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Ben-AdadAusiliario per capire la Bibbia
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nome di Ben-Adad per intero fosse Ben-Adadezer e che sia Ben-Adad (come nelle Scritture Ebraiche) sia Adadezer (o Adad’idri come negli scritti cuneiformi assiri) fossero forme abbreviate dello stesso nome. Ad ogni modo, un’iscrizione di Salmaneser III sembra confermarlo dichiarando, dopo aver menzionato un conflitto coi siri, che “Adadezer (stesso) perì. Azael, un uomo qualunque (lett. un figlio di nessuno), s’impadronì del trono”.
3. Figlio di Azael, re di Siria. (II Re 13:3) Ben-Adad III si unì al padre nell’opprimere Israele ai giorni di Ioacaz (ca. 876–860 a.E.V.) e nel conquistare alcune città israelite. Ma Geova suscitò “un salvatore” per Israele, evidentemente nelle persone di Ioas (ca. 860–844 a.E.V.) figlio di Ioacaz e del suo successore Geroboamo II (ca. 844–803 a.E.V.). (II Re 13:4, 5) Adempiendo l’ultima profezia di Eliseo, Ioas riconquistò “dalla mano di Ben-Adad figlio di Azael le città che egli aveva prese in guerra dalla mano di Ioacaz”, sconfiggendo in tre occasioni le forze siriane. (II Re 13:19, 23-25) Geroboamo II completò le vittorie del padre sulla Siria, ristabilendo gli originali confini di Israele, e mostrandosi così un “salvatore” per Israele. (II Re 14:23-27) Ben-Adad III non è menzionato in relazione alle conquiste di Geroboamo, e forse non era in vita in quel tempo.
La stele di Zakir, scoperta nel 1903, descrive una campagna punitiva compiuta da “Birhadad figlio di Azael, re di Aram”, al comando di una coalizione di re siri contro “Zakir re di Amat e Lu‘ash”, aggiungendo così la testimonianza archeologica dell’esistenza di Ben-Adad III, figlio di Azael.
L’espressione “le torri di dimora di Ben-Adad” usata dal profeta Amos (che profetizzò durante il regno di Geroboamo II) a proposito dei palazzi reali di Damasco (Amos 1:3-5; confronta II Re 16:9) fu usata in modo simile anche da Geremia circa due secoli dopo. — Ger. 49:23-27.
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BenaiaAusiliario per capire la Bibbia
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Benaia
(Benaìa) [Iah ha costruito].
Figlio di un capo sacerdote levita chiamato Ieoiada, e padre di almeno due figli, Ammizabad e Ieoiada. I Cron. 27:5, 6, 34) Benaia era un potente guerriero di gran valore e coraggio, “distinto anche più dei trenta” uomini potenti dell’esercito di Davide, però “non pervenne al rango dei tre”. — II Sam. 23:20-23.
Benaia dimostrò la sua prodezza in tre modi: abbattendo due potenti eroi di Moab, scendendo intrepidamente in una cisterna per uccidere un leone, e riuscendo nell’eccezionale impresa di uccidere un gigantesco egiziano con la stessa lancia della vittima. (I Cron. 11:22-24) Davide mise quest’uomo coraggioso a capo della sua personale guardia del corpo. (I Cron. 11:24, 25) I cheretei e i peletei al comando di Benaia rimasero leali al re durante le ribellioni di Absalom e Adonia. (II Sam. 8:18; 15:18; 20:23; I Re 1:8, 10, 26; I Cron. 18:17) Inoltre Benaia fu nominato comandante della terza divisione, forte di 24.000 uomini, che prestava servizio a turno nell’esercito. (I Cron. 27:5, 6) Quando Davide era ormai vecchio, sia Benaia che i cheretei e i peletei appoggiarono l’incoronazione di Salomone. (I Re 1:32-40) In seguito, sotto il regno di Salomone ebbe l’incarico di giustiziare Adonia, Gioab e Simei, e Salomone gli affidò il comando dell’esercito. — I Re 2:24, 25, 28-46; 4:4.
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Benedire, benedizioneAusiliario per capire la Bibbia
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Benedire, benedizione
Il fare o proclamare santo; la richiesta a Dio per avere il suo favore; concedere protezione; esaltare come santo; glorificare; parlar bene; proteggere o preservare dal male; recare felicità.
Le varie forme dei vocaboli ebraici tradotti generalmente “benedire” o “benedizione” ricorrono circa 400 volte nelle Scritture. Il verbo baràkh, reso. di solito “benedire”, a volte è tradotto “inginocchiarsi”. — Gen. 24:11; II Cron. 6:13; Sal. 95:6.
Il verbo greco eulogèin, composto di eu, “bene”, e lògos “parola”, significa letteralmente “parlar bene”. Come verbo, sostantivo e aggettivo ricorre più di 65 volte nelle Scritture Greche Cristiane.
Le Scritture usano i termini “benedire” e “benedizione” almeno sotto quattro aspetti principali: (1) Dio benedice l’uomo, l’umanità in generale o singoli individui; (2) esseri umani benedicono Dio, e anche Cristo; (3) uomini benedicono altri uomini e (4) sono una benedizione per altri.
BENEDIZIONI DI GEOVA
“La benedizione di Geova, questo è ciò che rende ricco, ed egli non vi aggiunge nessuna pena”. (Prov. 10:22) Geova benedice quelli che approva proteggendoli, guidandoli, dando loro prosperità e successo, e provvedendo alle loro necessità, con buoni risultati.
Di capitale importanza per tutto il genere umano è la benedizione relativa ad Abraamo e al suo Seme. (Gen. 12:3; 18:18; 22:18) Geova benedisse Abraamo e Sara rinnovando miracolosamente le loro facoltà generative e permettendo loro di avere un figlio nella vecchiaia. (Gen. 17:16; 21:2) Diede prosperità ad Abraamo e si servì di lui in modo illustrativo per prefigurare cose più grandi. (Gal. 4:21-26) Perciò la benedizione di Dio nel provvedere un seme ad Abraamo ha acquistato maggior significato a motivo della promessa che persone di tutte le nazioni saranno benedette mediante Colui che fu prefigurato da Isacco, Gesù Cristo. — Gal. 3:8, 14; Atti 3:25, 26; Ebr. 6:13-20.
La benedizione di Geova su un individuo o un popolo dipende dall’ubbidienza a Lui. (Eso. 23:25) I netti contrasti tracciati in Deuteronomio, capitoli 27 e 28, rivelano che la maledizione di Geova, e la conseguente severa punizione, è riservata ai disubbidienti, mentre la sua benedizione sugli ubbidienti produce prosperità spirituale e soddisfa i loro bisogni materiali; è evidente in casa, nel paese, nella progenie, negli animali, nelle riserve alimentari, nei viaggi e in ogni loro azione. “Le benedizioni sono per la testa del giusto”. (Prov. 10:6, 7) Quando il popolo di Geova ubbidisce fedelmente, Egli si compiace di ‘aprire le cateratte dei cieli e riversare una benedizione finché non ci sia più bisogno’. — Mal. 3:10.
L’UOMO BENEDICE GEOVA
L’uomo benedice Geova prima di tutto lodandolo. Le espressioni di gratitudine, il riconoscere che tutte le benedizioni provengono da Lui, il parlarne bene in ogni occasione, il compiere atti di adorazione e servizio, pure benedicono Geova. La predicazione della buona notizia è un modo di benedire Geova, poiché ne loda il nome e i propositi. — Matt. 24:14; Ebr. 13:15.
L’UOMO BENEDICE ALTRI UOMINI
A differenza di Geova che adempie sempre la sua benedizione, molte volte quando un uomo ne benedice un altro può non essere in grado di mettere in atto tale benedizione. Nella Bibbia le benedizioni pronunciate dall’uomo spesso sono un’invocazione della benedizione divina, pur non essendo necessariamente espresse in preghiera. Quindi anche se l’uomo può essere l’oggetto di una benedizione, la fonte è senz’altro Dio stesso. Inoltre la benedizione di altri da parte di un uomo può spesso essere un’espressione di gratitudine, di sentita riconoscenza per le ottime qualità o per un lavoro ben fatto.
A proposito della capacità di benedire effettivamente, di avere da Dio l’autorità di benedire, o il potere di adempiere la benedizione, Paolo, parlando della superiorità del sacerdozio di Melchisedec su quello di Levi, espone questo principio: “Ora è fuor di questione che viene benedetto il minore dal maggiore”. (Ebr. 7:7, PIB) Melchisedec era sacerdote di Dio e re e nel benedire Abraamo poteva parlare con autorità e profeticamente da parte di Dio. — Gen. 14:18-20; Ebr. 7:1-4.
OCCASIONI DI BENEDIZIONE
Nella preghiera benediciamo Dio perché lo lodiamo e ringraziamo, e inoltre benediciamo i compagni di fede e coloro che cercano Dio, pregando per loro. Prima di un pasto “si dice una benedizione” o “si chiede una benedizione” in preghiera sul cibo che sarà mangiato. In tale preghiera si ringrazia e si loda Geova per i suoi provvedimenti spirituali e materiali, chiedendogli che il nutrimento serva per il bene dei commensali e per rafforzarli onde lo servano. (I Sam. 9:13; Matt. 14:19; Luca 9:16) Quando si dice una benedizione sul pane e sul vino al pasto serale del Signore, si ringrazia e si loda Dio, e gli si chiede che tutti i partecipanti possano trarre beneficio spirituale da ciò che simboleggiano e possano conservare l’unità e l’integrità come corpo di Cristo. — Matt. 26:26; I Cor. 10:16.
Nella società patriarcale il padre spesso benediceva i figli poco prima di morire. Questa era una cosa molto importante ed era tenuta in gran conto. Infatti Isacco benedisse Giacobbe pensando che fosse il primogenito Esaù. Isacco annunciò prosperità e favore a Giacobbe prima che a suo fratello Esaù, senza dubbio chiedendo a Geova di adempiere la benedizione, poiché lui stesso era vecchio e cieco. (Gen. 27:1-4, 23-29; 28:1, 6; Ebr. 11:20; 12:16, 17) In seguito Isacco consapevolmente confermò e ampliò la benedizione. (Gen. 28:1-4) Prima di morire, Giacobbe benedisse prima i due figli di Giuseppe, poi i propri. (Gen. 48:9, 20; 49:1-28; Ebr. 11:21) Similmente Mosè, prima di morire, benedisse l’intera nazione d’Israele. (Deut. 33:1) In tutti questi casi i risultati dimostrano che si trattava di dichiarazioni profetiche. A volte, nel pronunciare tali benedizioni, la mano del benedicente era messa sul capo di chi era benedetto. — Gen. 48:13, 14.
Come saluto, una benedizione equivaleva ad augurare il bene altrui. Giacobbe, quando fu introdotto alla presenza del faraone, lo benedisse. (Gen. 47:7; vedi anche I Samuele 13:10; 25:14; I Re 1:47; II Re 10:15). Benedizioni potevano essere impartite al momento della partenza. Rebecca per esempio fu benedetta dalla sua famiglia quando lasciò la Mesopotamia per andare a sposare Isacco. — Gen. 24:60; vedi anche Genesi 28:1; II Samuele 19:39; I Re 8:66.
Le benedizioni erano inoltre accompagnate da doni. (Gen. 33:11; Gios. 14:13; 15:18, 19) È comprensibile che il dono stesso fosse considerato una benedizione, la “benedizione di un dono”. Doni potevano essere offerti come espressione di benevolenza verso una persona cara, o nel tentativo di trovare favore, oppure per esprimere gratitudine. — I Sam. 25:27; 30:26.
Benedizioni possono essere impartite sotto forma di complimenti. Boaz benedisse Rut per la sua amorevole benignità. (Rut 3:10) Coloro che si offrirono volontariamente per compiere un servizio a favore dell’adorazione di Geova furono benedetti dagli astanti. (Nee. 11:2) I genitori hanno diritto alle benedizioni dei figli. — Prov. 30:11.
Una benedizione può consistere di parole promettenti e incoraggianti. Gesù esortò “a benedire quelli che vi maledicono”. (Luca 6:28) “Continuate a benedire quelli che perseguitano; benedite e non maledite”. (Rom. 12:14) Questo non significa lodare gli oppositori, ma la nostra buona condotta verso di loro, unita a parole gentili, riguardose, veraci che potrebbero essere utili per loro se prestassero ascolto, potrebbe farci ottenere la loro buona volontà. (I Cor. 4:12; I Piet. 3:9) Anche il modo di parlare ha la sua importanza. (Prov. 27:14) Allontanare qualcuno da azioni malvage è senza dubbio una benedizione, che opera nel miglior interesse della persona e alla lode di Geova. — Atti 3:26.
ESSERE UNA BENEDIZIONE PER ALTRI
Si può essere una benedizione per i propri simili seguendo una condotta di ubbidienza a Dio. La compagnia di quelli che Geova benedice reca benedizioni. Labano fu benedetto perché Giacobbe badava alle sue greggi. (Gen. 30:27, 30) La casa e i campi di Potifar prosperavano grazie alla sorveglianza di Giuseppe. (Gen. 39:5) La presenza di dieci cittadini giusti avrebbe indotto Dio a risparmiare Sodoma. (Gen. 18:32) Dedicati servitori di Dio possono aiutare il coniuge non credente e i figli piccoli ad avere il favore di Dio. (I Cor. 7:14) Gesù disse che durante la peggiore tribolazione del mondo “a motivo degli eletti quei giorni saranno abbreviati”, altrimenti “nessuna carne sarebbe salvata”. (Matt. 24:21, 22; confronta Isaia 65:8). Imitare l’esempio di chi ha la benedizione di Dio reca benedizioni ancora maggiori. (Gal. 3:9; Ebr. 13:7; I Cor. 11:1; II Tess. 3:7) Facendo il bene ai fratelli di Cristo, gli “eletti” di Dio, le “pecore” avranno le benedizioni di Dio, col premio della vita eterna. — Matt. 25:34, 40, 46.
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BeniaminoAusiliario per capire la Bibbia
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Beniamino
(Beniamìno) [figlio della destra].
1. Dodicesimo figlio di Giacobbe e fratello di Giuseppe. Pare che Beniamino fosse l’unico figlio di Giacobbe nato nel paese di Canaan, dato che gli altri figli nacquero in Paddan-Aram. (Gen. 29:31–30:25; 31:18 Rachele diede alla luce Beniamino, suo secondo figlio, durante il viaggio da Betel a Efrata (Betleem), ma il parto difficile le costò la vita. In punto di morte, essa chiamò questo figlio Ben-Oni, cioè “figlio del mio dolore”; ma il marito sconsolato lo chiamò Beniamino, cioè “figlio della destra”. — Gen. 35:16-19; 48:7.
Dopo la nascita di Beniamino non si parla più di lui finché suo fratello Giuseppe non fu venduto schiavo in Egitto. Essendo il figlio minore che Giacobbe ebbe dalla diletta moglie Rachele (Gen. 44:20), Beniamino fu ovviamente oggetto di grande affetto da parte del padre, soprattutto dopo la presunta morte di Giuseppe. Giacobbe fu perciò estremamente riluttante a lasciare andare Beniamino in Egitto con i suoi fratelli, acconsentendo solo dopo molta insistenza. (Gen. 42:36-38; 43:8-14) Si noti che, per quanto Giuda in quel tempo ne parlasse come di un “ragazzo”, Beniamino doveva ormai essere un uomo adulto, forse sulla trentina,
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