-
Sopportiamo il peso dell’ingiustiziaLa Torre di Guardia 1979 | 15 aprile
-
-
Il grande avversario dell’uomo, Satana il Diavolo, sostiene che chi serve Dio lo faccia per egoismo. Lo si capisce dall’accusa che Satana mosse contro Giobbe: “L’uomo darà tutto ciò che ha per la sua anima. Per cambiare, stendi la tua mano, ti prego, e tocca fino al suo osso e alla sua carne e vedi se non ti maledirà nella tua medesima faccia”. (Giob. 2:4, 5) Quindi rimanendo leali a Dio nonostante le ingiustizie, possiamo mostrare il giusto motivo del nostro cuore, come fece Giobbe.
13. Come possiamo evitare di reagire alle circostanze avverse nel modo indicato in Salmo 73:21, 22?
13 Se siamo vittime dell’ingiustizia a causa di pregiudizio o perché ci rifiutiamo di far politica, dobbiamo stare attenti a non reagire al fatto che Dio permette le ingiustizie basandoci solo sui nostri sentimenti o sulle nostre emozioni, come se fossimo animali irragionevoli. Questo potrebbe renderci profondamente amareggiati e farci perdere l’equilibrio, inducendoci a vedere le cose strettamente dal nostro punto di vista e rendendoci ciechi al proposito di Dio. Questo è ciò che accadde ad Asaf. Egli ammette: “Il mio cuore era esacerbato e nei miei reni avevo acute pene, ed ero irragionevole e non potevo sapere; divenni come le semplici bestie dal tuo punto di vista”. — Sal. 73:21, 22.
14. Quale relazione dovremmo sforzarci di salvaguardare?
14 Indipendentemente dalle difficoltà che abbiamo, dovremmo fare ogni sforzo per salvaguardare la nostra relazione con Geova Dio, poiché è da lui che saremo innalzati. Il salmista lo comprese. Leggiamo: “Io sono di continuo con te; tu hai afferrato la mia destra. Col tuo consiglio mi condurrai, e poi mi porterai fino alla gloria. Chi ho io nei cieli? E oltre a te non ho effettivamente altro diletto sulla terra. Il mio organismo e il mio cuore son venuti meno. Dio è la roccia del mio cuore e la mia parte a tempo indefinito. Poiché, ecco, i medesimi che si allontanano da te periranno. Per certo ridurrai al silenzio ognuno che ti lascia in maniera immorale. Ma in quanto a me, avvicinarmi a Dio è bene per me. Nel Sovrano Signore Geova ho posto il mio rifugio, per dichiarare tutte le tue opere”. — Sal. 73:23-28.
15. Come Geova ci condurrà alla gloria?
15 Dovremmo ricordare che Geova non ci abbandonerà in nessuna circostanza se gli rimaniamo fedeli. Egli è sempre con noi. L’Altissimo ci prenderà per mano, per condurci e sostenerci. Il consiglio di Geova sarà la nostra guida verso un avvenire sicuro e felice. Anche se siamo umiliati per qualche tempo, Geova capovolgerà la situazione e ci porterà alla gloria o all’onore. Come Asaf, non abbiamo nessuno tranne il Padre celeste a cui appoggiarci per essere confortati.
16. (a) In che senso Dio è la roccia del nostro cuore? (b) Come può Geova essere la nostra “parte”? (c) Cosa dovremmo sforzarci di fare in relazione alle meravigliose opere di Geova?
16 Avere l’approvazione di Geova dovrebbe essere effettivamente il nostro più grande diletto. Anche se il nostro organismo e il nostro cuore vengono meno, Geova ci rafforzerà. Egli renderà stabile il nostro cuore affinché non perdiamo la speranza e il coraggio davanti all’avversità. Veramente il privilegio d’essere in una relazione intima col nostro Padre celeste e di poterlo servire è una parte sommamente dilettevole, un bene d’inestimabile valore. Non lasciamocelo mai sfuggire, poiché sarebbe disastroso per noi, come lo è per tutti quelli che abbandonano Geova. Come il salmista, avviciniamoci a Geova, mettendo tutte le nostre preoccupazioni nelle sue mani. Questo è bene, e promuoverà la nostra felicità e il nostro benessere. Inoltre, narriamo ad altri le meravigliose opere di Geova, rafforzando così quelli che hanno dubbi.
17. Quale dovrebbe essere il perno della nostra vita, e come ci aiuterà questo a sopportare le ingiustizie?
17 Oggi possiamo veramente trarre grande beneficio da ciò che il salmista scrisse in base alla sua esperienza. Anche se le ingiustizie che vediamo in questo sistema ci turbano, è possibile sopportare felicemente questo peso imperniando la nostra vita sul servizio di Dio. Così facendo ci assicureremo la ricompensa. (Ebr. 6:10) Ed essa sarà così grande che, in paragone, qualsiasi prova o tribolazione possiamo dover affrontare sarà solo “momentanea e leggera”. — 2 Cor. 4:17.
-
-
La sofferenza che può giovarviLa Torre di Guardia 1979 | 15 aprile
-
-
La sofferenza che può giovarvi
“Di questo fatto voi vi rallegrate grandemente, essendo al presente per poco tempo, se necessario, addolorati da varie prove, onde la provata qualità della vostra fede, di valore assai più grande dell’oro che perisce malgrado sia provato dal fuoco, sia trovata causa di lode e gloria e onore alla rivelazione di Gesù Cristo”. — 1 Piet. 1:6, 7.
1. Quali maltrattamenti subirono i cristiani nei primi tempi della congregazione?
FURONO scherniti, picchiati e imprigionati. Le loro case furono invase, i loro beni saccheggiati. Alcuni loro leali amici e parenti perirono per mano di turbe infuriate o furono condannati a morte per decreto giudiziario. Non avevano commesso nessun delitto che giustificasse tale brutale trattamento. Conducevano una vita esemplare e nutrivano vero amore per i loro simili. Ma incorsero nell’odio di molti. Perché? Perché erano discepoli di Gesù Cristo. — Atti 8:1-3; Ebr. 10:32-34.
UNA FORMA DI DISCIPLINA UTILE
2, 3. (a) Perché certi ebrei divenuti cristiani si stavano stancando di correre la corsa della vita? (b) Cosa avevano dimenticato?
2 La terribile sofferenza subita dai cristiani fu utile? Qualcuno potrebbe rispondere prontamente di no. La Bibbia, comunque, presenta il fatto d’essere costretti a subire maltrattamenti come qualcosa di molto profittevole. Agli ebrei divenuti cristiani nel primo secolo fu detto: “Nel fare la vostra gara contro tale peccato non avete ancora resistito fino al sangue, ma avete interamente dimenticato l’esortazione rivoltavi come a figli: ‘Figlio mio, non disprezzare la disciplina di Geova e non venir meno quando sei corretto da lui; poiché Geova disciplina colui che ama; infatti, egli flagella ognuno che riceve come figlio’”. — Ebr. 12:4-6.
3 L’opposizione incontrata dagli ebrei divenuti cristiani era davvero forte. Ma nella loro lotta contro il peccato che facilmente avvince, la perdita della fede, non erano arrivati al punto che fosse sparso il loro sangue. Forse molti di loro erano apatici nella corsa della vita e quindi non conducevano la loro gara contro questo peccato in modo da riuscire a resistere ‘fino al sangue’. Erano stanchi di dover subire i vituperi degli empi. (Ebr. 12:3) Non comprendevano che l’aspro trattamento inflitto dagli oppositori era come una disciplina da Geova e la conferma ch’egli li amava profondamente come suoi figli. Avevano dimenticato l’esortazione scritturale contenuta in Proverbi 3:11, 12. Ampliando l’applicazione di questo passo, la lettera agli Ebrei continua:
“È per la disciplina che perseverate. Dio tratta con voi come con figli. Poiché qual è il figlio che il padre non disciplina? Ma se voi siete senza la disciplina della quale tutti sono divenuti partecipi, siete realmente figli illegittimi e non figli. Inoltre, avevamo i padri che erano della nostra carne per disciplinarci, e rendevamo loro rispetto. Non ci sottoporremo molto di più al Padre della nostra vita spirituale e vivremo? Poiché essi ci disciplinavano per pochi
-