-
Qualcosa di nuovo sul nome di Dio?La Torre di Guardia 1978 | 1° settembre
-
-
un motivo logico per ritenere che Gesù pronunciasse il nome di Dio quando citava un versetto contenente tale nome. — Giov. 17:6, 26.
Allo stesso modo, il solo racconto del Vangelo di Matteo contiene più di 100 citazioni delle Scritture Ebraiche. Nel 1950 la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane (inglese) disse di Matteo: “Nei casi in cui queste citazioni includevano il nome divino, egli era obbligato a includere fedelmente il tetragramma”.
Questa traduzione pervenne nel 1950 alla stessa fondamentale conclusione esposta in seguito, nel 1977, nel Journal of Biblical Literature. In base all’evidenza secondo cui gli scrittori del “Nuovo Testamento” incontravano il Tetragramma, sia che citassero le Scritture dal testo ebraico o dalla Settanta greca, la Prefazione della Traduzione del Nuovo Mondo diceva:
“Il traduttore moderno è giustificato a usare il nome divino come equivalente [delle parole greche per “Signore” e “Dio”] nei punti dove Matteo, ecc., citano versetti, passi ed espressioni delle Scritture Ebraiche o della LXX in cui ricorre il nome divino”.
Pertanto, la conclusione indicata dal prof. Howard nel 1977 non è del tutto nuova. Ma ha reso note alcune recenti e ottime prove che non erano disponibili quando nel 1950 la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane usò “Geova” 237 volte nel “Nuovo Testamento”.
Il nome di Dio, pertanto, deve comparire nelle traduzioni della Bibbia. Quello è il suo posto, per essere usato e apprezzato da tutti i veri adoratori che desiderano fare quello che fece Gesù — glorificare il nome del Padre suo — e che pregano: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo Nome”. — Matt. 6:9, versione di Fulvio Nardoni.
-
-
Troppa fretta di criticare!La Torre di Guardia 1978 | 1° settembre
-
-
Troppa fretta di criticare!
NEL 1950 la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane (inglese) offrì delle prove a sostegno del suo uso del nome divino. Nondimeno, certi scrittori religiosi criticarono il fatto che aveva inserito il nome “Geova” nel “Nuovo Testamento”. Rivelarono così apertamente di ragionare in modo diverso da come ragionava Davide, che cantò: “Oh magnificate con me Geova, ed esaltiamo insieme il suo nome”. — Sal. 34:3; confronta Salmo 74:10, 18.
Un opuscolo pubblicato dai Cavalieri di Colombo, cattolici romani, muoveva la seguente accusa:
“I primi cristiani che scrissero il Nuovo Testamento certo non usarono [Geova], bensì la parola ‘Signore’, che usarono pure in riferimento a Cristo. Perciò, abbiamo qui un pietoso esempio di Pseudoerudizione in cui si tenta di difendere l’indifendibile”.
Anche lo studioso presbiteriano Bruce M. Metzger parlò di posizione “indifendibile” e aggiunse:
“L’introduzione della parola ‘Geova’ nel testo del Nuovo Testamento, . . . è un chiaro esempio di opportunismo”.
Jack P. Lewis, professore presso un college della Chiesa di Cristo, scrisse riguardo all’uso del nome “Geova”:
“Già abbastanza discutibile nel Vecchio Testamento, è del tutto ingiustificato nel Nuovo Testamento”.
E il ministro battista Walter R. Martin mosse quest’accusa denigratoria:
“La superficiale erudizione dei testimoni di Geova, con la loro arrogante pretesa d’avere una base valida per ripristinare il nome divino [Geova] nelle Scritture, . . . è una vana frode scolastica”.
Che presunzione e dogmatismo in tali critiche! Tuttavia, come mostrano gli articoli di questa rivista, tali critiche erano del tutto infondate! Ora perfino fra gli studiosi si ammette che gli apostoli di Gesù usarono il nome divino, anzi, che lo inclusero nel “Nuovo Testamento”.
-