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Cercate Dio mentre si può trovareLa Torre di Guardia 1974 | 1° gennaio
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con l’atto e lo spirito di disubbidienza. Mancarono deliberatamente di conformarsi. Cioè ignorarono volontariamente la divina linea di demarcazione fra ciò che era permesso mangiare e ciò che non lo era, e stabilirono la propria. Con quale risultato?
18. (a) Come Dio salvaguardò i suoi diritti? (b) Fino a che punto il genere umano ha subìto gli effetti della disubbidienza di Adamo, per cui sorgono quali domande?
18 Dopo che era stato pronunciato il giudizio di Dio, Adamo e sua moglie furono espulsi dal giardino dove dimoravano. Il ritorno in esso fu reso impossibile. Geova “cacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino d’Eden i cherubini e la fiammeggiante lama d’una spada che ruotava continuamente per custodire la via dell’albero della vita”. (Gen. 3:24) Questo era un minaccioso segno di confine; una barriera impenetrabile per loro. Peggio, furono banditi dalla faccia e dalla presenza di Geova. Come figli di Adamo, tutti noi, ‘fatti da un uomo’, ne risentiamo gravemente gli effetti. A causa del peccato e dell’imperfezione, per non menzionare i ‘tempi di ignoranza’ in cui viviamo, siamo estraniati da Dio. (Atti 17:26, 30) Ammettiamo che si pratica molta religione fra gli uomini estraniati da Dio. Ci sono molte religioni, e molte persone sono soddisfatte della loro particolare religione. Decidono da sé fra il bene e il male in materia di religione o dove c’è una contesa morale da considerare. Lo fate voi? E significa forse che non ci sia nessuna speranza nell’esistenza? La ricerca del vero Dio e della vera religione è tutta vana? Può la ricerca concludersi con successo per noi? Notate ciò che accadde dopo l’espulsione dell’uomo dall’Eden, e l’incoraggiamento che se ne può ricevere.
COME SI PUÒ TERMINARE LA RICERCA
19. Quale contrasto si vede fra i primi due figli di Adamo, e quale risultato portò la condotta di Caino?
19 I primi due figli di Adamo, per fare un contrasto, ci saranno molto utili nella nostra ricerca. Ciascuno di essi portò un’offerta a Geova, ma, come mostrarono gli avvenimenti, ciascuno con un diverso motivo. L’offerta di Caino consistente di “frutti della terra” era forse solo una formalità, che non doveva essere superata da quella del fratello minore, Abele, il quale portò un’offerta di prima qualità consistente “dei primogeniti del suo gregge, pure i loro pezzi grassi”. In qualche modo non rivelato, Geova mostrò favore ad Abele e alla sua offerta, ma “non guardò con alcun favore a Caino e alla offerta”. Per cui Caino “si accese di grande ira”. Allora Geova lo avvertì benignamente: “Se ti volgi per fare il bene, non ci sarà un’esaltazione? Ma se non ti volgi per fare il bene, il peccato è in agguato all’ingresso, e la sua brama si volge verso di te; e tu, da parte tua, lo padroneggerai?” Questo rivela che Caino aveva già agito in modo cattivo, cercando evidentemente “un’esaltazione” con uno spirito egoistico e ostinato. Era pericolosamente vicino ad attraversare il confine della padronanza di sé. Lo attraversò per davvero, e divenne il primo assassino. “Se ne andò dalla faccia di Geova e prese residenza nel paese di Fuga”, il paese della fuga dalla giustizia. — Gen. 4:3-16.
20. In che modo Abele poté edificare una forte fede, unita a quali altre eccellenti qualità?
20 Se guardiamo ad Abele, che felice contrasto! In qualche modo Dio gli mostrò favore. Abele ne fu pienamente consapevole, Paolo lo mise in risalto, dicendo che “per fede Abele offrì a Dio un sacrificio di maggior valore di quello di Caino, mediante la cui fede gli fu resa la testimonianza ch’era giusto, rendendo Dio testimonianza riguardo ai suoi doni; e per mezzo d’essa egli, benché morto, parla ancora”. (Ebr. 11:4) La fede di Abele aveva un buon fondamento. Senz’altro gli era stata fatta una particolareggiata descrizione degli abbondanti provvedimenti di Geova che c’erano nel Giardino d’Eden. Sapeva sicuramente che Geova aveva parlato ad Adamo come un padre parla a suo figlio. Conosceva la promessa e profezia edenica di Geova Dio circa la ferita della testa del serpente, e aveva una sicura speranza nel suo adempimento, benché non sapesse esattamente quando o come. Oltre alla fede e alla speranza, aveva quell’altra preminente qualità. Coltivò vero amore verso Geova, unito a un forte senso di lealtà e apprezzamento, abbastanza forte da vincere la cattiva influenza e l’esempio dei suoi genitori e del fratello maggiore. — Gen. 3:15; 1 Cor. 13:13.
21. Quale incoraggiamento possiamo trarre dalla considerazione di Abele?
21 Per Abele, che aveva l’evidenza della benedizione di Geova su di sé, la ricerca del vero Dio era finita. Egli non aveva bisogno di cercare Dio, eccetto nel senso di cercar sempre di conservare il Suo favore con la giusta condotta nello spirito della vera ubbidienza di cuore. Ciò che fu possibile ad Abele è possibile a voi. Attendiamo vivamente con fiducia di investigare la Parola di Dio per ricevere ulteriore guida e incoraggiamento. Ricordate il modo in cui Geova aiutò Abele, e, potremmo dire, il modo in cui offrì anche soccorrevole aiuto a Caino.
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I confini del regno di DioLa Torre di Guardia 1974 | 1° gennaio
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I confini del regno di Dio
1. In Matteo 5:3, 19, quali due esigenze sono menzionate relativamente al regno di Dio?
NEL suo famoso Sermone del Monte, Gesù diede risalto all’importanza di cercare il regno di Dio in diretta relazione con i suoi confini, cioè le persone che avrebbe incluso fra i suoi membri. Menzionando prima il bisogno che gli eredi del Regno abbiano umiltà e un’attitudine supplichevole, disse: “Felici quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale, poiché a loro appartiene il regno dei cieli”. Dando avvertimento e incoraggiamento, mise anche in risalto il bisogno che gli eredi del Regno si mantengano entro i limiti dei comandamenti di Dio, dicendo: “Chi viola perciò uno di questi minimi comandamenti [della Legge mosaica] e insegna così agli uomini, sarà chiamato ‘minimo’ [quindi inadatto] riguardo al regno dei cieli. In quanto a chi li osserva e li insegna, sarà chiamato ‘grande’ riguardo al regno dei cieli”. — Matt. 5:3, 19.
2. Come si possono e si devono applicare personalmente le suppliche iniziali del Padre nostro?
2 Considerate quindi le parole iniziali della preghiera modello che è parte di quel discorso: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. (Matt. 6:9, 10) Queste non sono soltanto suppliche generali. In effetti, formano dei confini, o delle norme, che dobbiamo applicare personalmente a noi stessi. Dobbiamo santificare il nome di Geova nel nostro cuore e nella nostra mente e in tutta la nostra condotta. Come scrisse l’apostolo Paolo riguardo alla nostra condotta: “Questo è ciò che Dio vuole, la vostra santificazione, che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno di voi sappia possedere il proprio vaso in santificazione
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