di Gesù Cristo. — Vedi SETTANTA SETTIMANE.
Ne consegue che dal 36 E.V. in poi tutti, ebrei e gentili, hanno la stessa posizione agli occhi di Dio. (Rom. 11:30-32; 14:12) nazioni gentili, fatta eccezione dei singoli che erano stati circoncisi come proseliti, non erano nel patto della Legge e non erano mai stati un popolo che godesse di una speciale relazione con Dio il Padre. Ora, singolarmente, era offerta loro l’opportunità di far parte del popolo di Dio. Prima di poter essere battezzati in acqua dovevano dunque avvicinarsi a Dio come credenti nel suo Figlio Gesù Cristo. Poi, seguendo l’esempio e il comando di Cristo, potevano giustamente sottoporsi al battesimo in acqua. — Matt. 3:13-15; 28:18-20.
NON UN BATTESIMO DI BAMBINI
In considerazione del fatto che ‘l’udire la parola’ ‘l’accogliere la parola di cuore’ e ‘il pentimento’ precedono il battesimo in acqua (Atti 2:14, 22, 38, 41), e che il battesimo comporta una decisione solenne da parte di ciascuno, è chiaro che si deve almeno essere in età di udire, credere e prendere questa decisione.
Neander, studioso di storia delle religioni, scrive a proposito dei cristiani del primo secolo “che l’usanza di battezzare i bambini era sconosciuta in quell’epoca.. . . Che solo all’epoca molto più tarda di Ireneo [140–204 E.V.] (e certamente non prima di allora), si trova traccia del battesimo di bambini, e che fosse per la prima volta riconosciuto come una tradizione apostolica nel corso del terzo secolo ne esclude anziché confermarne l’origine apostolica”.
L’UNICO BATTESIMO VALIDO: UN’IMMERSIONE COMPLETA
Dalla precedente definizione del battesimo è chiaro che il battesimo è un’immersione completa in acqua, non una semplice aspersione. Gli esempi biblici del battesimo corroborano questo fatto. Gesù fu battezzato in un fiume piuttosto grande, il Giordano, e dopo esser stato battezzato “salì fuori dell’acqua”. (Mar. 1:10; Matt. 3:13, 16) Per battezzare Giovanni scelse una località della valle del Giordano presso Salim, “perché vi era una gran quantità d’acqua”. (Giov. 3:23) L’eunuco etiope chiese di esser battezzato quando giunsero a uno specchio d’acqua. Entrambi scesero nell’acqua e poi ‘uscirono dall’acqua’. (Atti 8:36-40) In tutti questi casi si trattava di un grande specchio d’acqua, per entrare e uscire dal quale si doveva camminare, e non di una pozzanghera che arrivasse solo alla caviglia. Inoltre il fatto che il battesimo era usato anche per simboleggiare una sepoltura indica un’immersione completa. — Rom. 6:4-6; Col. 2:12.
Studiosi di storia spiegano che i primi cristiani battezzavano per immersione. The Catholic Encyclopedia, Vol. II, ed. 1907, pp. 261 e 262, dice al riguardo: “La forma più antica era indubbiamente l’immersione. . . . Nella Chiesa latina l’immersione sembra esser prevalsa fino al XII secolo”. Un’enciclopedia francese molto nota, Larousse du XXe siècle, dice: “I primi cristiani ricevevano il battesimo per immersione ovunque ci fosse acqua”. Altri storici fanno affermazioni simili.
IL BATTESIMO IN CRISTO GESÙ E NELLA SUA MORTE
Al tempo del suo battesimo nel Giordano Gesù sapeva che stava per iniziare una vita di sacrificio. Sapeva che il suo ‘corpo preparato’ doveva esser messo a morte, che doveva morire innocente come perfetto sacrificio umano con valore di riscatto per il genere umano. (Matt. 20:28) Gesù comprese che doveva per così dire essere sommerso nella morte, ma che ne sarebbe stato tratto fuori il terzo giorno. (Matt. 16:21) Perciò paragonò la sua esperienza a un battesimo nella morte. (Luca 12:50) Spiegò ai discepoli che si stava già sottoponendo a questo battesimo durante il suo ministero. (Mar. 10:38, 39) Fu battezzato appieno nella morte quando fu messo a morte sul palo di tortura il 14 nisan del 33 E.V. Il terzo giorno suo Padre Geova Dio completò questo battesimo con la risurrezione. Il battesimo di Gesù nella morte è dunque una cosa del tutto distinta e separata dal suo battesimo in acqua, infatti si era completamente sottoposto al battesimo in acqua all’inizio del suo ministero, quando il suo battesimo nella morte era solo cominciato.
I fedeli apostoli di Gesù Cristo erano stati tutti battezzati in acqua (Giov. 1:35-37; 4:1) col battesimo di Giovanni (tranne Paolo, battezzato più tardi). Ma non erano ancora stati battezzati con lo spirito santo quando Gesù fece notare che anch’essi dovevano esser battezzati con un battesimo simbolico come il suo, un battesimo nella morte. (Mar. 10:39) Quindi il battesimo in Gesù Cristo e nella sua morte è una cosa ben diversa dal battesimo in acqua. Nella sua lettera alla congregazione cristiana di Roma Paolo si espresse così: “Non sapete che tutti noi che fummo battezzati in Cristo Gesù fummo battezzati nella sua morte?” — Rom. 6:3.
BATTEZZATI ALLO SCOPO DI ESSERE DEI MORTI
Il brano di I Corinti 15:29 è stato tradotto in vari modi: “Che faranno quelli che son battezzati per i morti?“ (VR); “a favore dei morti?” (Nardoni). Alcuni sostengono che Paolo si riferisse all’usanza del battesimo “per procura”, cioè battezzare persone vive al posto di persone morte che non erano state battezzate. L’esistenza di tale pratica da parte di cristiani o di apostati all’epoca di Paolo non può essere dimostrata, né sarebbe d’accordo con requisiti scritturali: convinzione personale, fede e decisione da parte di ciascuno. L’intero versetto (29), nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, dice: “Altrimenti, che faranno quelli che si battezzano allo scopo di essere dei morti? Se i morti non saranno affatto destati, perché sono anche battezzati allo scopo di essere tali?” Le successive parole di Paolo possono chiarire l’argomento. Egli prosegue dicendo che lui e i suoi compagni erano in pericolo ogni ora, e che lui stesso si esponeva ogni giorno alla morte. (I Cor. 15:30, 31) Questo richiama ancora una volta alla mente le parole di Paolo in Romani 6:3-5 e Filippesi 3:10, 11, dove spiega che si sottoponeva a una morte simile a quella di Cristo, essendo sepolto mediante il battesimo nella sua morte con la speranza di una risurrezione simile alla sua.
IL BATTESIMO COL FUOCO
Quando molti farisei e sadducei vennero da lui per essere battezzati, Giovanni Battista li chiamò “progenie di vipere”. Parlò della venuta di ‘colui che avrebbe battezzato con spirito santo e con fuoco’. (Matt. 3:7, 11; Luca 3:16) Il battesimo col fuoco non può identificarsi, come dicono alcuni, con le lingue di fuoco scese alla Pentecoste, perchè i discepoli non furono immersi nel fuoco. (Atti 2:3) Giovanni disse agli ascoltatori che sarebbe avvenuta una separazione, sarebbe stato raccolto il grano, dopo di che la pula sarebbe stata bruciata con fuoco che non si poteva spegnere. (Matt. 3:12) Fece notare che il fuoco non sarebbe stato una benedizione o una ricompensa, ma era una conseguenza del fatto che ‘l’albero non produceva frutto eccellente’. — Matt. 3:10; Luca 3:9.
Usando il fuoco come simbolo di distruzione, Gesù predisse l’esecuzione dei malvagi che sarebbe avvenuta durante la sua presenza: “Nel giorno che Lot uscì da Sodoma piovve dal cielo fuoco e zolfo e li distrusse tutti. Lo stesso avverrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo sarà rivelato”. (Luca 17:29, 30; Matt. 13:49, 50) Altri esempi in cui il fuoco rappresenta non una forza salvifica, ma una forza distruttiva, si trovano in II Tessalonicesi 1:8; Giuda 7 e II Pietro 3:7, 10.
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Bdellio, gomma diAusiliario per capire la Bibbia
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Bdellio, gomma di
[ebr. bedhòlahh; gr. bdèllion].
Fragrante gommoresina d’aspetto simile alla mirra e usata a volte per adulterarla. Si ricava da una pianta (Commiphora africana) che si trova nell’Africa NO e in Arabia, e anche da un tipo simile nell’India NO. Si tratta di alberelli o cespugli spinosi d’aspetto stentato, con piccole foglie, che crescono in luoghi caldi e soleggiati. Quando si incide la corteccia ne sgorga una gomma o succo fragrante e resinoso che forma delle “gocce” tonde o ovali che misurano da 2,5 a 5 cm di diametro. Staccata dall’albero la gomma s’indurisce rapidamente, diventando come cera trasparente e simile a una perla.
In Numeri 11:7 viene detto che la manna raccolta dagli israeliti durante il faticoso viaggio nel deserto aveva “l’aspetto della gomma di bdellio”. Precedentemente la manna era stata paragonata a “brina sulla terra”. (Eso. 16:14) Questo fa pensare al colore quasi bianco della gomma di bdellio. Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche, Libro III, cap. I, 6), nel parlare del provvedimento della manna menziona che il bdellio aveva la fragranza di una spezia.
[Figura a pagina 157]
Arbusto da cui si ricava Il bdellio
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BeemotAusiliario per capire la Bibbia
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Beemot
(Beemòt).
Il nome “Beemot”, che ricorre in Giobbe 40:15, è stato variamente considerato (1) una derivazione del nome egiziano del “bue d’acqua”, (2) un termine forse d’origine assira che significa mostro e (3) un plurale intensivo del termine ebraico behemàh (bestia selvaggia) che si ritiene significhi “bestia grossa” o “enorme”. Nella Settanta il termine greco therìa (bestie selvagge traduce l’ebraico behemàh. (Giob. 40:10, Bagster) Evidentemente però s’intende un solo animale, com’è indicato dal fatto che si tratta della descrizione di una sola bestia, generalmente ritenuta l’ippopotamo, non di molte. Infatti, diverse traduzioni della Bibbia (vedi VR, CEI, Ga, NW ed. 1957, Ge) usano la parola “ippopotamo” per identificare la creatura menzionata da Dio.
L’ippopotamo è un mammifero enorme, dalla pelle spessa, quasi senza pelo, che frequenta fiumi, laghi e acquitrini. Si nutre di piante d’acqua dolce, erba, canne e cespugli, ingerendo ogni giorno oltre 90 kg di vegetazione per riempire il suo stomaco che ha una capienza di 150–190. litri circa.
Un tempo l’ippopotamo si trovava in quasi tutti i grandi laghi e fiumi dell’Africa, ma, avendogli l’uomo dato la caccia, è scomparso da molte regioni e pare sia sconosciuto a N delle cateratte di Khartoum, nel Sudan. Nell’antichità l’ippopotamo può aver frequentato le acque del Giordano. Infatti si dice che zanne e ossa d’ippopotamo siano state trovate in varie parti della Palestina.
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