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  • I Krobo lo dicono con le perline
    Svegliatevi! 1977 | 22 novembre
    • o più forellini intorno allo stecchino, a determinati intervalli. In questi fori si versa polvere di vetro colorato. Questo produce i disegni e le forme che rendono le perline così affascinanti e attraenti. Riempiti tutti i buchi delle forme, le tavolette sono pronte per esser messe nella fornace.

      L’artigiano depone le tavolette sulle astine di ferro della fornace, vi mette sotto una quantità di legno secco stagionato e accende il fuoco. Per accrescere l’intensità del calore fino a una temperatura sufficiente a sciogliere vetro, silice o porcellana, si serve di mantici. Quando si vede che le forme contengono solo materiale fuso, sono prontamente tirate fuori della fornace. Allora l’artigiano krobo prende ciascuna forma, con molta attenzione per non bruciarsi, e con abilità le dà una scossa, un colpo o le fa compiere un giro. Questo serve a mischiare i colori per formare i disegni desiderati. Quindi le tavolette sono messe da parte a raffreddare. In seguito le singole perline sono estratte dalle minuscole forme inserendo un gancio appuntito nei fori formatisi quando i sottili stecchini bruciavano mentre il materiale si fondeva nella fornace.

      Se a questo punto vi aspettate di vedere perline dai bei colori, la vostra prima reazione sarà di delusione. Ma con un altro po’ di duro lavoro, tutto cambierà.

      L’operaio prende dapprima una ruvida pietra piatta e vi sfrega sopra la perlina grezza per eliminare quasi tutte le irregolarità e imperfezioni. Quindi con una pietra liscia, dà con cura alla perlina i ritocchi e la lucidatura finale. La perlina finita è lucida e attraente. Infilate le perline, il lavoro è ultimato.

      L’artista indigeno può ora riposare e sorridere soddisfatto per il lavoro ben riuscito, lavoro che parlerà a qualcuno. Non a parole, naturalmente, poiché i Krobo spesso amano esprimersi con le perline.

  • Guarigione sorprendente
    Svegliatevi! 1977 | 22 novembre
    • Guarigione sorprendente

      SUPPONI che il tuo principale venga a dirti che tuo figlio di diciannove anni ha avuto un incidente stradale. Quali pensieri attraverserebbero la tua mente? Questa è stata la mia esperienza qui in Belgio.

      Giunti all’ospedale, mia moglie e io apprendemmo quanto la situazione fosse critica. Il chirurgo ci disse: “Vostro figlio non solo ha una frattura del cranio, con grave lesione cerebrale, ma ha alcune costole rotte che sono penetrate nei polmoni, provocando un’abbondante emorragia. Il suo sangue sembra già acqua colorata. Senza una trasfusione ha solo poche ore di vita”.

      Fino a quel momento i medici si erano astenuti dal somministrare sangue. Perché? Perché avevano rispettato le due dichiarazioni scritte trovate fra i documenti di nostro figlio, che richiedevano che non venisse somministrato sangue in alcuna circostanza. Avevano aspettato fino al nostro arrivo per ottenere il permesso di fare una trasfusione, e tutto era già pronto per farla.

      Fu un momento di estrema tensione per entrambi. Ci rivolgemmo a Geova in preghiera e provammo fino a che punto è un Dio “che deve trovarsi prontamente durante le angustie”. — Sal. 46:1.

      Dal profondo del cuore eravamo grati che i medici avessero mostrato rispetto per la nostra posizione sulla santità del sangue. Li ringraziammo per questo e per le cure del caso già fatte a nostro figlio. Chiedemmo loro di continuare a fare tutto quello che era in loro potere per rispettare il desiderio di nostro figlio di astenersi dal sangue. Convinti che gli alti princìpi della Bibbia sulla santità del sangue erano stati dettati dal nostro amorevole Fattore, il Creatore, Geova Dio, spiegammo ai medici che tutti e tre desideravamo avere l’approvazione divina e volevamo ubbidire alle sue leggi. Sapevamo che non avremmo mai rimpianto di esser rimasti fedeli a Geova. — Atti 15:28, 29; 21:25.

      Arrivando nella sala postoperatoria, ci rendemmo immediatamente conto che nostro figlio era molto ben assistito. Ma era ancora incosciente. Poiché il chirurgo ci aveva detto che forse sentiva qualche cosa ogni tanto, mi avvicinai e riuscii a dirgli: “Freddy, continua a dormire e non preoccuparti. Tutto andrà bene”.

      Il giorno dopo, verso le diciotto, le pulsazioni di Freddy diminuirono paurosamente. Questo era segno del declino della sua energia vitale. Un’infermiera era continuamente al suo fianco, assistendolo e osservando ogni piccolo segno che avrebbe potuto darci speranza. Alle venti l’infermiera aprì la porta della sua stanza e ci disse che l’emorragia da un po’ era stazionaria. Questo ci diede nuova speranza che sarebbe sopravvissuto.

      Immaginate la nostra felicità, quando nel pomeriggio del terzo giorno dopo l’incidente, nostro figlio fu in grado di dire qualche parola. Si sentiva come se si fosse svegliato da un sogno. Non si era reso conto di nulla durante l’intero incidente e non aveva mai sentito dolore. Da quel momento il miglioramento fu rapido.

      Ventotto giorni dopo l’incidente Freddy poté lasciare l’ospedale, con sorpresa di molti. Un medico disse: “Che bella cosa vedere un morto ritornare in vita”. Un altro aggiunse: “Mi levo il cappello davanti alla loro convinzione”.

      Ora, insieme a Freddy, scendemmo gli stessi scalini che avevamo salito la mattina dell’incidente. Più che mai ci rendevamo conto dell’abisso che c’è fra la vita e la morte, fra il timore e la gioia, fra l’angoscia e la pace. Grazie alla nostra determinazione di continuare a ubbidire alla legge di Dio, scendemmo le scale vittoriosi.

      In questo tempo difficile siamo stati commossi dalla profonda sollecitudine dei fratelli e delle sorelle in fede. Hanno saputo veramente come confortarci. Anche persone che non avevamo mai visto in altre occasioni chiedevano come stava nostro figlio. I medici sono pure stati una grande fonte d’incoraggiamento, specialmente per aver rispettato la nostra coscienza cristiana.

      Particolarmente siamo grati a Geova, che ci ha sostenuti così vigorosamente col suo spirito in risposta alle nostre preghiere. Egli non ci ha mai abbandonati in quelle ore difficili. Ancor più di prima, tutti e tre siamo felici di visitare i nostri vicini, mostrando loro che Geova presto porrà fine a ogni infelicità, poiché “asciugherà ogni lagrima dai loro occhi, e la morte non sarà più, né vi sarà più cordoglio né grido né pena”. (Riv. 21:4) — Da un collaboratore.

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