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  • Osea
    La Torre di Guardia 1957 | 15 ottobre
    • seminano vento, e mieteranno tempesta”. Poco tempo dopo l’iniquo Israele raccolse quella tempesta distruttiva quando le impetuose orde assire riuscirono a coronare la loro invasione prendendo la città capitale, Samaria, nel 740 a.C.

      Nei rimanenti capitoli, ad eccezione dell’ultimo, continua il torrente di rimproveri e dolorosi presagi della futura cattività. Rimangono inascoltati i ripetuti ammonimenti della futilità di rivolgersi per aiuto alle potenze rivali, Egitto e Assiria. (12:1) Il più esplicito avvertimento dell’imminente distruzione è in Osea 13:16: “Samaria sarà punita della sua colpa, perché si è ribellata al suo Dio. Cadranno per la spada; i loro bambini saranno schiacciati, le loro donne incinte saranno sventrate”. I vitelli d’oro e gli altri dèi demonici degli Israeliti spiritualmente adulteri sarebbero stati impotenti ad arrestare l’invasione delle orde assire.

      Ma Osea predisse anche una restaurazione per Israele. (1:10, 11; 2:14-23; 3:5; 14:1-9) Benché non si adempisse su Israele nessun ritorno in massa dalla cattività, molti sudditi del regno delle dieci tribù furono liberati. Essi fuggirono in Giuda per non subire la cattività assira, e molti dei loro discendenti ritornarono senza dubbio dalla cattività babilonese duecento anni più tardi. Così in questo senso figurativo avvenne per Israele un adempimento di restaurazione su piccola scala. L’adempimento completo venne sull’Israele spirituale, particolarmente dal 1918 d.C. in poi.

      Altre profezie scritte da Osea hanno avuto adempimento sia su piccola scala che su scala più grande. Numerosi riferimenti sono fatti alle profezie di Osea da Cristo Gesù e dai suoi discepoli, corroborando così l’autenticità e l’ispirazione di questo libro. A questo riguardo si confrontino Osea 1:10; 2:23 con Romani 9:25, 26 e 1 Pietro 2:10; Osea 6:2, 6 con 1 Corinzi 15:4 e Matteo 9:13; 12:7; Osea 10:8 con Luca 23:30 e Apocalisse 6:16; Osea 11:1 con Matteo 2:15; Osea 13:14 con 1 Corinzi 15:55; e Osea 14:2 con Ebrei 13:15.

  • Scritture per novembre
    La Torre di Guardia 1957 | 15 ottobre
    • Scritture per novembre

      16 Rendete a Cesare quel ch’è di Cesare, e a Dio quel ch’è di Dio. — Mar. 12:17. TG 1/3/57 5, 6a

      17 Perciò è necessario che prestiamo attenzione più del solito alle cose che abbiamo udite, affinché non ci sviamo. — Ebr. 2:1, NM. TG 15/10/56 19a

      18 L’amore del denaro è radice d’ogni sorta di cose nocive, e cercando questo amore alcuni si sono sviati dalla fede. — 1 Tim. 6:10, NM. TG 1/11/56 12, 13a

      19 La via degli empi è come il buio; essi non scorgono ciò che li farà cadere. Ma il sentiero dei giusti è come la luce che spunta e va vie più risplendendo, finché sia giorno perfetto. — Prov. 4:19, 18. TG 1/9/56 16, 17a

      20 Geova certamente sa come liberare le persone di sincera devozione dalla prova, e riservare gli ingiusti per il giorno del giudizio perché siano annientati. — 2 Piet. 2:9, NM. TG 1/6/57 9

      21 Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata a scopo di testimonianza a tutte le nazioni, e allora verrà la fine compiuta. — Matt. 24:14, NM. TG 1/7/57 21

      22 Cantate a Jahveh un cantico nuovo, poich’egli ha compiuto meraviglie! — Sal. 98:1, Luzzi. TG 1/4/57 16, 17a

      23 Siate ubbidienti a coloro che vi governano e siate sottomessi, perché essi vegliano sulle anime vostre come chi ne renderà conto. — Ebr. 13:17, NM. TG 1/6/57 14, 15a

      24 In quanto a quello sul buon terreno, questi son coloro che, dopo aver udito la parola con un cuore giusto e buono, la ritengono e portano frutto con perseveranza. — Luca 8:15, NM. TG 1/7/57 4a

      25 Comportatevi in maniera degna della buona notizia relativa al Cristo, affinché, o che io venga e vi veda o che sia assente, oda . . . che restate fermi in uno stesso spirito. — Filip. 1:27, NM. TG 1/12/56 5a

      26 Custodisci il tuo cuore più d’ogni altra cosa, poiché da esso procedono le sorgenti della vita. — Prov. 4:23. TG 1/9/56 12, 13

      27 Chiunque ode dica: “Vieni!” E chiunque ha sete venga; chiunque vuole prenda l’acqua della vita gratuitamente. — Apoc. 22:17, NM. TG 1/7/57 1, 2a

      28 Felici voi quando per amor mio vi biasimano e mentendo dicono contro di voi ogni specie di empietà. Rallegratevi e saltate per la gioia, giacché la vostra ricompensa è grande nei cieli. — Matt. 5:11, 12, NM. TG 15/3/56 5, 6b

      29 Quanto a Geova, egli ha fatto i cieli stessi. Dignità e splendore gli stanno dinanzi, potenza e bellezza stanno nel suo santuario. — Sal. 96:6, NM. TG 1/4/57 7a

      30 Se Satana caccia Satana, egli è diviso contro se stesso; come dunque potrà sussistere il suo regno? — Matt. 12:26. TG 15/8/56 29, 30

  • Studi “Torre di Guardia” per le settimane
    La Torre di Guardia 1957 | 15 ottobre
    • Studi “Torre di Guardia” per le settimane

      del 24 novembre: Mostrate rispetto per l’organizzazione di Geova. Pagina 621.

      del 1º dicembre: Abbiate fiducia nei vostri fratelli fedeli e provati. Pagina 627.

  • Annunzi
    La Torre di Guardia 1957 | 15 ottobre
    • Annunzi

      LA CONOSCENZA È FONTE DI VITA

      La conoscenza è fonte di vita. Ma non basta raccogliere soltanto informazioni d’attualità. Ecclesiaste 7:13 (Ti) dichiara: “Il vantaggio dell’istruzione e della sapienza è questo, che danno la vita a chi le possiede”. Poiché sapienza significa applicare le informazioni per compiere il bene, questa scrittura mette in risalto l’importanza non solo delle informazioni, ma anche del loro saggio uso per ottenere eterna salvezza. Siete soddisfatti della vostra conoscenza della Bibbia? Potreste servirvi delle Scritture per istruire saggiamente un caro amico o parente sui fondamenti stessi della conoscenza biblica? Non declinate la responsabilità dicendo: “Questo riguarda il clero”. Paolo disse a tutti i primi Cristiani, non solo ai sorveglianti del gregge: “Mentre dovreste esser maestri in considerazione del tempo, voi avete ancora bisogno di qualcuno che v’insegni dall’inizio” (Ebr. 5:12, NM) Preparatevi ora. È vitale per la vita vostra e di coloro che potreste ammaestrare. Vogliate dunque abbonarvi alla rivista Svegliatevi! pubblicata quindicinalmente anche in italiano, inviando oggi $ 1 o L. 650 e riceverete in omaggio tre istruttivi opuscoli.

  • Domande dai lettori
    La Torre di Guardia 1957 | 15 ottobre
    • Domande dai lettori

      ◆ La legge di Mosè vietava agli Israeliti di esigere interessi sui prestiti fra loro, e Gesù disse di prestare senza interesse e senza sperare una restituzione. Significa questo che i fratelli cristiani non devono oggi né pagare né ricevere interessi gli uni dagli altri? Gesù intendeva forse dire non solo di non pagare gli interessi ma anche di non restituire il prestito? — J. G., Stati Uniti.

      La legge mosaica parlava di prestiti concessi ai poveri, a quelli che si trovavano in difficoltà finanziarie e avevano bisogno di aiuto. Essa obbligava a prestare a tali persone per sollevarle dalla loro miseria, ma vietava di esigere interessi su questi prestiti fatti ai poveri. A chi faceva il prestito veniva poi restituita la somma, e talvolta venivano dati pegni di garanzia a riconoscimento del debito. Allora in Israele i prestiti fra gli Israeliti, o anche a favore dei non Israeliti che risiedevano nel Paese e facevano parte della comunità ebraica venivano fatti per alleviare la povertà o la sfortuna ed era considerato ingiusto approfittare delle difficoltà del prossimo. I prestiti non avevano scopi commerciali. Ma il caso era diverso per gli stranieri che attraversavano il Paese con carovane o vi sostavano per commerciare. Essi potevano chiedere prestiti per aumentare il loro capitale e accrescere le loro possibilità di guadagno, ed era giusto che per l’impiego di tale denaro fosse corrisposto un pagamento ragionevole. In questi casi gli Israeliti potevano legalmente richiedere l’interesse. — Eso. 22:25, 26; Lev. 25:35-37; Deut. 15:8; 23:19, 20; 24:6.

      In Luca 6:34, 35 Gesù disse: “Se prestate a quelli dai quali sperate ricevere, qual grazia ne avete? Anche i peccatori prestano ai peccatori per riceverne altrettanto. Ma amate i vostri nemici, e fate del bene e prestate senza sperarne alcun che, e il vostro premio sarà grande e sarete figliuoli dell’Altissimo; poich’egli è benigno verso gl’ingrati e malvagi”. Qui Gesù va oltre la legge mosaica, come in altri casi inerenti alla legge. Non solo disse di evitare l’adulterio come la legge comandava, ma di non considerarlo neanche nel proprio cuore. Non solo disse di evitare l’omicidio come la legge esigeva, ma di non chiamare neanche con un appellativo spregevole il proprio fratello. Qui egli dice di prestare, non solo senza interesse, ma senza nemmeno aspettare la restituzione della somma data in prestito. Qualche volta anche i peccatori prestavano senza interesse. I Cristiani dovevano far di più, non aspettandosi nemmeno la restituzione della somma. — Matt. 5:21, 22, 27, 28.

      In tal caso il loro premio sarebbe stato grande e sarebbero stati veri figli di Dio, perché, come lui, avrebbero soccorso i buoni e i cattivi, senza ricompensa. Se fate questo il vostro premio sarà grande, perché Geova vi ricompenserà. Perché mai dovrebbe egli ricompensarvi particolarmente se siete stati ripagati? Questa sarebbe la vostra ricompensa. Ma se voi non vi aspettate d’esser ripagati, se date il denaro per aiutare i poveri, Geova vi ricompenserà alla risurrezione dei giusti, come è indicato quando Gesù disse agli uomini di non invitare ad un convito quelli in grado di contraccambiarlo, ma di invitare quelli troppo poveri da contraccambiare, e quindi “sarai felice, perché essi non hanno nulla per ricompensarti. Poiché tu sarai ricompensato nella risurrezione dei giusti”. — Luca 14:12-14, NM.

      Geova ricompenserà, poiché i poveri appartengono a lui, e aiutarli è come prestare a Geova e sarà lui a ripagarvi, non i poveri che voi aiutate. Se esigete la restituzione del prestito, avete il vostro pagamento e non ne riceverete alcuno da Dio. Ma se aiutate i poveri non aspettandovi alcuna restituzione, si applicherà Proverbi 19:17: “Chi ha pietà del povero presta all’Eterno, che gli contraccambierà l’opera buona”. Perché aiutare i poveri è come prestare a Geova? Perché “chi opprime il povero oltraggia Colui che l’ha fatto, ma chi ha pietà del bisognoso, l’onora”. (Prov. 14:31) Ciò che facciamo ai poveri è considerato come fatto a Geova, precisamente come ciò che è fatto ai fratelli di Cristo è considerato come fatto a Cristo. Tutto questo si applica all’assistenza data ai poveri e agli indigenti.

      Ma la cosa cambia aspetto quando si tratta di prestiti a scopo commerciale. Supponiamo che un fratello voglia un prestito per sviluppare la sua attività commerciale. Potrebbe chiederlo alla banca e pagare l’interesse bancario, ma se egli preferisce avere il prestito da un altro fratello dandogli l’interesse e desiderando che guadagni lui invece che la banca? Egli lo può fare senza violare nessun comandamento, e colui che concede il prestito non violerà alcun comandamento per il fatto che accetta l’interesse sul denaro prestato. C’è una grande differenza tra il prestare a chi è nell’indigenza e a chi non lo è. Se colui che riceve è povero, il Cristiano, in armonia con le parole di Gesù, dovrebbe aiutarlo senza chieder nulla, dovrebbe dare liberamente, senza nemmeno aspettare la restituzione della somma data in prestito. Allora Geova osserverà e ricompenserà il generoso, notando la sua ammirevole manifestazione di amor fraterno, considerazione e prontezza a condividere, e Dio lo giudicherà degno di vita nel nuovo mondo, ricompensandolo in tal modo.

      Colui che chiede un prestito a scopi commerciali non è povero. Egli vuole semplicemente ricevere in prestito una somma per sviluppare le sue attività commerciali, per accrescere il suo reddito. Non sarebbe giusto che un fratello facesse un vero e proprio dono di denaro a un altro fratello, che già ne possiede, onde ne guadagni di più. Tuttavia se applichiamo le parole di Gesù a prestiti commerciali oppure a tutti i prestiti questo ne sarebbe il risultato. Pertanto le parole di Gesù e il divieto della legge mosaica circa l’interesse si applicano soltanto ai prestiti fatti a persone bisognose. Quindi se un fratello presta del denaro ad un altro per scopi commerciali colui che fa il prestito può attendersi la restituzione della somma e può anche esigere l’interesse. Che l’interesse sia giusto in certe circostanze è mostrato dall’illustrazione di Gesù in merito alle attività commerciali con impiego di denaro: “Dovevi dunque portare il mio denaro dai banchieri; e al mio ritorno, avrei ritirato il mio con interesse”. (Matt. 25:27) Questo schiavo fu disapprovato perché non impiegò in commercio il denaro affidatogli per accrescerlo. È più che giusto che un fratello che presta ad un altro per ragioni commerciali riceva l’interesse, perché colui che riceve il prestito adopera il denaro a proprio vantaggio e guadagno, e colui che lo rende possibile mediante un prestito dovrebbe giustamente partecipare ai frutti di quel denaro. Egli riceve la sua parte applicando l’interesse.

      Ora il punto da determinare è questo: Il fratello che chiede un prestito è nell’indigenza? In tal caso condividete liberamente, non aspettandovi alcuna restituzione. Se egli non si trova in estremo bisogno, ma chiede solamente un’assistenza temporanea per rimettersi in piedi dopo qualche rovescio finanziario, un altro fratello potrebbe fargli un prestito ma senza chiedergli alcun interesse, aspettando tuttavia la restituzione della somma quando chi era nel bisogno si è rimesso finanziariamente. Ma se il prestito viene fatto per motivi commerciali, per accrescere il reddito, colui che fa il prestito può certamente condividere il guadagno reso possibile dal suo denaro, applicandovi l’interesse.

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