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Ben-AdadAusiliario per capire la Bibbia
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è corretto, questo confermerebbe ciò che la Bibbia dice di Ben-Adad I.
2. La successiva menzione di un re di Siria chiamato Ben-Adad risale all’epoca di Acab re d’Israele (ca. 940–919 a.E.V.). Più o meno nel quinto anno prima della morte di Acab (ca. 923 a.E.V.) “Ben-Adad re di Siria” condusse gli eserciti coalizzati di trentadue re, evidentemente vassalli, contro Samaria, assediando la città e invitando il re Acab alla resa incondizionata. (I Re 20:1-6) Acab chiamò a raccolta gli anziani del paese, che gli suggerirono di resistere. Poi mentre le forze siriane si preparavano ad attaccare la città, e Ben-Adad e gli altri re bevevano fino a ubriacarsi nelle capanne che avevano erette, Acab, seguendo il consiglio divino, adottò la strategia di attaccare di sorpresa l’accampamento dei siri e riuscì a sgominarli. — I Re 20:7-21.
Accettando la teoria dei suoi consiglieri secondo i quali Geova era “un Dio dei monti” e perciò in pianura gli israeliti potevano essere sconfitti, l’anno dopo Ben-Adad condusse il suo esercito ad Afec nella pianura di Esdrelon. Le forze siriane erano state riorganizzate, i trentadue re sostituiti da governatori a capo delle truppe, evidentemente pensando che i governatori avrebbero combattuto più uniti e ubbidienti, e forse avrebbero avuto anche un più forte incentivo nella speranza di una promozione a un grado superiore che non i re più indipendenti. Le teorie religiose e militari di Ben-Adad si mostrarono però vane contro l’esercito israelita che, pur essendo molto inferiore di numero, fu preavvertito dell’attacco da un profeta e aveva il sostegno del Re dell’universo, Geova Dio. Le forze siriane furono sbaragliate e Ben-Adad fuggì ad Afec. Acab però lasciò in libertà quel pericoloso avversario, con questa promessa da parte di Ben-Adad: “Le città che mio padre prese a tuo padre le restituirò; e ti assegnerai elle vie in Damasco come mio padre le assegnò in Samaria”. — I Re 20:22-34.
Ci sono notevoli divergenze d’opinione sul fatto se questo Ben-Adad fosse lo stesso re di Siria contemporaneo di Baasa e Asa o se fosse invece figlio o nipote di quel re. Per essere il Ben-Adad contemporaneo di Acab e anche di Ieoram (ca. 917–905 a.E.V.), Ben-Adad I (contemporaneo di Asa) avrebbe dovuto regnare quarantacinque anni o più. Questo, naturalmente, non è impossibile.
Comunque, quelli che sostengono che il re di Siria contemporaneo di Acab sia Ben-Adad II, indicano la già citata promessa fatta ad Acab da Ben-Adad. (I Re 20:34) A prima vista, sembra di capire che il padre di Ben-Adad si era impadronito di alcune città appartenenti a Omri, padre di Acab, benché non si abbia notizia di alcun conflitto fra Siria e Israele durante il regno di Omri. L’unica conquista documentata di città israelite da parte della Siria risaliva al regno di Baasa, ed era stata effettuata da Ben-Adad I, come si è detto sopra al n. 1. Se è di questa conquista che si parla, Ben-Adad I sarebbe il padre (o, secondo il frequente ampio uso del termine, forse il nonno) del Ben-Adad (II) del regno di Acab. D’altra parte, Baasa non era “padre” e neanche antenato di Acab. Alcuni commentatori lo spiegano dicendo che in questo caso “padre” può riferirsi a un predecessore al trono anche se non si trattava di un antenato o consanguineo.
Nondimeno, il fatto che la promessa di Ben-Adad ad Acab menzionava “Samaria” sembrerebbe limitare la conquista sira delle città israelite al regno di Omri, dato che Samaria era stata costruita da lui ed era diventata poi la capitale d’Israele. Le ‘vie assegnate’ evidentemente si riferiscono in particolare a scambi e relazioni commerciali fra i due regni.
Quali che fossero le circostanze e l’epoca della conquista delle città israelite, l’evidenza scritturale sembrerebbe indicare che un Ben-Adad diverso regnava al tempo di Acab e quindi si può chiamarlo Ben-Adad II. Pare che la promessa di Ben Adad II di restituire le città prese a Israele da suo padre non sia stata del tutto mantenuta, infatti nell’ultimo anno del suo regno Acab fece alleanza con Giosafat nel vano tentativo di riavere dalla Siria Ramot-Galaad (a E del Giordano). Ben Adad II è evidentemente l’anonimo “re di Siria” che ordinò ai “trentadue capi dei carri” di concentrare l’attacco contro Acab in quella battaglia. (I Re 22:31-37) Doveva essere anche il re che mandò Naaman, il lebbroso comandante del suo esercito, a farsi guarire da Eliseo durante il regno di Ieoram. Il re di Siria adorava il dio Rimmon (il cui nome fa parte di quello di Tabrimmon, padre di Ben-Adad I), ritenuto da molti lo stesso dio Hadad. — II Re 5:1-19.
Nonostante la guarigione del suo generale, Ben-Adad conservò a sua animosità nei confronti d’Israele e mandò dei predoni in Israele. (II Re 6:8; confronta v. 23). Ma Eliseo avvertiva sempre in anticipo il re d’Israele dei movimenti degli invasori tanto che Ben-Adad cominciò a sospettare che ci fosse un traditore fra i suoi stessi servitori. Saputo che era Eliseo a informare il re d’Israele delle ‘cose che Ben-Adad pronunciava nella sua stanza da letto più interna’, il re di Siria mandò un grosso contingente militare a Dotan per catturare Eliseo. Tuttavia Eliseo pregò che le truppe fossero miracolosamente colpite da una forma di cecità, e le condusse nel bel mezzo della capitale d’Israele, Samaria. Questa esperienza, forse insieme al fatto che i siri furono trattati bene e rimessi in libertà, pose fine ai saccheggi, anche se non eliminò l’atteggiamento aggressivo di Ben-Adad. — II Re 6:9-23.
Sempre nell’intento di abbattere il regno d’Israele, Ben-Adad ammassò le sue truppe e assediò Samaria, provocandovi una gravissima carestia. (II Re 6:24-29) Ma quando una sera Geova fece sentire nell’accampamento dei siri il suono di un grande esercito in marcia, essi si affrettarono a concludere che Ieoram aveva assoldato ittiti ed egiziani per liberarlo e perciò nottetempo fecero precipitosamente ritorno in Siria, lasciandosi dietro armi e bagagli. — II Re 7:6, 7.
Ben-Adad II era malato quando Eliseo si recò a Damasco per assolvere l’incarico dato da Dio al suo predecessore Elia. (I Re 19:15) Mandando al profeta quaranta cammelli carichi di doni, Ben-Adad chiese se aveva possibilità di guarire dalla sua malattia. La risposta di Eliseo, data ad Azael, indicava che il re sarebbe morto e Azael si sarebbe impadronito del regno. L’indomani Azael fece morire soffocato Ben-Adad e quindi usurpò il trono. — II Re 8:7-15.
Probabilmente Ben-Adad II è l’Adadezer (assiro Adad’idri) menzionato nelle iscrizioni di Salmaneser III re d’Assiria. Alcuni studiosi ritengono che Adadezer fosse il nome assunto da Ben-Adad una volta salito al trono, come “Pul”, nome usato invece di Tiglat-Pileser III, e Sedechia, nome dato a Mattania quando fu fatto re da Nabucodonosor. (II Re 15:19; 24:17) Altri sono del parere che il nome di Ben-Adad per intero fosse Ben-Adadezer e che sia Ben-Adad (come nelle Scritture Ebraiche) sia Adadezer (o Adad’idri come negli scritti cuneiformi assiri) fossero forme abbreviate dello stesso nome. Ad ogni modo, un’iscrizione di Salmaneser III sembra confermarlo dichiarando, dopo aver menzionato un conflitto coi siri, che “Adadezer (stesso) perì. Azael, un uomo qualunque (lett. un figlio di nessuno), s’impadronì del trono”.
3. Figlio di Azael, re di Siria. (II Re 13:3) Ben-Adad III si unì al padre nell’opprimere Israele ai giorni di Ioacaz (ca. 876–860 a.E.V.) e nel conquistare alcune città israelite. Ma Geova suscitò “un salvatore” per Israele, evidentemente nelle persone di Ioas (ca. 860–844 a.E.V.) figlio di Ioacaz e del suo successore Geroboamo II (ca. 844–803 a.E.V.). (II Re 13:4, 5) Adempiendo l’ultima profezia di Eliseo, Ioas riconquistò “dalla mano di Ben-Adad figlio di Azael le città che egli aveva prese in guerra dalla mano di Ioacaz”, sconfiggendo in tre occasioni le forze siriane. (II Re 13:19, 23-25) Geroboamo II completò le vittorie del padre sulla Siria, ristabilendo gli originali confini di Israele, e mostrandosi così un “salvatore” per Israele. (II Re 14:23-27) Ben-Adad III non è menzionato in relazione alle conquiste di Geroboamo, e forse non era in vita in quel tempo.
La stele di Zakir, scoperta nel 1903, descrive una campagna punitiva compiuta da “Birhadad figlio di Azael, re di Aram”, al comando di una coalizione di re siri contro “Zakir re di Amat e Lu‘ash”, aggiungendo così la testimonianza archeologica dell’esistenza di Ben-Adad III, figlio di Azael.
L’espressione “le torri di dimora di Ben-Adad” usata dal profeta Amos (che profetizzò durante il regno di Geroboamo II) a proposito dei palazzi reali di Damasco (Amos 1:3-5; confronta II Re 16:9) fu usata in modo simile anche da Geremia circa due secoli dopo. — Ger. 49:23-27.
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BenaiaAusiliario per capire la Bibbia
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Benaia
(Benaìa) [Iah ha costruito].
Figlio di un capo sacerdote levita chiamato Ieoiada, e padre di almeno due figli, Ammizabad e Ieoiada. I Cron. 27:5, 6, 34) Benaia era un potente guerriero di gran valore e coraggio, “distinto anche più dei trenta” uomini potenti dell’esercito di Davide, però “non pervenne al rango dei tre”. — II Sam. 23:20-23.
Benaia dimostrò la sua prodezza in tre modi: abbattendo due potenti eroi di Moab, scendendo intrepidamente in una cisterna per uccidere un leone, e riuscendo nell’eccezionale impresa di uccidere un gigantesco egiziano con la stessa lancia della vittima. (I Cron. 11:22-24) Davide mise quest’uomo coraggioso a capo della sua personale guardia del corpo. (I Cron. 11:24, 25) I cheretei e i peletei al comando di Benaia rimasero leali al re durante le ribellioni di Absalom e Adonia. (II Sam. 8:18; 15:18; 20:23; I Re 1:8, 10, 26; I Cron. 18:17) Inoltre Benaia fu nominato comandante della terza divisione, forte di 24.000 uomini, che prestava servizio a turno nell’esercito. (I Cron. 27:5, 6) Quando Davide era ormai vecchio, sia Benaia che i cheretei e i peletei appoggiarono l’incoronazione di Salomone. (I Re 1:32-40) In seguito, sotto il regno di Salomone ebbe l’incarico di giustiziare Adonia, Gioab e Simei, e Salomone gli affidò il comando dell’esercito. — I Re 2:24, 25, 28-46; 4:4.
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Benedire, benedizioneAusiliario per capire la Bibbia
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Benedire, benedizione
Il fare o proclamare santo; la richiesta a Dio per avere il suo favore; concedere protezione; esaltare come santo; glorificare; parlar bene; proteggere o preservare dal male; recare felicità.
Le varie forme dei vocaboli ebraici tradotti generalmente “benedire” o “benedizione” ricorrono circa 400 volte nelle Scritture. Il verbo baràkh, reso. di solito “benedire”, a volte è tradotto “inginocchiarsi”. — Gen. 24:11; II Cron. 6:13; Sal. 95:6.
Il verbo greco eulogèin, composto di eu, “bene”, e lògos “parola”, significa letteralmente “parlar bene”. Come verbo, sostantivo e aggettivo ricorre più di 65 volte nelle Scritture Greche Cristiane.
Le Scritture usano i termini “benedire” e “benedizione” almeno sotto quattro aspetti principali: (1) Dio benedice l’uomo, l’umanità in generale o singoli individui; (2) esseri umani benedicono Dio, e anche Cristo; (3) uomini benedicono altri uomini e (4) sono una benedizione per altri.
BENEDIZIONI DI GEOVA
“La benedizione di Geova, questo è ciò che rende ricco, ed egli non vi aggiunge nessuna pena”. (Prov. 10:22) Geova benedice quelli che approva proteggendoli, guidandoli, dando loro prosperità e successo, e provvedendo alle loro necessità, con buoni risultati.
Di capitale importanza per tutto il genere umano è la benedizione relativa ad Abraamo e al suo Seme. (Gen. 12:3; 18:18; 22:18) Geova benedisse Abraamo e Sara rinnovando miracolosamente le loro facoltà generative e permettendo loro di avere un figlio nella vecchiaia. (Gen. 17:16; 21:2) Diede prosperità ad Abraamo e si servì di lui in modo illustrativo per prefigurare cose più grandi. (Gal. 4:21-26) Perciò la benedizione di Dio nel provvedere un seme ad Abraamo ha acquistato maggior significato a motivo della promessa che persone di tutte le nazioni saranno benedette mediante Colui che fu prefigurato da Isacco, Gesù Cristo. — Gal. 3:8, 14; Atti 3:25, 26; Ebr. 6:13-20.
La benedizione di Geova su un individuo o un popolo dipende dall’ubbidienza a Lui. (Eso. 23:25) I netti contrasti tracciati in Deuteronomio, capitoli 27 e 28, rivelano che la maledizione di Geova, e la conseguente severa punizione, è riservata ai disubbidienti, mentre la sua benedizione sugli ubbidienti produce prosperità spirituale e soddisfa i loro bisogni materiali; è evidente in casa, nel paese, nella progenie, negli animali, nelle riserve alimentari, nei viaggi e in ogni loro azione. “Le benedizioni sono per la testa del giusto”. (Prov. 10:6, 7) Quando il popolo di Geova ubbidisce fedelmente, Egli si compiace di ‘aprire le cateratte dei cieli e riversare una benedizione finché non ci sia più bisogno’. — Mal. 3:10.
L’UOMO BENEDICE GEOVA
L’uomo benedice Geova prima di tutto lodandolo. Le espressioni di gratitudine, il riconoscere che tutte le benedizioni provengono da Lui, il parlarne bene in ogni occasione, il compiere atti di adorazione e servizio, pure benedicono Geova. La predicazione della buona notizia è un modo di benedire Geova, poiché ne loda il nome e i propositi. — Matt. 24:14; Ebr. 13:15.
L’UOMO BENEDICE ALTRI UOMINI
A differenza di Geova che adempie sempre la sua benedizione, molte volte quando un uomo ne benedice un altro può non essere in grado di mettere in atto tale benedizione. Nella Bibbia le benedizioni pronunciate dall’uomo spesso sono un’invocazione della benedizione divina, pur non essendo necessariamente espresse in preghiera.
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