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  • Incendi boschivi: un bene o un male?
    Svegliatevi! 1979 | 22 febbraio
    • rallegrato negli anni trascorsi sulla collina, tali incendi sono un male. Questo in particolare eliminò le linee di displuvio sui monti. Quando vennero le piogge, il suolo superficiale ricco di minerali fu portato via provocando frane di fango e danneggiando gravemente molte case. Alcuni incendi boschivi sono un bene, ma non questo, almeno per me. — Da un collaboratore.

  • Ho imparato ad apprezzare il dono della vista
    Svegliatevi! 1979 | 22 febbraio
    • Ho imparato ad apprezzare il dono della vista

      È STATO emozionante alcuni mesi fa osservare gli amici venuti alla mia festa di “ringraziamento”. Ero così felice che non avrei voluto che la festa finisse. Il “ringraziamento” era per il fatto che ci vedevo di nuovo, e mentre li osservavo soddisfatta, mentre parlavano e ridevano tutti allegramente, ringraziai Geova di poterli vedere chiaramente uno per uno.

      Comunque, anche mentre li guardavo, riandavo con la mente a oltre un anno prima, al tempo in cui il medico mi aveva detto che mia sorella sarebbe morta di uremia. Poco dopo morì mio padre di attacco cardiaco. Forse la grave malattia di mia sorella gli aveva spezzato il cuore. Un mese dopo mia sorella morì. A causa della loro morte, quando ebbi problemi di salute, ritenni opportuno farmi ricoverare in un ospedale di Manila per un controllo accurato.

      Entrai in ospedale alle quattro del pomeriggio. Due giorni dopo stavo per tornare a casa quando avvertii un improvviso e atroce dolore allo stomaco e alla testa. Chiamai il medico che mi somministrò un tranquillante. Ma il dolore non sparì.

      Sentivo bruciare la nuca e chiusi gli occhi. Quando li riaprii, era tutto scuro. Chiesi che accendessero le luci, ma risposero che erano già accese. Cominciai a tremare, rendendomi conto che non ci vedevo! Chiusi di nuovo gli occhi e li riaprii. C’era un leggero cambiamento. Ora vedevo una nebbia grigia. Non distinguevo nulla, ma vedevo qualcosa agitarsi nella nebbia se c’era movimento.

      Per un po’, pensai che sarebbe passato. Ma non passò! Quando me ne resi conto, fui presa da una crisi isterica. Supplicai che mi aiutassero e piansi amaramente finché dovettero darmi l’ossigeno. Allora pregai Geova di venirmi in aiuto e questo mi tranquillizzò.

      Incoraggiata dagli amici

      All’ospedale mi esaminarono ripetutamente gli occhi, ma giunsero tutti alla stessa conclusione: non c’era nessuna malattia organica! Ero confusa e sentivo di perdere i contatti con la realtà. Mio marito chiamò alcuni nostri amici cristiani, che vennero subito a trovarmi. La loro compagnia mi fu di grande incoraggiamento. Mi sentivo meglio interiormente, e sebbene la mia vista non migliorasse mi costrinsi ad agire normalmente per non accrescere i pesi di mio marito Manny.

      All’ospedale la mia condizione non cambiava, per cui potevo anche tornare a casa. Mi attendevano alcuni amici e i miei due figli, King e Ruth. Per qualche tempo, le visite degli amici di diverse congregazioni continuarono senza sosta. Alcuni cucinavano, alcuni facevano le pulizie e alcuni semplicemente chiacchieravano con me. Tutto questo fu molto rafforzante, ma sapevo che anche i fratelli avevano da fare. Così alla fine li ringraziai e dissi che, siccome avevo due figli grandi (King aveva 15 anni e Ruth 13) ora potevano aiutarmi loro.

      Vivere senza vedere

      A volte, quando rimanevo sola, non potevo fare a meno di piangere, riflettendo sul fatto che pareva non ci fosse nessuna possibilità di riavere la vista. Ma subito pregavo Geova e mi sentivo di nuovo felice. Dopo tutto, la mia situazione non era così brutta come quella del personaggio biblico Giobbe! Inoltre, avevo due ottimi ragazzi e un marito meraviglioso. Questo era in se stesso un motivo per essere grata a Geova.

      Mi abituai presto a fare le solite faccende in casa. Dopo circa un mese riuscivo a fare quasi tutto quello che facevo prima, sebbene non così in fretta. Andavo a fare la spesa con un’altra Testimone, e lavavo e pulivo da sola. Preparavo e cucinavo anche, sebbene avessi qualche problema a friggere. A volte mi scottavo con il grasso bollente. Assaggiavo il cibo per sapere quando era cotto.

      Manny e i ragazzi si misero d’accordo fra loro di trattarmi come prima, e non come un’invalida. Così, come prima, dicevano: “Mamma, dammi un po’ d’acqua, per favore”, o: “Cara, mi dai i calzini?” E si aspettavano che lo facessi! Questo contribuì in modo meraviglioso a infondermi fiducia.

      Nondimeno, avevo bisogno di aiuto, e mio marito e i miei figli furono molto cari. I ragazzi, in particolare Ruth, ne trassero grande beneficio. Dovettero assumersi maggiore responsabilità nella casa, e così impararono a lavorare. Facevo spesso errori, specie in principio. Quando i ragazzi erano a scuola, a volte incespicavo, mi tagliavo o ero morsa dal cane perché non vedendolo non potevo evitarlo. Ma cercavo di stare attenta e non ebbi incidenti gravi.

      Imparai ad apprezzare gli altri sensi di cui Geova ci ha dotati. Non avendo la vista, i sensi dell’udito, del tatto e del gusto si fecero più acuti. E la mia memoria migliorò immensamente. Distinguevo le monete tastandole e piegavo le banconote in modo diverso a seconda del taglio per riconoscerle al tatto. Anche ora che ci vedo di nuovo, ho ancora una memoria formidabile, e il mio udito è sensibilissimo.

      Attività cristiana

      Manny e gli amici della congregazione furono di grande aiuto facendomi partecipare regolarmente all’attività cristiana. Ero al corrente delle nuove pubblicazioni perché la sera prima di addormentarci Manny me le leggeva. Alle adunanze facevo commenti perché avevamo studiato in anticipo. Partecipavo anche al canto. Mio marito mi leggeva in fretta le parole da cantare. Io le cantavo ad alta voce, mentre lui mi leggeva a bassa voce il verso successivo.

      Potevo partecipare alla predicazione di casa in casa e continuai a condurre uno studio biblico. Naturalmente, le scritture e le domande nella pubblicazione dovevano leggerle altri. Ma io facevo domande supplementari per ribadire i punti importanti. In questa situazione fui molto grata di essermi valsa in precedenza delle occasioni di studiare la Bibbia e farmi una riserva di conoscenza! Prima la signora con cui tenevo lo studio biblico era sembrata un po’ indifferente. Ma quando divenni cieca, fece un ottimo progresso.

      Così la mia preghiera fu esaudita. Potei continuare a servire Geova, a provare gioia e ad avere successo in questo servizio.

      Mi torna la vista

      Per circa otto mesi, potei vedere solo quella nebbia grigia. Continuai a farmi visitare da vari medici e a prendere le medicine prescritte, anche se pareva non ci fosse nessun miglioramento. Ma circa due mesi dopo aver smesso di prendere le medicine mi sentii un po’ meglio. A poco a poco riuscivo a vedere forme vaghe, e la nebbia grigia scomparve. Sebbene vedessi ancora tutto bianco, questo miglioramento mi aiutò nei lavori di lavare e cucinare.

      Passò un anno. Vedevo alcuni colori, ma spesso avevo le vertigini, come se fossi sott’acqua. Tutto si muoveva e poi scompariva. Sebbene avessi ancora la vista molto debole, riconoscevo le persone quando si avvicinavano. Infine, nel 13º mese della mia malattia, guardando una scatola di biscotti riuscii a leggere le lettere sull’etichetta. Mi era tornata la vista!

      Ed eccomi lì, alla mia festa di “ringraziamento”, profondamente grata a Geova di tante cose. Ero grata, naturalmente, che mi fosse tornata la vista. Ero grata anche di tutte le cose che avevo imparate essendo stata cieca per un periodo di tempo. Mi sentivo molto più vicina ai miei fratelli cristiani, per il profondo amore mostratomi quando ne avevo più bisogno. Apprezzavo moltissimo il caloroso amore esistente nella nostra famiglia. L’accaduto ci aveva molto avvicinati. Avendo dovuto confidare profondamente in Geova, mi sentivo anche molto più vicina a lui. Avvertivo che la mia relazione con lui era divenuta più intima. E avevo imparato che il più prezioso privilegio che abbiamo è quello di servirlo. — Da una collaboratrice.

  • Il ritorno alla Bibbia reca soddisfazione
    Svegliatevi! 1979 | 22 febbraio
    • Il ritorno alla Bibbia reca soddisfazione

      SI POSSONO superare felicemente tante difficoltà applicando nella vita quotidiana la sapienza della Bibbia. Ciò è indicato dalla seguente lettera:

      “Mentre frequentavo la scuola superiore a Honolulu, nelle Hawaii, studiai per breve tempo la Bibbia con i testimoni di Geova ma non misi in pratica le cose imparate. Decisi di andare all’università e mi iscrissi all’Eastern Washington State College di Cheney (Washington), per specializzarmi in antropologia.

      “Mentre frequentavo l’università conobbi la mia futura moglie e tre anni dopo ci sposammo. Eravamo sposati da circa nove mesi quando cominciammo a guardarci intorno, comprendendo che le condizioni erano veramente pessime. Si era al principio degli anni settanta quando ci fu un forte calo nel mercato azionario. Francamente, le condizioni ci deprimevano. Spesso, leggendo i giornali, ripensavo a quello che avevo studiato nella Bibbia, e mettevo in relazione quello che leggevo nei giornali sulle condizioni del mondo con quanto aveva profetizzato la Parola di Dio.

      “Alla lavanderia a gettoni dove andavamo a fare il bucato c’erano sul tavolo alcune copie della ‘Torre di Guardia’ e di ‘Svegliatevi!’ e un giorno le additai a mia moglie, aggiungendo che avevano alcuni articoli interessanti sulle condizioni del mondo odierno. A quell’epoca non sembrava veramente interessata e non conosceva neanche molto bene i testimoni di Geova, essendo stata indottrinata alla scuola domenicale. Aveva frequentato la scuola domenicale

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