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  • Baruc, un segretario che ricevette un messaggio profetico
    La Torre di Guardia 1979 | 15 marzo
    • Baruc, un segretario che ricevette un messaggio profetico

      NELL’ULTIMO venticinquennio del settimo secolo a.E.V., Baruc fu segretario del profeta Geremia. Visse in un’epoca in cui i suoi compagni israeliti non tenevano in nessun conto la parola di Geova ma insistevano nel fare a modo proprio. Perciò le profezie che Baruc scrisse sotto la guida di Geremia additavano soprattutto la calamità. Dato che queste profezie erano molto impopolari, a volte Baruc condivise le spiacevoli vicende del profeta Geremia. In un’occasione, le circostanze in cui si trovava e il contenuto dei messaggi profetici fecero perdere l’equilibrio a Baruc, per cui uno specifico messaggio profetico fu rivolto direttamente a lui.

      Nel quarto anno di regno di Ioiachim, Geremia dettò a Baruc il messaggio profetico relativo alla distruzione di Gerusalemme per mano dei caldei. In uno speciale giorno di digiuno nel tardo autunno dell’anno successivo, Baruc, col rotolo che aveva scritto, si presentò nel cortile del tempio. Perché Baruc e non Geremia? Geremia non poteva andarvi, forse perché un decreto dei funzionari del tempio glielo impediva. Quindi Geremia mandò Baruc a leggere la parola di Geova agli israeliti radunati. Fra gli uomini che udirono la lettura pubblica ci fu un certo Micaia. Egli fece immediatamente rapporto al segretario del re Ioiachim e ai principi. — Ger. 36:1-13.

      I principi inviarono allora Ieudi da Baruc, per chiedergli di portare il rotolo profetico. Baruc fu trattato gentilmente, essendo invitato a sedersi e a leggere il rotolo. Udendo il vigoroso messaggio di condanna, i principi si impaurirono, rivelando indubbiamente la loro apprensione con l’espressione del viso e il modo di fare. Si sentirono in obbligo di informare il re Ioiachim sul contenuto del rotolo. Per stabilire che parte aveva avuto Baruc nella stesura del rotolo profetico, i principi chiesero: “Come hai scritto tutte queste parole dalla sua bocca?” La risposta di Baruc fece capire che egli era semplicemente il segretario e che aveva scritto fedelmente quanto ordinatogli da Geremia. Disse: “Dalla sua bocca egli mi dichiarava tutte queste parole, e io scrivevo nel libro con l’inchiostro”. Comprendendo che il messaggio profetico avrebbe destato l’ira del re, i principi suggerirono a Baruc e Geremia di nascondersi. Secondo le previsioni dei principi, Ioiachim comandò di prendere i due uomini. Tuttavia, grazie alla protezione di Geova, il nascondiglio di Geremia e di Baruc non fu scoperto. — Ger. 36:14-26.

      Questo episodio dovette essere di grande incoraggiamento per Baruc, perché un precedente messaggio profetico era stato rivolto personalmente a lui. Quel messaggio era servito a correggere il suo modo di pensare. Nel quarto anno del regno di Ioiachim, Baruc esclamò: “Guai a me, ora, poiché Geova ha aggiunto mestizia alla mia pena! Io mi sono stancato a causa dei miei sospiri, e non ho trovato alcun luogo di riposo”. (Ger. 45:3) La pena di Baruc era dovuta all’angoscia che provava dimorando in mezzo ai suoi connazionali illegali. Erano corrotti, ostinati e impenitenti. Può darsi benissimo che Baruc si sentisse come Lot a Sodoma, del quale la Bibbia dice: “Quel giusto, per ciò che vedeva e udiva mentre dimorava fra loro, si tormentava di giorno in giorno l’anima giusta a causa delle loro opere illegali”. (2 Piet. 2:8) Oltre alla pena che aveva nel cuore, Baruc si sentiva mesto. Perché pensava che Geova Dio avesse aggiunto mestizia alla sua pena?

      La parola di Geova non prometteva un cambiamento in meglio durante la vita di Baruc. Piuttosto, era un messaggio minaccioso, che additava una distruzione certa. Questa prospettiva riempiva Baruc di mestizia. Da un punto di vista personale, non c’era speranza di migliorare la propria posizione. Quindi sospirava. Non poteva trovare pace né “luogo di riposo”.

      Baruc non aveva un buon atteggiamento. Doveva essere corretto. Geova gli dichiarò: “Ecco, ciò che ho edificato demolisco, e ciò che ho piantato sradico, perfino tutto il paese stesso. Ma in quanto a te, tu continui a cercar grandi cose per te stesso. Non continuare a cercare. Poiché, ecco, io farò venire la calamità su ogni carne, . . . e per certo ti darò la tua anima come spoglia in tutti i luoghi ai quali andrai”. — Ger. 45:4, 5.

      Poiché la distruzione che Geova aveva decretata per bocca del suo profeta Geremia sarebbe venuta, non era certo il tempo di pensare a “grandi cose” per sé. Non era il tempo di pensare a sicurezza materiale, prosperità, beni o preminenza. Baruc fu esortato ad accontentarsi di sfuggire vivo alla futura distruzione. Cosa poteva valere di più? (Matt. 16:26) Pur essendogli assicurata la sopravvivenza, Baruc doveva condividere le difficoltà del popolo in generale. Poté pregustare la protezione che avrebbe ricevuto quando Geova impedì a lui e Geremia di cadere nelle mani del re Ioiachim.

      Anche dopo la distruzione di Gerusalemme, Baruc comprese di aver ancora bisogno di perseveranza e di dover confidare nella protezione di Geova. Quando Geremia dichiarò al popolo la parola di Geova, consigliando di non fuggire in Egitto, essi non prestarono attenzione. Per scusare il ripudio della parola di Geova dichiarata mediante Geremia, calunniarono Baruc, dicendo: “Baruc figlio di Neria ti istiga contro di noi allo scopo di darci in mano ai Caldei, per metterci a morte o per portarci in esilio a Babilonia”. (Ger. 43:3) Asserirono così che Geremia, ora invecchiato, era influenzato dal suo segretario e non dichiarava più la parola di Geova ma presentava il messaggio del suo segretario come messaggio dell’Onnipotente. Di fronte a un tale atteggiamento, Baruc dovette continuare ad aver fede nella promessa di Geova di salvarlo.

      Oggi possiamo trarre beneficio dalla vicenda di Baruc. Non ricevette speciali ricompense materiali per aver servito Geova fedelmente come segretario di Geremia. Allo stesso modo, oggi non dovremmo aspettarci un trattamento speciale quando tutte le persone in generale soffrono e hanno avversità. Dovremmo essere disposti a soffrire anche durante la futura “grande tribolazione”, accontentandoci della promessa di Geova: “Probabilmente potrete esser nascosti nel giorno dell’ira di Geova”. (Matt. 24:21, 22; Sof. 2:3) Allora, quando vedremo l’esecuzione del giudizio di Dio contro i malvagi, potremo attendere con fiducia di ricevere come spoglia la nostra anima o vita, sopravvivendo alla “grande tribolazione” per entrare nel nuovo ordine di giustizia e pace di Geova.

  • Domande dai lettori (1)
    La Torre di Guardia 1979 | 15 marzo
    • Domande dai lettori

      ● È errato fare registrazioni su nastro di preghiere dette in pubblico?

      Alcuni cristiani preferiscono personalmente non registrarle. Ma la Bibbia non dice di non fare una registrazione, scritta o d’altro genere, delle parole di una preghiera. — 2 Cron. 33:18.

      Si può fare una registrazione su nastro di un’adunanza cristiana per riascoltarla più tardi o farla sentire ad altri che non hanno potuto essere presenti. Alcuni cristiani cominciano a registrare dopo la preghiera iniziale e interrompono la registrazione prima della preghiera finale.

      Il loro ragionamento è che, in sostanza, la preghiera non è un mezzo per impartire istruzione formale ad altri. La preghiera è considerata invece un’espressione personale rivolta a Dio, sebbene altri presenti ascoltino e si mostrino d’accordo dicendo “Amen”. Inoltre, chi fa la registrazione di un’adunanza sa che, se la preghiera fosse registrata, non sarebbe il caso di dire “Amen” nel riascoltarla, come se la registrazione fosse una ruota di preghiere che ‘inviasse’ una preghiera ogni volta che si ascolta la registrazione.

      Un fatto interessante è che nella Bibbia sono scritte molte preghiere. (Gen. 24:10-14; Matt. 26:36-39; Giov. 11:41, 42; 17:1-26; Atti 4:23-30) Leggendo queste preghiere non pensiamo di dover dire “Amen”. — Rom. 8:26, 27.

      Naturalmente, queste preghiere fanno parte della Bibbia, ci sono perché Dio volle che vi fossero incluse. (2 Tim. 3:16) E una preghiera registrata su nastro potrebbe fare su alcuni un effetto diverso da quello prodotto da una preghiera contenuta nella Bibbia. Perciò, a meno che non venga richiesto di non fare una registrazione, il singolo cristiano deciderà da sé se includere o no le preghiere nella registrazione di un’adunanza cristiana. Non c’è nulla di scritturalmente errato in questo.

  • Domande dai lettori (2)
    La Torre di Guardia 1979 | 15 marzo
    • Domande dai lettori

      ● Cosa intendeva dire Giobbe quando dichiarò di aver fatto un patto con i suoi occhi e quindi di non mostrarsi attento a una vergine?

      Questo versetto, Giobbe 31:1, dice: “Ho concluso un patto con i miei occhi. Come potrei dunque mostrarmi attento a una vergine?” Giobbe voleva dire che, essendo risoluto a mantenere l’integrità verso Dio, aveva deciso di evitare perfino di guardare con bramosia una donna che non fosse sua moglie.

      Giobbe e sua moglie avevano avuto diversi figli. Nonostante il difficile periodo durante il quale la donna con cui era sposato da molti anni l’aveva esortato a maledire Dio e morire, egli le fu fedele. (Giob. 2:9, 10) Non c’è nessuna evidenza che smettesse mai d’essere monogamo o che accarezzasse anche solo l’idea d’avere relazioni sessuali con donne più giovani, vergini. — Giob. 19:17.

      Giobbe riconobbe che l’immoralità spesso inizia guardando con bramosia una persona dell’altro sesso, perché così nasce nel cuore il desiderio di relazioni immorali. Quindi egli fece quasi un contratto o patto formale con i suoi occhi. A qual fine? Decise fermamente di non guardare con passione un’altra donna. È naturale che avrebbe visto altre donne nella vita quotidiana e che avrebbe anche potuto mostrarsi attento ad aiutarle se ne avessero avuto bisogno. Ma gli era vietato mostrarsi attento con lo scopo di amoreggiare. Per lui era proibito. Senz’altro il ‘patto concluso da Giobbe con i suoi occhi’ lo aiutò a evitare sguardi passionali che potevano portare a una condotta immorale. — Confronta Giobbe 31:9, 11; Matteo 5:28.

  • Domande dai lettori (3)
    La Torre di Guardia 1979 | 15 marzo
    • Domande dai lettori

      ● Se i figli di anziani o di servitori di ministero

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