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  • Ospitalità
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • vero cristianesimo; è un’espressione di fede attiva. (Giac. 2:14-17) Dopo il versamento dello spirito santo il giorno di Pentecoste del 33 E.V., molti cristiani appena convertiti rimasero a Gerusalemme per imparare di più circa la buona notizia del Regno, prima di tornare a casa loro in varie parti della terra. I cristiani di Gerusalemme mostrarono loro ospitalità, accogliendoli in casa propria, e persino vendendo proprietà e mettendo tutto in comune. (Atti 2:42-46) In seguito gli apostoli presero disposizioni organizzate per la distribuzione di viveri alle vedove bisognose tra loro. — Atti 6:1-6.

      L’ospitalità è un requisito per i cristiani. Paolo comandò: “Non dimenticate l’ospitalità”. E Pietro mostrò che si doveva offrirla di buon grado: “Siate ospitali gli uni verso gli altri senza brontolii”. (Ebr. 13:2; I Piet. 4:9; confronta II Corinti 9:7). Evidentemente a motivo delle circostanze era necessario limitare l’ospitalità verso i non credenti. Tuttavia i cristiani devono fare “ciò che è bene verso tutti, ma specialmente verso quelli che hanno relazione con noi nella fede”. — Gal. 6:10.

      Requisito degli anziani e di coloro che ricevono speciale assistenza

      L’ospitalità era una delle importanti qualità richieste da coloro che dovevano essere nominati sorveglianti nelle congregazioni cristiane. (I Tim. 3:2; Tito 1:7, 8) Inoltre Paolo diede istruzioni a Timoteo, sorvegliante di Efeso, affinché si mettessero nell’elenco di coloro che ricevevano aiuto materiale dalla congregazione solo le vedove cristiane che avevano “ospitato estranei”. (I Tim. 5:9, 10) Evidentemente quelle donne avevano aperto la loro casa, mettendola a disposizione dei ministri cristiani o missionari che visitavano o servivano la congregazione. Molti di questi, naturalmente, prima erano “estranei” per quelle donne ospitali. Lidia era una donna del genere: era straordinariamente ospitale, infatti Luca riferisce che “ci costrinse” ad accettare la sua ospitalità. — Atti 16:14, 15, Int.

      Benedizioni

      Le Scritture, nel raccomandare l’ospitalità, rilevano che grandi sono le benedizioni spirituali di chi è ospitale. Paolo dice: “Non dimenticate l’ospitalità, poiché per mezzo d’essa alcuni, senza saperlo, ospitarono angeli”. (Gen. 19:1-3, 6, 7; Giud. 6:11-14, 22; 13:2, 3, 8, 11, 15-18, 20-22) Gesù stesso dichiarò il principio: “Vi è più felicità nel dare che nel ricevere”. — Atti 20:35.

      In una profezia relativa al suo ritorno nella gloria del regno, Gesù disse che le persone sarebbero state separate, come un pastore separa le pecore dai capri. Questo sarebbe avvenuto in base al trattamento riservato ai suoi “fratelli”, anche senza vedere Gesù con gli occhi fisici. Coloro che avrebbero mostrato ospitalità e benignità ai “fratelli” di Cristo l’avrebbero fatto perché riconoscevano che erano fratelli di Cristo e figli di Dio. (Matt. 25:31-46) Un’altra volta spiegò che non la semplice ospitalità umanitaria avrebbe recato durevole ricompensa da Dio, ma l’ospitalità motivata dal riconoscere i rappresentanti di Dio quali suoi profeti e discepoli di Cristo. — Matt. 10:40-42; Mar. 9:41, 42.

      QUANDO NON SI DEVE MOSTRARE OSPITALITÀ

      La Bibbia dice che a certuni i cristiani non devono mostrare ospitalità. L’apostolo Giovanni avverte: “Chiunque va avanti e non rimane nell’insegnamento del Cristo non ha Dio. . . . Se alcuno viene da voi e non porta questo insegnamento, non lo ricevete nella vostra casa e non gli rivolgete un saluto. Poiché chi gli rivolge un saluto partecipa alle sue opere malvage”. (II Giov. 9-11) Ospitare in casa o fraternizzare con una persona del genere sarebbe pericoloso per la propria spiritualità e, in effetti, equivarrebbe a condonare la sua condotta. Potrebbe sviare altri e recar disonore alla congregazione. Lo stesso principio è espresso anche in Romani 16:17, 18; II Tessalonicesi 3:6; Matteo 7:15; I Corinti 5:11-13.

      L’OSPITE

      Nell’antichità l’ospite, anche se era trattato col massimo rispetto e gentilezza, doveva osservare certe esigenze e avere certe attenzioni. Per esempio, una delle azioni più ignobili era mangiare il pane altrui e poi tradirli o danneggiarli. (Sal. 41:9; Giov. 13:18) L’ospite non doveva approfittare di chi lo ospitava o dei convenuti prendendo il posto d’onore, ma doveva lasciare che fosse il padrone di casa a decidere quale posto gli spettava. (Luca 14:7-11) Non doveva approfittare dell’ospitalità trattenendosi troppo a lungo e troppo spesso in casa d’altri. (Prov. 25:17) Si noti che Gesù impartiva benedizioni spirituali quando era ospite di qualcuno. (Luca 5:27-39; 19:1-8) Per una ragione simile disse ai discepoli che mandava a predicare che, una volta giunti in un villaggio, dovevano rimanere nella casa dove erano stati ospitati, e non ‘trasferirsi di casa in casa’. Non dovevano quindi cercare un posto dove il padrone di casa potesse offrire loro maggiori comodità, svago o cose materiali. — Luca 10:1-7; Mar. 6:7-11.

      L’apostolo Paolo, che viaggiò molto e fu accolto con ospitalità da molti fratelli cristiani, finanziariamente non fu però di peso a nessuno. Quasi sempre svolgeva un lavoro secolare, e stabilì la regola: “Se qualcuno non vuole lavorare, neppure mangi”. (II Tess. 3:7-12; I Tess. 2:6) Per questa ragione Paolo poté rispondere alle accuse dei cosiddetti “apostoli sopraffini” di Corinto, che lo accusavano di approfittare dei cristiani della congregazione locale. (II Cor. 11:5, 7-10) Poteva vantarsi di aver portato loro la buona notizia assolutamente “senza costo”, non accettando neanche le cose a cui aveva diritto come apostolo e ministro di Dio. — I Cor. 9:11-18.

      EVITARE L’OSPITALITÀ IPOCRITA

      In Proverbi 23:6-8 viene dato il consiglio di non accettare un’ipocrita ostentazione di ospitalità: “Non ti cibare del cibo di chi è d’occhio ingeneroso [lett. “cattivo”, NW, nota in calce; CEI], non ti mostrar bramoso delle sue leccornie. Poiché come chi ha calcolato nella sua anima, così egli è. ‘Mangia e bevi’, ti dice, ma il suo cuore stesso non è con te. Il boccone che hai mangiato, lo vomiterai, e avrai sprecato le tue piacevoli parole”. Non essendo il tipo che dà qualche cosa di cuore, ma aspettandosi di averne un tornaconto, una persona del genere fa i suoi calcoli alle spalle degli altri, facendo inviti in modo cordiale, ma con qualche secondo fine. Accettando il cibo che offre, specie se si è ghiotti dei suoi piatti prelibati tanto da desiderare di assaggiarli di nuovo, in un certo senso si cade in suo potere. Sarà difficile rifiutare qualche sua richiesta, e ci si potrebbe trovare in difficoltà. Allora ci si sentirà male persino per aver mangiato con lui, e le piacevoli parole dette nella speranza di incoraggiare la spiritualità e consolidare l’amicizia saranno certamente state sprecate. — Confronta Salmo 141:4.

  • Ossa
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    • Ossa

      Composte di tessuti organici, le ossa costituiscono la robusta struttura o scheletro dei vertebrati. Troppo complicato per essere pienamente compreso dagli scienziati, l’uomo è ‘intessuto’ di oltre duecento ossa e relativi tendini. (Giob. 10:11; Eccl. 11:5) A parità di peso, le ossa sono più forti dell’acciaio e la loro struttura è paragonabile a cemento armato. — Confronta Giobbe 40:18.

      Eva, la prima donna, fu formata da una costola presa ad Adamo. Ciò era appropriato in considerazione del fatto che le ossa sono il fondamento del corpo, sono interamente composte di cellule viventi e a loro volta producono cellule del sangue. Adamo poté veracemente dire di Eva: “Questa è finalmente osso delle mie ossa e carne della mia carne”. Era la parente più prossima che Adamo potesse avere. (Gen. 2:22, 23) Un’espressione simile ricorre diverse volte nelle Scritture per indicare una parentela stretta. — Gen. 29:14; Giud. 9:2; II Sam. 5:1; 19:12; I Cron. 11:1.

      ATTESTAZIONI CHE RAFFORZANO LA FEDE

      Giuseppe sapeva che sarebbe trascorso del tempo prima che Dio conducesse gli israeliti fuori d’Egitto per stabilirli in Canaan. Con fede, in testimonianza a Israele, comandò che alla partenza portassero con sé le sue ossa. (Gen. 50:25; Ebr. 11:22) Gli israeliti se ne ricordarono, e Mosè eseguì l’ordine quando condusse Israele fuori d’Egitto. (Eso. 13:19) Le ossa di Giuseppe furono infine sepolte a Sichem, nel tratto di terra acquistato da Giacobbe. Situata nella regione che costituì l’eredità dei figli di Giuseppe “nella regione montagnosa di Efraim”, Sichem divenne una città di rifugio. — Gios. 24:32; 20:7.

      Un miracolo (postumo) compiuto in relazione a Eliseo fu l’immediata risurrezione alla vita di un uomo il cui cadavere era stato gettato nel luogo di sepoltura di Eliseo e ne aveva toccato le ossa. Questa fu una prova che i miracoli compiuti da Eliseo erano dovuti al potere di Dio, non di Eliseo, e fu una vigorosa attestazione o sigillo di Dio comprovante l’autenticità del suo fedele profeta. — II Re 13:20, 21.

      Dopo la risurrezione Gesù apparve ad alcuni discepoli che pensavano di vedere uno spirito. Per rassicurarli Gesù disse: “Toccatemi e vedete, perché uno spirito non ha carne ed ossa come vedete che le ho io”. (Luca 24:39) Il fatto che Gesù non disse che era carne e sangue ha indotto alcuni a dire che aveva un corpo “spiritualizzato” di carne e ossa ma senza sangue. Questo argomento è completamente infondato, poiché i discepoli potevano vedere che aveva ossa e carne, ma il sangue non fuoriusciva dal suo corpo in modo da richiamare la loro attenzione. Gesù fornì così una prova per bocca di undici apostoli e di molti altri che era veramente risuscitato alla vita e che i discepoli non avevano allucinazioni quando annunciavano la sua risurrezione. — I Cor. 15:3-6.

      IMPURITÀ

      Sotto la Legge data per mezzo di Mosè, era religiosamente “impuro” chi toccava un cadavere o un osso umano o un luogo di sepoltura. (Num. 19:16) Altri giusti re di Giuda avevano combattuto la falsa adorazione abbattendo gli altari e i pali sacri. Ma il re Giosia adottò un metodo più efficace: riempì di ossa umane i luoghi dei pali sacri dell’adorazione pagana e bruciò ossa tolte dai sepolcri sugli altari, rendendoli contaminati e non idonei per il loro uso. Fece questo all’altare su cui a Betel adoravano i vitelli, e anche ad altri altari e alti luoghi di adorazione pagana in Samaria e in Giuda. Le azioni di Giosia erano state predette dal profeta di Geova circa tre secoli prima. Quando Giosia giunse al luogo dov’erano sepolte le ossa del profeta che aveva predetto ciò, per rispetto non le scoprì né le usò in tal modo. — I Re 13:2; II Re 23:14, 16-20; II Cron. 34:5.

      C’era l’usanza di imbiancare le tombe perché qualcuno non le toccasse inavvertitamente e divenisse impuro. Le tombe vicino a Gerusalemme venivano imbiancate un mese prima di Pasqua per evitare l’impurità derivante da tale contatto involontario durante quello speciale periodo di adorazione. Gesù ricorse a quest’usanza per illustrare come gli scribi e i farisei sembravano giusti esteriormente ma erano “pieni d’ipocrisia e illegalità”. — Matt. 23:27, 28.

      NEI PROVERBI

      Poiché le ossa sono essenziali per sostenere il corpo e proteggere gli organi e poiché la vita (anima) è nel sangue (Lev. 17:11, 14), la Bibbia coi suoi riferimenti a ossa e midollo ne mette in risalto l’importanza vitale per la salute dell’individuo e, in senso figurativo e simbolico, per la sua salute spirituale. Dell’uomo che conduce una vita agiata e tranquilla viene detto che “il medesimo midollo delle sue ossa è tenuto umido”. (Giob. 21:24) Il timore di Geova è ‘un ristoro per le ossa’. (Prov. 3:8) “La notizia che è buona fa ingrassare le ossa”. (Prov. 15:30) “I detti piacevoli sono . . . salute alle ossa”. (Prov. 16:24) Viceversa, “lo spirito che è abbattuto rende secche le ossa” (Prov. 17:22), e “la gelosia è marciume alle ossa”. (Prov. 14:30) Per il marito la moglie che si comporta in modo vergognoso è “come marciume nelle sue ossa”. (Prov. 12:4) È vero che il nutrimento e il principio psicosomatico hanno a che fare con l’effettiva condizione dell’organismo umano, comprese le ossa, ma è anche vero che la salute fisica, una mente felice e uno spirito buono possono far avere portamento più eretto, movimenti più animati e passo più scattante. Al contrario, atteggiamenti mentali errati fanno curvare spiritualmente. Essendo una sola carne col marito, la moglie può influire molto sulla sua posizione spirituale mostrandosi riguardosa o irriguardosa col suo modo di agire e di parlare.

      Per darci un saggio consiglio, in Proverbi viene messo in risalto il potere della pazienza e delle parole gentili nel vincere l’opposizione fredda e ostinata: “Mediante la pazienza il comandante è lusingato, e la stessa lingua mite può rompere un osso”. — Prov. 26:15.

      NELLA PROFEZIA

      All’istituzione della Pasqua, Geova ordinò che l’agnello (o capretto) fosse arrostito intero senza “rompere alcun osso”. (Eso. 12:46) Ciò si adempì in Gesù Cristo, “l’Agnello di Dio”, che è l’antitipico sacrificio pasquale. (Giov. 1:29; I Cor. 5:7) Gesù morì sul palo di tortura. I soldati si accingevano a spezzare le gambe di quelli che erano stati messi al palo quel giorno, com’era usanza per affrettarne la morte. Spezzarono le gambe dei due malfattori, ma trovato che Gesù era già morto, non gli spezzarono le gambe; tuttavia uno gli trafisse il fianco con la lancia. — Giov. 19:31-36; Sal. 34:20.

      Geova diede a Ezechiele, in Babilonia, una visione in cui paragonò Israele a ossa secche sparse in una valle. Nella visione, mentre Ezechiele profetizzava alle ossa, queste miracolosamente si ricongiunsero e si coprirono di carne. Egli profetizzò poi al vento che portò l’alito nei corpi così che si alzarono in piedi come un grande esercito. Geova spiegò che la visione si applicava a Israele che, essendo in cattività in Babilonia, aveva visto perire ogni speranza. (Ezec. 37:1-11) Similmente Geremia paragonò il re d’Assiria, che aveva preso prigioniero il regno delle dieci tribù, e Nabucodonosor re di Babilonia, che aveva deportato Giuda, a leoni che divoravano il Suo popolo e ne rosicchiavano le ossa. (Ger. 50:17) Dio aveva permesso tutto questo a motivo dell’apostasia d’Israele. Ma Geova si sarebbe ricordato di loro e avrebbe messo in loro il suo spirito, che li avrebbe resi di nuovo vivi e vitali, e li avrebbe ricondotti in Palestina. — Ezec. 37:12-14.

      Dopo che Geova avrà distrutto Gog e le sue schiere che avranno attaccato il suo popolo, ci vorranno “sette mesi” di continuo lavoro per indicare i punti in cui si trovano le ossa della folla di Gog e seppellirle onde purificare la superficie della terra da ogni impurità e contaminazione. — Ezec. 39:14-16.

      Geova descrive in modo figurativo le ricche benedizioni che recherà al suo popolo quando spazzerà via la morte, dicendo che farà per loro un banchetto di “piatti ben oliati pieni di midollo”. — Isa. 25:6.

  • Ossifraga
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    • Ossifraga

      (ossìfraga) [ebr. pères].

      Una delle “creature volatili” ritenute impure e non commestibili secondo il patto della Legge. (Lev. 11:13; Deut. 14:12) Il nome ebraico (pères) significa letteralmente “rompitore”. Di qui il nome latino ossifraga (da os, osso, e frangere, rompere), che però si poteva riferire sia a un falconide che a una procellaria, come è classificata in italiano l’ossifraga.

      Questo rapace, spesso identificato col “falco pescatore” (Pandion haliaëtus), appartiene all’ordine dei Falconiformi e ha certi aspetti caratteristici, fra cui arti simili a quelli del gufo. La testa e il becco del falco pescatore sono simili a quelli del falco, il corpo e le ali marrone scuro di sopra sono bianchi con striature brune nella parte inferiore. È lungo quasi 80 cm e ha un’apertura alare di m 1,8. Diffuso in tutto il mondo, vive in prossimità di grandi specchi d’acqua, dove si nutre del pesce che nuota in superficie. L’uccello si libra quasi senza sforzo sull’acqua, ruotando con grazia e volteggiando finché non scorge la preda. Allora piomba repentinamente giù colpendo violentemente l’acqua e a volte immergendosi completamente. È mirabilmente adatto a questo genere di attacco, poiché nelle parti inferiori ha un folto piumaggio compatto che può resistere all’impatto con l’acqua, e lunghi artigli curvi, molto affilati, che si allungano dalle ruvide dita e gli permettono di afferrare saldamente la sua preda viscida. Osservatori hanno detto che quando vola verso la riva con la preda, il falco pescatore tiene il pesce con la testa in avanti, riducendo così la resistenza dell’aria. In Palestina lo si trova specie lungo la costa del Mediterraneo.

      [Figura a pagina 921]

      Il pères, una delle “creature volatili” non commestibili secondo la legge mosaica

  • Ostinazione
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    • Ostinazione

      Il significato fondamentale dei vari termini che nella lingua originale danno l’idea di ostinazione è durezza, specie in senso negativo. Nell’uso biblico, spesso è implicito un deliberato rifiuto di rispettare la volontà o i comandi di Dio. (Sal. 78:8; 81:12; Isa. 1:23; 65:2; Ger. 3:17; 5:23; 7:23-26; 11:8; 18:12; Osea 4:16; Atti 7:51) Nelle Scritture viene messo ripetutamente in risalto che chi persiste in una condotta ostinata va incontro al disastro. (Deut. 29:19, 20; Nee. 9:29, 30; Prov. 28:14; Isa. 30:1; Ger. 6:28-30; 9:13-16; 13:10; 16:12, 13; Dan. 5:20; Osea 9:15; Zacc. 7:12; Rom. 2:5) Per esempio, la legge data da Dio a Israele prescriveva che un figlio ostinato e ribelle venisse lapidato. (Deut. 21:18, 20) Poiché Geova avverte in anticipo del suo giudizio contro gli ostinati, l’esecuzione del giudizio non può essere attribuita ad altre cause o a una fonte diversa.

      Nei suoi rapporti col genere umano, Geova Dio ha pazientemente permesso che singoli individui e nazioni, benché meritevoli di morte, continuassero a vivere. (Gen. 15:16; II Piet. 3:9) Questo ha provocato in alcuni una reazione positiva, permettendo loro di ricevere misericordia (Gios. 2:8-14; 6:22, 23; 9:3-15), mentre altri si sono induriti ancor di più contro Geova e contro il suo popolo. (Deut. 2:30-33; Gios. 11:19, 20) Poiché Geova non impedisce agli individui di essere caparbi, viene detto che ‘li lascia diventare ostinati’ o ‘indurisce il loro cuore’. Quando alla fine la vendetta si abbatte sugli ostinati, questo provoca una dimostrazione della sua grande potenza e fa sì che il suo nome venga proclamato. — Confronta Esodo 4:21; Giovanni 12:40; Romani 9:14-18.

      Ne è un esempio ciò che Dio fece in relazione al faraone che rifiutava di lasciar partire gli israeliti dall’Egitto. Geova portò dieci terribili piaghe sul paese d’Egitto. Ogni volta che il faraone induriva il suo cuore dopo la fine di una determinata piaga, Geova ne approfittava per manifestare ulteriormente la sua grande potenza con altri miracoli. (Eso. 7:3-5, 14; 11:10) Perciò alcuni egiziani si resero conto che Geova è un Dio che va ubbidito. Per esempio, quando fu annunciata la settima piaga, persino alcuni servitori del faraone provvidero a mettere al sicuro i propri servitori e il proprio bestiame prima che iniziasse la rovinosa gradinata. (Eso. 9:20, 21) Infine, quando il faraone dopo aver lasciato andare gli israeliti rese di nuovo ostinato il suo cuore e radunò l’esercito per sfogare la sua vendetta su di loro (Eso. 14:8, 9; 15:9), Geova distrusse lui e il suo esercito nel Mar Rosso. (Eso. 14:27, 28; Sal. 136:15) In seguito, per anni il nome di Dio fu proclamato fra le nazioni che parlavano di ciò che Geova aveva fatto agli egiziani a motivo della loro ostinazione. — Eso. 18:10, 11; Gios. 2:10, 11; 9:9; I Sam. 6:6.

  • Otniel
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    • Otniel

      (Otnièl) [forse, Dio è potente; composto di El (Dio) e di un nome (Otni) che ricorre solo in I Cronache 26:7, derivato pare da una radice che significa costringere].

      Giudice di Israele menzionato per primo dopo Giosuè. Otniel era “figlio di Chenaz, fratello più giovane di Caleb”. (Giud. 1:13; 3:9; Gios. 15:17) Secondo la costruzione grammaticale sia Otniel che Chenaz potrebbe essere il fratello minore di Caleb, ma per concordare con altri versetti Otniel va considerato nipote di Caleb, figlio di Chenaz, fratello di Caleb. Infatti alcune traduzioni hanno “Otniel, figlio del fratello minore di Caleb,

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