-
BereaAusiliario per capire la Bibbia
-
-
curare il nuovo gruppo di credenti. — Atti 17:12-15.
Paolo senza dubbio passò da Berea o nelle vicinanze durante il terzo viaggio missionario, che lo portò di nuovo in Macedonia. Fra i suoi compagni questa volta c’era Sopatro, un cristiano di Berea. — Atti 20:1-4.
-
-
BereniceAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Berenice
(Berenìce) [vittoriosa].
Figlia che Erode Agrippa I ebbe dalla moglie Cipro, nata verso il 28 E.V., sorella di Drusilla e di Erode Agrippa II. (Vedi ERODE n. 4). Nel 58 E.V. Berenice e suo fratello Agrippa fecero visita al procuratore Festo a Cesarea, dove i due, su invito di Festo, “vennero con molta pompa ed entrarono nella camera delle udienze insieme a comandanti militari e a uomini eminenti della città”. Quindi fu introdotto il prigioniero, Paolo, a cui fu consentito di fare una poderosa ed eloquente difesa di fronte a tutti quei dignitari. — Atti 25:13, 23; 26:1-30.
La storia secolare parla della vita immorale di questa donna spudorata. Fidanzata in tenerissima età a un certo Marco, che morì però prima del matrimonio, all’età di tredici anni sposò il proprio zio, da cui ebbe due figli prima della morte di lui nel 48 E.V. Poi visse in modo incestuoso col fratello finché lo scandalo pubblico la costrinse a sposare Polemone re di Cilicia. Poco dopo però lo abbandonò per tornare a vivere col fratello; fu in questo tempo che lei e Agrippa si recarono a Cesarea. Benché avesse tentato di difendere gli ebrei nel 66, Berenice non esitò a giurare fedeltà ai romani con cui ebbe a che fare almeno in due occasioni, prima come amante di Vespasiano e poi come amante di suo figlio Tito. Quest’ultimo l’avrebbe sposata se non fosse stato per l’antisemitismo dei romani.
-
-
Berodac-BaladanAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Berodac-Baladan
Vedi MERODAC-BALADAN.
-
-
BestemmiaAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Bestemmia
Questo sostantivo italiano come pure l’aggettivo blasfemo derivano dalla parola greca blasphemìa. Questo termine greco significa fondamentalmente linguaggio irriverente, diffamatorio, ingiurioso, e si riferiva a un linguaggio del genere contro Dio o contro esseri umani. In italiano però di solito significa linguaggio irriverente o ingiurioso contro Dio e le cose sacre. È quindi l’opposto di parole di adorazione rivolte alla Persona Divina.
LA BESTEMMIA SOTTO IL PATTO DELLA LEGGE
I primi tre dei dieci comandamenti o “Dieci Parole” affermano l’unicità della posizione di Geova Dio quale Sovrano Universale e il suo diritto esclusivo all’adorazione, ammonendo: “Non ti devi servire del nome di Geova tuo Dio in modo indegno, poiché Geova non lascerà impunito chi si sarà servito del suo nome in modo indegno”. (Eso. 20:1-7) Era condannato anche l’invocare il male su Dio e il maledire un capo del popolo. (Eso. 22:28) Il primo caso di bestemmia di cui si abbia notizia in seguito fu quello di un figlio di un matrimonio misto il quale, lottando con un israelita, “abusava del Nome e invocava su di esso il male”. Geova Dio decretò che il colpevole doveva esser condannato a morte mediante lapidazione, e stabilì che tale doveva essere la giusta punizione di chiunque in futuro ‘abusasse del nome di Geova’, sia israelita che residente forestiero in mezzo a loro. — Lev. 24:10-16.
“BESTEMMIA” NELLE SCRITTURE GRECHE CRISTIANE
L’apostolo Paolo spiegò il significato fondamentale di blasphemìa usando il relativo verbo greco blasphemèin nel citare Isaia 52:5 e Ezechiele 36:20, 21 in Romani 2:24.
La bestemmia include l’atto di arrogarsi gli attributi o le prerogative di Dio, o di ascriverli ad altra persona o cosa. (Confronta Atti 12:21, 22). I capi religiosi ebrei accusarono Cristo Gesù di bestemmia perché aveva detto a certe persone che i loro peccati erano perdonati (Matt. 9:2, 3; Mar. 2:5-7; Luca 5:20, 21), e cercarono di lapidarlo come bestemmiatore perché si dichiarava Figlio di Dio. (Giov. 10:33-36) Davanti al Sinedrio Gesù dichiarò quali fossero il proposito di Dio per lui e l’elevata posizione che gli sarebbe stata concessa. Ragione per cui il sommo sacerdote si strappò le vesti e accusò Gesù di bestemmia, condannandolo alla pena di morte. (Matt. 26:63-66; Mar. 14:61-64) Ma poiché i romani non li autorizzavano a eseguire condanne a morte, i capi religiosi ebrei portarono Gesù davanti a Pilato cambiando astutamente l’accusa di bestemmia in quella di sedizione. — Giov. 18:29–19:16.
Poiché Gesù era il Figlio di Dio e suo diretto rappresentante, le cose dette contro di lui potevano giustamente esser considerate una bestemmia. (Luca 22:65) Anche lo spirito santo o forza attiva emana da Dio ed è intimamente unito alla persona di Dio e perciò Gesù poteva parlare di “bestemmia contro lo spirito”. Questo è definito il peccato imperdonabile. (Matt. 12:31; Mar. 3:28, 29; Luca 12:10) Poiché la bestemmia chiaramente ha origine dal cuore (Matt. 15:19; Mar. 7:21, 22), il motivo o la condizione di cuore, e il grado di negligenza e intenzionalità, sono tutti implicati nella bestemmia contro lo spirito. L’incidente che indusse Gesù a dire che tale peccato era imperdonabile dimostra che bestemmiare contro lo spirito santo significa opporsi all’operato dello spirito di Dio non per inganno, debolezza umana o imperfezione, ma coscientemente, con intenzione e premeditazione. I farisei videro chiaramente che lo spirito di Dio operava in Gesù per fare, il bene, eppure per motivi egoistici attribuirono tale potere a Beelzebub, Satana il Diavolo, bestemmiando così contro lo spirito santo di Dio. — Matt. 12:22-32; confronta Ebrei 6:4-6; 10:26, 27.
Come Gesù, anche Stefano subì il martirio essendo accusato di bestemmia. (Atti 6:11-13; 7:56-58) Paolo, già Saulo, era stato un bestemmiatore e aveva cercato di costringere i cristiani “a fare ritrattazione” (letteralmente: “a bestemmiare”) ma, essendo diventato un discepolo lui stesso, fu oggetto delle blasfeme contraddizioni degli ebrei e, a Efeso, il suo insegnamento fu da certi elementi considerato blasfemo contro la dea pagana Artemide o Diana. (Atti 13:45; 19:37; 26:11; I Tim. 1:13) Mediante la disassociazione, Paolo consegnò Imeneo e Alessandro ‘a Satana affinché mediante la disciplina imparassero a non bestemmiare’. (I Tim. 1:20; confronta II Timoteo 2:16-18). Giacomo spiegò che i ricchi, come classe, erano inclini a ‘bestemmiare l’eccellente nome’ con cui erano chiamati i discepoli. (Giac. 2:6, 7; confronta Giovanni 17:6; Atti 15:14). Negli “ultimi giorni” ci sarebbero stati molti bestemmiatori (II Tim. 3:1, 2), come predice anche il libro di Rivelazione sia con parole dirette che mediante simboli. — Riv. 13:1-6; 16:9-11, 21; 17:3.
-
-
Bestie simbolicheAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Bestie simboliche
Da tempo immemorabile gli uomini hanno osservato le caratteristiche e le abitudini degli animali e le hanno attribuite in senso figurativo o simbolico a persone, popoli, governi e organizzazioni. La Bibbia fa buon uso di tali efficaci illustrazioni. Alcuni esempi in cui le qualità insite in un animale o suggerite dalle sue caratteristiche sono usate figurativamente sono elencati nei prospetti acclusi.
BESTIE COME SIMBOLI DI GOVERNI
Alcune importanti potenze mondiali della storia compaiono direttamente nella Bibbia, e tutte queste nazioni, e anche altre, hanno usato animali come simboli dei rispettivi governi. In Egitto figurava in modo preminente il serpente, l’ureo o aspide sacro, che compariva sul copricapo dei faraoni. Tuttavia l’Egitto era rappresentato anche dal toro, come pure l’Assiria. La Media–Persia aveva come simbolo l’aquila (sugli scudi dei medi c’era un’aquila d’oro; i persiani avevano un’aquila in cima alla lancia). Atene era simboleggiata dalla civetta, Roma dall’aquila, la Gran Bretagna dal leone, gli Stati Uniti dall’aquila. Inoltre la Cina sin dai tempi più remoti è stata rappresentata dal dragone. Pure noti sono l’“orso” russo e l’“aquila bicipite” austriaca.
LE BESTIE SELVAGGE DI DANIELE E RIVELAZIONE
È evidente che le bestie descritte in questi libri rappresentano regni o governi politici, nell’esercizio della loro sovranità o autorità. (Dan. 7:6, 12, 23; 8:20-22; Riv. 16:10; 17:3, 9-12) L’esame di tali brani biblici rivela che, mentre tali ‘bestie selvagge’ politiche variano in quanto all’aspetto, hanno tutte certe caratteristiche comuni. Tutte si levano in opposizione al dominio di Dio sul genere umano esercitato mediante il regno messianico. Sono pure descritte in opposizione ai “santi” di Dio, il popolo del suo patto, prima la nazione ebraica, poi la congregazione cristiana. Quelle indicate per nome (Media–Persia e Grecia) erano importanti potenze mondiali, e la grandezza attribuita alle altre, o la descrizione delle loro azioni, indica che anch’esse non erano regni minori. (Si noti che regni secondari sono a volte simboleggiati da corna). Tali bestie sono tutte molto aggressive e cercano di dominare altre nazioni o popoli entro il loro raggio d’azione. — Confronta Daniele 7:17, 18, 21; 8:9-11, 23, 24; Rivelazione 13:4-7, 15; 17:12-14.
Molti commentatori cercano di limitare l’adempimento delle visioni relative alle bestie del libro di Daniele in modo che non si estenda oltre il tempo in cui Gesù Cristo era sulla terra, quando l’impero romano era la potenza dominante; le profezie stesse però indicano chiaramente che si estende oltre quel tempo. Tali bestie nella loro forma finale giungono senz’altro fino all’‘arrivo del tempo definito in cui i santi di Dio prendono possesso del regno’ nel “fissato tempo della fine”. Allora il Messia distruggerà per sempre tale opposizione bestiale. (Dan. 7:21-27; 8:19-25; confronta anche Rivelazione 17:13, 14; 19:19, 20). Si noti che Cristo Gesù predisse espressamente che l’opposizione al regno messianico sarebbe continuata sino al tempo della fine, tanto che i suoi discepoli che avrebbero allora predicato questo regno sarebbero stati “odiati da tutte le nazioni”. (Matt. 24:3, 9-14) Ciò ovviamente non permette di escludere alcuna nazione, e in particolare le potenze mondiali, dalla possibilità di essere identificate con le forme o espressioni finali delle simboliche bestie selvagge.
Visione di Daniele delle bestie uscite dal mare
Dopo che Egitto e Assiria avevano concluso i rispettivi periodi di dominazione, e verso la fine dell’impero babilonese, Geova Dio diede a Daniele una visione di “quattro grosse bestie” che uscivano dal vasto mare. (Dan. 7:1-3) È interessante notare che in Rivelazione 17:15 le “acque” simboleggiano “popoli e folle e nazioni e lingue”, la massa dell’umanità che copre la terra abitata come le acque coprono il bacino del mare. Isaia 57:20 fa un paragone simile nel descrivere persone estraniate da Dio: “Ma i malvagi sono come il mare che viene agitato, quando non si può calmare, le cui acque continuano a cacciar fuori erbe marine e fango”.
Di solito i commentatori biblici collegano questa visione con quella della statua colossale del secondo capitolo di Daniele. Confrontando i due capitoli (due e sette) si vede che ci sono nette analogie. La statua colossale aveva quattro parti o sezioni principali, e anche le bestie erano quattro. I metalli della statua cominciavano dal più prezioso, l’oro, per passare successivamente ai meno preziosi, e le bestie cominciavano col maestoso leone. In entrambe le visioni la quarta parte o “regno” riceve particolare attenzione, rivela la maggior complessità, introduce nuovi elementi, e continua fino al tempo in cui viene eseguito su di essa il giudizio divino perché si oppone al regno di Dio.
Le quattro bestie erano: un leone, prima con ali d’aquila, poi senza ali e con caratteristiche umane; un orso (animale meno maestoso e più massiccio del leone), che divora molta carne; un leopardo con quattro ali (per accrescerne la grande velocità) e quattro teste; e una quarta bestia selvaggia che non corrisponde ad alcun animale effettivo, insolitamente forte, con grossi denti di ferro, dieci corna e un altro corno su cui sono occhi e una “bocca che pronunciava cose grandiose”. Gran parte del capitolo parla della quarta bestia e del suo insolito corno. Anche se ciascuna bestia era “diversa dalle altre”, questo poteva dirsi particolarmente della quarta bestia. — Dan. 7:3-8, 11, 12, 15-26.
Gli studiosi hanno dato naturalmente varie spiegazioni dell’applicazione di questi simboli. Comunque, per capirli è utile limitarsi a considerare quelle che secondo la storia e la Bibbia sono le maggiori potenze che ebbero rapporti diretti col popolo del patto di Dio dal tempo di Daniele in poi.
Babilonia era la potenza dominante nel Medio Oriente quando Daniele ebbe la visione. Dopo aver ottenuto la supremazia sull’Assiria, il regno babilonese estese rapidamente il suo dominio su Siria e Palestina, abbattendo il regno di Giuda con la sua dinastia di sovrani davidici che sedevano sul glorioso trono di Geova a Gerusalemme. (I Cron. 29:23) Si osservi che, nell’avvertire Giuda dell’imminente resa a Babilonia, il profeta Geremia paragonò il futuro conquistatore a ‘un leone che esce dalla boscaglia’. (Ger. 4:5-7; confronta 50:17). Dopo la caduta di Gerusalemme, Geremia disse che gli eserciti di Babilonia erano stati “più veloci delle aquile” nell’inseguire i giudei. (Lam. 4:19) La storia dimostra che l’espansione babilonese, che ad un certo punto raggiunse anche l’Egitto, in breve si arrestò e, verso la fine dell’impero, i sovrani di Babilonia conservavano ben poca della loro precedente aggressività.
Babilonia fu conquistata dal regno medo–persiano, che aveva il suo centro fra le colline a E della Mesopotamia. L’impero medo–persiano era molto diverso dall’impero babilonese semitico, poiché fu la prima potenza iafetica (o ariana) a conquistare il dominio nel Medio Oriente. Gli ebrei, pur avendo potuto far ritorno in Giuda, continuarono a essere soggetti al giogo medo–persiano. (Nee. 9:36, 37) Chiesto impero dimostrò un’avidità di conquista ancora maggiore di quella di Babilonia, estendendo il suo dominio “dall’India all’Etiopia”. — Est. 1:1.
La dominazione medo–persiana terminò con la fulminea vittoria degli eserciti greci al comando di Alessandro Magno. In pochi brevi anni egli costituì un impero che abbracciava parte dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa. Quella fu la prima potenza europea a occupare tale posizione. Dopo la morte di Alessandro, i suoi generali si contesero il dominio dell’impero, e infine quattro di loro conquistarono il potere in zone diverse. I regni rivali dei Seleucidi e dei Tolomei si disputarono la Palestina.
All’impero greco infine successe Roma. L’impero romano superò tutti gli imperi precedenti, non solo per l’estensione dei suoi domini (che includevano l’intera area mediterranea e per un certo tempo inclusero anche la Gran Bretagna), ma anche per l’efficienza della sua macchina militare e la fermezza con cui veniva imposta la legge romana alle province del vastissimo impero. Roma, naturalmente, fu lo strumento politico usato per l’esecuzione del Messia, Cristo Gesù; e anche per perseguitare la primitiva congregazione cristiana. L’impero durò quasi per altri mille anni in forme diverse, ma infine si suddivise in varie nazioni e la Gran Bretagna assunse una posizione dominante.
Nel suo libro A Short History of the World, lo scrittore G. Wells fa queste interessanti osservazioni su ciò che distinse l’impero romano: “Ora questa nuova potenza romana che sorgeva per dominare il mondo occidentale nel II e I secolo a.C. era sotto vari aspetti diversa da qualsiasi grande impero che si fosse imposto fino a quel momento nel mondo civile. Dapprima non era una monarchia, e non era la creazione di un grande conquistatore. . . . era il primo impero repubblicano che avesse evitato l’estinzione e avesse continuato ad avere nuovi sviluppi. . . la popolazione era meno fortemente camitica e semitica di quella di qualsiasi impero precedente. . . Finora era una novità nella storia, era un’estesa repubblica ariana. . . . Era sempre in trasformazione. Non ebbe mai alcuna stasi. In un certo senso l’esperimento [amministrativo] è fallito. In un certo senso l’esperimento è rimasto incompiuto e oggi l’Europa e l’America cercano ancora di risolvere gli enigmi dell’arte del buon governo mondiale incontrati per la prima volta dal popolo romano”. — Capitolo 33, “L’espansione dell’impero romano”, pp. 149-151.
Il montone e il capro
Nella visione che Daniele ebbe due anni dopo (Dan. 8:1), le potenze rappresentate da queste due bestie simboliche sono indicate chiaramente per nome. Il regno medo–persiano vi è raffigurato come un montone con due corna, di cui quello maggiore spuntato dopo. La storia spiega che i medi erano in un primo tempo i più forti e che i persiani ottennero in seguito la supremazia, pur rimanendo uniti in una duplice potenza. Il capro, che si spostava molto rapidamente sulla terra, simboleggiava la potenza mondiale greca. (Dan. 8:3-8, 20, 21) La visione profetica rivela che il “grande corno” del capro situato fra gli occhi, che rappresentava il primo re, si ruppe “appena fu divenuto potente”, si suddivise in quattro regni, ma meno forti. (Dan. 8:5, 8, 21, 22) Si è già accennato alla straordinaria rapidità della conquista dell’impero medo–persiano da parte di Alessandro Magno, e anche alla divisione del suo regno fra quattro suoi generali.
Vale la pena di menzionare a questo punto che la stessa nazione può essere rappresentata da simboli di animali diversi in diverse profezie. Infatti Babilonia (e anche l’Assiria) è rappresentata da leoni in Geremia 50:17, mentre in Ezechiele 17:3-17 sia Babilonia che l’Egitto sono raffigurati da grandi aquile. Altrove Ezechiele paragona il faraone d’Egitto a un “grande mostro marino” che giace nei canali del Nilo. (Ezec. 29:3) Quindi il fatto che Media-Persia e Grecia siano rappresentate da certi simboli in Daniele capitolo 8 non esclude che siano rappresentate da altri simboli nella visione precedente (cap. 7) o in profezie successive.
La bestia selvaggia con sette teste che esce dal mare
Nella visione avuta dall’apostolo Giovanni e descritta in Rivelazione capitolo 13 esce dal mare una bestia selvaggia con sette teste e dieci corna, simile a un leopardo, ma con zampe di orso e bocca di leone. È quindi composta di diversi dei simboli che compaiono nella visione delle quattro bestie di Daniele. Il dragone, identificato in Rivelazione 12:9 con Satana il Diavolo, le dà potere e autorità. (Riv. 13:1, 2) Le sette teste di questa bestia (con dieci corna) la distinguono dalle bestie con una sola testa della visione di Daniele. Sette e dieci sono generalmente riconosciuti come simboli biblici di completezza. Ciò è corroborato dall’estensione del dominio di questa bestia, che esercita autorità non su una sola nazione o gruppo di nazioni, ma “su ogni tribù e popolo e lingua e nazione”. (Riv. 13:7, 8; confronta 16:13, 14). A questo proposito The Interpreter’s Dictionary of the Bible osserva: “La prima di queste bestie [di Rivelazione capitolo 13] unisce in se stessa le caratteristiche delle quattro bestie della visione di Daniele . . . Quindi questa prima bestia rappresenta le forze congiunte di ogni governo politico contrario a Dio nel mondo”. — Vol. 1, p. 369.
La bestia con due corna che esce dalla terra
Poi Giovanni vide una bestia con due corna come quelle di un innocuo agnello, ma che parlava come un dragone ed esercitava la piena autorità della prima bestia selvaggia, appena descritta. Essa ordina di fare un’immagine della bestia con sette teste simbolo del dominio mondiale, obbligando tutti ad accettarne il “marchio”. — Riv. 13:11-17.
Si ricordi che il montone con due corna di Daniele capitolo 7 rappresentava la duplice potenza medo–persiana. Naturalmente quella potenza era scomparsa da molto tempo all’epoca dell’apostolo Giovanni, e la sua visione riguardava cose ancora future. (Riv. 1:1) Dai giorni di Giovanni in poi sono esistite altre duplici potenze, ma fra queste l’alleanza storica fra Gran Bretagna e Stati Uniti è particolarmente notevole e di lunga durata.
L’altra caratteristica notevole della bestia con due corna, quella di parlare come un dragone, ricorda la “bocca che pronunciava cose grandiose” dell’eccezionale corno della quarta bestia di Daniele 7 (vv. Dan. 7:8, 20-26); mentre il fatto che “svia” gli abitanti della terra corrisponde alla frode praticata dal ‘fiero re’ descritto in Daniele 8:23-25. — Riv. 13:11, 14.
La bestia selvaggia di colore scarlatto
In Rivelazione 17 l’apostolo descrive la visione di una bestia di colore scarlatto con sette teste e dieci corna, cavalcata dalla donna simbolica, “Babilonia la Grande”. Questa bestia assomiglia dunque o è l’immagine della prima bestia di Rivelazione 13, ma è diversa essendo di colore scarlatto e per il fatto che non ci sono corone sulle sue dieci corna. Mentre Giovanni osserva questa bestia, gli viene detto che cinque dei sette re rappresentati dalle sette teste erano già caduti, uno esisteva in quel tempo e il settimo doveva ancora venire. La stessa bestia di colore scarlatto è un ottavo re, ma viene dai precedenti sette o ne è il prodotto. I “dieci re” rappresentati dalle dieci corna esistono ed esercitano autorità per breve tempo insieme alla bestia scarlatta. Guerreggiando contro l’Agnello, Gesù Cristo, e quelli che sono con lui, vengono sconfitti. — Riv. 17:3-5, 9-14.
Le “teste” o “re” sembrano rappresentare potenze mondiali, come nel libro di Daniele. Si noti che nelle Scritture Ebraiche la Bibbia menziona cinque potenze mondiali, cioè Egitto, Assiria, Babilonia, Media–Persia e Grecia, mentre le Scritture Greche menzionano una sesta, Roma, al potere ai giorni di Giovanni. Questo lascerebbe senza nome il settimo “re”, ma il fatto che non era ancora comparso quando Giovanni scriveva Rivelazione spiega tale anonimato. L’ottavo re, la simbolica bestia scaratta, in certo qual modo unisce in se stesso quelle sette teste pur derivando allo stesso tempo da loro.
[Prospetto a pagina 168]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
SIMBOLISMI POSITIVI
ANIMALE CARATTERISTICA COSA SIMBOLEGGIA
O QUALITÀ
Aquila Lungimiranza Sapienza; attributo di
una “creatura vivente”
vicina al trono di
Geova (Riv. 4:7)
Cavallo Cavalcatura da Guerra giusta
(bianco) guerra (Riv. 19:11, 16)
Cerva Velocità Tribù di Neftali veloce
in battaglia; elegante (Gen. 49:21)
Amabilità La propria moglie
Colomba Amabilità, Sulammita
(tortora) bellezza, (Cant. 1:15; 5:2)
innocenza Servitori di Dio
innocenti, non
trasgressori
Capacità di Popolo di Geova
tornare a casa radunato (Isa. 60:8)
Velocità Velocità dai guerrieri
di Gad (I Cron. 12:8)
Leone Maestà, coraggio, Giustizia, attributo
distruzione dei di una “creatura
nemici vivente” vicina al
trono di Geova
(Riv. 4:7)
Gesù quale maestà
regale, re, esecutore
di giustizia
Geova (Isa. 31:4;
Popolo di Geova
(Mic. 5:8)
Pecora Mansuetudine, Gregge e popolo di
docilità, Geova (Sal. 79:13;
socievolezza Giov. 10:7;
Persone che fanno del
bene ai fratelli
spirituali di Cristo,
e ricevono le
benedizioni dal Regno
Pesce Pesci puri Persone brave, giuste,
secondo la Legge adatte al Regno
Serpente Cautela (Gen. 3:1) Cautela dei servitori
di Dio (Matt. 10:16)
Toro Forza, potenza Attributo di una
(Giob. 39:9-11) “creatura vivente”
vicina al trono di
Geova (Riv. 4:7)
[Prospetto a pagina 169]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
SIMBOLISMI NEGATIVI
ANIMALE CARATTERISTICA COSA SIMBOLEGGIA
O QUALITÀ
Cammella Vaga ricerca Israele infedele
di soddisfare che segue nazioni
desideri pagane e loro dèi
Cane Ferocia, impurità, Malvagi nemici di
azione in branco, Davide (Sal. 22:16;
insoddisfatto Sal. 59:6, 14)
desiderio sessuale Uomini malvagi
Perversione sessuale
Uomo indegno
Malvagi pastori
d’Israele
Antica veduta ebraica
dei gentili
incirconcisi
Apostati (II Piet. 2:22)
Capro Ostinazione, Persone non amichevoli
spirito indipendente, verso i fratelli
tendenza a cozzare spirituali di Cristo,
“maledetti’ destinati
alla distruzione
Cavallo Utilità in battaglia Guerra, materiale
(Giob. 39:19-25) bellico
Coccodrillo Superbia, durezza Faraone re d’Egitto
(“mostro di cuore, che (Ezec. 29:3-5)
marino”— ispira terrore
Isa. 27:1, NM) (Giob. 41:9, 15, 24, 25)
Dragone Divoratore, Satana il Diavolo
assalitore (Riv. 12:9)
Re di Babilonia
(Ger. 51:34, NW,
nota in calce)
Leopardo Velocità Rapidità della conquista
caldea (Abac. 1:8)
Lupo Ferocia, rapacità, Falsi profeti
cattiveria, (Matt. 7:15)
astuzia Malvagi falsi cristiani;
falsi Insegnanti
Uomini malvagi del
mondo (Matt. 10:16)
Orso Ferocia Governanti malvagi
Pesce Pesci impuri Persone malvage,
secondo la Legge non adatte al Regno
Scrofa Impurità Apostati (II Piet. 2:22)
Serpente Astuto, ingannatore Satana il Diavolo
Toro Ferocia Malvagi nemici di Davide
Verme Piccolo, debole, Israele (Giacobbe),
insignificante nazione di Dio, debole
in sé, forte grazie a
Geova (Isa. 41:13-15)
Volpe Astuzia, malizia Perfido re Erode Antipa
Zebra Insaziabile brama Israele infedele che
(femmina) di soddisfazione segue nazioni pagane
sessuale e loro dei (Ger. 2:24)
-
-
BetaniaAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Betania
(Betània) [forse, casa di Anania; oppure, casa di afflitti].
1. Villaggio distante “circa tre chilometri” da Gerusalemme; poiché la misura usata in quel tempo dallo scrittore del Vangelo era lo stadio romano, i “quindici stadi” menzionati da lui corrisponderebbero a km 2,8. (Giov. 11:18, NM, VR) Si trovava sul pendio E del Monte degli Ulivi lungo un’antica strada che da Gerico e dal Giordano portava a Gerusalemme. (Mar. 10:46; 11:1; Luca 19:29) Oggi vi si trova il piccolo villaggio di el-ʽAzariyeh, nome arabo che significa “il posto di Lazzaro”. Il villaggio in se stesso è povero, ma ulivi, fichi e mandorli ne rendono piacevoli i dintorni.
Se in Galilea Gesù era di casa a Capernaum (Mar. 2:1), si può ben dire che Betania era la sua ‘casa in Giudea’. Era il “villaggio” visitato da Gesù durante il suo successivo ministero in Giudea (approssimativamente da ottobre a dicembre del 32 E.V.), dove abitavano Marta, Maria e Lazzaro che divennero cari amici di Gesù. (Luca 10:38) Qui in seguito Gesù compì il miracolo della risurrezione di Lazzaro. (Giov. 11:1, 38-44) Sei giorni prima della sua ultima Pasqua (cioè l’8 nisan del 33 E.V.), Gesù salì: da Gerico a Betania, e la notizia della sua presenza fece accorrere una folla di ebrei nel villaggio per vedere lui e il risuscitato Lazzaro. (Giov. 12:1, 9) Da quel momento fino all’ultimo giorno della sua vita terrena, Gesù trascorse la giornata in attività a Gerusalemme, ma la sera lui e i discepoli lasciavano la grande città per trovare alloggio nel modesto villaggio di Betania sul Monte degli Ulivi, senza dubbio in casa di Marta, Maria e Lazzaro. — Mar. 11:11; Matt. 21:17; Luca 21:37.
Nella sua cavalcata trionfale per entrare in Gerusalemme (9 nisan) Gesù passò evidentemente per il Monte degli Ulivi provenendo da Betania. (Matt. 21:1-11; Mar. 11:1-11; Luca 19:29-38) Il 10 nisan, mentre era in cammino da Betania a Gerusalemme, Gesù maledisse il fico infruttifero, che l’indomani (11 nisan) quando passò insieme ai discepoli era completamente seccato. (Mar. 11:12-14, 19, 20) Tornato a Betania, la sera del 12 nisan, Gesù cenò in casa di Simone il lebbroso, insieme a Marta, Maria e Lazzaro. Lì Maria lo unse con olio costoso, provocando le ipocrite obiezioni di Giuda e il conseguente rimprovero di Gesù. Da Betania Giuda se ne andò a preparare il tradimento di Gesù. — Matt. 26:6-16; Mar. 14:1-10; Giov. 12:2-8.
-