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La corsa per il premio della vitaLa Torre di Guardia 1968 | 1° agosto
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rinnovata energia, per così dire. Nessuna interruzione di proposito, nessun infiacchimento dello zelo finché non si raggiunga il traguardo, questa è la volontà di Geova, e la mia più grande felicità è quella di adempiere la sua volontà.
Una volta ancora servivo come rappresentante viaggiante della Società, e pare che la mia corsa vada meglio che mai. E ho dedicato altri nove anni a quest’opera nella quale ho avuto il privilegio di servire per vent’anni. Ora ho settant’anni, e posso dire di aver dedicato alla corsa quarantasette anni complessivamente.
I conservi Testimoni che sanno di questa mia corsa apparentemente lunga chiedono spesso: “Non ti stanchi?” Mi sembra di poter continuare la corsa come predicatore in servizio continuo o in qualsiasi altro campo del servizio che mi sia offerto indefinitamente. È ovvio che mi rendo conto che molto dipende dalla mia forza e salute fisica, e ancora di più da ciò che è la volontà di Dio per me.
Ora ho fatto l’esperienza di correre in due grandi corse, e sono dunque in grado di spiegare ai conservi Testimoni, come faccio spesso, che la corsa per il premio della vita differisce radicalmente dalla corsa fisica. Nella corsa fisica, a parte il riprender fiato, le energie non aumentano durante la corsa. Ma nella corsa per il grande premio della vita Geova continua a dare nuova forza ai fedeli che corrono. Come il profeta Isaia fu ispirato a dichiarare per nostro incoraggiamento: “Egli dà all’affaticato potenza; e a chi è senza energia dinamica fa abbondare la piena possanza. I ragazzi si stancheranno e anche s’affaticheranno, e i giovani stessi senza fallo inciamperanno, ma quelli che sperano in Geova riacquisteranno potenza. Saliranno con ali come aquile. Correranno e non si affaticheranno”. — Isa. 40:29-31.
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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1968 | 1° agosto
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Domande dai lettori
● In Matteo 19:24 e in Luca 18:25 Gesù Cristo paragona la difficoltà che un ricco entri nel regno di Dio alla difficoltà che avrebbe un cammello nel cercar di passare per la cruna di un ago. Alcuni dizionari biblici dicono che la “cruna dell’ago” potesse essere una piccola porta di una città orientale murata, e tali libri a volte mostrano figure di piccole porte. Si riferiva Gesù ad una simile porta? — F. M., U.S.A.
Sono stati fatti tentativi per spiegare che Matteo 19:24, Marco 10:25, e Luca 18:25 si riferiscano a una piccola porta in una delle grandi porte di Gerusalemme. La spiegazione ha incluso l’idea che, se di notte la porta grande era chiusa, si poteva aprire quella piccola, e, con difficoltà, un cammello vi poteva passare. Comunque, in Luca 18:25 è usata una parola greca che si riferisce specificamente a un ago da cucire, e così la Traduzione del Nuovo Mondo rende il testo: “Infatti, è più facile a un cammello passare per la cruna di un ago da cucire che a un ricco entrare nel regno di Dio”.
Varie autorità di greco biblico, come An Expository Dictionary of New Testament Words di W. E. Vine, sono d’accordo con la versione della Traduzione del Nuovo Mondo. Nel Volume 3, a pagina 106, 107, questa opera spiega che la parola greca che si trova in Luca 18:25 è belone, che è “simile a belos, un dardo, denota una punta aguzza, quindi un ago”. Quest’opera prosegue, indicando: “L’idea di applicare ‘la cruna dell’ago’ a piccole porte mi sembra moderna; non ce n’è nessuna antica traccia. Mackie indica (Diz. Bib. di Hastings) che “è fatto a volte il tentativo di spiegare le parole come se si riferissero a una piccola porta, poco più grande di 2 piedi quadrati (0,18 metri quadrati), nella grande, pesante porta di una città murata. Questo rovina la figura senza alterare materialmente il significato, e non è giustificato né dalla lingua né dalle tradizioni della Palestina”.
È ragionevole che Gesù Cristo intendesse un letterale ago da cucire e un cammello letterale e li usasse per illustrare l’impossibilità della cosa menzionata. La Tradizione del Nuovo Mondo si basa sull’effettivo linguaggio di Gesù Cristo e del suo discepolo Luca anziché sulla tradizione. Per quanto riguarda gli aghi da cucire, sono stati scoperti in Terra Santa sia aghi d’osso che di metallo, il che indica che erano comuni oggetti domestici.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1968 | 1° agosto
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Domande dai lettori
● È il cristiano obbligato a sottoporsi a una trasfusione di sangue semplicemente perché una corte l’ordina? — M. C., U.S.A.
Il vero cristiano governa la propria vita mediante le leggi di Dio, ubbidendo a tutte le leggi umane che non sono in conflitto con quelle di Dio. (Mar. 12:17) Ai cristiani interessa la legge che Dio diede all’antico Israele: “Sii con fermezza risoluto a non mangiare il sangue, perché il sangue è l’anima e tu non devi mangiare l’anima con la carne”. (Deut. 12:23) Dio si aspettava dunque che gli Israeliti fossero ‘con fermezza risoluti’ a non mangiare sangue, nemmeno se qualcuno avesse cercato di costringerli a mangiarlo. — Si veda anche Genesi 9:4; Levitico 17:11, 12, 14.
È forse diverso per gli adoratori di Geova d’oggi? No, poiché la legge divina riguardo al sangue è sempre la stessa, come fu pure dichiarato nelle Scritture Greche Cristiane: “Lo spirito santo e noi abbiam favorito di non aggiungervi nessun altro peso, eccetto queste cose necessarie: che vi asteniate dalle cose sacrificate agli idoli e dal sangue e da ciò che è strangolato e dalla fornicazione”. (Atti 15:28, 29, 25) Vogliate notare che questa proibizione circa l’uso di sangue per nutrire il corpo umano è collegata alla proibizione di ciò che corrisponde a idolatria. Ebbene, commettereste un atto di idolatria se vi fosse ordinato da una corte? Se un giudice vi ordinasse di inchinarvi a un idolo, lo fareste? O sareste con fermezza risoluti a mettere prima la legge di Dio, ubbidendo a Dio quale governante anziché agli uomini? (Atti 5:29) I primi cristiani rifiutarono di ubbidire alle richieste che compissero atti idolatri, benché significasse la morte in un’arena romana.
Oggi i dedicati cristiani devono dunque essere con altrettanta fermezza risoluti a ubbidire a Dio come lo furono i fedeli Israeliti e i primi cristiani. Comunque, si è notato che in alcuni casi in cui le corti hanno ordinato trasfusioni di sangue non c’è stata evidentemente la ferma risoluzione da parte di chi professava d’essere cristiano. Alcuni hanno indicato alla corte che, benché non autorizzassero le trasfusioni, non vi si sarebbero opposti se la corte le ordinava. In un caso, dopo tale dichiarazione, il giudice ordinò la trasfusione, mettendo vigorosamente in risalto il fatto che l’individuo sembrava indicare che, sebbene egli non autorizzasse la trasfusione, essa sarebbe andata bene. Ma va bene agli occhi di Dio? È questo un essere ‘con fermezza risoluti’ a ubbidire alla legge di Dio sul sangue?
È vero che la corte ha la responsabilità di ciò che fa, se ordina il sangue; ma se il cristiano dice a un giudice che, benché egli non acconsenta alla trasfusione, non vi si opporrebbe se la corte l’ordinasse, in effetti egli coopera con essa nel violare la legge di Dio. È questo ciò che egli vuole fare? Se il cristiano è con fermezza risoluto a ubbidire alla legge di Dio sul sangue, è difficile capire come potrebbe semplicemente rimanere passivo al riguardo. La misura in cui il cristiano resisterà alla somministrazione della trasfusione di sangue nel suo caso o nel caso di una persona a suo carico è cosa che quella persona deve decidere e che la sua congregazione deve esaminare.
Il cristiano con fermezza risoluto ad ubbidire a Dio può di solito fare i passi necessari per evitare che qualcuno cerchi di costringerlo ad accettare trasfusioni di sangue. Come? Considerando la questione del sangue col medico prima di farsi registrare come paziente in un ospedale. Tenete presente che spesso è necessaria anche la cooperazione dell’anestesista, come pure quella del chirurgo. Si può anche firmare una carta, in cui si chiede di non somministrare nessuna trasfusione di sangue e si esonera l’ospedale da qualsiasi responsabilità derivante dal non aver somministrato trasfusioni di sangue. Ma questo non è tutto.
Quando si entra in ospedale, sarà chiesto probabilmente di firmare una dichiarazione che dia all’ospedale il diritto di somministrare al paziente “qualsiasi procedura operativa e medica che sia ritenuta necessaria o consigliabile”. Acconsentendo a una dichiarazione del genere, si firma un generale consenso. Se non si inserisce un’aggiunta riguardo alle trasfusioni di sangue, tale accordo di generale consenso
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