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  • Peccato? Cos’è?
    Svegliatevi! 1979 | 8 ottobre
    • l’uomo. (Rom. 3:23; Gen. 1:27) Tutti, dunque, hanno motivo di sentirsi in colpa. Coloro che non hanno sentimenti di colpa tentano inutilmente di nasconderli, come il proverbiale struzzo che ficca la testa nella sabbia.

      La prima coppia umana si sentì in colpa quando ebbe peccato, e si nascose. Trovati e messi di fronte al loro peccato, fecero quello che fanno molti di noi: tentarono di scaricare la loro colpa su qualcun altro. Il racconto dice: “L’uomo proseguì, dicendo: ‘La donna che tu desti perché fosse con me, mi ha dato del frutto dell’albero e quindi io l’ho mangiato’. Allora Geova Dio disse alla donna: ‘Che cos’è questo che tu hai fatto?’ A ciò la donna rispose: ‘Il serpente, mi ha ingannata e io ho mangiato’”. — Gen. 3:12, 13.

      Si dice che la miseria ami stare in compagnia. Il senso di colpa se ne compiace ancora di più: più siamo meglio è! Il dott. Menninger ha scritto:

      “Se si può riversare su un gruppo di persone la responsabilità di ciò che sarebbe un peccato se lo facesse il singolo, il peso della colpa si solleva rapidamente dalle spalle di tutti gli interessati. Altri accuseranno, ma l’individuo si sente libero dalla colpa quando è condivisa da molti”. — Whatever Became of Sin?, pag. 95.

      A che cosa può infine condurre questo? Al “peccato della guerra”, egli dice, e aggiunge: “Tutti i comportamenti normalmente considerati criminosi e/o peccaminosi sono improvvisamente approvati: omicidio, mutilazione, incendio doloso, rapina, inganno, infrazione, sabotaggio, vandalismo e crudeltà”. — Pag. 101.

      Menninger prosegue descrivendo a tinte più vive il peccato e fa alcune domande. Egli dice:

      “L’immagine di un bambino urlante e ustionato o di una donna smembrata o sventrata ci impressiona e ci ripugna, anche se ci viene risparmiato il rumore delle grida e dei gemiti. Non siamo testimoni del dolore della madre affranta. Non conosciamo la disperazione, l’abbattimento, il senso di assoluta perdita. Non andiamo con loro negli ospedali e non osserviamo le orribili ferite, le penose ustioni, gli arti a pezzi. E tutto questo è solo un puntolino su una grande carta che ne contiene milioni. È indescrivibile. È inconcepibile. È inimmaginabile.

      “Ma chi è il responsabile di questo male? Certo è peccato, ma il peccato di chi? Nessuno ne vuole la responsabilità. Qualcuno ha detto a qualcuno di dire a qualcuno di dire a qualcuno di fare così e così. Qualcuno ha deciso di dare inizio alla cosa e qualcuno ha accettato di sovvenzionarla. Ma chi? E come ho votato? . . . A volte penso che le sole persone completamente e coerentemente morali siano quelle che rifiutano di partecipare”. — Pagg. 102, 103.

      Affrontate le vostre colpe!

      Per onestà ognuno di noi deve ammettere il proprio peccato e la propria colpa. Per conservare la salute mentale dobbiamo liberarcene. Geova ce ne provvede il modo.

      La Parola di Dio addita il solo modo adeguato per combattere il peccato. Ammetterlo: “Se facciamo la dichiarazione: ‘Non abbiamo nessun peccato’, sviamo noi stessi e la verità non è in noi”. (1 Giov. 1:8) “Chi copre le sue trasgressioni non riuscirà”. (Prov. 28:13) Confessare a Dio il proprio peccato: “Dissi: ‘Farò confessione delle mie trasgressioni a Geova’”. (Sal. 32:5) Il perdono segue la confessione: “Se confessiamo i nostri peccati [a Dio], egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati”. (1 Giov. 1:9) Quindi la colpa svanisce: Il perdono di Dio si ottiene mediante Cristo, e tale perdono “purificherà la nostra coscienza dalle opere morte”. (Col. 1:14; Ebr. 9:14) Allora la nostra coscienza non dovrà più sentire la colpa.

      Ammettete dunque il vostro peccato, riconoscetelo, confessatelo a Dio, chiedetene perdono. Qualche volta ne seguirà la punizione, ma spesse volte la confessione è seguita dal perdono e tutto finisce lì.

      La generazione dell’Io cerca di respingere la colpa negando il peccato. Peccare significa letteralmente “mancare il bersaglio”. La “nuova moralità” manca senz’altro il bersaglio, come mostrano i frutti. L’asserzione degli psicologi behavioristi, secondo cui non prendiamo nessuna decisione personale e quindi non abbiamo nessuna responsabilità, vuole ignorare la realtà del peccato. È una psicologia in cui nessuno è in fallo, nessuno è responsabile, nessuno è colpevole, nessuno pecca. È proprio il tipo di terminologia psicologica di cui approfittano e dietro cui si nascondono i neonarcisisti, chiedendo con le sopracciglia inarcate: “Peccato? Cos’è?”

      Una sana psicologia è quella di ammettere il peccato e combatterlo. La Parola di Dio è la chiave che ci permette di farlo. Mostra che dobbiamo avere il giusto rispetto per noi stessi, considerazione per altri, e, soprattutto, amare il nostro Creatore Geova Dio e accettarne i principi come guida. Il prossimo articolo tratta questi punti.

  • Bisogna tener conto di Dio, tener conto degli altri, tener conto di se stessi
    Svegliatevi! 1979 | 8 ottobre
    • Bisogna tener conto di Dio, tener conto degli altri, tener conto di se stessi

      “Devi amare Geova il tuo Dio . . . Devi amare il tuo prossimo come te stesso”. — Mar. 12:30, 31.

      DOBBIAMO vederci come siamo, come siamo fatti, scoprire cosa rivela la storia di noi. Qual è la condotta che si è dimostrata pratica, utile?

      Siamo di carne, ma abbiamo anche un lato spirituale. Saremo come gli edonisti, soddisfacendo solo la carne? O come gli asceti, punendo la carne per esaltare lo spirito?

      Naturalmente, la Bibbia non è a favore dell’edonismo. E contrariamente agli esempi di alcune religioni, la Bibbia non è neppure a favore dell’ascetismo: “Tali cose hanno apparenza di sapienza a motivo della religiosità volontaria, della mortificazione e del trattamento severo del corpo, ma non servono contro l’indulgenza della carne”. — Col. 2:23, La Bibbia Concordata.

      La Bibbia è a favore dell’equilibrio e della ragione, non dell’estremismo. “La vostra ragionevolezza”, dice, “divenga nota a tutti gli uomini”. (Filip. 4:5) Se saziamo la carne, lo spirito è affamato. Se siamo fanatici rispetto alle cose spirituali, la carne ne soffre. Abbiate cura della carne senza divenire materialisti: “Avendo nutrimento e di che coprirci, di queste cose saremo contenti”. La carne è importante, ma lo spirito lo è molto di più: “Lo spirito di un uomo può sostenere la sua malattia, ma in quanto a uno spirito abbattuto, chi lo può sollevare?” È dunque essenziale essere consci dei bisogni dello spirito: “Felici quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale”. — 1 Tim. 6:8; Prov. 18:14; Matt. 5:3.

      Bisogna amare se stessi

      Amare se stessi? Non è questo il modo di parlare della generazione dell’Io? No, poiché questo non è l’amore egocentrico del mitologico Narciso, che escludeva la possibilità di amare veramente altri. Infatti, è necessario amare se stessi prima di poter amare altri. La psicologia moderna lo sa, ma questo fatto venne riconosciuto 35 secoli prima dell’odierna psicologia.

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