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ArcheologiaAusiliario per capire la Bibbia
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Ceram (Einaudi, 1955) che riporta le seguenti informazioni su un eminente assiriologo che contribuì alla decifrazione della lingua “ittita” (pp. 125-129): “Il suo lavoro è veramente prodigioso: tanta era l’intelligenza con cui si mescolavano e si intrecciavano in esso errori veri e propri e notevoli scoperte, . . . e c’erano in lui errori motivati con tanto acume, che occorsero decenni per poterli individuare e sopprimere. È assolutamente impossibile seguire qui, sia pure nelle linee più generali, il processo del suo pensiero così traboccante di erudizione filologica”. Lo scrittore descrive poi la cocciutaggine di questo studioso che non rivedeva mai le proprie tesi: solo dopo molti anni acconsentì ad apportare alcune correzioni, ma a quelle che risultarono poi le interpretazioni giuste! A proposito della violenta polemica, piena di recriminazioni personali, fra questo studioso e un altro esperto di cuneiforme “ittita”, l’autore osserva come questo “fanatismo costituisse la forza motrice che animava gli scienziati”. Perciò, anche se il tempo e lo studio hanno eliminato molti errori nella comprensione delle iscrizioni antiche, facciamo bene a renderci conto che ulteriori ricerche porteranno probabilmente altre correzioni.
La preminenza della Bibbia, quale fonte di conoscenza fidata, di informazioni veraci e quale guida sicura, è messa in risalto da questi fattori. Questa raccolta di documenti scritti ci dà il quadro più chiaro del passato dell’uomo e ci è giunta non grazie agli scavi, ma essendo preservata dal suo Autore stesso, Geova Dio. È “vivente ed esercita potenza” (Ebr. 4:12), ed è la “parola dell’Iddio vivente e permanente”. “Ogni carne è come l’erba, e tutta la sua gloria è come il fiore dell’erba; l’erba si secca, e il fiore cade, ma la parola di Geova dura per sempre”. — I Piet. 1:23-25.
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ArciereAusiliario per capire la Bibbia
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Arciere
Dopo il Diluvio l’uso dell’arco e delle frecce permise all’uomo di uccidere animali troppo veloci e pericolosi per essere catturati altrimenti, che gli servivano per nutrirsi, vestirsi e coprirsi. Con l’ascesa di Nimrod, arcieri furono probabilmente arruolati al suo servizio.
Nel XX secolo a.E.V., Ismaele figlio primogenito di Abraamo “divenne arciere” per sopravvivere nel deserto. (Gen. 21:20) Anche Esaù, nipote di Abraamo, era abile nel maneggiare l’arco. (Gen. 27:3) I monumenti attestano che dai tempi più antichi gli arcieri costituivano il grosso delle truppe d’assalto egiziane, e sono presenti arcieri anche in sculture babilonesi. Ai giorni di Giosuè (Gios. 24:12) e di Davide (I Cron. 12:1, 2) e anche dopo, gli arcieri ebbero un ruolo importante nell’esercito d’Israele. (II Cron. 14:8; 26:14) Arcieri filistei, siri ed egiziani colpirono rispettivamente i re Saul, Acab e Giosia. — I Sam. 31:1-3; I Re 22:34, 35; II Cron. 35:20, 23.
Bassorilievi di Ninive raffigurano arcieri assiri su carri da guerra, con due archi, uno lungo e uno corto. Quando lanciavano una freccia ne tenevano altre in mano, aumentando così la rapidità del tiro. Il piano d’attacco assiro era di sopraffare il nemico con una pioggia di frecce, e poi ricorrere alla spada e alla lancia nell’inseguimento.
I persiani erano considerati gli arcieri più esperti del mondo. Bassorilievi di Persepoli e Susa mostrano soldati medi e persiani armati di arco e faretra. Dai cinque ai vent’anni i ragazzi persiani imparavano a maneggiare l’arco e cavalcare; i cavalieri persiani erano esperti anche nel tirare all’indietro. La mobilità e la libertà di movimento degli arcieri erano fondamentali nella strategia persiana per tempestare di frecce l’avversario.
Le potenze occidentali greca e romana non facevano così grande uso di arco e frecce come le nazioni orientali, anche se a volte gli arcieri ebbero una parte importante nelle loro vittorie. Questo poteva dipendere dalla minor efficacia del metodo greco di tendere l’arco all’altezza del busto, invece di tenderlo all’altezza della guancia o dell’occhio come facevano egiziani e persiani. Mercenari cretesi e asiatici sembra fornissero esperti arcieri, mentre greci e romani preferivano usare spada e lancia.
[Figura a pagina 102]
Arciere egizio in piedi sul carro, da un dipinto scoperto in una tomba a Tebe
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ArcoAusiliario per capire la Bibbia
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Arco
Vedi ARMI, ARMATURA.
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ArcobalenoAusiliario per capire la Bibbia
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Arcobaleno
Arco semicircolare che riflette i colori dello spettro solare. In ebraico non c’è un vocabolo particolare per arcobaleno, quindi nella Bibbia ricorre il vocabolo corrispondente a un normale “arco” (con cui si lanciano frecce). — Gen. 9:13; Ezec. 1:28.
Complicate teorie sono state formulate per spiegare la formazione dell’arcobaleno. Basilarmente, quando un raggio di luce bianca penetra in una goccia d’acqua si rifrange in diversi colori, perché la goccia agisce come un minuscolo prisma. Ciascun colore colpisce la superficie interna della goccia e torna indietro riflesso a un angolo diverso e particolare. Infatti l’osservatore vede un arco con tutti e sette i colori dello spettro (dall’interno verso l’esterno dell’arco: violetto, indaco, blu, verde, giallo, arancione e rosso), anche se a volte questi si fondono in modo che solo quattro o cinque sono chiari. A volte si forma un arco “secondario” più grande e meno distinto con i colori invertiti. L’arcobaleno è tuttora oggetto di studio da parte degli scienziati.
La prima menzione biblica di un arcobaleno si ha in relazione al patto che Dio fece con Noè e la sua progenie dopo che i superstiti del Diluvio erano usciti dall’arca. (Gen. 9:8-17; Isa. 54:9, 10) Tale splendida vista in se stessa poteva essere rassicurante e indicare pace per Noè e la sua famiglia. Ma se l’arcobaleno fosse già stato visto in precedenza, non avrebbe avuto vero senso che Dio lo dichiarasse uno straordinario segno del suo patto. Sarebbe stato una cosa ovvia, e non avrebbe
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