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  • Liberazione per l’integrità verso Dio
    La Torre di Guardia 1958 | 1° gennaio
    • o no?” Poiché la moneta della tassa aveva incisa su di essa l’immagine di Cesare, Gesù disse: “Rendete dunque a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. (Matt. 22:15-21) Ebbene, in quanto a questi due governanti, quale ha dato a noi, creature, il nostro cuore, la nostra anima e la nostra mente? Era forse il Cesare politico? O era Dio? Non Cesare, ma Dio ci ha dato queste cose essenziali per poter vivere intelligentemente. È dunque a Dio, non a Cesare, che noi dobbiamo rendere queste cose, cose molto più preziose e molto più importanti del denaro delle tasse di Cesare.

      17. (a) Come rendiamo a Cesare le cose di Cesare, e come a Dio le cose di Dio? (b) Secondo i comandi di Dio, quale dev’essere la nostra parola d’ordine?

      17 È appropriato rendere a Cesare il denaro delle tasse dovutegli per i servizi che lo Stato politico compie per i seguaci di Cristo. Ma come possiamo rendere a Dio le cose di Dio? Ubbidendo teocraticamente al supremo comandamento dell’universo, ossia amando Geova, il nostro legittimo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente. Quindi in osservanza al fondamentale principio dei due più grandi comandamenti affermati da Gesù Cristo, la nostra parola d’ordine non dev’essere: Per Dio e per la patria, bensì, Per Geova e per il nostro prossimo come per noi stessi. Non per il nostro prossimo prima, ma prima per Geova, il nostro Dio. Non per il nostro prossimo più che per noi stessi, ma per Dio più che per noi stessi e per il nostro prossimo.

      18. (a) Col pagamento della tassa Gesù forse deificava Tiberio Cesare? (b) Come Gesù comandò ai suoi seguaci di non deificare lo Stato?

      18 Non dimentichiamo che il Cesare romano era stato reso un dio sulla terra, era stato deificato dai Romani. Ma quando Gesù Cristo pagò la tassa a Cesare in qualità di Giudeo o Israelita secondo la carne, egli non riconosceva così Tiberio Cesare come un dio. Gesù non deificò l’imperatore romano o lo Stato politico. Ai seguaci di Gesù è comandato di non deificare qualsiasi Stato politico di questo vecchio mondo. Tale comando fu dichiarato da Gesù stesso la notte prima che fosse inchiodato al palo dai soldati dell’impero di Cesare. Quella notte egli stabilì il pasto serale del Signore con il pane e il vino e poi disse ai suoi fedeli apostoli: “I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che hanno autorità su di esse sono chiamati ‘Benefattori’. Ma voi non dovete essere così. Anzi il più grande fra voi divenga come il più giovane, e chi agisce da capo come colui che serve. Poiché chi è maggiore, colui che è reclinato a tavola o colui che serve? Non è forse colui che è reclinato a tavola? Ma io sono in mezzo a voi come colui che serve”. — Luca 22:25-27.

      19. In che modo Cesare o lo Stato sarebbe deificato, e quale obbligo verso Geova Dio sarebbe dunque violato?

      19 Quindi Gesù non cercò di deificare se stesso, né parlò di deificare colui che esigeva le tasse, cioè Cesare. Per mantenere la loro integrità verso Geova, i fedeli seguaci di Gesù devono imitare Gesù attenendosi a questo stesso principio e non deificare Cesare, al quale siamo attualmente obbligati di pagare le tasse. I Cristiani devoti violerebbero la loro dedicazione a Geova Dio se deificassero Cesare o lo Stato politico rendendo tutto ciò che hanno a Cesare e concedendo così a Cesare il posto di Dio nella loro adorazione e nei loro affetti.

      L’ADORAZIONE DELLA BESTIA SELVAGGIA

      20, 21. (a) Da chi è oggi adempiuta la raffigurazione di Apocalisse 14:6, e come? (b) In seguito a questa raffigurazione, quale avvertimento è dato di non deificare Cesare o lo Stato politico?

      20 Più di diciotto secoli fa Apocalisse 14:6 raffigurò profeticamente come, ai nostri giorni, la “buona notizia eterna” sarebbe stata dichiarata come lieta novella ad ogni nazione, tribù, lingua e popolo sulla terra. Anche oggi, i testimoni di Geova in tutta la terra ubbidiscono al comando di Gesù in Matteo 24:14. Sì, predicano la buona notizia che il regno di Dio fu stabilito nel 1914 all’intronizzazione e incoronazione di Cristo in cielo. In seguito a questa predicazione di tale eterna buona notizia in tutta la terra abitata, tutte le nazioni stanno ricevendo una testimonianza prima che la fine di tutte queste nazioni giunga nell’imminente guerra universale di Armaghedon. Dopo la raffigurazione di questo annuncio dell’eterna buona notizia a tutte le nazioni e a tutti i popoli, un altro quadro profetico è presentato in Apocalisse, capitolo 14, un avvertimento ai Cristiani di non deificare Cesare o lo Stato politico. In esso leggiamo:

      21 “E un altro angelo, un terzo, li seguì, dicendo ad alta voce: ‘Se qualcuno adora la bestia selvaggia e la sua immagine, e riceve un marchio sulla sua fronte o sulla sua mano, egli berrà anche del vino dell’ira di Dio che è versato non diluito nel calice della sua ira, e sarà tormentato con fuoco e zolfo nel cospetto dei santi angeli e nel cospetto dell’Agnello. E il fumo del loro tormento sale per i secoli dei secoli, e giorno e notte non hanno riposo, quelli che adorano la bestia selvaggia e la sua immagine, e chiunque riceve il marchio del suo nome. Qui è la perseveranza dei santi, quelli che osservano i comandamenti di Dio e la fede di Gesù’”. — Apoc. 14:9-12.

      22. Che specie di animale è questa “bestia selvaggia”, e che cosa fanno rispetto a questa bestia selvaggia coloro che vengono meno alla salvezza?

      22 Secondo il precedente capitolo, ossia Apocalisse 13:1-8, la bestia selvaggia esce dal mare. Eppure non è un animale marino bensì un animale terrestre, con l’aspetto di un leopardo, un orso e un leone tutti in uno. Non può essere un vero insieme di animali, poiché la descrizione indica che ha il trono di un governante e porta diademi. Pronuncia anche parole di bestemmia contro Dio, contro il suo nome e residenza e contro gli abitanti del cielo, e muove guerra contro i santi di Dio e riceve autorità sopra ogni tribù, popolo, lingua e nazione. Per questa ragione gli abitanti umani della terra adorano questa bestia selvaggia, ma tutti coloro che lo fanno non ricevono salvezza nel nuovo mondo di Dio.

      23, 24. Secondo i commenti delle fonti autorevoli cattoliche romane, che cosa simboleggia la bestia selvaggia di Apocalisse 13:1?

      23 Fra gli interessanti commenti su ciò che questa bestia selvaggia raffigura nei nostri giorni sono quelli delle fonti autorevoli cattoliche romane. Nella traduzione chiamata “Il Nuovo Testamento del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo” (inglese) di F. A. Spencer 0. P., redatta da C. J. Callan 0. P. e J. A. McHugh 0. P. (1946), la loro nota in calce su Apocalisse 13:1 dice: “Questa prima Bestia sembra rappresentare la potenza politica schierata contro il Cristianesimo”. Un’altra traduzione, “Il Nuovo Testamento del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo tradotto dalla Vulgata Latina” (inglese), redatta da Studiosi Cattolici sotto il Patronato del Comitato Episcopale della Confraternita della Dottrina Cattolica (1941) dice nella sua nota in calce su questo stesso versetto: “La raffigurazione della prima bestia è basata sul settimo capitolo di Daniele. Questa bestia è la figura dei regni del mondo, regni fondati sulla passione e sull’egoismo, i quali in ogni età sono antagonisti di Cristo e cercano di opprimere i servitori di Dio. La Roma imperiale rappresenta questa potenza”.

      24 Cuthbert Lattey S. J. e Joseph Keating S. J., i principali editori della “Versione di Westminster delle Sacre Scritture” (inglese), volume IV del 1931, dicono nella loro nota in calce su Apocalisse 13:1: “Nell’Apocalisse, ‘la bestia’ raggruppa le potenze delle quattro ‘bestie’ o imperi descritti da Daniele. Essa simboleggia la potenza politica, la forza materiale che il mondo mette a disposizione del dragone, per opprimere i servitori di Dio. Tale potenza è rappresentata come incorporata nell’Impero Romano”. Ancora un altro commento cattolico romano su questo versetto aggiungerà la sua testimonianza: L’edizione di Murphy della Sacra Bibbia, Versione Douay, approvata dal cardinale James Gibbons e pubblicata dalla John Murphy Company, editori della Santa Sede, dice nella sua nota in calce: “Questa prima bestia con sette teste e dieci corna, è probabilmente l’intera schiera di increduli, nemici e persecutori del popolo di Dio, dal principio alla fine del mondo. Le sette teste sono sette re, cioè, sette principali regni di imperi, che hanno esercitato, o eserciteranno, potenza tirannica sul popolo di Dio; di questi, cinque erano allora caduti, vale a dire: le monarchie egiziana, assira, caldea,a persiana, e greca; uno era presente, cioè, l’impero di Roma: e il settimo e più importante doveva venire, cioè, il grande Anticristo e il suo impero. Le dieci corna possono essere considerate dieci persecutori minori”.

      25. Che cosa dunque raffigura l’adorazione della bestia selvaggia, e quindi a chi è dato questo avvertimento?

      25 Secondo tutti i suddetti commenti cattolici romani l’adorazione della bestia selvaggia di Apocalisse 13:1-8 e 14:9 potrebbe significare soltanto l’adorazione dello Stato politico. (Sono anche interessanti i commenti su questi versetti nelle versioni cattoliche della Bibbia italiana). La bestia selvaggia non simboleggia qualche particolare sistema politico ma raggruppa o incorpora tutti i sistemi in un sistema mondiale. Questa raffigurazione dell’adorazione dello Stato si applica dunque a tutta la terra, sia che certi sistemi politici siano direttamente compresi nella simbolica “bestia selvaggia” oppure semplici alleati politici di essa. Questo è pertanto un avvertimento agli uomini sparsi in tutta la terra che vogliono essere veri Cristiani, e noi stessi l’accettiamo con ogni serietà.

      26. Quali persone manterranno l’integrità rifiutando di adorare la bestia selvaggia e di ricevere il marchio, e come lo sappiamo?

      26 Chi manterrà la sua integrità verso Geova Dio rifiutando di adorare la bestia selvaggia e la sua immagine e rifiutando di ricevere un marchio sulla fronte o sulla mano? Non tutti gli uomini che semplicemente asseriscono di essere Cristiani manterranno l’integrità, attenendosi al principio di adorare l’unico vivente e vero Dio, e amandolo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente. Apocalisse 20:4 parla di quelli che manterranno l’integrità e saranno premiati, dicendo: “Vidi le anime di quelli che erano stati uccisi con la scure per la testimonianza che resero a Gesù e per aver parlato riguardo a Dio, e quelli che non avevano adorato né la bestia selvaggia né la sua immagine e che non avevano ricevuti il marchio sulla loro fronte e sulla loro mano. Ed essi tornarono in vita e regnarono con il Cristo per mille anni”. Il versetto 6 di Apocalisse 20 aggiunge: “Felice e santo è chiunque prende parte alla prima risurrezione; su questi la morte seconda non ha alcun potere, ma saranno sacerdoti di Dio e del Cristo, e regneranno con lui per i mille anni”. Questi sono i santi che perseverano fino alla fine mentre osservano i comandamenti di Dio e la fede di Gesù. In questi ultimi giorni sono accompagnati da una gran folla di conservi di buona volontà.

      27. Da che cosa sono liberati mantenendo l’integrità, e a servizio di chi sacrificano la loro vita?

      27 Mantenendo l’integrità tutti questi sono liberati dal dover bere il simbolico “vino dell’ira di Dio” e dall’essere ‘tormentati con fuoco e zolfo [simbolico] nel cospetto dei santi angeli e nel cospetto dell’Agnello’. Essi rifiutano di sottomettersi alla costrizione adoperata per forzare gli uomini a violare il principio dell’esclusiva devozione verso Dio solo, come è predetto in Apocalisse 13:15-17. Sacrificano la loro vita per Dio e per l’Agnello Gesù Cristo, non al servizio della bestia selvaggia e della sua immagine. Quella bestia selvaggia, rappresentata dalla sua sesta testa, mise Gesù Cristo a morte e in seguito perseguitò i veri Cristiani in tutto il suo impero, uccidendoli con la scure o torturandoli e mettendoli a morte in altri modi crudeli. Le moderne reliquie dell’Impero Romano continuano a manifestare il medesimo cattivo spirito verso i veri seguaci di Cristo.

      28. A servizio di chi si trovava il centurione Cornelio allorché il Cristianesimo lo raggiunse per la prima volta, e diede egli le dimissioni dal servizio militare dopo essersi battezzato?

      28 Cornelio, “un ufficiale dell’esercito [o centurione] della ‘legione italiana’ come fu chiamata”, era al servizio della sesta testa della bestia selvaggia quando il Cristianesimo lo raggiunse per la prima volta. Non si trovava nel servizio di campo ma pregava nella sua casa in Cesarea allorché un angelo di Dio gli apparve in visione per dirgli di mandare a chiamare l’apostolo Pietro. Fu pure in casa di Cornelio che quattro giorni più tardi Pietro predicò a lui, ai suoi parenti e ai suoi intimi amici. In queste circostanze avvenne che Dio versò il suo spirito su Cornelio e sugli altri che insieme a lui credettero al messaggio. Per ordine di Pietro Cornelio e gli altri nuovi credenti furono battezzati anche in acqua come erano stati battezzati con spirito santo. (Atti 10:1-48) Il libro degli Atti degli Apostoli non riferisce ciò che il centurione Cornelio fece in seguito, se si dimise dal servizio militare come centurione romano o no.

      29. (a) Che cosa avrebbe potuto succedere, se Pietro avesse detto a Cornelio di dimettersi? (b) Che cosa sarebbe successo alla Sacra Bibbia nel caso di istruzioni dirette?

      29 Indubbiamente, sotto la guida dello spirito santo di Dio Cornelio applicò alle sue attività e relazioni personali i princìpi del Cristianesimo che egli considerò con Pietro per “alcuni giorni” seguenti. Cornelio non era un Giudeo circonciso e, come centurione romano, non combatteva in una guerra teocratica come Giosuè, figlio di Nun, e Davide, l’uccisore del gigante Goliath, avevano fatto molti secoli prima. (Gios. 10:1–11:23; 1 Sam. 17:4-54; 2 Sam. 8:6-14) Se Pietro avesse detto a Cornelio di dimettersi, Pietro avrebbe potuto essere accusato di ostacolare il programma militare della sesta testa della “bestia selvaggia”, e avrebbe potuto essere ucciso per tale azione piuttosto che per la predicazione intrepida e costante del messaggio di Dio. Similmente, se la scritta Parola di Dio, particolarmente il cosiddetto Nuovo Testamento scritto dai Cristiani sotto ispirazione, avesse direttamente detto ai dedicati Cristiani ciò che dovrebbero fare allorché si trovano di fronte alla chiamata al servizio militare per la sesta o la settima testa della simbolica bestia selvaggia, la Sacra Bibbia sarebbe stata indubbiamente proibita o messa al bando in ogni paese sotto il controllo della “bestia selvaggia”, particolarmente per le sue istruzioni sulla questione militare.

      30. Quale aiuto le Sacre Scritture danno dunque ai Cristiani a questo riguardo, e chi deve assumere la responsabilità di una decisione presa?

      30 Pertanto, nella sapienza di Geova Dio le sue ispirate Sacre Scritture non offrono alcun consiglio diretto. Le sue Scritture semplicemente dichiarano i princìpi teocratici che dovrebbero guidare i Cristiani e quindi lasciano ai dedicati Cristiani come Cornelio di applicare questi princìpi consistentemente al loro caso personale, con la loro propria responsabilità, onde mantenere l’integrità verso Dio. Eccetto che spiegare quali sono i veri princìpi scritturali e cristiani, nessun Cristiano individualmente o gruppo di Cristiani ha il compito o la responsabilità divina di dire ad un altro Cristiano direttamente ciò che si dovrebbe fare a questo riguardo. Ognuno deve decidere per proprio conto ciò che vuol fare.

  • L’esempio di uomini che mantennero l’integrità
    La Torre di Guardia 1958 | 1° gennaio
    • L’esempio di uomini che mantennero l’integrità

      1. Quale notevole esempio di rifiuto di adorare la bestia abbiamo, durante il dominio mondiale della terza testa della bestia selvaggia?

      LA “bestia selvaggia” di Apocalisse 13:18, come spiegano gli studiosi cattolici romani della Bibbia ed altri, include l’antica Babilonia o Caldea, la terza potenza mondiale. Ciò nonostante, nella storia biblica di Babilonia come terza testa della simbolica bestia selvaggia, troviamo un notevole esempio di uomini che duemilacinquecento anni fa rifiutarono di adorare tale bestia. Daniele 3:1-30 (VR) ci racconta che i tre uomini che mantennero l’integrità si chiamavano Shadrac, Meshac e Abed-nego (oppure Sidrac, Misac e Abdenago, Ricciotti). Nell’accusarli dinanzi all’imperatore babilonese, Nebucadnetsar o Nabucodonosor, i loro nemici li chiamarono “uomini giudei”. Dietro richiesta del profeta Daniele a questi tre Giudei erano stati affidati dall’imperatore Nabucodonosor alti incarichi negli affari della provincia di Babilonia, mentre Daniele stesso era alla porta dell’imperatore come capo dell’intera provincia di Babilonia e principale governatore su tutti i sapienti di Babilonia. — Dan. 2:48, 49, VR.

      2, 3. Perché questi Ebrei non violavano il loro patto con Geova nel servire in tali alte cariche di un governo politico pagano?

      2 Ma come mai questi Giudei, sottoposti ad un patto nazionale con Geova Dio mediante il mediatore Mosè, servivano in tali alte cariche di un governo politico pagano? Non violavano forse il loro patto con Dio, il quale aveva dato loro i Dieci Comandamenti per mezzo di Mosè? No. E perché no? Perché il loro stesso governo giudaico, il Regno stabilito a Gerusalemme, allora non esisteva. Gli eserciti di Nabucodonosor l’avevano distrutto nel 607 prima dell’èra cristiana. Già undici anni prima della sua distruzione Daniele e i suoi tre compagni ebrei erano stati portati via da Gerusalemme ed esiliati in Babilonia. Quindi sia prima che dopo la distruzione di Gerusalemme questi quattro Ebrei erano prigionieri e schiavi di Babilonia.

      3 Geova Dio aveva adoperato Nabucodonosor come suo servitore per eseguire certi giudizi a danno dei popoli disubbidienti, ed Egli aveva detto ai sacerdoti e al popolo di Gerusalemme: “Sottomettetevi al re di Babilonia, e vivrete”. Ma essi avevano rifiutato e perciò subirono la morte per mano del suo giustiziere. I falsi profeti, Sedekia e Achab, avevano consigliato di non sottomettersi a Nabucodonosor. Per questa azione il re di Babilonia fece arrostire questi ostili profeti al fuoco. (Ger. 27:16, 17; 29:21-23, VR) Ma Daniele, Sidrac, Misac e Abdenago furono ubbidienti e servirono Nabucodonosor come suoi prigionieri e schiavi. Ciò nonostante, quando si trattò di rendere a Nabucodonosor qualsiasi cosa egli esigesse in violazione alla suprema legge del loro Dio, essi rifiutarono di ubbidire a questo grande governatore allora sulla terra. Fecero come Pietro e gli altri apostoli; ubbidirono a Dio come Governatore piuttosto che agli uomini. — Atti 5:29.

      4. Perché Nabucodonosor eresse la statua d’oro nella pianura di Dura, di che cosa i nemici accusarono i tre compagni di Daniele?

      4 Nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia, Nabucodonosor eresse una statua d’oro alta trenta metri e larga tre metri. Se fosse una statua del suo dio favorito, Marduk, o no, non è precisato. Una cosa è certa: rappresentava lo scopo dell’imperatore di unire tutti i popoli dell’impero in una comune adorazione per tenerli tutti insieme come sudditi e per indurli ad adorare la “bestia selvaggia”. Nabucodonosor fece radunare tutti i funzionari di

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